Amerigo Marino, nato a Pentone (Catanzaro) nel 1964, è un artista poliedrico che ha saputo unire la sua passione per il canto lirico, la poesia e la scrittura con una carriera di successo come Direttore Artistico. Allievo del letterato e filosofo prof. Domenico Merante, Amerigo ha approfondito la sua conoscenza della letteratura, filosofia, latinismo e grecismo, influenze che si riflettono nelle sue opere. La sua carriera musicale è caratterizzata da collaborazioni con grandi maestri e partecipazioni a prestigiosi concorsi nazionali e internazionali, esibendosi in luoghi come Canada, Australia, Inghilterra e Cina. Autore del libro “Pentone tra storia, economia, socialità e religione”, Amerigo Marino continua a promuovere la cultura calabrese attraverso il progetto artistico “LYRICAL” e l’associazione “Viva Vitalità Italiana Calabria”. Con una carriera ricca di riconoscimenti, Amerigo Marino rappresenta un ponte tra tradizione e modernità, portando l’arte italiana nel mondo.
Su Che Intervista ospitiamo oggi Amerigo Marino, conosciamolo meglio…
Benvenuto Amerigo, ci racconti dei tuoi primi passi nel mondo della musica e di come hai scoperto la tua passione per il canto lirico?
Da adolescente avevo una forte attrazione per la chitarra ed il canto, ma dopo diversi tentativi, durati 4 anni , mi resi conto che non ero tagliato né per suonare né per cantare. Abbandonai così l’idea di voler diventare un cantante. Molti anni dopo, avevo superato i 35 anni, ascoltando il grande Luciano Pavarotti, mi resi conto che riuscivo ad avere facilità ad imitarlo. Con mia grande sorpresa, avevo scoperto di essere un tenore naturale. Intrapresi allora un nuovo percorso accademico musicale che mi qualificò tenore lirico a tutti gli effetti.
Hai mostrato una certa irrequietezza giovanile che ti ha portato ad abbandonare gli studi per poi riprenderli all’Università di Farmacia. Come questo percorso ha influenzato la tua carriera artistica?
Ogni evento della nostra vita ha un tempo giusto. Lo scrittore americano Richard Bach diceva: solo quando l’allievo è pronto arriva il maestro. Per me è si è verificato tale florilegio. Quando sono stato pronto ho trovato la strada giusta. Aver abbandonato gli studi si è rivelato come una fortunata opportunità di crescita e di maturità infatti, ho abbandonato lo studio della chitarra e della voce leggera e adesso mi ritrovo tenore lirico; ho abbandonato la scuola superiore ad indirizzo tecnico e adesso ho una buona quanto utile formazione umanistica. Avrei voluto frequentare la facoltà di medicina, ma ho dovuto ripiegare su farmacia che ho presto lasciato per dedicarmi alla musica, al canto e alla scrittura.
La tua passione per il canto lirico ti ha portato a formarti con grandi maestri. Quali sono stati i momenti più significativi della tua formazione musicale?
In un percorso formativo non ci sono momenti particolari che ne oscurano altri perché tutto è insegnamento. Anche le negatività che pur si riscontrano portano con se un germe educativo. Non posso dire che se avessi saputo tutto quello che so oggi non avrei fatto questo o quest’altro . Quello che sono oggi è il frutto di tutto ciò che ho vissuto prima nel bene o nel male. Dal punto di vista musicale devo confessare che non ho raggiunto un vero traguardo come avrei voluto. Tutti abbiamo dei limiti perché tutto è relativo. Avrei tanto voluto imparare a suonare il pianoforte, avere una buona lettura a prima vista e avere un orecchio assoluto. Purtroppo certi doni o ce li hai o devi sacrificarti con anni di studio serio e meticoloso. Per un tipo come me che ha coltivato troppe passioni, qualcosa l’ho dovuta trascurare compensando con il dono della voce.
La tua collaborazione con il prof. Domenico Merante ha avuto un impatto profondo su di te. Come la filosofia, il latinismo e il grecismo hanno influenzato la tua poesia e scrittura?
L’incontro con Mimmo Merante è stato uno dei periodi più belli della mia vita. Avevo 22 anni una moglie e due figli e l’idea di ritornare sui banchi di scuola mi rendeva più che mai entusiasta. Sentivo una grande forza interiore che mi spingeva verso un senso di completamento. Così è stato. Ho visto crescere i miei figli mentre studiavo. Ricordo ancora la mano che cullava e l’altra mano impegnata a tenere il libro di letteratura di cui andavo ghiotto. Alla fine il mio percorso con il prof. Merante mi ha reso un uomo migliore. Storia, letteratura, filosofia, latino e greco erano quel cibo solum mio. Come avrebbe detto Machiavelli: mi pasco di quel cibo che è solum mio. Tornassi indietro ripeterei tutto esattamente per come l’ho vissuto. Quando è arrivato il momento ho preso la penna in mano ed ho iniziato a scrivere. Ho scritto di tutto. Dalla poesia al saggio filosofico, dal canovaccio teatrale ai testi di canzoni, passando per un romanzo mai pubblicato per l’esoso costo finendo ad un resoconto storico del mio paese. Il romanzo è andato perduto, ma ancora vive in me l’emozione di chi ha letto la bozza rimanendone affascinato.
