Alessio Miglietta, nato a Roma nel 1984, è una voce poliedrica e innovativa nel panorama letterario italiano. La sua produzione spazia dalla poesia alla narrativa contemporanea, includendo anche forme più sperimentali come il poema e l’haiku. Con un esordio avvenuto nel 2011 con l’antologia Cieli di Valium e il romanzo Grunge (1984), Miglietta ha proseguito il suo percorso di ricerca e innovazione, culminato recentemente nella pubblicazione di Poema Nero, un’opera monumentale che ha ottenuto numerosi riconoscimenti, e nella silloge L’Immagine Deforme. Attraverso i suoi scritti, Miglietta affronta tematiche complesse e oscure, offrendo al lettore una riflessione profonda sull’animo umano e le sue contraddizioni.
Su Che! Intervista ospitiamo Alessio Miglietta, conosciamolo meglio…
Benvenuto Alessio, la tua carriera letteraria si distingue per una straordinaria versatilità, spaziando dalla poesia alla narrativa, fino all’haiku. Cosa ti spinge a esplorare generi così diversi e come riesci a mantenere una voce coerente in ciascuno di essi?
Grazie per il caloroso benvenuto. La mia esplorazione di generi diversi è alimentata da una curiosità insaziabile e da un desiderio di comprendere e rappresentare la complessità dell’esperienza umana da molteplici angolazioni. Ogni genere, per me, è come un diverso strumento musicale: la poesia mi permette di catturare l’essenza delle emozioni in un istante fugace e modellarla, mentre la narrativa contemporanea mi offre lo spazio per sviluppare storie e personaggi nel tempo, esplorando le profondità delle loro vite interiori. Gli haiku, invece, mi sfidano a distillare pensieri e immagini in una forma essenziale, quasi come piccoli momenti zen che illuminano la quotidianità.
Per mantenere una voce coerente attraverso questi generi, mi affido a un nucleo di temi e idee che mi stanno a cuore: le contraddizioni dell’animo umano, il confronto con l’ignoto, e la ricerca della bellezza anche nei luoghi più oscuri. E soprattutto, il mio stesso abisso. Questi elementi costituiscono il filo conduttore del mio lavoro, e mi permettono di navigare tra generi diversi senza perdere di vista la mia identità artistica. Inoltre, credo che la sperimentazione sia il mezzo attraverso cui posso scoprire nuove verità sul me uomo, sul me autore, sulla società e il mondo in cui (soprav)viviamo. Questo mi spinge a non fermarmi mai in un solo luogo creativo, ed è da un certo punto di vista la “causa scatenante” di Poema Nero, ad esempio.
Il tuo esordio è avvenuto con la raccolta di racconti Cieli di Valium e, successivamente, con il romanzo Grunge (1984). Come sono evolute le tue tematiche e il tuo stile da allora e cosa rappresentano queste opere per te oggi?
Quelle opere giovanili rappresentano un periodo di fervente ricerca espressiva, una fase in cui avevo un solo e unico desiderio (che a dirla tutta, mi accompagna ancora oggi): di rompere qualsiasi equilibrio o confine con quanto vedevo in classifica. Non ho mai avuto paura di essere diverso, anzi, ho scientemente optato per opere non convenzionali. Mi hanno dato del “troppo impegnato”, “troppo maledetto”, “troppo tormentato”, addirittura “troppo rock” per l’ambiente editoriale. Una volta capito questo deliberato e scellerato atteggiamento nel non puntare più sulle idee e la qualità ma solo sulle vendite e i numeri, ho deciso di combattere questo conformismo culturale.
Il periodo di silenzio che seguì fu per me, oltre che la genesi del Poema, una fase di introspezione e maturazione. Ho scelto di allontanarmi dal panorama editoriale per riflettere sulle mie esperienze e riconsiderare la mia identità artistica. È stato un tempo prezioso che mi ha permesso di approfondire le tematiche che mi stavano a cuore, come le contraddizioni dell’esistenza umana e la ricerca di autenticità in un mondo sempre più omologato.
