Irene Antonucci, attrice, regista e scrittrice, è una figura poliedrica del mondo artistico contemporaneo. Con origini pugliesi e una carriera che l’ha portata in Italia e in America Latina, Irene ha saputo distinguersi grazie alla sua capacità di spaziare tra teatro, cinema e televisione, oltre che per il suo impegno nella promozione culturale. Attraverso il suo libro “La comunicazione dell’artista vincente” e il corso “Crea la tua Identità”, Irene offre strumenti per costruire una presenza autentica nel mondo dello spettacolo. In questa intervista, scopriamo il suo percorso, le sue passioni e le sue riflessioni.
a cura di Antonio Capua
Foto di @ben_fino
Irene, la tua carriera ha preso il via in Puglia ma si è presto estesa a livello internazionale. Qual è stato il momento in cui hai capito che avresti potuto portare il tuo talento oltre i confini italiani?
Nel corso degli anni, ho avuto il privilegio di incontrare artisti provenienti da diverse parti del mondo, e uno degli incontri più significativi è stato con alcuni artisti colombiani che sono arrivati in Italia. Questi scambi mi hanno permesso di entrare in contatto con una realtà che mi era ancora poco conosciuta e che mi ha affascinato. Da lì è nata la curiosità di esplorare personalmente la Colombia, un paese che mi ha sorpreso per la sua ricchezza culturale e la vivacità artistica. Quello che ho capito in quel periodo è che, più che mai, la creatività non conosce confini, e che il mio lavoro avrebbe potuto trovare spazio e connessione in contesti diversi da quello italiano.
Un altro momento che ha segnato questo percorso è stato il premio ricevuto al Bogotà Webfest per il progetto Differenze Generazionali, insieme a Gianluca Foresi. Questo riconoscimento mi ha dato l’opportunità di esplorare più a fondo la Colombia, di conoscere meglio la sua scena artistica e di capire quanto il cinema e l’arte possano creare ponti tra culture diverse. È stato in questi momenti che ho davvero compreso come la mia arte potesse comunicare in modo universale, superando i limiti geografici e arrivando a toccare il cuore delle persone ovunque.
Hai lavorato come attrice, conduttrice, regista e scrittrice. Quale di questi ruoli ti ha permesso di esprimere al meglio la tua creatività e quale invece ti ha sfidato di più?
L’interpretazione, per me, è un’opportunità unica per immergermi completamente in un personaggio e dargli vita, un’anima, un volto. È come un viaggio nei meandri della mia stessa anima, un processo di autoscoperta che mi permette di riscoprirmi attraverso ogni ruolo. In questo lavoro, non solo esploro me stessa, ma ho anche la possibilità di trasmettere messaggi potenti che possono risuonare nell’umanità. Ogni personaggio, infatti, diventa uno specchio in cui lo spettatore può riflettere su se stesso, vivendo, magari, un’esperienza di catarsi. Sebbene la recitazione possa sembrare un atto legato principalmente all’interpretazione del pensiero altrui, ossia di chi scrive o dirige, essa porta con sé una grande responsabilità. Ogni parola, ogni emozione che comunico ha il potere di entrare nel cuore degli altri.
Ma la responsabilità è ancora più grande quando si ricopre il ruolo di regista. In questo caso, ogni decisione ha un impatto diretto sul risultato finale. La regia non è solo un atto creativo, ma una gestione di tutte le forze artistiche in gioco, come un ingranaggio perfetto dove ogni componente – dall’attore, allo sceneggiatore, all’elettricista, al macchinista – contribuisce a far sì che la macchina funzioni al meglio. Quando ogni pezzo di questo puzzle si incastra correttamente, il risultato finale non è solo un progetto, ma una vera e propria opera che lascia un eco duraturo.
La scrittura, infine, ha un aspetto più intimo, ma altrettanto appassionante. È un processo che mi consente di creare in solitudine, senza interferenze esterne, e di comunicare in un modo che è più personale e riflessivo. Sebbene sia un’esperienza più isolata, anche la scrittura mi permette di assolvere alla stessa missione di comunicazione, ma utilizzando un linguaggio e un approccio diversi. Ogni ruolo che ho ricoperto, dalla recitazione alla regia e alla scrittura, ha una sua chiave di lettura, ma tutte queste esperienze sono propedeutiche l’una all’altra, e insieme contribuiscono a raccontare storie con una ricchezza di sfumature che non sarebbero possibili separatamente.
