Si è esibita su Canale 5 nella trasmissione di gran successo “Tú Sí Que Vales”. I media ne hanno parlato, ha avuto grande successo interpretando “Memory” dal musical Cats. Pubblico in piedi, standing ovation.
Lucia Rubedo, soprano cremonese, è una delle nuove voci emergenti nel panorama musicale internazionale. Dopo aver iniziato il suo percorso musicale come pianista, ha dedicato la sua vita al canto lirico, conseguendo numerosi riconoscimenti, tra cui il premio “Voce rivelazione dell’anno” e il “Premio Operatic Pop”. Con un repertorio che spazia dal teatro d’opera alla musica da film, Lucia ha saputo affermarsi sia sui palchi più prestigiosi che nel mondo del cinema, grazie a collaborazioni importanti per colonne sonore. In questa intervista, ci racconta il suo percorso, le sfide e le emozioni che la guidano nella sua straordinaria carriera artistica.
a cura di Antonio Capua
Benvenuta, Lucia, è un piacere averti con noi. Hai iniziato il tuo percorso musicale come pianista per poi passare al canto lirico. Cosa ti ha spinto verso questa trasformazione artistica e come ha influenzato il tuo modo di vivere la musica?
Ho iniziato il mio viaggio musicale da bambina, avvicinandomi allo studio del pianoforte a nove anni, ma è nel canto che ho trovato la mia vera vocazione. Dai primi studi col baritono Giuseppe Riva fino ad ora, il mio percorso è stato di passione e dedizione. Un percorso incessante di studi classici che ho voluto ufficializzare al Conservatorio di Milano, dove ho conseguito la laurea di secondo livello in canto lirico sotto la guida del soprano Manuela Bisceglie. Non mi sono però mai focalizzata su un unico genere musicale.
Ho sempre ascoltato e amato chiunque, indipendentemente dal genere, avesse qualcosa di forte da dire e da comunicare. Questo mi ha permesso di ampliare i miei confini fino a sentire l’esigenza di voler sperimentare una mia identità artistica. Sono un concentrato di aspetti contrastanti, che però insieme possono coesistere… un po’ come accade nel genere crossover.
Hai vinto numerosi premi prestigiosi. Cosa significano per te questi riconoscimenti e come hanno inciso sulla tua carriera?
Il riconoscimento di un talento è quanto di più bello si possa ricevere, se questo nasce dalla condivisione con chi ti ascolta. E questa condivisione non è altro che un privilegio: quello di poter entrare nell’animo delle persone e compiere un piccolo viaggio insieme. Un privilegio che rende orgogliosi e che deve essere onorato fino ad essere la motivazione primaria di un artista. Sono una persona estremamente emotiva e ho imparato nel corso della mia vita a far tesoro del vissuto. Ogni emozione, positiva o negativa, è per me un tassello in più per costruire la mia strada e il percorso che intendo compiere, senza riserve e accettando anche le eventuali incognite.
Quante emozioni in questi mesi da quando ho condiviso il mio album “Canto”! Ricordo che prima dell’uscita del disco ero molto preoccupata di non essere compresa come artista e di non arrivare al cuore di chi mi avrebbe ascoltata.
Ho vissuto comunque questi mesi senza aspettative ed è stata una scoperta continua vedere come questo “Canto” abbia iniziato piano piano a farsi spazio nel cuore delle persone e a ricevere interesse da parte dei social media, delle radio, del pubblico; ho ricevuto così tante gratificazioni che non immaginavo, inclusi tre awards.
Mi riferisco al Premio “Voce Rivelazione dell’Anno” al Teatro Ghione di Roma, al “Premio della Musica” al Teatro della Regina di Cattolica e al Premio Speciale “Operatic Pop” di Lugano. Tanta l’emozione che sto provando. Gli avvenimenti di questo ultimo periodo mi hanno fatta riflettere tanto: sento di avere sempre più consapevolezza. Il mio sogno è quello di entrare nel cuore di chiunque ascolti la mia voce.
Nel tuo album “Canto” hai unito ad un brano inedito, cover di grandi successi. Come hai scelto i brani e cosa rappresenta per te questo progetto?