Sei stato protagonista di numerosi tour internazionali, tra cui in Australia, Inghilterra, Canada e Cina. Quali esperienze di questi viaggi hanno maggiormente arricchito la tua carriera e la tua vita personale
Ogni viaggio è stato un susseguirsi di emozioni e di conquiste. Mi sono sentito un novello Marco Polo. In Australia ci sono stato 4 volte e per lunghi periodi. Ho vissuto lì quasi tre mesi nel secondo viaggio e due mesi nel terzo. Non ero solo un cantante molto gettonato, piuttosto un ambasciatore del bel canto. Facevo coppia con il famoso tenore italo-australiano Giuseppe Bertinazzo ed eravamo richiestissimi in ogni dove. Da Perth west Australia sono andato a Sidney per una intervista in radio e poi a Melbourne per conoscere il famoso maestro e direttore d’orchestra Joseph Talia il quale mi fece una audizione per poi dirmi che avrei fatto carriera senza dubbio se fossi rimasto lì. Ma l’esperienza più formativa l’ho vissuta in Canada proponendo uno spettacolo che raccontava la storia d’Italia dall’unità alla nascita della Repubblica attraverso le canzoni più rappresentative e narrando gli avvenimenti più salienti della vicenda italiana.
Nel 2015 hai presentato il tuo libro “Pentone tra storia, economia, socialità e religione”. Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro e quali messaggi speri che i lettori colgano
Nel libro storico su Pentone, dopo tre anni di ricerche e settimane passate all’archivio di Stato, ho voluto indagare le vere origini e l’evoluzione del mio paese natio. Una sorta di pietra miliare che parte dal 1162 fino al 1989. Un viaggio storico che racconta gli eventi più significativi del mio luogo di residenza. Un giorno quando non ci saranno più le testimonianze dirette, le giovani generazioni potranno attingere ad una fonte dettagliata della storia che gli appartiene. Senza la storia non c’è futuro.
Come Direttore Artistico, hai portato l’arte e la cultura calabrese in tutto il mondo. Quali sono le sfide e le soddisfazioni più grandi di questo ruolo
In genere non esiste il direttore artistico di un Comune. È l’assessore allo spettacolo ed al turismo che si prende l’incarico, non sempre con ottimi risultati. Io mi sono proposto nel mio Comune di residenza ed ho intrapreso questo viatico con tanta passione. In un lustro di attività ho saputo creare eventi di grande interesse promuovendo cultura e turismo soprattutto, turismo di ritorno. Sono stato l’unico a realizzare il monumento della memoria nel cimitero di Pentone creando delle lapide in marmo su cui sono state affisse le foto in ceramica dei defunti pentonesi tumulati nei vari cimiteri del mondo. Ho voluto restituire loro la sepoltura che sicuramente volevano. Tornare per sempre al loro paese di nascita era un sogno, adesso sono immortalati nella lapide e li resteranno per raccontare la loro storia di emigrati ritornati. Sto consolidando il ponte tra Canada e Pentone infatti ho programmato una serata musicale con artisti italo-canadesi dedicandola a tutti gli emigrati che hanno dovuto lasciare il proprio paese. Non ultimo ho realizzato una mostra fotografica permanente con 100 fotografie 40×30 che raccontano la storia dell’800 e 900 pentonese e dei soldati che hanno combattuto nelle due guerre mondiali.
Nel 2022 hai avviato il progetto artistico “LYRICAL” che celebra la tua terra di Calabria. Come hai concepito questo progetto e quale risposta hai ricevuto dal pubblico?
L’idea Lyrical che sarebbe l’acronimo Lirica Calabria era un progetto che mirava alla promozione del canto lirco nella nostra regione. Siamo partiti in 4. Due tenori un soprano ed un baritono coadiuvati dalla promoter Sabrina Santacroce di Siderno. Il viaggio è durato un anno con alcuni concerti in varie location calabresi. L’idea e stata apprezzata anche se non ha prodotto i risultati sperati. In Calabria si preferisce la tarantella e sono pochi quelli che hanno fame di bel canto. Per il momento ci siamo fermati, ma so per certo che quello che ho abbandonato mi ritorna sempre pertanto è questione di tempo per rivedere i LiyCal calcare le scene
Hai fondato l’Associazione “Viva Vitalità Italiana Calabria” con l’obiettivo di incentivare la conoscenza del territorio calabrese. Quali sono i principali progetti e obiettivi dell’associazione?
Viva Vitalità italiana è nata a Toronto in Canada negli anni 80 fondata da Marcello Tarantino un imprenditore pentonese che ha avuto molto successo con la moda made in Italy e con la sua sartoria. Nel 2919 l’abbiamo fondata anche in Calabria. I principali obiettivi prendono le mosse dalla divulgazione culturale del territorio regionale tant’è che abbiamo pubblicato un libro fotografico “Calabria mia”. Per il 2025 stiamo preparando la prima festa della Repubblica dei pentonesi in Canada in occasione del mese del retaggio culturale italiano. Diffondere la nostra cultura di “terroni” è più che mai importante. La Calabria è stata la terra di Pitagora, di Cassiodoro, di Telesio e Campanella, di Gioacchino da Fiore, di Galluppi, Patari e Alvaro. Grandi personaggi della nostra cultura che trasudano di futuro. Promuovere la cultura significa dare continuità a chi ce ne ha fatto dono.
Guardando al futuro, quali sono i tuoi prossimi progetti artistici? Possiamo aspettarci nuovi album, libri o tour internazionali nei prossimi anni?
Il mio futuro artistico è sempre più centrato verso la terra dell’acero . Il Canada sarà la nuova terra promessa del terzo millennio. Il vasto territorio sempre più in espansione lascia intendere che sarà l’America del futuro. Oltre un milione e mezzo di italiani vivono lì e creare nuove connessioni con loro significa avere più opportunità di sviluppo artistico che ancora attendono di essere portate al giusto rango.
Grazie Amerigo per il tempo che ci hai dedicato e complimenti per la tua carriera artistica.
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