In “Crea la tua Identità” e nel libro “La comunicazione dell’artista vincente” offri consigli agli artisti per costruire il proprio personal branding. Quali sono gli errori più comuni che noti tra gli artisti emergenti nel promuovere sé stessi?
Un errore comune che vedo tra gli artisti emergenti è la difficoltà nel riconoscere chiaramente chi sono e perché fanno ciò che fanno. Spesso si cerca di seguire le tendenze o di emulare altri artisti di successo, senza fermarsi a riflettere sul proprio potenziale unico. Questo porta a perdere di vista la propria autenticità, che è fondamentale per costruire una carriera solida. La vera forza di un artista risiede nella sua capacità di riconoscersi e di esprimere la propria visione in modo coerente, che sia attraverso la propria arte o la comunicazione con il pubblico.
Altro errore comune è il non investire abbastanza nella propria comunicazione. Oggi la visibilità online è essenziale, ma senza una strategia di comunicazione autentica, il messaggio che si vuole trasmettere può risultare confuso o, peggio, inesistente. È importante, quindi, non solo creare contenuti che raccontano la propria arte, ma anche costruire un network di relazioni professionali. Questo richiede competenze che vanno oltre l’arte stessa, come la capacità di relazionarsi con altre persone nel settore e di creare connessioni autentiche. Il personal branding diventa così una parte fondamentale per aprirsi a nuove opportunità e navigare in un mercato altamente competitivo che non ha confini, ma che va esplorato con mentalità aperta e voglia di crescere.
Il tuo impegno come attrice ti ha portato a lavorare in contesti internazionali, come in Colombia e in Ecuador. Cosa hai imparato dal confronto con culture diverse e in che modo questo ha arricchito la tua arte?
Lavorare in contesti internazionali, come in Colombia e in Ecuador, mi ha permesso di confrontarmi con modi di pensare e vivere completamente diversi dai miei, e questo ha avuto un impatto profondo sul mio approccio artistico. Ho imparato che ogni cultura porta con sé una propria intensità emotiva, una propria visione del mondo e una sua estetica che influisce non solo sulle storie che raccontiamo, ma anche sul modo in cui le raccontiamo. In Colombia, ad esempio, ho visto come la passione e la forza della narrazione siano essenziali, mentre in Ecuador ho sperimentato un legame più profondo con la spiritualità e la natura, che si riflettono nelle storie e nei personaggi. Questo incontro con diverse realtà mi ha insegnato a guardare le cose da prospettive più ampie e ad arricchire la mia arte con sfumature nuove, imparando a comunicare con sensibilità e rispetto per ogni contesto.
Hai recentemente assunto un ruolo di leadership come Presidente per la Puglia della Fondazione Croce Reale. Come riesci a coniugare il tuo impegno culturale con la carriera artistica?
Assumere il ruolo di Presidente della Fondazione Croce Reale mi ha permesso di unire la mia passione per l’arte con l’impegno a promuovere la cultura in modo concreto e tangibile. La leadership in un contesto come quello della fondazione mi permette di sostenere progetti che vanno oltre la creazione artistica individuale e mirano a sensibilizzare la comunità, a promuovere nuovi talenti e a preservare il patrimonio culturale. Questo impegno non solo arricchisce la mia carriera artistica, ma mi offre anche l’opportunità di lavorare con altri professionisti e di imparare da loro, creando un impatto positivo a livello locale e internazionale.
L’arte, in tutte le sue forme, può essere uno strumento potentissimo per il cambiamento sociale, e la mia esperienza nella fondazione mi consente di mettere in pratica questa convinzione. Sebbene il mio lavoro come artista richieda una forte dedizione personale, credo che riuscire a conciliare queste due dimensioni — l’arte e la leadership culturale — non solo non sia in conflitto, ma si rafforzi a vicenda. La mia esperienza sul campo come attrice, regista e scrittrice mi ha insegnato ad ascoltare, a rispondere alle esigenze degli altri e a lavorare in sinergia, e tutto ciò si riflette anche nel mio ruolo nella fondazione.