Il mio primo album si chiama appunto Canto e contiene un brano inedito che dà il titolo al disco, scritto dal mio produttore, il compositore Fabrizio Campanelli, con testo di Chiara Dubey, oltre a dieci cover di brani che sono entrati nei cuori e nella memoria di tutti. Sono vere e proprie pietre miliari della musica da film come Se da Nuovo Cinema Paradiso, del musical, come Somewhere da West Side Story o Never Enough da The Greatest Showman. E anche del pop, come Caruso di Lucio Dalla. Tutte si prestano bene al mio timbro di voce e a uno stile crossover utilizzato in forma moderna e attuale, dove gli elementi espressivi più efficaci e potenti del canto lirico si fondono in modo naturale alle espressività e alle intenzioni del canto più pop. Tranne la canzone originale Canto, in cui suona la Budapest Symphony Orchestra diretta dal M° Enrico Goldoni, le altre tracce sono per voce e pianoforte solo, suonato dal giovane talento Andrea Napoleoni, che ha anche riarrangiato i brani per pianoforte sotto la supervisione del mio produttore. La realizzazione di questo progetto mi ha messo veramente alla prova e ho potuto immaginare un genere che unisce gli aspetti più belli del belcanto e del pop senza badare a null’altro che all’espressività senza confini. Alla fine, ritengo che ciò che conta sia il cuore.
Canto, è il risultato di un impegno e di una determinazione continua e incrollabile.
Hai debuttato come Zerlina nel Don Giovanni e successivamente come Micaela nella Carmen. Quali sono le sfide principali nell’interpretare ruoli così iconici e diversi tra loro?
Ho studiato e debuttato in tanti ruoli d’opera diversi tra loro e ogni ruolo principale o secondario presenta diverse sfide, sia tecniche che emotive.
La “battaglia”, è tra la fedeltà all’interpretazione tradizionale e l’originalità; alcuni ruoli sono spesso associati a interpretazioni leggendarie. Mantenere la fedeltà a ciò che il pubblico si aspetta, pur portando un tocco personale, è un equilibrio difficile da gestire. Poi c’è la complessità vocale. Ogni ruolo ha esigenze vocali specifiche. Per esempio, i ruoli drammatici richiedono potenza e controllo, mentre quelli lirici/leggeri spesso necessitano di agilità e delicatezza. Cantare con maestria ogni volta è una sfida tecnica non indifferente.
E poi entra in gioco l’emotività. I cantanti devono immergersi profondamente nei personaggi e spesso passare da ruoli tragici a ruoli comici o romantici. Questa transizione emotiva può richiedere una versatilità psicologica che renda autentica ogni interpretazione. E infine, come posso non parlare delle condizioni e della resistenza fisica? Cantare ruoli d’opera per periodi prolungati, con frequenti cambi di repertorio, richiede una grande resistenza fisica e cura vocale.
Un altro aspetto da considerare è sicuramente la collaborazione con registi e direttori d’orchestra. Le visioni dei registi e dei direttori possono variare, e il cantante deve adattarsi alle loro idee senza perdere la propria interpretazione.
La capacità di navigare tra tutti questi aspetti richiede esperienza, flessibilità e una costante preparazione che si può ottenere solamente con uno studio quotidiano.
La tua voce è stata utilizzata per colonne sonore di film come “Mirabile Visione: Inferno” e “L’anima salva”. Come ti sei approcciata a questa esperienza e cosa ti ha colpito di più nel lavorare con il mondo del cinema?
Collaborare con il mondo del cinema è stata un’esperienza preziosa.
L’incognita principale è stata adattare la mia voce a un medium che richiede una diversa dinamica espressiva. In un film, la musica non è l’elemento centrale, ma piuttosto un supporto emozionale per la narrazione visiva.
Ciò che mi ha colpito maggiormente è stata la collaborazione con i registi e i compositori. Spesso avevano idee molto precise su come la musica dovesse sottolineare un’emozione o una scena. Interpretare queste visioni mi ha fatto esplorare nuovi territori artistici e imparare a modulare la mia voce in modi che normalmente non affronterei nel repertorio operistico e concertistico.
Inoltre, il processo di registrazione in studio, dove si può riascoltare e correggere, mi ha permesso di affinare ulteriormente la precisione delle mie interpretazioni. Il cinema richiede un grande equilibrio tra tecnica e emotività, e poter sperimentare questa sinergia mi ha dato una prospettiva completamente nuova sulla mia arte.
La colonna sonora del film L’anima salva di Federica Biondi è stata composta da Vito Lo Re, mentre la colonna sonora del film Mirabile Visione: Inferno di Matteo Gagliardi è stata composta da Fabrizio Campanelli e Enrico Goldoni.
Hai debuttato a livello internazionale con una serie di concerti a Tokyo. Come ti sei trovata ad esibirti in un contesto culturale così diverso e cosa ti ha lasciato questa esperienza?
