Già dal suo libro d’esordio, “Neoliberismo e manipolazione di massa. Storia di una bocconiana redenta” (2017), riceve l’apprezzamento dei lettori e dei media per l’approccio critico e interdisciplinare ai temi d’attualità. Tra i suoi libri di maggior successo “Il Grande Reset “(2020), pubblicato nei primi mesi della pandemia da Covid-19. Con quest’ultima opera, edita sotto forma di diario, ripercorre l’intero periodo pandemico, con particolare attenzione alle dinamiche psicologiche innescate tra la popolazione e gli effetti postumi sui disturbi mentali. Attualmente sta conseguendo la sua seconda laurea in Psicologia e l’abilitazione alla professione.
Intervista a cura di Noemi Aloisi
Benvenuta su Che! Intervista, Ilaria. Sei laureata in Economia della Pubblica Amministrazione alla Bocconi, tuttavia dopo aver lavorato per anni, decidi di cambiare rotta. Vuoi raccontarci come mai hai preso questa decisione?
Dopo la laurea a Milano mi sono trasferita a Roma ed ho lavorato per diversi anni in una grande società a partecipazione pubblica. Qui sono venuta a contatto per la prima volta con fenomeni di clientelismo, favoritismo, mancanza di trasparenza e di riconoscimento del merito. Tutto ciò era incompatibile con la mia indole e con il mio desiderio di crescita personale, prima ancora che professionale ed ha aperto in me una profonda riflessione e analisi sociale. Così ho deciso di lasciare il famoso posto fisso e seguire la mia strada.
In molti ti conoscono come la “bocconiana redenta”, da che deriva questo pseudonimo?
È una figura retorica, un’etichetta che ho ideato da subito, un pò per scherzo, in modo ironico, ma che ben sintetizzava il mio cammino in corso: un discostamento dal pensiero conformista e dottrinale che ci viene impartito negli studi ed un riavvicinamento più autentico allo spirito cristiano. Si è rivelata efficace, ha destato molte reazioni e interesse.
Nel 2017 pubblichi il tuo primo libro,“Neoliberismo e manipolazione di massa. Storia di una bocconiana redenta” ed è subito un successo. Ti aspettavi questo riscontro positivo?
Sinceramente no. Pubblicarlo è stato come un gioco, è un libro che avevo iniziato nell’ultimo periodo di lavoro, scritto principalmente per me, per riorganizzare anche a livello epistemologico tutti i vissuti, le riflessioni e le conclusioni cui ero approdata in questa fase di transizione e cambiamento. Quando, con l’aiuto di mio marito, l’ho caricato sulla piattaforma Kindle, come pubblicazione indipendente, non avevo alcuna aspettativa, ero felice di aver dato forma al mio processo di rinnovamento intellettuale e interiore. Invece è stato da subito un successo, dopo due mesi ho ricevuto un invito in TV, cui ne sono seguiti numerosi altri. Tutt’oggi, a distanza di otto anni, è ancora uno dei saggi più venduti nella sua categoria.
Al primo libro ne seguono altri cinque, la scrittura era una passione che già coltivavi?
Da bambina ero una lettrice insaziabile, leggevo di tutto, qualsiasi cosa avessi a disposizione, persino le istruzioni degli elettrodomestici. Mi ricordo che ero felice di stare a casa ammalata per potermi dedicare a pieno alla lettura dei grandi classici: durante una breve influenza, in seconda media, lessi per intero “I miserabili”, opera massima di Victor Hugo. Ho sempre nutrito un’ammirazione spassionata per gli scrittori e nel mio intimo sognavo di diventarlo, ma mi sembrava qualcosa di utopistico, lontano dalla realtà. Dopo gli studi economici ho cominciato ad interessarmi ai temi di attualità e di politica ed a scrivere per hobby su varie testate giornalistiche. Da lì il seme della scrittura è iniziato a germogliare.
Nel 2020 pubblichi il tuo il bestseller, “Il Grande Reset. Dalla pandemia alla nuova normalità”, come hai vissuto personalmente quel periodo oscuro?
