“La prima regina” di Alessandra Selmi, Edizioni Nord, Febbraio 2025

Una narrazione avvincente tra intrighi di corte e coraggio femminile

Con “La prima regina”, Alessandra Selmi coniuga la grande storia con le vicende umane di personaggi straordinari e al tempo stesso profondamente autentici. Dopo il successo de “Al di qua del fiume”, l’autrice torna a raccontare il passato con una nuova prospettiva, dando voce a due figure femminili lontane per estrazione sociale, ma accomunate dalla determinazione a plasmare il proprio destino.


Il romanzo segue le vicende di Nina, una giovane sguattera catapultata nei fasti della Villa Reale di Monza nel 1868, e di Margherita di Savoia, futura prima regina d’Italia. Nina, inizialmente una semplice serva, scoprirà la forza della conoscenza e dell’ambizione, percorrendo un cammino che la porterà ben oltre il ruolo che le è stato imposto. Dall’altra parte, Margherita si trova prigioniera di un matrimonio senza amore, relegata a un ruolo decorativo accanto a Umberto I. Ma, anziché cedere, la principessa impara a usare il suo carisma per conquistare il popolo e trasformarsi in un’icona dell’epoca.

L’autrice dipinge con maestria l’ambiente della corte sabauda, con le sue rigide gerarchie, gli intrighi sottili e la costante tensione tra dovere e desiderio personale. Le descrizioni sontuose della Villa Reale di Monza e dei palazzi aristocratici romani si alternano a momenti di intensa introspezione, rendendo il romanzo un viaggio tanto storico quanto emozionale.

Lo stile è avvolgente e raffinato, con una scrittura che bilancia eleganza e scorrevolezza. Il ritmo narrativo è ben calibrato: la storia di Nina si intreccia con quella di Margherita in un crescendo di tensione e rivelazioni che mantengono alta l’attenzione del lettore fino all’ultima pagina. Il punto di forza del romanzo risiede proprio nella caratterizzazione dei personaggi, in particolare nelle due protagoniste, che emergono con una tridimensionalità rara. Nina e Margherita sono donne che sfidano il proprio tempo, diverse eppure unite da una stessa forza interiore: la volontà di non essere spettatrici della propria esistenza.

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