Isotta Tomazzoni, in arte Isotta Tom, è una talentuosa cantautrice e attrice italiana nata nel 1996.
Con una formazione artistica e linguistica poliedrica, canta e scrive canzoni fin dall’età di 16 anni, esibendosi al pianoforte e con la sua rock band. Nel 2019 diventa giudice musicale al programma “All Together Now” e, nello stesso anno, si distingue come finalista di RDS Academy.
Laureata in Relazioni Internazionali, parla fluentemente diverse lingue, tra cui il cinese, con cui ha vinto il premio artistico al Chinese Bridge Competition.
Il suo primo album, “Remote Influence”, è stato presentato in un innovativo spettacolo di teatro-danza, dimostrando il suo talento anche come performer. Tra le sue collaborazioni spicca il singolo “Pescepalla” con Faso degli Elio e le Storie Tese, mentre l’ultimo singolo, “Tutto Buio”, è uscito con l’etichetta MoovOn e il publishing Digital Noises. Attualmente, Isotta continua a esplorare nuove frontiere artistiche e nuovi generi musicali, promettendoci un nuovo album nel 2025


Benvenuta Isotta, il tuo percorso artistico è straordinariamente eclettico, spaziando dalla musica al teatro e persino alla recitazione in lingue diverse. Come riesci a conciliare queste diverse forme espressive nella tua carriera e in che modo influenzano la tua creatività?
Intanto vi ringrazio e saluto chi si prende il tempo per leggermi. 
Da sempre mi è sorto spontaneo far interagire le mie competenze linguistiche con quelle artistiche: le lingue sono una risorsa importante per chi fa il mio mestiere, poiché ti permettono di prendere parte a progetti internazionali e girare il mondo. Mi piace definire un artista come un sistema aperto, in continua ed inesausta connessione col mondo; nonostante si usi sovente l’espressione “un artista è sempre nel suo mondo”, io penso che si confonda il fatto di avere una visione del mondo con l’isolamento che, a volte, necessariamente avviene con il dedicarsi costantemente alla concretizzazione di quella visione in opere filmiche, teatrali o musicali. 
Con costanza mi mantengo attiva ed allenata nelle Performing Arts: canto, recitazione e danza; mi ha aiutata recentemente vincere la borsa di studio in BSMT al Corso di Alta Formazione per irrobustire il mio ventaglio espressivo da performer. Serve tecnica per far uscire al meglio il proprio istinto creativo e dargli forma, affinché non rimanga dentro di noi un sordo ruggito. 

Hai prodotto il tuo primo album, “Remote Influence”, e hai presentato le tue canzoni attraverso un innovativo spettacolo di teatro-danza. Quali sono state le sfide e le soddisfazioni nel portare in scena un progetto così complesso e personale?
“Remote Influence” è il titolo del mio primo album edito su Spotify nel 2019 e significa “Influenza da lontano” ed è quello che per me significava fare musica agli esordi del mio percorso: scrivevo canzoni, pensando fossero ognuna una lettera, che a distanza potesse comunicare e connettersi con delle persone che erano scivolate fuori dalla mia vita. Ho deciso di portarlo a teatro e per ogni canzone creare un’atmosfera diversa giocando con le luci colorate con la maestria di un lighting designer. La sfida è riempire un palco da sola, monologando le canzoni con il corpo e con la voce; la soddisfazione più grande è vedere il pubblico sorpreso e mai annoiato, perché è un genere di spettacolo che non permette mai di abituarsi e non gioca in modalità fissa. Al contrario, il pubblico è portato a vivere attraverso di me un percorso pensato ma con cambi repentini, che nel silenzio del teatro, tra una performance e l’altra, forse crea un nuovo spazio interiore dove poter attingere alla propria libertà… questo lo dico perché, pur restando personale, il mio teatro musicale deve poter diventare fonte d’ispirazione per chi guarda e ascolta. 

Nel 2019 sei stata giudice musicale ad “All Together Now” e nel 2018 finalista di RDS Academy. Come queste esperienze televisive hanno contribuito alla tua crescita professionale e personale?
A soli 21 anni essere voce finalista a Rds Academy e successivamente ricoprire il ruolo di giudice musicale in una competizione vocale televisiva in prima serata nazionale hanno permesso che sperimentassi stare dall’altra parte: sono stata ad Amsterdam allo Ziggo Dome come inviata speciale Rds al concerto degli U2…aver avuto l’occasione di raccontare il pre-show e trasmettere, a mia volta, quell’energia di attesa tramite la voce in radio è stato magico. Ringrazierò sempre Anna Pettinelli e Montefusco per aver creduto in me e nel mio timbro di voce, permettendomi di professionalizzare il mio modo di fare radio e ringrazio gli autori televisivi di “All Together Now” che per due edizioni hanno creduto nella mia personalità e nella mia visione artistica come cantautrice. 