In generale mi ritengo una persona piuttosto salutista, dedico molta cura all’equilibrio psico-fisico ed al sistema immunitario ad esso connesso, per cui ho cercato di rimanere serena e di sottrarmi all’isteria collettiva che si era impossessata di gran parte della popolazione. Molti dei provvedimenti adottati si sono rivelati ex post inefficaci e infondati, facendo leva più sul paternalismo autoritario che sulla Scienza. Scrivere quel libro per me ha avuto una funzione catartica e di consapevolezza di quanto stava accadendo, sia a livello politico che macroeconomico.
Hai da poco presentato il tuo nuovo libro, “Covid-19. Diario di un’ipnosi di massa”, come mai hai scelto di continuare a trattare questa tematica?
“Il Grande Reset” ha aiutato molta gente a comprendere il progetto di resettare l’economia e velocizzare la Quarta Rivoluzione Industriale, basata sull’iperdigitalizzazione e sull’intelligenza artificiale. Con quest’ultimo libro invece ho voluto porre l’accento sulle dinamiche psicologiche che si sono innescate durante il periodo pandemico e che hanno portato a comportamenti poco ragionevoli e per certi versi disumani. Non a caso la prefazione e la postfazione sono state scritte da due psicologhe psicoterapeute, con la testimonianza clinica dell’aumento dei disturbi psichici riscontrati dopo la pandemia, in particolare tra i giovani.
Attualmente sei iscritta alla facoltà di Psicologia, da che deriva questa decisione e quali sono i tuoi obiettivi?
Da tempo coltivo una passione per la psicoanalisi, chiave di lettura presente in tutti i miei libri. Durante la pandemia l’interesse per gli aspetti psichici si è accresciuto e così ho deciso di iscrivermi. Sono a due esami dalla laurea e vicina all’abilitazione professionale, non so ancora se mi dedicherò all’attività di psicologa, di sicuro arricchisce la mia formazione. Come sempre seguo le orme della passione: conducono sempre dove realmente desideriamo.
Hai già in mente altre pubblicazioni? Eventualmente quali tematiche vorresti affrontare?
Al momento sto scrivendo un libro a quattro mani insieme ad un collega sulla realizzazione di un modello socio-economico alternativo al liberismo e al marxismo. Un argomento complesso ma anche molto affascinante.
Sei nata a Rieti, hai studiato a Milano e vivi tra Genova e Roma. Cosa ti ha portato a stabilizzarti in queste due città?
Milano è una città che ho amato, ha rappresentato per me la conquista della libertà e dell’indipendenza. Lasciarla per trasferirmi a Roma è stato un pò la naturale conseguenza delle mie origini reatine, il riavvicinarsi a casa ed alla famiglia. Nella capitale ho trascorso venti anni di odi et amo, da una parte l’eterna Grande Bellezza, che per me non ha eguali al mondo, dall’altra le distanze enormi, il caos e tutte le problematiche che affliggono oggi Roma. Genova è la città di mio marito e rappresenta il coronamento di un sogno: vivere finalmente a stretto contatto col mare, per me che sono cresciuta circondata dalle montagne.
Al momento sei concentrata su qualche nuovo progetto in particolare che ci vuoi anticipare?
Dopo quest’ultimo libro vorrei virare il mio impegno su un altro versante letterario, la poesia. La saggistica mi ha permesso di analizzare e approfondire temi sociali, politici ed economici di grande attualità attraverso il pensiero critico e l’approccio interdisciplinare, smascherando molti inganni, ma è stato anche un grande sforzo di studio, documentazione e rigore. Ora voglio dar spazio alla mia parte più intimistica e profonda, senza però perdere di vista l’impegno sociale. Per adesso è solo un’idea, sono neofita in materia, ma sono certa che il mare saprà darmi la giusta ispirazione.
Grazie per il tuo tempo Ilaria! Complimenti per la tua carriera e per il tuo lavoro!
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