Irene Sitibondo, artista eclettica nata a Reggio Calabria, è conosciuta per la sua capacità di spaziare dalla pittura figurativa alla sperimentazione con materiali poveri, fino alla moda e ai costumi teatrali. Diplomata presso il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti della sua città natale, Irene è anche docente di discipline pittoriche. Le sue opere, che hanno ricevuto numerosi consensi e premi, si concentrano spesso su immagini di donne, esplorando la loro entità e complessità spirituale.
Con una carriera ricca di esposizioni in tutta Italia, Irene continua a stupire e affascinare il pubblico con il suo tratto distintivo e la profondità delle sue creazioni. In questa intervista, esploriamo il suo percorso artistico, le sue ispirazioni e le sue tecniche innovative.
Su Che Intervista! ospitiamo Irene Sitibondo, conosciamola meglio…
Benvenuta Irene, la tua carriera artistica spazia dalla pittura figurativa alla sperimentazione con materiali poveri fino alla moda e ai costumi teatrali. Come riesci a mantenere questo equilibrio tra diverse forme di espressione artistica?
Cerco un punto di unione che è il divertimento di creare. Scostarmi dalla realizzazione di un dipinto alla progettazione di composizioni dove è necessario trovare ispirazione dal materiale stesso, mi entusiasma. Mi piace ritagliare, incollare, cucire. Da queste passioni nascono lavori diversi che non sempre si identificano con un solo segno distintivo, ma sembrano che seguano percorsi diversi, ma sono sempre io che li creo.
La tua pittura si concentra spesso su immagini di donne, catturandone l’entità e la complessità spirituale. Qual è il messaggio principale che desideri trasmettere attraverso queste raffigurazioni?
I dipinti di donne nascono anche da processi introspettivi. Credo di comunicare: emotività, fragilità, sensualità. Aspetti esistenziali del mondo femminile.
Hai esposto le tue opere in molte città italiane, ricevendo consensi e premi. C’è una mostra o un evento che consideri particolarmente significativo nella tua carriera?
Si, la mia partecipazione ad un concorso di pittura quando ero ancora adolescente, ricevendo un premio di riconoscimento, era il 1976. Ma anche, la prima personale nel 1986 nella Galleria Modigliani a Reggio Calabria. Fu l’inizio di questa avventura e da allora non mi sono più fermata.
Il tuo lavoro è stato recensito da numerosi critici e giornalisti. Come influenzano le recensioni e i feedback esterni il tuo processo creativo?
Ogni critico e giornalista ha espresso una propria considerazione sulle mie opere. A volte collimanti col mio pensiero, a volte no, e comunque, ho sempre considerato tutto ciò costruttivo per la mia crescita professionale.
Come docente di discipline pittoriche al Liceo Artistico, in che modo la tua esperienza nell’insegnamento ha arricchito la tua arte e viceversa?
Il contatto con gli adolescenti è molto stimolante. Ti rendi conto che hai delle responsabilità educative ma anche informative. Di conseguenza ti concentri nel dare sempre di più per non cadere nel già scontato. Questo mi porta a ricercare sempre qualcosa di nuovo.
Hai partecipato a numerose sfilate ed esposizioni di costumi di scena. Cosa ti affascina di più del connubio tra arte visiva e moda?
La connessione del segno stilistico. Notiamo come cambia nel tempo e si diffonde in ogni ambito coinvolgendo i settori della moda, dell’arredamento, della pittura, della scultura. Vedi gli anni 50 fino ai nostri giorni.
Le tue opere tendono a esprimere i rivolgimenti interiori del mondo femminile. C’è un’opera in particolare che senti rappresenti al meglio questa ricerca?
Si, l’opera “Lo Specchio”, dove una donna è raffigurata di fronte e di spalle, su due superfici lignee separate, che appunto simboleggiano lo specchio.
La tua arte narrativa e figurativa è spesso descritta come quasi fotografica. Come sviluppi e perfezioni questa tecnica distintiva?
Gli studi svolti al Liceo Artistico e all’Accademia delle Belle Arti hanno influenzato molto il mio modo di dipingere. Infatti nelle mie opere si nota molta tecnica. Sono stati anni di studio della figura anatomica con analisi delle proporzioni ed applicazione delle tecniche pittoriche. Quando dipingo i soggetti cerco di scostarmi dal puro accademismo, evitando la copia, perché vorrei mettere in primo piano l’inquadratura di momenti che vive il soggetto e non solo la perizia di saper riprodurre un oggetto e basta.
Durante la tua carriera hai lavorato con vari materiali poveri. Quali sfide e soddisfazioni hai trovato nella sperimentazione con questi materiali?
E’ bellissimo farsi catturare dal potere del materiale di scarto perché esso ti suggerisce sempre una composizione e da lì nasce il divertimento di creare qualcosa di nuovo. Il grande Munari aveva ragione: -Da cosa nasce cosa-.
Hai esposto tre opere pittoriche raffiguranti intensi ritratti di donne ad Anacapri, che hanno catturato e emozionato il pubblico. Puoi parlarci dell’ispirazione dietro queste opere e del processo creativo che hai seguito?
E’ facile fare riferimenti ai grandi maestri come Raffaello Sanzio con le sue TRE GRAZIE. Il processo creativo avviene sempre da una esperienza vissuta. Forse i miei studi accademici mi hanno influenzata nella scelta dei soggetti. In effetti penso che sia stato proprio Raffaello ad ispirarmi, ma certamente in chiave moderna. Tre donne che rappresentano un loro momento: una è avvolta dalla luce e dal profumo del mattino in un giorno che decide di uscire di casa. Un’altra è appisolata tra le lenzuola conciliandosi col resoconto della giornata che è trascorsa. E infine c’è la terza donna, che aspetta il suo lui dietro i vetri di una finestra, mentre la pioggia li infrange.
Grazie Irene per la meravigliosa intervista e complimenti per la tua carriera artistica!
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