J’Adelle: tradizione, innovazione e digitale nella musica

J’ADELLE, cantautrice, rapper e produttrice musicale originaria di Reggio Calabria, ha saputo fondere le sue radici musicali con una visione futuristica. Cresciuta in una famiglia di musicisti, ha sviluppato la sua passione sin da piccola, esplorando il mondo del soul, blues e gospel, per poi avvicinarsi al rap e alla produzione musicale. Con influenze che spaziano da Michael Jackson all’elettronica contemporanea, J’ADELLE ha lanciato nel 2024 i suoi primi singoli “Nasa” e “Btfl Life”, in cui esplora l’intersezione tra tecnologia e creatività. In questa intervista, ci racconta il suo percorso, le sfide affrontate e i progetti futuri che guardano al domani della musica.

a cura di Antonio Capua


J’ADELLE, sei cresciuta in una famiglia di musicisti. In che modo questo ambiente ha influenzato il tuo percorso artistico e la tua passione per la musica?
Sono praticamente nata con una chitarra in mano! Crescere in una famiglia di musicisti è stato come vivere in un costante concerto. Sentivo la musica ovunque, a tavola, in macchina, persino sotto la doccia! È stato grazie a loro che ho scoperto la mia passione per la musica e ho capito che non potevo farne a meno. In casa mia si respirava musica, e questo mi ha permesso di sperimentare e di farmi le ossa senza paura di sbagliare. Insomma, la musica è nel mio DNA! Il contesto in cui sono cresciuta mi ha fornito le basi tecniche, ma soprattutto mi ha insegnato ad amare la musica come forma di espressione e comunicazione universale. Ogni nota, ogni melodia che creo è in qualche modo un riflesso di quel mondo in cui sono cresciuta.

Le tue influenze spaziano da Michael Jackson al soul e al blues. Come queste radici musicali si riflettono nei tuoi brani e nella tua produzione?
Le influenze di Michael Jackson, del soul, del blues e del rap si riflettono profondamente nei miei brani e nella mia produzione musicale. Sono cresciuta a pane e Michael Jackson! La sua musica mi ha fatto sognare e mi ha insegnato che si può essere artisti completi, sia sul palco che in studio. Nei miei brani cerco di portare quell’energia e quell’attenzione ai dettagli che lui metteva in ogni nota e movimento. Il suo uso creativo di ritmi complessi e arrangiamenti ricercati mi ha insegnato a giocare con i suoni in modo dinamico. Ma non è solo il Re del Pop ad avermi ispirata. Il soul e il blues sono nel mio cuore: mi permettono di esprimere tutto quello che ho dentro, dalla gioia al dolore. Cantare è come fare una chiacchierata con l’anima, e grazie a grandi voci come Aretha Franklin e Etta James ho imparato a farlo nel modo giusto, o almeno ci provo! Ray Charles e Stevie Wonder mi hanno mostrato quanto sia importante la versatilità: entrambi hanno saputo fondere diversi generi, dal blues al soul al jazz. Anche io cerco di portare una fusione di stili nella mia musica, mantenendo una base emotiva autentica.

L’influenza di Alicia Keys, Beyoncé, Mariah Carey e Mary J. Blige si sente nel modo in cui approccio la voce e la melodia. Ognuna di loro ha una presenza vocale straordinaria, e mi hanno insegnato come la voce possa essere non solo uno strumento tecnico, ma un mezzo di espressione personale e di empowerment. Alicia Keys, oltre ad essere una cantante eccezionale, è anche una grande produttrice e arrangiatrice: il suo controllo creativo sui propri brani è un aspetto che ammiro profondamente e che cerco di integrare nel mio lavoro.  Beyoncé e Mariah Carey mi ispirano per la loro versatilità vocale, mentre Mary J. Blige mi ha insegnato a portare in musica emozioni crude e reali, legate a esperienze personali. Lauryn Hill ha un posto speciale tra le mie influenze per il modo in cui ha saputo combinare l’hip-hop, il soul e la poesia. La sua capacità di esprimere messaggi profondi e potenti attraverso le sue parole e il suo canto è qualcosa che cerco di portare nei miei testi, mentre la sua autenticità mi ha sempre incoraggiata a rimanere fedele alla mia identità artistica.

