Jacopo Zonca: l’arte di emozionare con le parole

Jacopo Zonca, autore parmigiano, ha fatto della scrittura la sua vocazione, esplorando vari mondi creativi. Con una formazione che spazia dal cinema al teatro, passando per la scrittura pubblicitaria e la letteratura, Zonca è un narratore versatile che sa adattarsi a ogni mezzo. Dalla pubblicazione di libri come “52 49” e “Il mondo è un’altra cosa”, al lavoro come copywriter e collaboratore di riviste letterarie, Jacopo non smette mai di sperimentare con le parole, con l’obiettivo di emozionare e coinvolgere. Oggi ci racconta il suo percorso e la sua visione sulla scrittura.

a cura di Antonio Capua


Benvenuto Jacopo! Hai una formazione eclettica che abbraccia cinema, teatro e letteratura. Come hai trovato il tuo equilibrio tra questi mondi? E c’è un linguaggio che ti senti più affine?
Grazie mille per l’invito. Direi che il teatro mi ha dato la possibilità di guardami dentro, capire le mie fragilità e i miei punti di forza, aspetti fondamentali per cominciare a pensare a dei racconti. Mi sono nutrito di cinema fin da bambino e sicuramente quello che scrivo rimanda a uno stile visivo; quindi, senza dubbio il cinema ha avuto un’influenza preponderante, però mi piace ibridare i linguaggi, anche se occorre sempre tenere presente il mezzo per il quale si scrive e che si intende abbracciare, ci sono ovviamente aspetti tecnici diversi. 

Dopo aver studiato sceneggiatura e regia a Roma, sei tornato a Parma e hai intrapreso una carriera di scrittore e copywriter. Come si è evoluto il tuo stile nel passaggio da una città vibrante come Roma alla tua città d’origine? Parma ha influenzato in qualche modo la tua scrittura?
Questa è una domanda difficile. Provo sempre un senso di venerazione e soggezione nei confronti della parola “scrittore”. Mi sento costantemente uno studente a dire la verità. Tornando alla domanda, Roma ha avuto un impatto decisivo sulla mia vita. Roma ti insegna la velocità necessaria a vivere in una grande città. Ho cominciato scrivendo monologhi per il teatro che spesso interpretavano i miei compagni, ma ho sempre vissuto nella classica dimensione del marziano a Roma, come tutti quelli che vengono da fuori. Nei racconti che ho scritto, Roma c’è, ma è sempre vista dall’esterno. Parma ha influito sulla mia interiorità e quindi sulla scrittura, mi piace non nominarla quasi mai, trasfigurarla o dare solo delle coordinate, non sono così patriottico, ma comunque scrivo quasi sempre di personaggi del nord, con un modo di fare del nord e un modo di pensare e parlare radicato al nord… Non perché io sia leghista (vomito) ma perché sono cresciuto in quel contesto. La mia scrittura si è evoluta insieme alla mia vita: si incontrano persone che ti influenzano, nuove letture, film… tutto è formativo. 

Lavori anche come copywriter per Karmika comunicazione. In che modo la tua esperienza teatrale e cinematografica ha influenzato la tua capacità di scrivere testi pubblicitari accattivanti? Riesci a trovare punti di connessione tra queste diverse forme di scrittura?
Quando scrivo degli articoli pubblicitari cerco sempre di essere originale, ma non penso molto al cinema o al teatro; quindi, direi che in questo caso mi hanno influenzato molto di più i libri che ho letto, i quali non sono solamente testi tecnici, ma soprattutto romanzi e saggi. Mi lasciano sempre un po’ interdetto i professionisti che consigliano soltanto libri che contengono i cosiddetti segreti del web… Io sono del parere che per scrivere decentemente, si debba leggere, punto. Se un copywriter mi chiedesse dei libri adatti a padroneggiare le parole e il linguaggio italiano, di certo non consiglierei i libri sulla scrittura web, ma i romanzi di Aldo Busi. 

La citazione che hai scelto, “il mio scopo è quello di emozionare le persone attraverso gli strumenti più potenti che abbiamo: le parole”, è molto suggestiva. Cosa significa per te emozionare attraverso la parola? Come riesci a mantenere questa intensità anche nei testi commerciali?
Spesso ci dimentichiamo l’importanza delle parole, ma “le parole sono importanti” diceva giustamente Nanni Moretti, non possono essere buttate al vento. Il linguaggio è fondamentale, ci identifica per quello che siamo, ci può salvare dalle situazioni spiacevoli… una parola sbagliata può far prendere a una conversazione o a un testo una piega inaspettata, una parola può ferire o mandarci al settimo cielo, ecco perché è importante allenarsi nell’utilizzo di un linguaggio consapevole. Ci provo sempre nei testi, a volte è difficile, ma sono convinto che anche un articolo su una macchina fotografica o un testo di psicologia debbano sempre andare a scovare un’emozione. 