Oggi, riguardando quelle opere, le vedo come fondamentali pietre miliari nel mio percorso creativo. Rappresentano la base su cui ho costruito la mia evoluzione stilistica. Con il mio Poema Nero, cerco di integrare quel fervore iniziale con una nuova consapevolezza, creando un ponte tra la ribellione giovanile e una maturità artistica più riflessiva. In definitiva, queste opere sono per me un dialogo continuo tra passato e presente, una testimonianza della mia crescita come autore e come individuo. Iniziare con testi come Cieli di Valium e Grunge (1984) è stato come lanciare delle pietre nello stagno immobile del panorama letterario contemporaneo. All’inizio, ero come un chitarrista che scopriva il feedback sonoro per la prima volta: rumoroso, grezzo, senza compromessi. Quelle opere erano il mio modo di urlare contro la mediocrità e le assurde richieste del mercato editoriale. Non sono mai stato uno che si piega alle regole del gioco, e francamente, non mi interessa essere “pop”.
Quindi ho ascoltato il silenzio, ho atteso che ogni elemento sedimentasse. È stato un periodo di riflessione profonda, dove ho affinato il mio stile come un assolo di chitarra ben calibrato, tanto per restare in tema.
Le tematiche si sono evolute, certo, ma l’energia e l’autenticità sono rimaste le stesse. Ora, con il Poema, ho trovato un modo per unire quelle esperienze con una nuova maturità artistica. È il mio modo di dire che, nonostante tutto, sono ancora qui, a fare musica con le parole, e a scuotere l’anima di chi mi legge.
Poema Nero è stato accolto con grande entusiasmo, vincendo il Premio Letteratura Italiana Contemporanea 2023 e altri riconoscimenti. Puoi raccontarci il processo creativo dietro questa monumentale opera di oltre 500 pagine e quali sono i temi principali che hai voluto esplorare?
Certamente. La creazione di Poema Nero è stata un viaggio lungo e complesso, mi accompagnato per una decade. Ho iniziato con un’idea centrale che mi affascinava: l’oscurità intrinseca nell’animo umano e il modo in cui essa si manifesta nella nostra quotidianità. Volevo esplorare le ombre che ci accompagnano, le paure e i desideri nascosti che spesso scegliamo di ignorare.
Il processo creativo è stato immersivo e a tratti estenuante. Ho dedicato molto tempo alla ricerca, non solo letteraria ma anche filosofica e psicologica, per costruire un’opera che fosse tanto profonda quanto autentica e soprattutto, a un certo punto, universale, attuale anche negli anni a venire. Ogni sezione del Poema è stata attentamente orchestrata per creare una narrazione che fosse fluida ma anche capace di sorprendere e stimolare il lettore.
I temi principali che emergono in questo caratterizzante concept album, come lo definisco sempre, includono l’esplorazione dell’identità e del tanto caro “male di vivere”, così come il conflitto tra realtà e illusione. Mi sono concentrato anche sulla dualità della natura umana, il nostro costante oscillare tra bene e male, vita e morte. Questi argomenti, benché complessi, sono affrontati con l’intento di invitare il lettore a una profonda riflessione personale.
In definitiva, Poema Nero è un’opera che cerca di condensare i mali del vivere contemporaneo, sfidando chi legge a confrontarsi con le proprie ombre interiori e a trovare una propria verità. A combattere, a ribellarsi, a resistere.
La tua ultima silloge poetica, L’Immagine Deforme, chiude una trilogia iniziata con Requiem di Vite e Amori. Quali sono i fili conduttori che legano queste opere e in che modo L’Immagine Deforme rappresenta una conclusione o un nuovo inizio?
L’Immagine Deforme rappresenta sia l’apocalisse che la rigenerazione a livello personale, quindi una destinazione che mi induce al contempo a trovare nuove dimensioni nel mio percorso poetico. Questa raccolta chiude un cerchio che ho iniziato con Requiem di Vite e Amori, un viaggio che naviga tra la fragilità, la ricerca di bellezza e la resilienza dell’esperienza umana.
Il filo conduttore che lega queste opere è la riflessione sull’identità e sulla trasformazione. In Requiem di Vite e Amori, ho voluto esplorare la transitorietà delle nostre esperienze emotive, i legami e le perdite che ci definiscono.
Poema Nero ha approfondito all’ennesima potenza il tema della ricerca di senso in un mondo che a mio avviso sta cadendo a pezzi come valori, ed è un tentativo di ricomporre le tessere di un mosaico esistenziale che può far solo del bene all’essere umano.
