Lilla Anagni, nata a Messina e oggi residente a Ragusa, è una scrittrice, insegnante e blogger appassionata di storia e letteratura. Con una laurea in Lettere Moderne e una tesi dedicata all’attività politica di Caterina Benincasa, Lilla ha sempre mostrato un profondo interesse per il ruolo delle donne nella storia. Oltre a insegnare Italiano e Latino al Liceo Scientifico, ha pubblicato diversi racconti e saggi, tra cui “Il coraggio di ricominciare”, che affronta il tema della violenza di genere. Fondatrice del blog “Lilla tra i libri”, è impegnata nella diffusione della lettura e nell’attivismo civico. In questa intervista esploriamo il suo percorso, le sue passioni e le sfide che affronta nel mondo della scrittura.

Lilla, la tua formazione e il tuo lavoro si concentrano molto sul ruolo delle donne nella storia. Cosa ti ha spinto a dedicare la tua tesi di laurea all’attività politica di Caterina Benincasa?
Ho chiesto al mio relatore (il compianto Prof. Francesco Natale, Maestro di storia, ma anche di umiltà e generosità) di potere studiare e scrivere sulle donne, ritenendo che il torto subito per secoli dovesse essere riparato. Forte delle letture degli anni universitari, avevo scoperto un universo femminile ignorato dalla Grande Storia, così come dalla letteratura. Per incontrare un’autrice bisogna aspettare il Cinquecento, con Gaspara Stampa e Vittoria Colonna, Autrici minori, senza dubbio, e trascurate dai docenti sia nel loro insegnamento che nelle prove d’esame.

Nella letteratura latina non compare nessuna donna/autrice, contrariamente a quella greca dove spicca Saffo che si erge in tutta la sua grandezza al pari dei suoi colleghi poeti.

Eppure, il contributo dato dalle donne alla storia non può essere più ignorato, né negato. Non è certo un caso che qualche mese fa è stato pubblicato un saggio su Maria de Champagne che, secondo l’autrice, una storica del Medio Evo, fu la vera ispiratrice dell’amore cortese.

La scelta di approfondire la figura di Santa Caterina da Siena e del suo ruolo politico mi venne suggerita dal relatore come omaggio al suo maestro, il prof. Eugenio Dupré Theseider, curatore dell’epistolario di Caterina. Ho quindi accettato di buon grado di studiare una figura femminile la cui conoscenza è spesso limitata alla sua santità ed ho considerato un privilegio potere, con i miei studi, rendere omaggio al grande Dupré Theseider. 

Insegni Italiano e Latino al Liceo Scientifico di Ragusa. Come riesci a trasmettere la tua passione per la lettura e la scrittura ai tuoi studenti?
Non è difficile. Anzi, è più facile di quanto si possa credere. Quando, conversando in classe con le mie studentesse e i miei studenti, di letteratura o di storia, racconto loro personaggi di romanzi o saggi, vedo i loro occhi brillare, prendere appunti, chiedere notizie sull’autore o l’autrice. La letteratura, ritengo questo il mio privilegio di insegnante, è la leva in grado di suscitare emozioni, di toccare profondamente gli animi e le menti di ragazze e ragazzi, talora (fortunatamente non sempre) prigionieri degli smartphone.

Insegnando in un liceo, poi, mi ritrovo con giovani che vivono in contesti in cui la lettura non è estranea. Spesso mi sottopongono i loro romanzi preferiti chiedendomi un parere. Considero un dono, poi, essere contattata da studentesse e studenti a distanza di qualche anno dalla maturità che mi raccontano di avere letto un romanzo di cui avevo loro parlato e condividendomi le loro emozioni.

