Lucia Dominici: dalla danza al musical, una storia di passione e talento

Lucia Dominici, giovane performer italiana, ha trasformato una passione per la danza classica in una carriera nel musical, guadagnando il plauso del pubblico e dei colleghi. Tra successi teatrali e nuovi orizzonti cinematografici, la sua è una storia di determinazione e amore per l’arte. Questa intervista vuole esplorare i momenti più significativi del suo percorso artistico e i sogni che ancora la guidano.

a cura di Salvatore Cucinotta


Benvenuta, Lucia, e grazie per essere con noi oggi. Iniziamo dalle origini: com’è nata la tua passione per il mondo dello spettacolo e in particolare per il musical?
Grazie a voi per avermi invitata. La mia passione è nata quando ho iniziato a capire che il musical theatre è una forma di teatro che ti permette di raccontare una storia attraverso tutte e tre le arti performarive: danza , canto, recitazione. Avendo io sviluppato negli anni la passione per tutte tre le discipline, nel musical ho ritrovato lo spazio per esprimermi al meglio attraverso ciò che più amo fare.

Dal Centro Culturale Danza di Lanuvio alla BSMT di Bologna: cosa ha significato per te ogni tappa del tuo percorso formativo?
Devo dire che ogni step è stato importante perché mi ha resa ciò che sono oggi. Il Centro Culturale Danza è stato l’inizio di tutto, il luogo in cui ho iniziato a studiare danza e dove ho scoperto le mie capacità. Lì all’età di sette anni sognavo di diventare una ballerina classica. Purtroppo o per fortuna però quel mondo richiedeva delle doti fisiche che non avevo. Avevo altre qualità: ero molto determinata ed espressiva. Un giorno il nostro insegnate di contemporaneo Gerardo Porcelluzzi mi disse: “Sei molto espressiva. Dovresti fare recitazione”. All’inizio non lo accettavo, ero molto testarda e volevo fare la ballerina classica a tutti i costi. Passano un po’ di anni e inizio a frequentare il corso di teatro che faceva anche mia sorella e cosi mi sono appassionata anche alla recitazione. La passione per il canto è arrivata in maniera naturale. Cantavo sempre e quindi ho chiesto a mia madre di prendere lezioni. Volevo in qualche modo unire queste tre passioni quindi inizio a frequentare il Musical Weekend fondato da Francesca Cipriani. Da lì è nato l’amore per il musical e ho deciso di intraprendere un percorso di laurea professionalizzante. Ho fatto l’audizione per varie accademie e ho scelto la BSMT. Lì ho affrontato un percorso di tre anni che mi ha formata non solo a livello professionale ma anche per quanto riguarda la sfera personale. Mi sono laureata a luglio del 2023 e devo dire che la BSMT rimarrà sempre come una seconda casa per me.

Nel tuo primo musical, “Tutti insieme appassionatamente”, hai interpretato Maria Von Trapp. Che ricordi hai di quella esperienza e di quel debutto?
Quello è stato il primo spettacolo che ho fatto quando frequentavo il Musical Weekend. Avevo l’adrenalina a mille . Era un periodo un po’ difficile perché avevo gli esami di terza media ed ero molto stressata. Con la parte della protagonista sentivo comunque una certa responsabilità sulle spalle. Il personaggio di Maria lo trovavo molto diverso da me in quel periodo della mia vita. Ero molto perfezionista e pignola con me stessa al contrario di Maria che era uno spirito libero fuori dagli schemi. È stata dura ma sicuramente questo è un ruolo che mi porterò nel cuore. “Cosa importa ormai sarà come sarà, ma il sole per me da domani splenderà” sono parole che mi hanno insegnato tanto e devo dire che l’ottimismo e il coraggio di Maria sono cose di lei che porterò per sempre con me.

Hai menzionato spesso l’importanza del supporto familiare nella tua crescita artistica. Quanto è stato fondamentale per arrivare dove sei oggi?
Il supporto dei miei genitori è stata la cosa più importante di tutte. Senza di loro nulla sarebbe stato possibile. Loro amano ciò che faccio e l’arte in generale. Credono in me a prescindere da quale carriera io voglia perseguire. Sono sicura che qualsiasi sarebbe stata la mia scelta per il futuro loro l’avrebbero accolta. Li ringrazio sempre per questo. Sono dei genitori fantastici.