Nel film “Dove sto domani” e in altri lavori cinematografici recenti hai interpretato personaggi complessi. Come ti prepari per ruoli che richiedono una profonda introspezione o che toccano temi delicati?
Piuttosto che soffermarmi su progetti meno recenti, preferisco concentrarmi sui ruoli più recenti che mi hanno permesso di esplorare nuovi aspetti della mia arte e di offrire un contributo socioculturale significativo. Ad esempio, nella terza stagione di Emma Reyes, ho interpretato Elsa Morante, un personaggio italiano che entra in contatto con una figura artistica colombiana, un incontro che ha arricchito la mia visione culturale e artistica. Un altro ruolo che mi ha profondamente toccato è stato quello di Silvana in Domingo e l’ultimo esclavo, una repubblicana che nel 1840 ha dato un contributo fondamentale alla liberazione degli schiavi in Colombia. In Las Gestas del Tiempo, ho interpretato la maestra Greta, un personaggio che, pur avendo ideologie diverse dalle mie, ho cercato di affrontare con grande rispetto e comprensione.
Quando mi trovo ad affrontare ruoli che richiedono una profonda introspezione o trattano temi delicati, il mio approccio è quello di entrare nel personaggio con grande umanità e sensibilità. Cerco di comprendere le sue paure, i suoi desideri, e i suoi conflitti interiori, immergendomi nel suo mondo per rendere autentiche le sue emozioni. La preparazione richiede un lavoro di ricerca per conoscere a fondo la sua storia, il contesto in cui vive e la sua evoluzione. In ruoli che trattano tematiche complesse o dolorose, come nel caso di Domingo e l’ultimo esclavo, è fondamentale per me comprendere la realtà storica e sociale per interpretare il personaggio con rispetto e responsabilità. Alla fine, ogni personaggio che affronta temi delicati è un’opportunità per esplorare e comprendere meglio noi stessi, attraverso il punto di vista di qualcun altro.
Sei stata premiata più volte per il tuo lavoro sia in Italia che all’estero. C’è un riconoscimento o un momento nella tua carriera che ti ha particolarmente segnato e di cui vai più fiera?
Ogni riconoscimento che ho ricevuto nel corso della mia carriera ha avuto un significato speciale, ma se devo pensare a un momento che mi ha particolarmente segnato, direi che la medaglia d’oro come ambasciatrice del cinema italiano in Sud America è stato un momento davvero significativo. Questo premio non solo ha rappresentato un riconoscimento al mio lavoro, ma ha anche sottolineato l’importanza di poter portare la cultura italiana in un contesto internazionale così ricco e variegato come quello sudamericano.
Inoltre, il premio Bogotá Web Fest nel 2021 ha avuto un impatto particolare, perché ha segnato l’inizio del mio percorso cinematografico in Colombia, un paese con cui ho sviluppato una connessione profonda sia sul piano professionale che umano. Questi riconoscimenti sono simbolo di un viaggio che, oltre ad essere una conquista personale, mi ha permesso di rappresentare il cinema e la cultura italiana in contesti internazionali, ampliando il mio orizzonte e aprendo nuove opportunità di crescita e confronto.
Questi momenti sono sicuramente tra i più significativi, ma sono anche grata per ogni piccolo passo, ogni esperienza che mi ha portato dove sono oggi.
Dal cinema alla televisione fino al teatro, il tuo percorso artistico è molto variegato. In che modo il pubblico cambia a seconda del mezzo artistico? Preferisci la spontaneità del teatro o la precisione del cinema?
Ogni mezzo artistico offre una dimensione unica che arricchisce il mio percorso e mi permette di esprimermi in modi differenti. Il cinema, ad esempio, è un linguaggio estremamente preciso e intimo, dove ogni piccolo gesto o sguardo può essere catturato in modo dettagliato dalla macchina da presa. È un mondo che richiede una grande attenzione alla tecnica e al controllo, dove le emozioni devono essere trasmesse in modo sottile e profondo, sfruttando la potenza delle immagini e dei suoni.