Poi c’è il mio amato rap, con le sue rime potenti e i suoi ritmi travolgenti. Tupac Shakur è il mio idolo: le sue parole mi hanno sempre dato forza e coraggio. Apprezzo molto la sua penna, profondità artistica e il modo in cui affronta questioni sociali con liriche incisive. Altri artisti come The Notorious B.I.G., Wu-Tang Clan, NAS, Ice Cube, Nate Dogg, Snoop Dogg e Busta Rhymes hanno contribuito a influenzare il mio stile, soprattutto per quanto riguarda il groove e il flow. Insomma, la mia musica è un mix di tutto questo: un po’ di magia, un po’ di cuore e tanto groove!

Hai iniziato a scrivere testi e a produrre musica a soli 16 anni. Cosa ti ha spinto a voler diventare un’artista completa, curando ogni aspetto del processo creativo?
A 16 anni ho iniziato a scarabocchiare versi su quaderni e a 17 ho deciso di trasformarli in canzoni approcciandomi alla produzione. Sentivo il bisogno di urlare al mondo quello che avevo dentro, e la musica è stata la mia valvola di sfogo. Scrivere i testi, arrangiarli e produrli mi permette di avere il controllo totale sulla mia musica, di farla diventare esattamente come la immagino nella mia testa. È come costruire una casa: scelgo i mattoni, il colore delle pareti, ogni singolo dettaglio. E poi, sai, adoro sperimentare con i suoni e creare qualcosa di fresco! Essere un’artista completa mi dà una libertà incredibile, posso essere me stessa al 100%.

I tuoi primi singoli, Nasa e Btfl Life, fondono rap ed elettronica. Cosa volevi comunicare con questi brani e come li collochi nel tuo progetto musicale complessivo?
Con i brani “Nasa” e “Btfl Life”, volevo trasmettere messaggi profondi attraverso la fusione di rap ed elettronica, due generi che mi permettono di esplorare diversi mondi sonori. “Nasa” riflette un senso di oppressione e il desiderio di evasione: il verso “Mamma che nausea, sto chiusa in casa, mi sento invasa, chiama la Nasa” esprime quella sensazione di claustrofobia, come se ci si sentisse invasi dalle circostanze della vita. È un grido di liberazione, un invito a cercare spazio e a guardare oltre, anche verso l’universo. Con versi come “Clastronauta dammi spazio un attimo”, esprimo la voglia di allontanarmi da tutto ciò che mi soffoca e di esplorare nuove possibilità, tanto fisiche quanto mentali.

Con ‘Btfl Life’, invece, ho voluto creare un inno alla vita, nonostante tutto. È un po’ come dire: ‘Ok, la vita è dura, ma cerchiamo di viverla al meglio, circondati dalle persone giuste. Il ritornello “It’s our time, we’re living high” è un inno alla ricerca di una vita bella, nonostante le difficoltà e i giochi complessi che la vita impone, come si riflette nel verso “My game is hard to play”. È una canzone che esplora il contrasto tra le sfide e la bellezza del vivere, ma con un approccio positivo e sognante. La sonorità elettronica contribuisce a creare un’atmosfera quasi onirica, che rappresenta sia l’evasione che il desiderio di circondarmi di gente con un mindset simile al mio, con la quale condividere questa “beautiful life”.

Entrambi i brani sono tasselli fondamentali nel mio progetto musicale complessivo. Con “Nasa”, volevo esprimere un senso di ribellione e consapevolezza, mentre “Btfl Life” rappresenta il lato più leggero e riflessivo della mia visione artistica. Questi pezzi incarnano il mio approccio sperimentale: una fusione di testi densi di immagini e sonorità elettroniche che oltrepassano i confini tradizionali della musica che mi ha formata, spingendomi a esplorare nuovi territori creativi.