Nel tuo racconto “Il coraggio di ricominciare” affronti il tema della violenza di genere. Cosa ti ha ispirato a scrivere su un tema così delicato e importante?
Purtroppo, la violenza di genere è divenuta, soprattutto negli ultimi anni, un’emergenza apparentemente impossibile da affrontare e risolvere definitivamente. Quotidianamente leggiamo di donne, anche giovanissime, uccise per mano di uomini che hanno amato, ai quali chiedevano di essere amate. Pensa che nel 2023 i femminicidi sono stati 43, nell’anno ancora in corso 25: tanti, ma anche uno solo sarebbe già troppo.

Questi delitti, tuttavia, sono solo la punta dell’iceberg, rappresentano l’ultimo atto di una violenza che si perpetua per anni, durante i quali la donna subisce abusi, fisici e morali. Ne “Il coraggio di ricominciare”, infatti, racconto questo tipo di violenza a cui, per fortuna, la protagonista riesce a sottrarsi, ma con fatica e subendo ulteriori umiliazioni perché, come accade alle donne che subiscono violenza sessuale, viene ritenuta responsabile degli atti subiti.

Hai fondato il blog “Lilla tra i libri” e sei descritta come una “lettrice patologica”. Come è nata l’idea del blog e cosa significa per te questa definizione?
Durante gli anni universitari a Messina, la mia città natale, ed anche successivamente, ho svolto l’attività di giornalista in una radio indipendente che pubblicava anche un mensile. Oltre ad occuparmi di cronaca, curavo una trasmissione in cui parlavo di libri. Si trattava di una rubrica molto seguita, come ho avuto modo di appurare quando, essendomi trasferita a Modica per insegnare, venivo contattata da quanti sentivano la mancanza della trasmissione. Quell’esperienza mi ha fatto scoprire l’importanza della “socializzazione della lettura”, ovvero mi ha insegnato e regalato la possibilità di condividerne le emozioni.

Il blog è nato dopo le sollecitazioni di alcuni amici che leggevano le mie riflessioni letterarie sui social e rappresenta il mio “cantuccio” dove raccontare liberamente il bello che trovo nei libri. Infatti, scrivo soltanto dei libri che mi piacciono, evitando di criticare quelli che non incontrano il mio favore.

Per quanto riguarda la definizione di “lettrice patologica” l’accetto con enorme piacere, come riconoscimento di una passione che non sopporto mi venga sottratta. Soffro enormemente, infatti, quando mi viene impedito di dedicare almeno un’ora alla lettura. Soprattutto quando mi trovo tra le mani un testo (come in questo momento “L’arte della gioia” di Goliarda Sapienza) capace di rapirmi totalmente.

Il tuo passato da giornalista pubblicista. Come ha influenzato il tuo percorso nella scrittura creativa e nel mondo della letteratura?
Come ti dicevo, ho svolto la mia attività in una radio privata, scrivendo soprattutto di cronaca, sia bianca (politica) che nera. Naturalmente, questo tipo di scrittura ha poche affinità con la scrittura creativa che viene alimentata dalla mia “dimensione immaginifica”, capace di manifestarsi soprattutto nei sogni. Anni fa, un caro collega, purtroppo mancato prematuramente, appassionato di psicanalisi mi chiedeva di raccontargli i miei sogni e, dopo averli ascoltati, mi sollecitava a scrivere. La letteratura, invece, è sempre stata la mia compagna fedele, fin dagli anni della prima giovinezza: un rapporto intenso, lungo, appassionato, capace di alimentarsi senza soluzione di continuità, iniziato più o meno, quando avevo sei anni quando mi venne regalato “Alice nel paese delle Meraviglie”.

Posso dire che “Alice” ha segnato la mia vita, non solo quella di lettrice.

Il tuo impegno politico ti vede attiva in un movimento civico. Come riesci a conciliare l’attivismo politico con la scrittura e l’insegnamento?
Come dico sempre ai miei studenti, facendo mia la lezione del mio amato Cicerone e non solo: l’individuo si realizza pienamente come soggetto etico nella vita pubblica. Non possiamo ritirarci in una torre d’avorio e vivere nell’autoreferenzialità. Siamo cittadini di un mondo che dobbiamo comprendere a fondo. Per questo motivo bisogna conoscere, attraverso lo studio del passato, anche attraverso la letteratura, ma anche avendo cognizione del presente.