Con L’Immagine Deforme, il focus si sposta sulla percezione e sull’alterazione del sé, e della realtà. Qui, indago come le nostre immagini interiori, talvolta distorte, influenzano il nostro modo di interagire con l’inconscio. Questa silloge rappresenta l’arrivo a un nuovo bivio, perché so che aprirà la strada a nuove esplorazioni poetiche, stimolando una continua evoluzione del mio linguaggio e della mia visione artistica.
Nelle tue opere, come in Poema Nero, affronti tematiche oscure e profonde come l’alienazione e la crisi dei valori. Quanto è importante per te che la poesia sia uno strumento di riflessione e denuncia sociale?
Innanzitutto, la poesia è una cosa seria. Non è un hobby, né un passatempo. Si nasce poeti, non ci si diventa secondo me. La poesia è importante perché può demolire e ricostruire in due versi, può frenare il tempo, può costituire un cambiamento, un’evoluzione. Per questo la considero il quinto elemento. Stanno cercando in tutti i modi di spazzarla via, ma è una fiamma che non si placherà mai. troppo potente strumento di riflessione e denuncia sociale. Ritengo che abbia la capacità unica di catturare e trasmettere le complessità delle esperienze umane, dando la possibilità di sviluppare concetti magari mai considerati prima, specialmente quelli più oscure e spinosi, come l’alienazione e la crisi dei valori.
Nelle mie opere, come in Poema Nero, cerco di esplorare queste tematiche non solo per descrivere una realtà esistenziale, ma anche per stimolare una consapevolezza critica nei lettori. La poesia, con la sua capacità di condensare emozioni e pensieri in immagini potenti e pregnanti, può toccare corde profonde e indurre una riflessione personale e collettiva.
Credo che la poesia possa fungere da specchio della società, riflettendo non solo le sue bellezze ma anche le sue imperfezioni e contraddizioni. In questo senso, è fondamentale che la poesia continui a interrogare, sfidare e provocare, offrendo uno spazio per il dialogo e la comprensione reciproca. Attraverso il linguaggio poetico, spero di poter contribuire a una maggiore consapevolezza e a un cambiamento positivo, incoraggiando i lettori a confrontarsi con le realtà più difficili e a cercare nuove prospettive.
Il tuo percorso è stato riconosciuto da numerosi riconoscimenti letterari. Come hanno influenzato questi riconoscimenti la tua carriera e la tua visione dell’arte e della letteratura?
Anche se onestamente non sono un grande estimatore dei premi letterari, devo ammettere che questi riconoscimenti hanno avuto una certa rilevanza sul mio percorso, soprattutto perché da autore indipendente è una battaglia dove potenzialmente si può solo perdere. A maggior ragione perché non scrivo per guadagno o vanagloria, né per seguire gli argomenti di tendenza. La scrittura, come accennavo, è una cosa seria, e non mi interessa ciò che è mainstream.
Da un lato, i premi hanno contribuito senz’altro a dare visibilità ai miei lavori, attirando l’attenzione di lettori e critici che altrimenti potrebbero non avrebbero mai scoperto nemmeno l’esistenza di questi testi (visto il numero di versi limitato il più delle volte, follia pura). Questo ha aperto nuove opportunità, come collaborazioni, pubblicazioni e inviti a eventi letterari, che hanno arricchito la mia esperienza di autore.
Dall’altro lato, i premi mi hanno spinto a riflettere più profondamente sulla mia visione dell’arte e della letteratura. Mi hanno ricordato l’importanza di rimanere, e qui cito i CCCP, fedele alla linea e alla mia integrità, senza farmi influenzare eccessivamente dalle aspettative esterne. I riconoscimenti sono piccole soddisfazioni ma non sono essenziali, ciò che conta di più per me è continuare a creare opere che risuonino con il mio senso di verità ed espressione personale.
Il tuo lavoro è caratterizzato da una continua ricerca e sperimentazione, come si vede anche in Requiem di Vite e Amori. Cosa significa per te innovare in poesia e come percepisci la reazione del pubblico verso queste tue sperimentazioni?
Per me, innovare in poesia significa spingersi oltre i confini del linguaggio e delle forme tradizionali, cercando di esplorare nuove possibilità espressive e toccare corde emotive in modi inaspettati. In Requiem di Vite e Amori, ispirato dai Fiori del Male di Baudelaire, mio autore di riferimento, ho cercato di fare proprio questo, mescolando stili e tematiche per creare qualcosa di unico.
