Luca Di Stefano, giovane talento della musica italiana, con il suo album d’esordio “19”, uscito il 24 gennaio 2025 per Musca Lavica Records. Il disco, anticipato dal singolo “How Stupid I Am“, racconta esperienze personali, delusioni e una ricerca di autenticità che risuona profondamente con il pubblico. In questa intervista, Luca ci parla del suo percorso artistico, delle influenze musicali e delle emozioni che hanno dato vita a questo progetto.
a cura di Salvatore Cucinotta
Benvenuto su Che! Intervista, Luca! Il 24 gennaio è uscito il tuo primo album “19”. Che emozione provi nel presentarlo al pubblico?
Molto difficile riassumere le emozioni che provo in una sola. È un misto tra gioia e paura: la gioia di veder nascere finalmente una mia creatura, che ho aspettato per tanto tempo e che finalmente ha preso vita; la paura, sana di chi tiene al proprio lavoro, di come il pubblico reagirà alle mie emozioni espresse in musica, espresse in tutto 19.
“How Stupid I Am” è il singolo che anticipa l’album. È un brano che parla di delusioni e amicizie tossiche. Quanto di autobiografico c’è in questa canzone?
Direi tanto, troppo. How stupid I am incarna ciò che 19 vuol fare: dar voce a tutte quelle emozioni represse che ci teniamo dentro per tanto tempo, dovute a fatti che non trovano soluzioni dentro noi stessi. Questo brano oltre ad essere un la critica nei confronti di chi si professa amico ma in realtà ama solo far parlare bene di sé, è anche un autocritica e presa di coscienza: diamo troppa importanza al giudizio degli altri.
Il tuo album affronta temi profondi come il valore dell’amicizia, la ricerca di autenticità e l’impatto delle aspettative sociali. Qual è il messaggio più importante che vuoi trasmettere con “19”?
Credo che 19 abbia al suo interno una moltitudine di messaggi, dall’augurio di vivere un vero amore, al far sfogo alle proprie emozioni. Qui però possiamo riassumere che 19 è un suggerimento, un auspicio, nel cercare e trovare se stessi, trovare la propria strada.
Hai dichiarato che il numero 19 ha per te un significato speciale. Puoi raccontarci di più su questo legame personale con il titolo dell’album?
Il 19 è un numero che mi segue da una vita, sin dalla mia data di nascita. Lo vedo un po’ da per tutto, è un segnala che mi indica la strada o che mi conferma che la strada è quella giusta, è quella persona che mi rincuora quando credo che tutto andrà male.
Musicalmente, il disco esplora mood diversi ma con un’identità sonora ben definita. Quali sono state le principali influenze musicali che hanno ispirato la tua scrittura e produzione?
Ho sempre risposto a questa domanda con un modo di dire “noi siamo quello che mangiamo” e la stessa cosa vale per ,me nella musica. Ho sempre ascoltato vari generi che vanno dalla musica classica al folklore, dal jazz al metal. Diciamo che sono un pò un misto tra tutti i vari generi musicali perché ognuno di loro mi ha influenzato a modo suo.
Il videoclip di “How Stupid I Am”, diretto da Samir Kharrat, utilizza luci e ombre per raccontare la lotta interiore. Quanto è importante per te il linguaggio visivo nella tua musica?
Dove la musica non riesce a spiegare gli occhi possono capire. Samir è riuscito a mettere in video una mi idea di voler rappresentare la mia testa, il mio caos interiore e lo ringrazio e per l’impegno e la dedizione che ha avuto.
Il tuo percorso è stato segnato da esperienze internazionali, come la partecipazione ad America’s Got Talent. Quanto ha influito questa avventura sulla tua crescita artistica?
Direi molto, anzi tanto. Ha avuto un impatto dapprima negativo, per via del covid che non mi ha permesso di continuare AGT, ma con il passare del tempo ho visto solo lati positivi. Mi ha aiutato a credere di più in me stesso, a capire che questa strada poteva essere percorsa anche da me.
In un mondo musicale sempre più competitivo, qual è stata la sfida più grande che hai affrontato nella realizzazione di questo album?
Lottare contro me stesso e le mie paure, date proprio da questo mondo musicale o dalla società in generale. Non è semplice, ad oggi, esporsi in questo mare magnum di musica ed artisti: potresti essere un isola bellissima o una semplice goccia d’acqua e sentirti disperso. Nella mia consapevolezza che ho maturato in questi anni, so che questa è la mia strada il mio lavoro e che quindi anche una goccia d’acqua alla fine può trasformarsi in un isola.
Oltre alla tua carriera da cantante, hai studiato sia sassofono che canto jazz e pop nei conservatori di Nocera Terinese e Milano. Come questi studi hanno influenzato il tuo stile e la tua tecnica vocale?
Da un punto di vista della tecnica mi hanno aiutato tanto, anche se agli di tutti cantare è una cosa semplice: in realtà, la voce, è lo strumento più complesso di tutti. Da un punto di vista dello stile, mi hanno aiutato grazie all’influenza dei miei colleghi con i quali scambiavo gusti musicali e idee su brani che magari non conoscevo.
Infine, cosa ti aspetti da questo album? Qual è il tuo sogno per il futuro della tua carriera musicale?
Da quest’album mi aspetto che diventi grande insieme a me, che cresca nel tempo e abbia le spalle larghe per poter camminare anche da solo. Ha molto da dire e sono sicuro che lo farà. Mi piace la parola sogno. Ad oggi la usiamo troppo poco perché abbia bisogno di certezze. Ho tanti sogni, che alla fine sono miei obbiettivi, quello più vicino però non è un mio sono, o meglio lo è diventato, ma un sogno dei miei nonni. E siccome si dice che i sogni non si dicono perché poi non si realizzano, magari ci sentiremo quando questo sogno è stato realizzato.
Grazie Luca del tuo tempo e complimenti per il tuo nuovo album!
Per saperne di più visita:
Facebook | Instagram | TikTok | YouTube