Stai per debuttare come Fata Turchina in “Pinocchio Back to Wood”. Come ti sei preparata per questo ruolo e cosa speri di trasmettere al pubblico?
All’inizio di questo progetto il mio ruolo era quello di ballerina e avevo due “coveraggi” (Volpe e Fata Turchina). Quello delle cover/ swing on stage è un sistema di sostituzione all’interno del cast che, in qualsiasi evenienza, permette allo spettacolo di andare avanti. Io ero una delle cover e in sede di allestimento ho dovuto studiare i ruoli che sarei andata a sostituire qualora ci fosse stata la necessità. In quel momento per me non c’è stato molto tempo per lavorare sul personaggio quindi andavo molto ad imitazione, come una macchina. Venivo catapultata in scena per salvare le sorti dello spettacolo. Per la proroga mi è stata offerta la possibilità di interpretare Fata Turchina come ruolo principale. In questo caso ho fatto ulteriori prove per trovare un po’ la mia chiave del personaggio sperimentarlo un po’ di più sulla mia pelle. Non è semplice come ruolo, ha tante sfaccettature che vanno colte e devo dire che mi ci sto affezionando. Sicuramente devo dire che mi diverto molto e spero che questo arrivi al pubblico.

Tra i tuoi progetti attuali, c’è anche “Ninna e Matti – Super Tour”. Quali sono le sfide e le soddisfazioni di lavorare in uno spettacolo pensato per le famiglie?
La soddisfazione più grande è vedere i teatri pieni di bambini che impazziscono appena inizia lo spettacolo. È una sensazione bellissima che mi fa dare più del cento per cento in scena. Le sfide sono principalmente per la quantità di energia che uno spettacolo del genere richiede e per il tipo di recitazione. In uno spettacolo per famiglie avere l’energia alta in scena è fondamentale. La recitazione che parla ad un pubblico di bambini è molto diversa rispetto a quello che sono abituata a fare e a quello che ho studiato negli anni. È tutto molto più a servizio del pubblico e molto più plateale, dall’articolazione all’uso del corpo. Ma non si finisce mai di imparare e sono tutte cose che arricchiscono il mio bagaglio artistico.

Hai dichiarato di amare il cinema tanto quanto il teatro. C’è un ruolo o un film che sogni di interpretare sul grande schermo?
Io amo i personaggi secondari. Credo che siano loro il bello di una storia. Li ho sempre trovati più affascinanti dei protagonisti in generale e diciamolo sono più iconici. Mi basta pensare a Emily o Nigel del Diavolo veste Prada, Ken in Barbie oppure Sue Sylvester in Glee, potrei continuare all’infinito. Qualora ci sia l’opportunità di lavorare in un prodotto cinematografico credo che un ruolo che mi piacerebbe fare è proprio quello di un personaggio secondario comico.

La tua carriera è iniziata con la danza, ma hai abbracciato canto e recitazione nel musical. Qual è stata la più grande sfida nel padroneggiare queste discipline?
La sfida più grande per me è stata quella di lavorare su qualcosa di più interiore ovvero sull’autostima e la consapevolezza di me stessa, piuttosto che sulla tecnica che richiede un lavoro meccanico e continuo. È difficile lavorare sulla propria danza se non si ama il proprio corpo, è difficile riuscire a cantare bene se di base non si ama la propria voce ed è ancora più difficile recitare se non si apprezzano i propri istinti e le scelte che si fanno in scena mentre si affronta un monologo o durante il montaggio della scena. Devo dire quindi che la sfida più grande è stata ed ancora è quella di amarsi e da li con la tecnica e la dedizione affinare sempre di più la propria arte.

Guardando al futuro, quali sono i tuoi obiettivi professionali? Pensi di continuare a focalizzarti sul musical o vuoi esplorare nuove strade artistiche?
Il musical rimane sempre qualcosa che amo fare ma devo dire che anche la scrittura di canzoni è qualcosa che mi appassiona molto. Magari in un futuro se trovo un produttore farò uscire il mio primo album chi lo sa. Tutto è possibile.

Infine, che consiglio daresti ai giovani che vogliono intraprendere una carriera nel musical o nel mondo dello spettacolo in generale?
Ai giovani consiglio di sognare con la testa sulle spalle. Purtroppo questo è un lavoro difficile soprattutto in Italia per le poche opportunità ma con la giusta dedizione tutto si può fare. Sognate con oggettività. Volate ma guardate anche sotto di voi. Cercate un equilibrio. Credo che questa sia la cosa più importante.

Grazie, Lucia, per aver condiviso con noi la tua storia.
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