Dico sempre che “La musica è il dizionario dei sogni”. Ogni volta che intraprendo un viaggio che mi porta a cantare all’estero ho sempre molte preoccupazioni e timori di non essere compresa o apprezzata, viste le differenze di lingua, cultura e tradizione, ma ogni volta la musica riesce a sorprendermi: è un linguaggio universale, e credo che quando arriva faccia sognare tutti.
Quindi, in risposta a questa domanda, posso dire che grazie alla musica ho potuto portare il mio cuore ovunque. Anche in Serbia, dove mi sono esibita per un concerto di Capodanno in diretta nazionale, è stato stupendo, come anche nei concerti che ho fatto in America.
Il tuo percorso accademico si è concluso al Conservatorio di Milano con una laurea in Canto Lirico. Quanto è stato determinante questo percorso di studi nella tua formazione e nelle tue interpretazioni?
Ho conseguito la laurea di II livello in canto lirico che mi ha portata ad ufficializzare quello che fin da bambina sognavo di essere: una cantante. Ripenso spesso a quello che è stato il mio percorso e se mi chiedessero di descriverlo userei le parole “coraggio” e “passione”: la somma di un’operazione magica il cui risultato è “libertà”!
Il percorso di studio è stato fondamentale. Ogni esame che ho affrontato in Conservatorio sembrava sempre una montagna insuperabile, ma è stato anche grazie a quegli esami che ho imparato ad affrontare le sfide. Lo studio in ogni caso per l’artista non finisce mai: è un’azione necessaria, così come lo è respirare. So che passerò tutta la vita a cercare dentro di me forme invisibili per provare a creare il suono perfetto, forme ricche di sfumature e sensazioni. Lo studio prevede anche ore di esercizio fisico e si ha bisogno di un corpo sano e in forma per poter cantare. Non meno importante è lo studio interiore, volto alla ricerca di nuove emozioni da poter trasmettere.
Hai ricevuto il “Premio Operatic Pop” a Lugano. Cosa ne pensi della fusione tra pop e lirica e come ti sei inserita in questo ambito artistico?
In realtà non c’è un momento preciso della mia vita in cui posso dire di aver scoperto il crossover. Indipendentemente dal genere musicale, ho sempre amato e ascoltato qualsiasi tipo di musica. E in generale, non ho mai obbedito a un canone freddo e vuoto o a una tecnica sopraffina e distaccata: mi definisco un’anima ribelle.
L’incontro casuale e fortuito con il mio produttore, unito alla mia voglia di evolvere vocalmente, hanno portato alla realizzazione del primo album uscito il 12 dicembre scorso, di cui ho parlato prima. Il crossover credo abbia molte cose in comune con la mia personalità: faccio coesistere elementi di luce e di ombra, di metallo luccicante e di morbide piume, di lame taglienti e soffi delicati che si uniscono alle mille sfumature di colori della musica.
Sei stata protagonista di esibizioni in importanti teatri e orchestre, come il Gran Ballo della Venaria Reale e il Teatro Belloni. Come cambia il tuo approccio vocale e interpretativo in contesti così prestigiosi?
Dai primi saggi musicali ai primi concerti di paese, fino ad arrivare a concerti internazionali, il mio impegno non è cambiato: ho sempre dato ad ogni esibizione la stessa importanza, perché le persone che sono lì ad ascoltare meritano la mia parte migliore. Per questo, lo studio è sempre presente ogni giorno.
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi artistici e come pensi di continuare a esplorare il tuo potenziale vocale e musicale?
Tra poche settimane verrà pubblicato un nuovo progetto, una canzone originale scritta dal compositore italiano Gabriele Roberto che vive a Tokyo.
Inizierò anche una collaborazione musicale con un ragazzo cubano, vero e proprio talento con il contrabbasso e lavoreremo insieme per costruire un concerto da portare direttamente in tour a Cuba tra qualche mese perché i concerti sono alla base del mio lavoro. Probabilmente presterò anche la mia voce nelle colonne sonore di altri due film.
Insomma come potete capire tanto lavoro mi attende e il sogno è quello di continuare a migliorarmi e di proseguire in quella ricerca incessante dell’espressività che è anche una ricerca di me stessa. Sicuramente mi auguro che possa arrivare sempre, a chi mi ascolta, la mia anima. E spero di avere sempre il coraggio di crescere sia come persona che come artista, pur rimanendo l’instancabile sognatrice di sempre, perché i sogni sono il motore del mondo. Non vi è dubbio che poi alla fine l’universo va schiudendosi come dovrebbe!
Grazie Lucia per averci dedicato un pò del tuo tempo per conoscerti meglio.
Complimenti per la tua carriera artistica e professionale. Tienici aggiornati!
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