Licia Missori, pianista e compositrice italiana: “Alternative Dimensions”

Licia Missori è una pianista e compositrice italiana di straordinario talento, con una solida formazione classica e un’eclettica carriera musicale. Ha suonato in tutto il mondo, collaborando con artisti internazionali della scena rock e metal, tra cui Belladonna, Spiral69, Steve Hewitt (Placebo) e il progetto symphonic metal Haggard. Oltre alle esibizioni dal vivo, Missori ha composto musica per teatro, TV e film muti, oltre a lavorare come compositrice per videogiochi. Autrice di cinque album per pianoforte, un libro di poesie e diversi riarrangiamenti di celebri brani rock, Licia Missori continua a sperimentare e a esplorare nuove frontiere musicali.

Benvenuta Licia, la tua formazione classica ha gettato le basi per una carriera incredibilmente variegata. Come hai trovato un equilibrio tra il mondo della musica classica e quello del rock internazionale, collaborando con artisti di generi così diversi?
Grazie! La musica classica ha avuto l’immenso merito di farmi immergere da subito profondamente e seriamente nella Musica, che fin dalla tenera età è stata il focus e l’ispirazione della mia vita. Ma ho sempre ascoltato (e suonato) di tutto, senza alcuna preclusione di genere, e il rock è certamente uno dei generi musicali che amo di più.

Hai accumulato centinaia di concerti in diciannove paesi, sia come solista che con altri artisti. Quali sono state le esperienze di tournée più memorabili e come hanno influenzato il tuo approccio alla performance dal vivo?
Nel frattempo sono stata in Cina, e i paesi sono diventati venti! Quest’ultimo tour (in Cina appunto) è stato particolarmente intenso, perché mi ha permesso di percepire – anche se per pochissimi giorni, e senza poter vedere quasi niente – una cultura completamente diversa da quella Occidentale. La cosa straordinaria è che la musica permette di comunicare oltre ogni barriera linguistica, culturale e geografica. Suonare in paesi lontani ha rafforzato ancora di più il mio amore per la performance.

Il progetto symphonic metal Haggard, di cui fai parte dal 2020, fonde elementi di musica classica e metal. Cosa ti ha attratto di questo genere e come ti approcci alla composizione in un contesto così particolare?
Amo le mescolanze di elementi apparentemente lontani, quando sono fatte con grande gusto artistico e non come mere operazioni commerciali. Gli Haggard hanno creato un genere musicale proprio, che per comodità si può anche far rientrare nel termine-ombrello “symphonic metal”, ma è un tipo di musica unico che andrebbe di fatto chiamato “genere Haggard” perché sono gli unici a farlo. In questo progetto il principale compositore è Asis Nasseri, leader della band. Ma all’interno della formazione ho avuto modo di conoscere il violinista ceco Tomáš Štěpánek, con cui è nata una grande amicizia e una forte affinità artistica. Dal gennaio 2024 abbiamo cominciato a collaborare. Abbiamo tenuto insieme sei concerti in Repubblica Ceca e stiamo creando musica oltre qualsiasi confine di genere. Speriamo di farvela ascoltare presto!

La tua carriera non si limita solo ai concerti, ma comprende anche lavori per il teatro, programmi TV e film muti. Come cambia il tuo processo creativo quando componi per il teatro o il cinema rispetto alla musica da concerto?
Comporre per un medium significa innanzitutto valorizzarlo, donargli profondità emotiva e arricchirlo di significato. La musica è, di fatto, al servizio di qualcos’altro: ma questa circostanza può offrire stimoli artistici davvero interessanti. Uno dei miei brani più particolari, “La caduta della casa Usher”, è costituito dai temi che ho composto per la sonorizzazione dal vivo dell’omonimo film muto del 1928 diretto da Jean Epstein.

Hai avuto l’opportunità di collaborare con grandi artisti, come Giancarlo Giannini. Com’è stato lavorare con lui in contesti teatrali e quanto queste esperienze hanno arricchito la tua carriera musicale?
È stata un’esperienza straordinaria, sia perché ho lavorato al fianco di un attore fondamentale nella storia del cinema, sia perché lo spettacolo era dedicato al grande Massimo Troisi e così ho avuto modo di conoscere meglio (e inevitabilmente amare) anche lui.