Proprio in questi giorni nella mia quarta classe sto trattando Machiavelli. Assieme ai miei studenti stiamo leggendo e commentando alcune pagine de “Il principe” scoprendo (per me, ogni volta, è un’amara conferma) l’attualità dell’analisi svolta dal segretario fiorentino. 

Nel 2016 hai vinto il terzo posto al concorso “Improvvisa… mente” con il “Racconto di Natale”. Cosa rappresentano per te i concorsi di scrittura e come li vivi?
“Improvvisa … mente” è stato il mio primo concorso letterario. Si è trattato di un’esperienza particolare, in quanto era stato pensato come un’estemporanea di scrittura a cui ho partecipato con tanta curiosità e altrettanti timori. Si è trattato di un momento importante, non solo per il risultato raggiunto. È stato un modo per mettersi in gioco, per venire fuori dall’autoreferenzialità. Un processo, almeno per me, tutt’altro che facile. Considero i concorsi (i pochi a cui ho partecipo, considerate l’enormità delle proposte) un’opportunità di confronto, un modo per mettersi in gioco che è sempre importante.

La diffusione della lettura è una missione che persegui da anni. Quali sono i tuoi consigli per rendere la lettura più accessibile e coinvolgente, soprattutto per i giovani?
Ritengo che lettori si diventi, ma bisogna iniziare a subito. Tocca quindi ai genitori far familiarizzare con la lettura fin dalla più tenera età. Regalare libri, preferendo i libri alla tv o alle tecnologie… (Ahimè, spesso nei locali pubblici vedo bimbi piccolissimi intrattenuti dagli smartphone, mentre i genitori conversano con gli amici).

Il resto verrà da sé, anche grazie alla scuola, ma non solo…

A scuola, ho organizzato spesso dei momenti di lettura e di condivisone con protagonisti i ragazzi, chiamati a parlare dei “loro libri del cuore” e leggendone alcune pagine ai compagni. Ti assicuro che la profondità delle loro letture è veramente sorprendente, non solo per noi docenti.

Il tuo lavoro accademico su Rosario Gregorio esplora la storia siciliana medievale. Come è stato immergersi in questo periodo storico e cosa ti ha colpito di più nel tuo studio?
Avvicinarmi a Rosario Gregorio ha significato innanzitutto scoprire l’Illuminismo siciliano, ignorato dai manuali di storia, sebbene vanti intellettuali capaci di competere con quello lombardo che impera sui testi scolastici. Gregorio, ad esempio, è il Muratori siciliano. Grazie a lui, infatti, è stato possibile riportare alla luce le cronache medievali che hanno consentito di scrivere la storia della Sicilia, come ad esempio la pagina del Vespro, per secoli (prima che Gregorio pubblicasse la cronaca “Lu rebellamento di Sichilia) come un moto spontaneo di popolo. Mentre, in realtà si sarebbe trattato della cospirazione del baronaggio siciliano.

Aggiungo poi, brevemente, che approfondire l’Illuminismo siciliano mi ha permesso di scoprire l’esistenza di donne, protagonistiche di studi scientifici, invitate nelle accademie europee a riferire in merito alle loro scoperte.

Cosa ti ispira maggiormente quando scrivi e quali temi senti di voler esplorare di più nelle tue opere future?
Domanda difficilissima. Forse la più difficile.
Sono una “passionaria”, come qualcuno mi fa notare, criticando benevolmente il mio agire d’impeto, il mio lasciarmi trasportare dalle emozioni. Penso che questa mia dimensione (che ve lo dico per rassicurarvi, nella mia vita quotidiana riesco generalmente a razionalizzare) mi guidi nella scrittura, nella scelta di temi che mi vengono incontro con forza. Sono loro, insomma, a scegliere me. Non il contrario. Se ti facessi leggere qualche mio racconto potresti confermarlo.

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