Oltre alla musica, hai una forte passione per la tecnologia e stai studiando data science. Come riesci a conciliare queste due anime, quella musicale e quella tecnologica, nella tua vita e nei tuoi progetti?
Diciamo che ho un mix particolare dentro di me! Con il Sole in Cancro, sono un’anima sensibile ed un po’ sognatrice. Ma la Luna in Capricorno mi dà quella dose di pragmatismo e organizzazione che mi serve per tenere i piedi per terra. Astrologia a parte, ho davvero un cuore da artista e la mente da NERD! Lavoro anche come programmatrice informatica: questa esperienza mi offre una prospettiva analitica e logica che si rivela estremamente utile anche nella mia produzione musicale. Quando utilizzo una DAW (Digital Audio Workstation) per produrre i miei brani, applico molte delle competenze tecniche che ho acquisito nel mio lavoro. La programmazione e la musica condividono una certa struttura e disciplina; entrambe richiedono attenzione ai dettagli e una comprensione profonda dei sistemi e delle regole. In musica, questa combinazione mi permette di creare atmosfere emozionanti e al tempo stesso di costruire tracce ben strutturate. È un po’ come fare un dolce: ho bisogno dell’ispirazione per creare la ricetta perfetta, ma anche della precisione per dosare gli ingredienti giusti.

Nel tuo stile musicale, riesci a unire tradizione e innovazione. In che modo riesci a mantenere l’autenticità delle tue radici musicali mentre sperimenti con sonorità moderne e futuristiche?
Nel mio stile musicale, cerco di unire tradizione e innovazione mantenendo un profondo rispetto per le mie radici, combinato con la ricerca di nuove sonorità. La tradizione musicale che mi ha influenzata, porta con sé una ricca eredità di emozioni e storie. Per me, è fondamentale mantenere viva questa autenticità; i temi e le esperienze che questi generi comunicano sono una parte essenziale di chi sono come artista.

D’altra parte, la mia curiosità per l’innovazione mi spinge a sperimentare con sonorità moderne. L’integrazione di elementi elettronici, ritmi innovativi e arrangiamenti audaci alla mia musica mi permette di creare un sound personale, pur rimanendo ancorata ai messaggi e alle storie che la musica tradizionale porta con sé.

La chiave per mantenere questa autenticità è la capacità di ascoltare e imparare da ciò che mi circonda. Adotto influenze moderne, ma le filtro attraverso la mia personale esperienza e sensibilità artistica. In questo modo, riesco a creare un equilibrio tra il rispetto per le radici musicali e la voglia di esplorare nuove frontiere sonore.

Hai iniziato con il rap in inglese e oggi canti fluentemente in tre lingue. Quanto è importante per te l’aspetto multilingue nella tua musica e come scegli quale lingua usare nei tuoi brani?
L’aspetto multilingue della mia musica rappresenta una parte fondamentale della mia identità. Parlo inglese sin da piccola: ho studiato al liceo linguistico, ed ho ottenuto, più in là, due lauree, una triennale ed una magistrale, in interpretariato. Attualmente parlo fluentemente italiano, inglese, spagnolo, arabo ed un po’ di portoghese. La passione per le lingue è sempre stata con me, e ho iniziato a fare rap in inglese durante l’adolescenza.

Per me, la scelta della lingua avviene in modo molto naturale e intuitivo. Non seguo regole rigide nella mia musica; canto liberamente e lascio che le emozioni e le ispirazioni prendano il sopravvento. Quando creo un brano, la lingua che scelgo è quella che mi ispira di più in quel momento.  A volte una parola o un’idea mi colpiscono in una lingua specifica e sembra che quella lingua riesca a catturare meglio ciò che voglio comunicare. Per me, la musica è un linguaggio universale e desidero che le mie canzoni parlino a tutti, indipendentemente dalla lingua.

Hai un’estetica cyber che integra il tema del futuro digitale. Cosa ti affascina di più dell’intersezione tra musica e tecnologia, e come pensi che questo possa evolvere nel tuo percorso artistico?
La scelta di un’estetica cyber deriva puramente dai miei gusti e dalle mie preferenze personali. Essendo un’informatica, mi sento naturalmente attratta dall’idea di integrare il tema del futuro digitale nella mia musica. Per me, non si tratta solo di un’intersezione tra musica e tecnologia, ma di un modo per riflettere chi sono e come vedo il mondo.

