Laura Arizzi, il nuovo singolo: “I’m not a man”, per raccontare storie e condividere emozioni

Cresciuta in una famiglia dove la musica era protagonista, Laura ha trovato nel canto, nella danza e nel teatro i mezzi per raccontare storie e condividere emozioni. Oggi, con due singoli di grande impatto già pubblicati e altri progetti in cantiere, Laura continua a costruire un percorso artistico fatto di autenticità e passione.

a cura di Noemi Aloisi


Benvenuta Laura, fin da piccola ti sei appassionata al canto, alla danza e alla recitazione, come ti sei avvicinata a queste attività?
La musica è sempre stata parte della mia vita, i miei genitori mi hanno abituata a sentire dischi fra i generi più disparati, già durante la gravidanza di mia madre. Il canto è venuto da sé durante i lunghi viaggi in macchina per raggiungere la mia famiglia d’origine nel sud Italia, accompagnati da mia madre che adorava cantare i classici di Mina, ed io con lei.
La passione per la danza è stata una normale evoluzione di quella per la musica, ma penso che anche in questo caso ci fosse lo zampino di mia madre che ha sempre avuto un buon ritmo.
L’amore per il teatro, come spesso avviene, è nato da spettatrice prima. Fin da molto piccola mio padre aveva l’abitudine di portarmi a vedere gli spettacoli nel teatro per bambini del quartiere, ed è proprio lì che ho iniziato più avanti a frequentare la scuola di recitazione.

Hai partecipato a diversi progetti musicali, avevi un gruppo? Oltre a cantare suoni anche?
Ho avuto vari gruppi nel corso degli anni, il che mi ha permesso di spaziare fra diversi generi e conoscere tanta nuova musica, ma il rapporto più stretto e costante l’ho col mio chitarrista attuale, Antonio Davide, che mi accompagna in ogni serata da un anno a questa parte.
Ho studiato chitarra classica e tastiera per qualche anno, non direi che suono propriamente, quanto più che mi accompagno, e che questo mi aiuta a comporre. Diciamo che nei live preferisco lasciare gli strumenti a chi li sa usare bene ahahah.

Nel corso della tua carriera ti sei esibita in vari spettacoli teatrali. Come ti fa sentire fare teatro?
Ormai sono passati tanti anni dal mio ultimo spettacolo teatrale, ma ho sempre un bellissimo ricordo delle rappresentazioni fatte. Mi piaceva in particolar modo la connessione che si creava con gli altri attori durante le prove, prima che con il pubblico in scena.
Inoltre, la recitazione mi ha sempre dato un grande senso di libertà. Nel momento in cui sali sul palco abbandoni completamente la tua vita per permetterti di essere, e raccontare, un’altra persona, di giocare e tornare bambina, come quando si fingeva di essere una principessa, o una winx, con le amiche dell’asilo.

Ti sei esibita presso i più importanti teatri e locali nazionali, quale esperienza ricordi con più piacere?
Sicuramente una delle esperienze che mi ha segnata di più, e che per questo ricordo con piacere, e grande emozione, è stato il primo live del contest Aquarius, svoltosi a Largo Venue l’anno scorso.
Mi è stato chiesto di esibirmi con degli inediti, e la voglia di partecipare ha prevalso sulla paura di espormi. Non è facile, quando nessuno ha mai sentito nulla di tuo, mettersi davanti a un pubblico e cantare 3 brani usciti dal proprio cervellino, avevo un’ansia e una paura non indifferente, ma sono estremamente grata che sia successo.

Il tuo stile da quale genere musicale è caratterizzato?
Spesso quando mi viene rivolta questa domanda ho difficoltà a rispondere, tendo sicuramente più al pop che a qualunque altro genere, anche se durante i live full band non mi dispiace riadattare i brani in chiave più rock. Ad ogni modo si tratta di pezzi che escono dalla mia mente in momenti di ispirazione, quindi è sempre difficile dargli una connotazione piuttosto che un’altra, scrivo ciò che ho bisogno di tirar fuori nel momento in cui mi siedo davanti alla tastiera o prendo la chitarra.

Sei tu a scrivere i testi delle canzoni, hai mai scritto altro? Quando scrivi da cosa ti lasci ispirare?
Ho sempre scritto io i testi delle mie canzoni, anche se, paradossalmente, ho sempre avuto una vera e propria avversione a mettere per iscritto i miei pensieri, quindi no, non scrivo altro.
Probabilmente se è la musica a guidarmi, dato che la compongo sempre prima di aggiungere le parole, l’ansia e il rigetto che ho normalmente per la scrittura vengono meno.
Solitamente prendo ispirazione dalle mie esperienze e da quelle delle persone più strette che mi sono vicine, quasi sempre mie amiche. Preferisco raccontare le mie storie da un punto di vista femminile, credo sia giusto così, dato che è ciò che conosco meglio e vivo ogni giorno.

Hai debuttato con il singolo “On Your Own” il 12 luglio 2024, che tematiche affronti con questo brano?
“On Your Own” è stato scritto per una mia cara amica, sono partita dalla sua esperienza con un ragazzo che le aveva fatto del male. Si può dire quasi che la tematica sia l’abuso di potere in una relazione, e la violenza fisica e psicologica che ne deriva, e che spesso molte donne subiscono. Il brano sottolinea come non sia facile accorgersi di queste dinamiche, nonostante, purtroppo, possano essere a noi così vicine, ed è il mio tentativo di offrirle aiuto, supporto, perché a termine di questo rapporto malato, possa riprendere in mano la sua vita, e camminare da sola, on her own, appunto.

Il 29 Novembre, è uscito il tuo secondo singolo “I’m not a man”, parlaci di questo pezzo.
I’m not a man è stato scritto di getto, dopo che l’ennesimo maschio, rifiutato in termini romantico-sessuali, ha tentato, ed è riuscito, ad escludermi da un’opportunità lavorativa, adducendo motivazioni che, se fossi stata un uomo, sarebbero state considerate motivo di apprezzamento. Nel brano faccio riferimento a una serie di situazioni, più o meno specifiche, che credo quasi tutte le donne, abbiano sperimentato almeno una volta nella vita, rapportandosi con persone dell’altro sesso, unicamente perché non sono degli uomini, “I’m not a man”, appunto.

Al momento stai lavorando a nuovi progetti che ci vuoi anticipare?
Più volte mi è stato chiesto di rilasciare un brano in italiano, ancora non posso anticipare troppo, ma potrebbero esserci novità per inizio 2025.

Sei nata a Barcellona e hai vissuto a Roma e in Canada, dove vivi ora e quale posto consideri casa?
Per il momento vivo a Roma, e devo dire che, soprattutto nell’ultimo anno, mi ha dato veramente tanto. Penso di aver visto ancora troppo poco del mondo perché possa definitivamente considerarla casa, ma sicuramente, per ora, Barcellona, è ciò che più ci si avvicina.

Grazie Laura per il tuo tempo! Complimenti per tutto!
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