La tua conoscenza di lingue come il cinese, l’inglese, il tedesco e il francese ti ha permesso di esplorare diversi mercati e culture musicali. In che modo questo bagaglio linguistico e culturale si riflette nel tuo modo di scrivere e interpretare le canzoni?
Aggiunge colore. Ogni lingua straniera ha le sue sonorità e fa emergere nuove sfumature nella mia voce. A volte mi stupisco di come sia possibile sussurrare il francese con estrema naturalezza e scoprire di potermi permettere la stessa leggerezza nel canto italiano; cantare in belting nei Musical inglesi e tirare fuori la stessa grinta in un ritornello scritto da me o ancora scrivere un inedito in cinese e farmi aiutare da questa incredibile lingua tonale per far suonare in rima i testi e rendermi così conto di quanto sia importante usare le assonanze nei testi musicati. Considero poi ogni mercato, nazionale ed estero con le sue diversità e con lo stesso rispetto: mi piace pensarmi un artista inclusiva, come la ragazza che sono. 
Inoltre, ogni lingua mi fa sentire in modo diverso quando performo: scrivere e cantare in francese accentua la mia sensualità, recitare in tedesco mi connette maggiormente alla parte più determinata e organizzata e potrei andare avanti a raccontarmi. La cosa importante è poi ricordarsi le sensazione che ogni performance mi ha trasmesso e poterla trasferire in qualsiasi lavoro artistico a mio gusto.. e pericolo! (scherza con tono ironico)

Il singolo “Pescepalla”, realizzato con Faso degli Elio e le Storie Tese, ha avuto un ottimo riscontro nella classifica MEI Indipendente. Qual è il messaggio che volevi trasmettere con questa canzone e come è nata la collaborazione con Faso?
“Pescepalla” nasce dalla fusione di più talenti: l’energia contagiosa del Dj Stiv Tirella, una mia idea di testo e melodia e la linea super groovy di basso scritta da Faso, amico di Stiv e habitué del Bravo Caffè di Bologna. 
È un singolo pop estivo che nasce per ironizzare su chi si destreggia nella vita o nella coppia con una certa goffaggine: cioè chi si sente più Pescepalla e meno pescecane (metaforicamente una persona cinica e tagliata). “Pescepalla” è chi, per citare il testo della canzone, fatica a stare a galla, anche se il problema non è stare sempre a galla per forza, poiché la vita non va sempre come vorremmo: ci si perde davvero nel “vuoto” solo quando si perdono di vista i veri valori.. infatti un verso significativo nel testo è “l’amore fa paura solo se viene distorto”. 
Ci salverà l’ironia: saper reinterpretare gli eventi e gonfiarsi un po’ quando ci sembra di cadere giù. 

Oltre alla musica, hai lavorato come giornalista cine-televisiva, intervistando personalità di spicco come Giuseppe Tornatore e Lucy Salani. In che modo questa esperienza ha arricchito il tuo punto di vista artistico e umano?
Saper ascoltare e raccontare gli altri sono verbi affascinanti perché in entrambi i casi devi saper creare uno spazio che accoglie l’altro dentro di te, per poi rielaborarlo e trasmetterlo a tua volta. 
Serbo con cura le visioni di queste persone, che mi hanno permesso di espandere la mia; umanamente ho conosciuto bene Lucy Salani, il cui sguardo sul mondo è inclusivo e luminoso. Lucy Salani è stata un’attivista transgender ed è sopravvissuta al campo di sterminio di Dachau, ma non solo, per approfondire la sua storia consiglio vivamente il docufilm “C’è un soffio di vita soltanto” – che è il verso di una sua poesia. 

Recentemente hai vinto una borsa di studio alla Bernstein School of Musical Theater, perfezionandoti con professionisti di fama internazionale. Come ha influenzato questo percorso la tua preparazione artistica e quali nuovi obiettivi ti sei posta?
Poter accedere al corso di Alta Formazione della BSMT ha alzato l’asticella: ho iniziato a confrontarmi con grandi artisti e mi sono promessa di non sentire mai più nessun luogo troppo stretto ma nemmeno troppo grande: si può crescere artisticamente in città piccole e poi volare a Londra o Broadway e fare provini, iniziare a confrontarsi con il mondo artistico senza chiudersi a una sola realtà.