Cerco di rendere la mia musica e l’estetica che la circonda in linea con la mia personalità e il mio background. La musica, in questo contesto, diventa un’estensione di me stessa, un modo per unire le mie passioni. Il mio obiettivo è continuare a esplorare e abbracciare le possibilità che la tecnologia offre, permettendo alla mia musica di evolversi in modo autentico, riflettendo sempre chi sono.

Nel tuo percorso, hai affrontato generi musicali diversi come gospel, hip hop, reggae ed elettronica. Quali sfide hai incontrato nel passare da un genere all’altro e come queste esperienze hanno arricchito la tua musica?
Nel mio viaggio musicale, ho avuto l’opportunità di esplorare generi davvero diversi. È stata un’avventura piuttosto naturale per me, dato che ho ascoltato questi stili per anni! Ogni genere ha lasciato un segno unico e speciale nel mio cuore.

Le sfide che ho affrontato nel passare da un genere all’altro non sono state tanto legate alla difficoltà di adattarmi, quanto alla necessità di capire e rispettare le emozioni e le caratteristiche che ogni stile porta con sé. Per esempio, il gospel mi ha insegnato quanto sia fondamentale trasmettere emozione nella musica. L’hip hop, invece, mi ha aperto gli occhi sulla potenza della narrazione e dell’espressione sociale. E poi c’è il reggae, con il suo groove contagioso, che mi ha fatto apprezzare ritmo e melodia! Infine, la musica elettronica mi ha mostrato un mondo di possibilità per la produzione e la sperimentazione sonora.

Tutte queste esperienze hanno arricchito la mia musica, permettendomi di mischiare elementi diversi e creare un suono che rispecchia davvero chi sono. Ogni genere ha contribuito a sviluppare la mia sensibilità artistica e mi ha spinto a esplorare nuove idee e approcci creativi.

In breve, il mio viaggio tra generi musicali non solo ha ampliato le mie competenze, ma ha reso la mia espressione artistica più sfaccettata e versatile. E chissà, magari presto riuscirò a mescolare tutto in un unico grande “cocktail” musicale!

Guardando al futuro, quali sono i tuoi obiettivi come cantautrice e produttrice musicale? Hai in mente nuovi progetti che esploreranno ulteriormente il rapporto tra musica e tecnologia?
Guardando al futuro, i miei obiettivi come cantautrice e produttrice musicale si concentrano sulla continua evoluzione della mia musica e sull’esplorazione di nuove frontiere creative. Sono entusiasta di annunciare che presto uscirà il mio album multilingue, che riflette il passaggio dal vecchio al nuovo. Questo progetto non è solo un viaggio musicale, ma anche una sintesi delle influenze che mi hanno formata e delle sperimentazioni che ho intrapreso nel corso degli anni.

Per me, la musica è espressione pura e non voglio seguire regole rigide o etichettarmi in un genere specifico. Ogni brano sarà un mix di sonorità e stili, mostrando come la musica possa essere un’estensione della mia personalità. Intendo continuare a esplorare il rapporto tra musica e tecnologia, utilizzando strumenti innovativi per dare vita a esperienze sonore coinvolgenti.

Inoltre, ho in mente di collaborare con altri artisti e professionisti del settore per creare progetti che uniscano la musica a forme artistiche diverse. Ho avviato una collaborazione con Melo Zamo Managò, artista della Piana, vero pioniere dell’hip hop in Italia e una persona d’oro, estremamente preparata. È un onore per me lavorare insieme a un artista così talentuoso, che incarna perfettamente la filosofia dell’hip hop, basata su valori come onestà e aiuto reciproco. Abbiamo in programma un tour insieme e alcuni live showcase che promettono di essere fantastici! Inoltre, lavoro a stretto contatto con Mr. Finch e Nerko, due rapper e produttori originari di Messina, che mi hanno aiutata a portare il mio nuovo album a un livello superiore! Nerko si sta occupando del mix e mastering, mentre Finch sta creando una grafica pazzesca: presto usciranno anche delle collaborazioni tra di noi e stiamo progettando di creare una nostra realtà discografica!

Infine, i miei obiettivi sono: lanciare un messaggio alla gente, incoraggiandola ad esplorare le proprie passioni, e continuare a crescere artisticamente, creando musica che parli al cuore delle persone e che sfidi le convenzioni.

Grazie J’Adelle per questa interessante intervista.
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