Oltre al tuo lavoro per la scena musicale, sei una compositrice affermata nel mondo dei videogiochi, collaborando con aziende importanti come Google e Discovery Plus. In che modo la composizione per videogiochi differisce da quella per altri media, e quali sfide creative hai affrontato?
Comporre per i videogiochi significa creare musica che andrà a fondersi con le azioni del giocatore. È quindi una situazione molto diversa da quella del film, in cui la musica si lega inscindibilmente alle immagini. Per ogni partita giocata, la musica del video game cambierà (tanto o poco) a seconda di cosa farà il giocatore. Tutto ciò mi ha appassionato molto, e ho voluto studiarlo a fondo. Dopo un bel lavoro di ricerca quest’anno ho pubblicato, per Edizioni Dedalo, il primo libro in Italia sull’argomento! Vi invito a leggerlo, si chiama “Musica per videogiochi” e lo trovate in tutte le librerie, anche su Amazon.

Il tuo ultimo album, Alternative Dimensions, include riarrangiamenti di brani famosi di artisti come Depeche Mode, Radiohead e David Bowie. Cosa ti ispira nella scelta dei brani da riarrangiare e come riesci a mantenere la loro essenza mentre li trasformi in composizioni pianistiche?
Per la scelta dei brani ritengo fondamentali due fattori. Il primo è che devo amare alla follia il brano; il secondo è che il mio arrangiamento al pianoforte deve non solo rendere giustizia all’originale, ma dargli una nuova esistenza, indipendente e artisticamente sincera. Ho chiamato l’album “Alternative Dimensions” proprio perché il mio intento era traslare questi brani in una dimensione alternativa, osservandoli (e permettendo di osservarli) da un altro punto di vista.

Hai pubblicato cinque album di composizioni originali per pianoforte e un libro di poesie. In che modo la scrittura poetica si intreccia con il tuo processo compositivo, e come queste due forme d’arte si alimentano a vicenda nella tua creatività?
Ogni forma di creatività è per me un potente strumento di autoterapia e autoconoscenza, un modo straordinario per “sentire” me stessa. L’arte sa cose di noi che noi non sappiamo affatto. Quando la si lascia scorrere direttamente dall’inconscio, è come un fiume che ci trasporta in un nuovo luogo della nostra anima, permettendoci di esplorarlo. La musica è il mio linguaggio primario, ma in alcuni momenti la poesia mi ha dato un aiuto profondo e spesso complementare. Il mio libro di poesie, “Dolce notte tossica”, è complementare al mio album “Amore e Morte”. Sono davvero l’uno il complemento dell’altro, tanto che chi li ha fruiti entrambi ha avuto un’esperienza molto più intensa e catartica rispetto a chi ha soltanto ascoltato l’album, o soltanto letto il libro.

Sei laureata con lode in Musica e Spettacolo e hai conseguito due Master presso il Conservatorio di Santa Cecilia. Quanto ha influito il tuo percorso accademico sulla tua carriera e sulla tua capacità di spaziare tra così tanti generi musicali?
Amo studiare la musica e guardarla da tutti i punti di vista, soprattutto in relazione alla psiche, alla società e alla cultura. Il mio percorso di studi mi ha permesso di aprire la mente, e di conoscere modi diversi di intendere la musica: nelle varie epoche, nelle varie culture, alle varie latitudini geografiche. Questo universo sconfinato di suoni e significati è virtualmente impossibile da conoscere per intero: per questo avrò sempre nuova musica da studiare, e la vita sarà sempre interessante.

Guardando al futuro, quali sono i tuoi prossimi progetti? Hai in mente nuove composizioni o collaborazioni che ti entusiasmano particolarmente e che vorresti condividere con i tuoi fan?
Questo 2024 è un anno seminale per molti miei progetti creativi, che al momento non so ancora dove mi porteranno perché sono appena nati, ma mi danno molto entusiasmo. Oltre alla già citata collaborazione con Tomáš Štěpánek, ho fondato un gruppo di musica greca – gli Aerikón – insieme ai fantastici musicisti Ioanna Dimitrakaki e Daniele Ercoli; ho dato vita allo show Afro Divas insieme alla straordinaria cantante Alessandra Procacci, ripercorrendo i brani più iconici delle più grandi interpreti afroamericane; ho creato arrangiamenti orchestrali per Musica del Vivo, associazione che si propone di abbattere le barriere tra i giovani e la musica classica grazie a concerti fuori dagli schemi… e molte altre esperienze che arricchiscono la mia vita, e spero anche quella del pubblico e degli altri artisti coinvolti.

Grazie Licia per la splendida intervista e complimenti davvero per la tua carriera artistica e professionale.
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Foto di Max Pagano

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