Irene Albanese, attrice, performer, regista e cantante, ha dedicato la sua vita al palcoscenico sin da quando era bambina. Diplomata presso la BSMT di Bologna, ha continuato a perfezionarsi con due master in Commedia dell’Arte e Pedagogia Teatrale. Con una carriera che spazia dalla prosa al musical e all’opera, ha lavorato in importanti teatri italiani e ha fondato N.O.V.A. Arte – Centro Arti Performative per coltivare il talento dei giovani artisti in Abruzzo. In questa intervista, esploriamo il suo percorso artistico e la sua visione per il futuro del teatro.
a cura di Noemi Aloisi
Benvenuta su Che! Intervista,Irene, il tuo amore per il teatro è nato quando eri bambina e da allora non ti sei mai fermata. Qual è stato il momento preciso in cui hai capito che il palcoscenico sarebbe stato il tuo futuro?
Ciao Noemi, vorrei partire ringraziandoti per quest’intervista. Quando ero piccola amavo far diventare il salotto di casa un teatro dove insieme a mio fratello ci esibivamo in storie inventate preparando scenografie, costumi e tutto ciò che poteva servire! Credo che il momento in cui ho capito che questa passione andava oltre il divertimento e sarebbe stata la strada che avrei intrapreso sia stato nel 2003, quando in televisione venne trasmesso in diretta dall’Arena di Verona Notre Dame de Paris. Ho il nitido ricordo che mi sedetti per terra più vicina possibile alla tv per riuscire a vedere i performers al meglio, per sentirmi lì vicina a loro. Più li guardavo più mi trasmettevano emozioni e più io ero felice. Quel Natale chiesi a Babbo Natale il cofanetto con il dvd e il cd di Notre Dame e quando me lo portò non me ne sganciai mai più, l’ho consumato!
Hai lavorato come attrice, performer e regista, ma anche come insegnante di recitazione. Come riesci a bilanciare queste diverse dimensioni della tua carriera e come si influenzano reciprocamente?
A volte non è semplicissimo riuscire ad incastrare insegnamento e produzioni perchè quando queste sono fuori regione bisogna stare fuori più giorni o settimane consecutive, tuttavia all’interno di N.O.V.A., essendo tutti gli insegnanti attivi anche in teatro, sappiamo bene quanto sia importante permettere ad un docente di riuscire a svolgere entrambi gli impieghi e ci organizziamo di conseguenza. Le produzioni e l’insegnamento sono, per me, due lati della stessa medaglia che vanno di pari passo, ho sempre voluto sia uno che l’altro perchè non si escludono bensì si completano. Quando insegno metto in pratica tutti i giorni, è allenarsi costantemente, insieme e grazie agli allievi, e questo è fondamentale per un performer! Dall’altra parte quando sei dentro una produzione c’è sempre un grande scambio, è una grande fonte di insegnamenti. In questa maniera il tuo bagaglio si allarga e puoi portare anche ai tuoi allievi nuovi stimoli.
“Eterno” è uno degli spettacoli di cui sei ideatrice, regista e performer, e tratta temi profondi come l’amore, il tempo e la morte. Cosa ti ha ispirato a esplorare questi temi e come hai cercato di trasmetterli al pubblico?
Negli anni ho sempre portato avanti una mia personale ricerca interiore. Sono molto curiosa! Attraverso i miei spettacoli vorrei portare le persone (me compresa) ad uscire da teatro riflettendo, ponendosi qualche domanda in più e ringraziando per ciò che hanno e che spesso viene dato un pò per scontato. L’idea di concentrarmi su questi temi è scaturita leggendo il monologo di Howard interpretato da Will Smith in Collateral Beauty in cui queste tre astrazioni vengono descritte come le vere forze che guidano l’esistenza umana. Pensando ad esse, ho riflettuto sulla loro inesorabilità, sia in maniera positiva che ostile, e sul fatto che accomunino davvero ognuno di noi. In questo spettacolo il cui sottotitolo è “A Theatrical Ballet Concert” ho creato un fil rouge che collega le tre arti performative e le mescola mostrando al pubblico le tre astrazioni da più punti di vista e invita ogni spettatore a riflettere su come queste tre risuonino interiormente.
Hai collaborato con registi come Federico Bellini e Danny Lemmo, e recentemente sei entrata nel mondo dell’opera. Come cambia il tuo approccio alla recitazione e alla performance quando passi da un genere teatrale all’altro?
Diciamo che il mio approccio alla recitazione e alla performance non varia moltissimo, mi rendo conto però che lo adattato in base al lavoro del regista, perchè ogni regista, a seconda di quello che vuole in scena, lavora su testo e personaggi in maniera differente.
Faccio un esempio: nella prosa i personaggi si esprimono attraverso corpo e voce in quanto sono presenti battute, in opera invece, i ruoli per i performers e attori non hanno battute, di conseguenza l’unico mezzo che si ha per veicolare ciò che pensa e prova il personaggio è il corpo. Questo porta ad un lavoro leggermente diverso. Nel primo caso parto attuando un analisi del testo dal quale estrapolo lati psicologici e fisici del personaggio e creo una vera e propria biografia e scheda del personaggio che durante il lavoro con il regista perfeziono, nel secondo caso parto guardando l’opera e successivamente vado a sviluppare il personaggio in base a ciò che è l’idea registica, che spesso, anche se si tratta della stessa opera, è molto differente. Dico che non cambia molto il mio approccio alla recitazione perchè, dopo aver realizzato una scheda del personaggio, prima ancora di approcciarmi alle battute parto dal corpo, in seguito nella prosa proseguo con il lavoro sulle battute ed intenzioni mentre nell’opera proseguo lavorando solo sulle intenzioni per farle trasparire anche in assenza di battute.
