LeUltimeParoleFamose: Quando un “Glitch” diventa una nuova strada da percorrere

Con il suo linguaggio diretto e imprevedibile, LeUltimeParoleFamose, progetto musicale della cantautrice romana Valentina Lattanzi, ha saputo conquistare l’attenzione di un pubblico sempre più vasto. Tra cantautorato e urban sound, mescolando spoken word e hip-hop, Valentina ci parla di temi attuali con una profondità emozionale che non lascia indifferenti. Con il nuovo singolo “Glitch“, ci invita a riflettere sull’imprevisto e su come affrontare i “guasti” della vita, accettando il caos e trovando nuove direzioni. In attesa del suo primo EP, scopriamo di più su questa artista e su ciò che la ispira.

a cura di Antonio Capua


Benvenuta Valentina, con LeUltimeParoleFamose hai sviluppato un linguaggio molto personale. Cosa significa per te usare parole dirette, ma al tempo stesso profonde, nelle tue canzoni?
Grazie a voi per avermi invitata.
Per me le parole sono molto importanti, vorrei che chi ascoltasse la mia musica possa riconoscersi nei testi, sentirli vicini alla propria vita. Credo che la forza di una canzone stia proprio in questo: dire tanto con poco, senza bisogno di giri di parole, lasciare sempre spazio di riflessione ma soprattutto di interpretazione cosicché le canzoni possano essere di tutti.

Il tuo nuovo singolo, “Glitch”, parla di accettare gli imprevisti della vita. Come è nata l’idea di raccontare questa “rottura del sistema”? C’è un episodio personale che ti ha ispirata?
Diciamo che la mia vita quotidiana è piena di imprevisti, e non a caso il mio nome d’arte, LeUltimeParoleFamose, gioca proprio su questo.
Scrivere questa canzone è stato uno sfogo: ho iniziato a fare pace con ciò che non posso controllare, con l’imperfezione e con l’idea che l’errore, in fondo, non esista davvero. Spesso è un’occasione di crescita, altre volte un’opportunità nascosta capace di aprire porte che non avremmo mai considerato e che, alla fine, si rivelano le più giuste per noi.

Nel tuo percorso, hai collaborato con artisti come Zibba e Dunbo. Quanto queste collaborazioni hanno influenzato la tua musica?
Ogni collaborazione lascia sempre un segno. Con Zibba, che è anche il mio produttore, ho subito trovato un’intesa sia musicale che umana. La sua influenza è stata decisiva: mi ha offerto la libertà artistica e il tempo necessario per crescere come cantautrice.

Per me, Zibba è un grande insegnante sotto molti aspetti; mi ha aiutata a sbloccarmi nella scrittura e a trovare la mia cifra stilistica. Cantare insieme “COME RESTARE” è stato un momento fondamentale, non solo per la mia carriera, ma anche per il mio percorso personale, ha significato tanto è un ricordo che porterò sempre nel cuore.

Con Dunbo, invece, ho avuto il piacere di collaborare e di scrivere insieme per la canzone “NsN” (che sta per Niente salva, niente). La sua presenza ha aggiunto una dimensione rap al brano, che si è armonizzata perfettamente con le radici soul e RnB della mia musica. Abbiamo unito i nostri due mondi sonori partendo dallo stile urban che ci accomuna, lasciando che il flow ritmico di Dunbo arricchisse le mie melodie soul e viceversa. Questo contrasto dinamico è stato estremamente stimolante e m ha dimostrato come due universi musicali possano fondersi in maniera così naturale da sorprenderti. È stata proprio una bella esperienza.

“Glitch” ha un sound che richiama i giochi arcade e le consolle. Quanto il mondo digitale e la tecnologia influenzano il tuo processo creativo?
Il mio processo creativo, la maggior parte delle volte incomincia da pianoforte e voce, poi quando trovo delle melodie o accordi che mi piacciono inizio a lavorarci su Logic Pro, altre volte invece, parto direttamente da un loop e ci costruisco sopra delle idee, quindi dipende, non c’è una regola fissa, però ecco, la tecnologia è fondamentale nel mio processo creativo. Perché per quanto io possa creare musica sul digitale in maniera ludica (perché al momento non ho ancora abbastanza competenze per definirmi una producer, non sono una professionista), Il digitale mi consente comunque di esplorare idee in modo spontaneo e senza limiti, posso sperimentare liberamente con suoni, sample e strumenti virtuali che altrimenti sarebbero difficili da ottenere nella vita vera, dando poi così a ogni progetto, degli spunti sonori nuovi.