Il teatro, invece, ha una spontaneità che mi affascina molto. Il contatto diretto con il pubblico crea un’energia unica, che cambia ogni sera. Ogni rappresentazione è un’opportunità di interazione con l’emozione del pubblico e l’intensità del momento. La performance teatrale ha una libertà più immediata, dove ogni battuta e ogni movimento sono influenzati dall’energia che si crea in sala. È un’esperienza molto più “viva”, che si evolve continuamente.
Nel mio percorso, amo entrambi gli aspetti. Il cinema mi offre la possibilità di esplorare i dettagli e la profondità del personaggio, mentre il teatro mi consente di vivere una connessione autentica e immediata con il pubblico. Entrambi richiedono un impegno diverso, ma sono complementari: il cinema mi porta a riflettere su ogni dettaglio e a padroneggiare la precisione, mentre il teatro mi insegna a rimanere presente nel momento e a reagire in modo spontaneo alle dinamiche del pubblico e dello spettacolo. Ma ad essere sincera, il cinema resta il primo grande amore.
Hai in programma nuovi progetti artistici o iniziative culturali che vorresti condividere? C’è qualche sfida che non hai ancora affrontato ma che ti piacerebbe esplorare?
Al momento, sono impegnata nella promozione del mio libro attraverso una serie di presentazioni itineranti in diverse città italiane. Parallelamente, sto sviluppando corsi destinati ad accademie e università, con l’obiettivo di arricchire l’offerta formativa nel campo delle arti. Inoltre, sono immersa nella scrittura di nuovi progetti, attualmente in fase di sviluppo. Per rimanere aggiornati sulle mie attività, vi invito a seguirmi sui miei canali social, in particolare Instagram e YouTube, dove sono molto attiva e condivido regolarmente aggiornamenti e contenuti esclusivi.
Essendo recentemente rientrata in Italia, una sfida che mi affascina è l’opportunità di interpretare un ruolo da antagonista nel cinema. Questo tipo di personaggio mi permetterebbe di esplorare nuove sfaccettature della recitazione e di confrontarmi con dinamiche narrative complesse, arricchendo ulteriormente il mio percorso artistico.
Qual è il messaggio principale che vuoi trasmettere attraverso la tua arte e attraverso il tuo impegno culturale? Come pensi che il tuo percorso possa ispirare le nuove generazioni di artisti?
Il messaggio principale che desidero trasmettere attraverso la mia arte e il mio impegno culturale è l’importanza di essere autentici, di riconoscere e valorizzare la propria unicità. Credo fermamente che ogni individuo abbia una storia da raccontare e che, attraverso l’arte, si possano creare connessioni profonde, in grado di superare barriere culturali, linguistiche e sociali. Per me, l’arte è uno strumento potentissimo di dialogo, di riflessione e di cambiamento, capace di illuminare aspetti della realtà che spesso rimangono in ombra.
Il mio percorso è stato segnato da sfide, viaggi, e un continuo desiderio di mettermi in gioco, aprendomi a nuove esperienze e culture. Spero che questo possa essere d’ispirazione per le nuove generazioni di artisti, mostrando che non esistono confini per chi è disposto a lavorare con passione e dedizione. La mia esperienza tra Italia e Sud America, per esempio, mi ha insegnato che l’arte è universale e che le differenze culturali rappresentano una ricchezza, non un limite.
Alle nuove generazioni di artisti voglio dire di non avere paura di esplorare il proprio potenziale, di cercare sempre la verità in ciò che fanno e di costruire un percorso che rispecchi chi sono veramente. L’arte non è solo espressione individuale, ma anche una responsabilità: può influenzare, educare, e persino trasformare il mondo. È questa consapevolezza che cerco di portare nel mio lavoro e che spero di trasmettere a chi sceglie di seguire questa strada.
Grazie Irene, complimenti per la passione che metti e trasmetti nel lavoro che svolgi
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