Irene Cannello, nata a Roma nel 1993, ha capito sin da piccolissima che il suo destino era sul palcoscenico. La passione per la recitazione, scoperta a soli quattro anni, l’ha accompagnata fino alla laurea all’Accademia Internazionale di Teatro nel 2019. Oggi, con un percorso che include tournée teatrali, cortometraggi e un film di prossima uscita, Irene si è affermata come una delle giovani attrici da tenere d’occhio. In questa intervista, ci racconta la sua esperienza, le sfide affrontate e i progetti futuri.
a cura di Salvatore Cucinotta
Benvenuta, Irene! Partiamo dal principio: hai capito di voler fare l’attrice a soli quattro anni. Cosa ti ha spinto ad avvicinarti così presto alla recitazione e come ricordi quei primi momenti sul “palcoscenico”?
Delle prime volte sul palcoscenico ricordo poco, so però dai racconti dei miei genitori che proprio quando avevo 4 anni, andando in vacanza in un villaggio turistico, mi impuntai talmente tanto perché volevo fare anche io uno spettacolo che gli animatori mi fecero salire sul palco con loro durante il musical di fine settimana. Evidentemente quell’emozione mi diede talmente tanto che ogni occasione era buona per qualche performance, anche quando venivano i miei amichetti a casa, ad ognuno veniva assegnato il proprio ruolo, si facevano le prove e a fine serata c’era lo spettacolo di chiusura.
Ti sei laureata presso l’Accademia Internazionale di Teatro nel 2019. Come descriveresti la tua esperienza formativa lì e quali insegnamenti sono stati fondamentali per la tua crescita come attrice?
L’Accademia è stata fondamentale per la mia crescita artistica, prima avevo seguito diversi corsi ma la formazione che ti dà l’Accademia non lo trovi da nessun’altra parte. Anche le materie affrontate come la Clownerie e i Buffoni sono argomenti che in Italia non sono così usuali, ma anche la formazione su il Teatro dell’Assurdo e la Farsa, sono fondamentali per la crescita attoriale. All’AIT si lavora moltissimo sui tempi comici, sul ritmo e su un concetto che è un po’ il mio mantra: “Less is more”. Cioè meno fai e più è forte la tua performance.
Hai partecipato a diverse tournée teatrali. Qual è stato lo spettacolo che ti ha segnata di più e perché? Come ti prepari per ruoli così intensi e impegnativi?
Lo spettacolo che mi ha segnata di più è stato “Come vi piace” di Shakespeare che ho fatto nel 2021, sicuramente perché è stato il primo lavoro più impegnativo dopo essere stati fermi per il Covid e poi perché ho dovuto imparare e provare la parte in 7 giorni, in quanto sono entrata in Compagnia per una sostituzione. Per ogni ruolo la preparazione è differente, intanto parto dall’analisi del personaggio, poi lavoro sul fisico e infine sulla parola. Il tutto ovviamente appoggiandomi sul copione per capire quali sono i passaggi emotivi e di pensiero del personaggio che ovviamente lo delineano già di per sé.
Oltre al teatro, hai girato diversi cortometraggi e sei in attesa dell’uscita del tuo primo film. Come cambia il tuo approccio alla recitazione tra palco e telecamera?
La tipologia di recitazione non cambia molto, cambia solamente il mezzo con il quale si comunica, perché quando c’è la telecamera è lei che viene a rubare i momenti e quindi hai la possibilità di comunicare con gesti anche molto piccoli come solo con lo sguardo, cosa che io prediligo particolarmente. Invece quando si è in teatro, la situazione è tutta lì ed è l’attore che deve saper mettere il fuoco su alcuni gesti o meno, il tutto ovviamente tenendo conto che ci possono essere spettatori lontani anche diversi metri dal palco che però hanno lo stesso diritto di capire quanto chi sta in prima fila; viene da sé che alcuni gesti, come un cambio di sguardo, in teatro hanno vita in maniera differente.