In “Glitch” con Zibba volevamo richiamare quel feeling nostalgico dei giochi arcade, sonoramente parlando è un mix di passato e futuro, abbiamo giocato con il nome della canzone, Glitch, che significa: errore del sistema in ambito informatico. Mentre lavorava alla produzione Zibba ha avuto la brillante idea di inserire dei suoni che ricordavano dei Glitch, degli errori, con una finalità ritmica e anche di sound design, ed è stato interessante realizzare che la tecnologia può trasformarsi anche in un mezzo di espressione artistica.

Nel tuo progetto musicale si percepisce una forte connessione con la tua vita e il tuo percorso personale. Quanto è importante per te raccontare la tua verità attraverso la musica?
Per me la musica è prima di tutto un mezzo di espressione autentico. Quindi non avere sovrastrutture e raccontare la verità è fondamentale, perché solo così si riesce a creare una connessione reale con chi ascolta. Ogni canzone nasce da qualcosa che ho vissuto o sentito così profondamente che poi inizia ad appartenermi e provare a trasformare quello che sento in musica mi aiuta a percepirmi, per me, scrivere è terapeutico.

Credo che quando un artista non ha maschere, chi ascolta lo percepisce e può ritrovarsi nelle sue parole e se non c’è questo, non c’è vero scambio e quindi la musica diventa solo intrattenimento, non fa riflettere, non apre finestre che ti portano in altri mondi ed è un peccato.

Hai esplorato diversi generi musicali, dall’hip-hop al cantautorato. Come riesci a fondere questi stili e creare una tua identità musicale unica?
In realtà, seguo molto il mio istinto. Le influenze che porto nella mia musica sono quelle che ho sempre amato: i miei primi ascolti arrivano dalla black music e dal mondo della Motown, il cantautorato italiano, poi ho scoperto il jazz, l’elettronica, il trip hop,

il lo-fi, l’hip-hop, il nu soul. Ho provato a unire i puntini di un disegno che non vedevo, ma che sentivo. Ho ascoltato tanta musica per capire cosa davvero mi apparteneva e, a poco a poco, ho continuato a connettere le influenze e i sottogeneri che più mi affascinavano. così a un certo punto mi sono detta: “Dai, perché non provare a mischiare tutto questo e provare a farlo in italiano?” Magari può venire fuori qualcosa di bello oppure un pasticcio inascoltabile. Alla fine, il risultato è strano al punto giusto, tipo quando segui una ricetta a occhio e, contro ogni aspettativa, nessuno si intossica.

Il tuo primo EP uscirà presto. Puoi darci qualche anticipazione sui temi che tratterai e su come sarà il sound?
Sì, l’EP uscirà l’11 aprile, lo presenterò in full band giovedì 10
, se quel giorno siete nei dintorni ci vediamo al Bachelite cLab di Milano, con ingresso libero. Una delle novità è che nell’EP hanno suonato anche i miei amici, la mia band, rendendo il tutto ancora più speciale. Il sound sarà più acustico rispetto ai miei singoli precedenti, con l’aggiunta di strumenti come la tromba, ma senza abbandonare del tutto l’elettronica, che resta una parte importante della mia identità musicale.

L’EP riflette il lungo percorso fatto con Zibba nell’ultimo anno, è un lavoro sicuramente più maturo sia a livello sonoro che emotivo. Posso dire di averci messo dentro tutta me stessa, senza censura, quindi avrà sicuramente un’anima introspettiva.

Grazie per il tempo che ci hai dedicato ed un grosso in bocca al lupo per il lancio del tuo EP.
Continua a seguirci su Che! Intervista e tienici aggiornati.

Per saperne di più visita
Instagram | Facebook | linktr.ee

Richiedi un’intervista esclusiva!

Copy link