“La città delle cento ciminiere” di Gabriele Cecconi, pubblicato da Giunti Editore nel 2025, intreccia le vicende di tre famiglie nel cuore di Prato, una città dal respiro industriale e al tempo stesso crocevia di ideali politici e scontri generazionali.
a cura di Salvatore Cucinotta
Il romanzo si apre con un evento che segna profondamente la storia italiana: l’assassinio del re Umberto I da parte dell’anarchico Gaetano Bresci, originario proprio di Prato. Questo fatto non solo scuote la comunità locale, ma diventa il punto di partenza per la narrazione di Cecconi, che esplora le ripercussioni politiche e sociali di quell’atto attraverso la lente delle famiglie Bresci, Magni e Gori. Da una parte, la stirpe anarchica dei Bresci, con Pisacane e i suoi figli Gracco e Libero, incarna lo spirito ribelle e il desiderio di giustizia sociale; dall’altra, i Magni rappresentano l’ascesa industriale e il compromesso con il fascismo; infine, i Gori si ergono come custodi di un’ideologia contraria al regime, simbolo di una resistenza morale e politica.
L’autore si dimostra abile nel restituire il respiro del Novecento italiano, facendo rivivere gli anni del fascismo, della Seconda guerra mondiale e della Resistenza con una prosa cinematografica, fluida e immersiva. Il romanzo, infatti, non è solo una cronaca degli eventi storici, ma anche una riflessione sul peso della memoria e sulle conseguenze delle scelte individuali nel fluire del tempo.
I personaggi sono tratteggiati con profondità psicologica, mossi da sentimenti universali come l’amore, l’ambizione e il desiderio di riscatto. Il ritmo serrato, unito a una scrittura incisiva e diretta, rende la lettura avvincente, con un intreccio narrativo che tiene alta l’attenzione del lettore fino all’ultima pagina.
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