Per quanto riguarda la reazione del pubblico, devo dire che spesso contraddistinto da un misto di entusiasmo e resistenza. Tantissimi lettori apprezzano la freschezza e l’originalità delle mie visioni, trovandole stimolanti e provocatorie. Alcuni altri, invece, possono sentirsi disorientati o addirittura infastiditi dalla rottura con tutto ciò che è oggettivamente superficiale. Francamente, non mi aspetto che tutti apprezzino il mio lavoro; la poesia non è fatta per compiacere tutti. L’importante per me è rimanere autentico e continuare a spaziare, indipendentemente dalle reazioni degli altri.
L’Immagine Deforme è stata pubblicata da Edizioni Ensemble, una casa editrice di prestigio. Come è nata questa collaborazione e cosa significa per te lavorare con un editore di questo calibro?
La collaborazione con Ensemble è nata in modo abbastanza naturale. Dopo aver completato L’Immagine Deforme, volevo fare un ultimo tentativo con una casa editrice che fosse seria e particolarmente attenta ai propri autori.
Dopo anni di totale autonomia, volevo soprattutto lavorare con chi apprezzasse il mio lavoro e avesse una visione editoriale in sintonia con la mia. La bontà di Poema Nero ha fatto il resto, dal punto di vista dello scouting attraverso reading e interventi. Da lunga data volevo fortemente Ensemble, è sempre stata la mia prima scelta. Hanno riconosciuto il valore dei miei testi e mostrato grande entusiasmo nel voler pubblicare la silloge.
Questa sinergia per me è un grande onore e spero possa dare la svolta definitiva al mio percorso. Significa avere il supporto e la cura di professionisti del settore che credono nella qualità e nel potenziale della mia penna, e che ha le capacità e l’esperienza per valorizzare la mia opera al meglio.
Guardando alla tua produzione letteraria, emerge un forte interesse per l’esplorazione dell’animo umano e delle sue contraddizioni. In che modo la tua vita personale e le tue esperienze hanno influenzato i temi che scegli di affrontare nei tuoi scritti?
Enormemente, direi. Tutti i miei testi sono molto influenzati dal vissuto personale, emotive e sensoriali. L’esplorazione del dolore in particolare e l’ambiguità dell’esistenza nasce da una curiosità incessante verso ciò che ci rende chi siamo, con tutte le nostre complessità e imperfezioni. Chiamatelo pessimismo cosmico o eccessivo realismo, a sentimento.
Ho sempre trovato che le esperienze personali, anche le più difficili, siano una fonte inesauribile di ispirazione. Mi costringono a confrontarmi con le mie vulnerabilità e a cercare di comprenderle attraverso la scrittura. Questi temi emergono spesso nei miei lavori perché riflettono il desiderio di conoscermi, a mio avviso la vera missione di ogni autore.
Dopo il successo di Poema Nero e l’uscita de L’Immagine Deforme, quali sono i tuoi progetti futuri? Hai già in mente nuovi percorsi artistici o temi che desideri esplorare?
Dopo l’inaspettato riscontro del pubblico riguardo Poema Nero e l’uscita de L’Immagine Deforme, che sta già avendo ottimi risultati, sto lavorando a nuovi progetti che continuano questa esplorazione verso strade non battute. In particolare il legame profondo che percepisco tra rock e poesia (non a caso, il mio canale YouTube LETTERATURA ROCK è in forte espansione grazie a questa intuizione); parallelamente, essendo molto affascinato dall’intersezione tra memoria e identità, sto sviluppando un’opera che si concentra su come i ricordi plasmano la nostra condizione umana. Inoltre, sto considerando di sperimentare forme ibride, mescolando metrica, poesia tradizionale, forma canzone e prosa per creare un’esperienza di lettura diversa.
Le idee ci sono, l’ispirazione è notevole in questo momento, c’è grande carica e desiderio di creare opere d’impatto.
Spero che il tempo, prima o poi, mi restituisca almeno un frammento di tutti i sacrifici fatti dagli esordi fino a oggi. Magari continuerò a cadere. Non so se verso l’alto o verso il basso, ma so già non mi fermerò.
Grazie per questa splendida intervista.
Grazie Alessio per averci dedicato un pò del tuo tempo. Complimenti per la tua carriera artistica e professionali. Continua a seguirci su Che Intervista!
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