Parlando del tuo film in uscita, puoi darci qualche anticipazione? Che tipo di ruolo hai interpretato e come è stata l’esperienza sul set?
È un film che parla molto di attualità in modo particolare come solo il regista Emiliano Canova sa fare. Interpreto un ruolo molto distante da me: è il ruolo di un’Hater che si mette contro la protagonista. L’esperienza sul set è stata molto bella, c’era un clima molto familiare, era la seconda volta che lavoravo con Emiliano e la cosa che apprezzo molto di lui è che mi lascia libera di giocare e di sperimentare, ovviamente però seguendo sempre le linee del personaggio.
Hai lavorato sia in teatro che nel cinema indipendente. Quali sono le principali differenze che hai riscontrato e quale dei due mondi senti più vicino al tuo cuore?
Se parliamo delle produzioni indipendenti e quindi a basso budget, la differenza sostanziale è che il basso budget del cinema è decisamente più alto del basso budget del teatro. Spesso però il low-budget non è direttamente proporzionale alla qualità o alla professionalità, chiaramente questo non vale per tutti. Ma saper distinguere con quale produzione lavorare (che sia cinema o teatro) è fondamentale per un attore, soprattutto per il proprio benessere fisico e psicologico. Come dicevo al momento prediligo la recitazione cinematografica ma la magia del teatro regala sempre mille emozioni.
Il mondo della recitazione è spesso competitivo. Quali sono state le sfide più grandi che hai dovuto affrontare finora nella tua carriera e come le hai superate?
Secondo me la sfida più grande è con sé stessi ed è quotidiana. Ogni giorno mi ritrovo a voler superare i miei limiti, ma chiaramente non è sempre facile. L’unica soluzione che vedo però, è quella di provarci sempre, anche quando ci sono le giornate storte o i “no”, bisogna avere la capacità di prendersi un momento ma ripartire subito dopo, capire dove si ha sbagliato, dove si può fare meglio e capire anche quando semplicemente non dipende da noi; bisogna accettarlo e riprovarci più forti di prima. Ovviamente non è mai facile ma bisogna provarci.
Il teatro è una forma d’arte che richiede grande dedizione. Cosa ti motiva a continuare a esplorare questo mondo e quali emozioni ti dà ogni volta che sali sul palco?
La motivazione te la dà proprio l’emozione che si prova quando si apre quel sipario. Lo scambio di energia che si ha con il pubblico, lo posso definire la mia droga. Quando senti di aver trasmesso qualcosa agli spettatori, che sia una risata, la commozione o semplicemente un’emozione, senti di aver fatto quello che dovevi, e sai che per quell’istante, quella determinata persona non ha pensato ai suoi problemi o ai suoi dolori perché l’hai portata in un mondo nuovo. Se non è magia questa, non so cosa sia.
Ci sono generi teatrali o cinematografici che ti piacerebbe esplorare di più? E c’è un ruolo particolare che sogni di interpretare?
Ho sempre sognato di interpretare un ruolo storico, perché mi darebbe la possibilità di esplorare un mondo nuovo e diverso, studiare modi e costumi ormai in disuso. La scoperta di un mondo differente mi affascina.
Infine, quali sono i tuoi progetti futuri? Cosa possiamo aspettarci da Irene Cannello nei prossimi anni e quali sfide sei pronta ad affrontare?
Mi aspetto di continuare ad interpretare quanti più ruoli differenti e generi differenti, o almeno me lo auguro. Alla fine recitare è un gioco e francamente non voglio più smettere di giocare.
Grazie Irene per il tuo tempo e complimenti per tutto!
Tienici aggiornati! Continua a seguirci su Che! Intervista.
Per saperne di più visita:
Facebook | Instagram | RB Casting
TI È PIACIUTA QUESTA INTERVISTA?
Sostienici anche tu con una donazione