Nei tuoi racconti e nel romanzo 52 49 affronti tematiche legate alla crisi interiore, alle ossessioni e alla ricerca di sé. Quanto di personale c’è in questi personaggi? Scrivere di crisi e trasformazioni è stato in qualche modo terapeutico per te?
Le crisi fanno parte della vita. Sono momenti di dolore assoluto in cui non si riesce a vedere        nemmeno uno spiraglio di futuro. Eppure, in quei periodi qualcosa dentro di noi si trasforma. Magari non è detto che sia necessariamente qualcosa di positivo… certi dolori sono talmente grandi che possono solo generare dei traumi, ed è quello che mi interessa indagare. Considero 52 49 non un vero e proprio romanzo, ma un racconto lungo. Oggi mi sento molto lontano da quella storia, non ho mai avuto problemi di cocaina come il protagonista, ma ovviamente ci sono degli aspetti autobiografici. Ogni personaggio che si crea ha qualcosa di autobiografico, non si scappa. Per quanto riguarda la terapia… Non considero la scrittura come una forma di terapia totale, se però consideriamo il benessere che emerge quando si conclude un progetto, allora sì. 

Hai seguito festival cinematografici e scritto articoli monografici su registi. Come descriveresti il tuo rapporto con il cinema oggi? C’è un regista o un film che ha particolarmente ispirato il tuo modo di vedere e raccontare storie?
Sicuramente è cambiato rispetto a quando ero ragazzino e consideravo alcuni registi delle vere e proprie divinità. Poi, fortunatamente, vedendoli dal vivo ho capito che anche i più grandi sono esseri umani. Cerco sempre di imparare qualcosa da quello che vedo. Sono tanti quelli che mi hanno segnato, non posso citarne solo uno. Figure come Tarantino, Paul Thomas Anderson, Lars Von Trier, Nicolas Winding Refn e Takeshi Kitano hanno avuto un’influenza totale su di me, ma anche registi del passato e mai troppo citati come Peckinpah, Fassbinder, Bergman… Sono davvero parecchi, così come gli scrittori che mi hanno ispirato o le band con le quali sono cresciuto. 

Dopo il tuo ritorno al teatro come attore e autore, hai raccontato di come la recitazione ti abbia aiutato a superare dei blocchi personali. Quali sono stati i momenti più trasformativi di questa esperienza teatrale? Pensi che il teatro sia una forma di terapia?
Due in particolare: la mia prima esperienza sul palco nel 2015 in uno spettacolo diretto da Pietro De Silva, ero emozionatissimo ed ero convinto che quella sera avrebbe decretato la mia fine, ma sono riuscito a cavarmela. Sempre nello stesso anno ho fatto uno spettacolo a Castel Sant’Angelo sulla Prima guerra mondiale diretto da Francesco Sala. Una delle esperienze più belle della mia vita. Il teatro è indubbiamente una forma di terapia, consiglio a tutti di fare un corso, anche senza il desiderio di diventare attori. 

Scrivi sia in ambito letterario che per il web, con un occhio attento alla SEO. Come riesci a bilanciare creatività e strategia SEO? Hai qualche consiglio per chi vuole mantenere uno stile originale e accattivante pur rispettando le regole del web?
La SEO è fondamentale, certo, ma non bisogna esserne schiavi. Personalmente preferisco un testo scritto bene ma con un posizionamento normale rispetto a un testo con un posizionamento alto ma simile a un verbale di polizia.  Occorre fare esercizio per padroneggiare la SEO, e considerando poi che i parametri del web cambiano molto frequentemente, bisogna fare in modo che la scrittura non oscilli a causa dell’algoritmo. Ecco, l’unico consiglio che mi sento di dare (e che uso anche con me stesso) è questo: fare esercizio e cercare di essere elastici. 

Nel libro di racconti Il mondo è un’altra cosa esplori personaggi in bilico tra normalità e follia. Cosa ti attrae di queste situazioni di limite? Pensi che l’arte debba necessariamente esplorare le zone d’ombra dell’esistenza umana?
Assolutamente. Il grande Rainer Werner Fassbinder diceva “Quello che non si può cambiare, dobbiamo almeno descriverlo”. Quando penso ai grandi autori, rifletto sempre sul loro coraggio. Credo che un artista abbia il dovere di parlare di cose scomode e descrivere l’inferno del mondo. Io, nel mio piccolo, cerco di raccontare quello che mi sta a cuore. Nei racconti contenuti in quel libro, sicuramente il senso di straniamento nei confronti del mondo è la tematica dominante. Mi diverto molto a descrivere situazioni pericolose, personaggi distruttivi e anche autodistruttivi… Non so dirti il motivo preciso, forse rabbia repressa o delusioni mai metabolizzate, ma sono convinto che tutti abbiano zone d’ombra, affrontare certe questioni personali sicuramente può essere doloroso, ma aiuta a portare anche un po’ di luce in quegli angoli bui. 

Quali sono i tuoi prossimi progetti? C’è un genere o un tema che non hai ancora esplorato ma che ti piacerebbe approfondire?
Fino a ora ho scritto solo racconti più o meno lunghi, spero davvero di pubblicare il mio primo romanzo, che ho concluso un anno fa. Sui generi… Be’ ho provato a scrivere racconti fantasy e di fantascienza… progetti abortiti. Sono generi molto più difficili di quanto si possa pensare, non so se sarò mai in grado di padroneggiarli per bene. Mi trovo molto più a mio agio con il noir; infatti, in futuro mi piacerebbe scrivere qualcosa sul traffico delle armi e su come questo influisca in un mondo sempre più provato dai conflitti come quello di oggi.

Grazie Jacopo per il tuo tempo e complimenti per la tua carriera!
Tienici aggiornati e continua a seguirci su Che! Intervista.

Per saperne di più visita:
Facebook | Instagram

Richiedi un’intervista esclusiva!

Copy link