La tua esibizione a VivaRai2, in cui hai interpretato il “Tuca Tuca” in cinese, è stata un omaggio originale e coraggioso a Raffaella Carrà. Com’è nata l’idea di tradurre questo brano iconico e qual è stata la reazione del pubblico?
Tradurre i grandi classici in lingua cinese è stata un’idea scaturita dal primo lockdown nel 2020, quando sui social ho fatto delle dirette con Lodo Guenzi intrattenendo un pubblico giovane, che è rimasto stupito all’ascolto del “Tuca Tuca” o di “Cuore matto” tradotti in cinese e ad ogni diretta ne chiedeva una diversa.
Io sono laureata in “Scienze Linguistiche per le Relazioni Internazionali”: è stato durante gli anni universitari che ho iniziato lo studio del cinese, contemporaneamente facevo musica e nel 2017 la mia insegnante cinese mi ha proposto una competizione linguistica ed artistica “Chinese Bridge Competition”, grazie alla quale ho deciso di tradurre una mia canzone in cinese e ho vinto un viaggio a Pechino e Shanghai, poiché la giuria ha premiato la mia audacia e appunto ha colto la mia volontà di creare un ponte culturale e musicale tra Italia e Cina. 

Guardando al futuro, quali progetti musicali e teatrali hai in cantiere? C’è un particolare obiettivo che vorresti raggiungere nella tua carriera artistica nei prossimi anni?
Per certo, dopo l’uscita di svariati singoli indie-pop come “Sola o forse no”, “Tutto buio”, “Genio” etc …per il 2025 prometto un album elettro-pop e mi piace definirlo la mia versione sirena: canzoni che non hanno paura di ammaliare, sedurre e dalla penna coraggiosa che tratta temi ostici come l’identità femminile, il delirio, l’invecchiamento, la rabbia trattenuta e la paura di non abbracciarsi abbastanza forte mentre fuori c’è la guerra. 
Teatralmente e cinematograficamente continuo ad essere attiva e il desiderio forte è quello di lavorare con mio fratello Lorenzo Tomazzoni, attore come me diplomato nella stessa Accademia e recentemente parte del cast internazionale della serie “Those About to Die” diretta da Roland Emmerich e Marco Kreuzpaintner nel ruolo di Kirko. 
Potrei andare avanti, ho molti obiettivi… però un detto cinese avverte di non parlare troppo dei propri sogni ma di accentrare le proprie energie e pian piano: “ogni passo farà un’impronta”. 

Il tuo percorso dimostra una straordinaria capacità di innovazione e sperimentazione. Quali consigli daresti a giovani artisti che vogliono intraprendere una carriera in ambiti così diversi e complessi come i tuoi?
Vi ringrazio per questa domanda, perché credo ci sia bisogno di far luce sull’importanza di sperimentare nel settore artistico, laddove per sperimentazione s’intende “fare dei tentativi” per vedere cosa funziona e cosa no. L’Arte è artigianato: si impara man mano, soprattutto per chi, come me, vuole costruirsi un’identità col tempo, senza farsi manipolare dalle promesse di facile successo o chiudersi nel virtuale. 
C’è troppo timore ultimamente di distinguersi, perché c’è fretta di arrivare al pubblico e dunque gli esordienti seguono l’esempio e le modalità di artisti già collaudati, correndo il grosso rischio di non prendersi invece il giusto tempo per ricercare la propria unicità e distinta personalità, divenendo ombre o surrogati di personaggi che già funzionano… sul mercato così si dura al massimo due anni. 
Ci tengo a dire che il pubblico siamo prima di tutto noi stessi: se una canzone non riesce a stupire chi la scrive, allora non stupirà gli altri. Il mio consiglio è quello di tirare fuori il coraggio ogni giorno e seguire con naturalezza i propri talenti e farli interagire tra loro, creandone altri e mostrarli, consapevoli che sbaglieremo ma andremo sempre avanti, perché ciò che hai dentro niente e nessuno potrà mai togliertelo: è impossibile spegnere il fuoco di chi vuole fare davvero questo mestiere. 

Grazie Isotta per aver dedicato un pò del tuo tempo per questa intervista.
Complimenti per la tua carriera artistica e professonale! Tienici aggiornati!
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