N.O.V.A. Arte, il progetto che hai fondato, si propone di formare giovani talenti e dare loro opportunità lavorative. Da cosa nasce questa tua volontà di creare un’istituzione come N.O.V.A., e quali sono le sfide che incontri nell’ambito della formazione artistica?
Questa volontà nasce dal desiderio mio e di Vanni Malandra, il co-direttore, di poter portare avanti delle idee, dei principi che per noi sono molto importanti. Il fatto di creare una propria realtà rende possibile attuare ciò che si vuole, cosa che se una realtà non è tua non è sempre fattibile, dall’altra parte si hanno molte più responsabilità e si incontrano problematiche da risolvere quasi tutti i giorni! Ahahahah. Sicuramente una delle priorità è proprio quella di dare la possibilità ai ragazzi di crescere artisticamente con stimoli e formazione di alto livello, di dar loro poi l’occasione di fare le prime esperienze professionali permettendogli di entrare e capire il mondo artistico dal punto di vista lavorativo.
Come regista, hai lavorato a spettacoli come “Tarzan” e “La Forma delle Nuvole”. Quanto è importante per te esplorare nuove forme artistiche e dare vita a storie originali sul palco? E come il tuo ruolo di autrice si combina con la regia?
Per me la ricerca è fondamentale, sta alla base della crescita non solo come artisti ma anche e soprattutto come esseri umani. Amo sperimentare, non mi stancherò mai di farlo! Anche nelle piccole cose quotidiane: non prendo mai gli stessi gusti di gelato! Figuriamoci quando si tratta di arte! Per quanto riguarda la scrittura e la messa in scena di spettacoli originali, è qualcosa che ti dà la possibilità di esprimere ciò che hai dentro, di dire la tua, di veicolare messaggi che ritieni importanti, perciò quando sei sia autore che regista hai la possibilità di scrivere già quello che immagini in scena, come sono i personaggi, come si muovono, come vivono sul palco, cosa li circonda, quali sono i loro trascorsi.
Con la fondazione di N.O.V.A. Arte, hai deciso di concentrarti sull’Abruzzo. Quali opportunità vedi per il teatro e l’arte in questa regione e quali sfide speri di superare con il tuo lavoro?
Aprire N.O.V.A. in Abruzzo è una sorta di scommessa, quando sono arrivata qui dopo aver vissuto precedentemente in regioni dove l’arte viene maggiormente valorizzata, ho capito ciò che mi raccontavano alcuni compagni in accademia, ovvero che qui c’è poca attenzione alla cultura e c’è ancora la mentalità che di arte non si può vivere. Questo è un vero peccato a parer mio, c’è molto talento che a causa di un errato pensare comune non viene coltivato. Spero dunque che, un pò alla volta grazie allo sviluppo e alla nascita di più realtà artistiche simili alla nostra questo vecchio pensare muterà e le nuove generazioni potranno giovarne grazie a delle famiglie che le porteranno a teatro, nei musei, investiranno nella loro formazione artistica e crederanno nell’arte come mestiere.
Hai conseguito un master in Pedagogia Teatrale, che dimostra quanto credi nell’importanza dell’educazione teatrale. Quali sono secondo te gli elementi fondamentali che un’educazione teatrale moderna deve offrire ai giovani artisti?
Secondo me è fondamentale dare ad ogni giovane artista gli strumenti per lavorare sugli aspetti della conoscenza e la consapevolezza del sé, più il giovane artista si conoscerà e riconoscerà i suoi punti di forza, le sue lacune, i suoi obiettivi, più velocemente gli sarà possibile migliorare e trovare maggior sicurezza nelle sue capacità. Noi siamo esseri complessi, siamo come un sentiero buio e sconosciuto, se abbiamo con noi una luce abbastanza forte riusciremo man mano a vedere anche gli angoli più oscuri e distanti se invece la luce è flebile sarà molto più complesso percorrere il cammino e sarà difficile anche solo mettere un piede davanti all’altro.
La tua carriera abbraccia anche il mondo del musical, con spettacoli come “La Bella e la Bestia” e “Malefica”. Quali aspetti del musical ti appassionano di più e cosa cerchi di trasmettere ai tuoi studenti quando insegni questa forma artistica?
Il musical abbraccia tre delle discipline a me più care: la recitazione, il canto e la danza. Che mi accompagnano da sempre. Trovo sia davvero affascinante poter raccontare storie attraverso l’utilizzo di queste arti, anche perchè nel corpo, nella voce e nella musica ognuno può vedere e sentire qualcosa di diverso dentro di sé. Ai miei allievi cerco di trasmettere la voglia di scoprire tutte le discipline, trasmettere la curiosità di conoscere e andare a vedere musical che loro non conoscono e di far comprendere che ogni arte parla in maniera diversa.
Quali sono i tuoi obiettivi per N.O.V.A. Arte e per la tua carriera? C’è un progetto o una tematica che non hai ancora esplorato ma che ti piacerebbe affrontare?
Uno dei primi obiettivi di N.O.V.A. Arte è sicuramente portare il nuovo spettacolo inedito, che presto sarà in tournée in Abruzzo anche fuori regione, altro obiettivo è crescere sempre più come polo di formazione e produzione a livello nazionale, dare dei titoli riconosciuti agli allievi e avviare sempre più produzioni. Per quanto riguarda la mia carriera uno degli obiettivi è spingermi a sperimentare anche il mondo del cinema come attrice, mentre per quanto riguarda i miei progetti ne ho uno che partirà a breve di cui sono molto contenta in quanto è qualcosa di completamente nuovo per me, ancora non posso dire molto, ma ci sarà da divertirsi!
Grazie del tuo tempo Irene e complimenti per la tua carriera artistica.
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