Che Intervista
Luigi D’Oriano, originario di Castellammare di Stabia, ha sempre coltivato una passione innata per il cinema. Mentre continua i suoi studi universitari, Luigi segue anche il corso di Cinematografia e Regia presso l’Accademia IUAD di Napoli, con l’obiettivo di trasformare il suo sogno in realtà. Già in giovane età ha accumulato una notevole esperienza sui set di produzioni cinematografiche e televisive di grande successo, tra cui Un posto al sole, Gomorra e Mixed by Erry. In questa intervista, ci racconta il suo percorso, le sfide affrontate e le sue ambizioni future nel mondo del cinema.
Benvenuto, Luigi! Grazie per essere qui con noi. Iniziamo dalla tua passione per il cinema: quando hai capito che il cinema era la strada che volevi seguire?
Penso che la chiave sia stato il momento in cui mi sono reso conto che, attraverso la recitazione, potevo creare emozioni a chi mi guardava. È sicuramente uno degli aspetti più interessanti e divertenti di questo mestiere.
Oltre a frequentare l’università, stai anche studiando Cinematografia e Regia all’Accademia IUAD. Quanto è importante per te affiancare lo studio teorico alla pratica cinematografica?
È fondamentale perché le due cose sono complementari nella maniera più assoluta ed è necessario avere la conoscenza di entrambe per compiere un buon lavoro.
Hai lavorato su set importanti come quelli di Un posto al Sole e Gomorra. Come ti sei sentito la prima volta che sei entrato in un set professionale e cosa hai imparato da queste esperienze?
Ero molto piccolo quando feci la mia prima presenza su un set cinematografico (avevo forse 8 anni su “Violetta la traviata” di Antonio Frazzi) ma ricordo nitidamente quanto mi sentivo “piccolo” in mezzo a così tante persone. Allo stesso tempo però, capii che la collaborazione tra tutte le figure presenti sul set risulta necessaria per ottenere un buon risultato.
Tra i progetti a cui hai partecipato, c’è anche lo spot della Nutella e la produzione di Mixed by Erry. Cosa ti ha colpito di più nel passare da una grande produzione pubblicitaria a film e serie TV di successo?
Quello che sicuramente ho notato per primo, è la differenza di tempo che c’è tra le due produzioni. In uno spot è fondamentale essere serrati con i tempi, mentre invece, ad esempio su “Mixed by Erry” ci si poteva permettere di fare anche più di dieci ciak per una singola inquadratura, proprio perché una dura un minuto, l’altro è un film di un’ora e quaranta.
Studiare recitazione fin da piccolo ti ha dato una prospettiva unica sul cinema. Quanto ti ha aiutato la tua formazione attoriale nel percorso che stai costruendo come regista?
Essendo comunque al primo anno accademico e avendo iniziato i corsi da poco, quasi tutto quello che so è frutto delle mie esperienze sui set. Perché, ad essere onesti, mi è sempre piaciuto il mondo del cinema in generale, quindi spesso facevo domande al direttore della fotografia, ai costumi, ai registi stessi, proprio per comprendere, anche se in maniera superficiale, quali erano i loro compiti e le loro mansioni.
Il mondo del cinema può essere molto competitivo. Quali sfide hai dovuto affrontare finora e come le hai superate?
Da questo punto di vista mi reputo una persona molto fortunata. Quasi tutte le persone che ho incontrato finora si sono poi rivelate grandi amicizie che custodisco quasi gelosamente. La maggior parte delle “sfide” erano più personali: Abbattere la timidezza, mettermi in gioco, interagire con sconosciuti, accettare che ci sia qualcuno che mi giudichi perché è il suo lavoro, sono solo alcune delle difficoltà che ho dovuto affrontare.
Napoli è una città ricca di storia e cultura cinematografica. Quanto influisce questa città e la sua atmosfera nelle tue scelte artistiche e nei tuoi progetti?
Pur essendo un ragazzo di provincia, sento Napoli nel mio sangue. Penso che l’essere attori sia una caratteristica intrinseca al napoletano. Non mi limita perché chiaramente, ho lavorato e lavorerei volentieri fuori città, però sono sicuro di risentire, nel mio modo di essere, del teatro di Edoardo De Filippo, di Totò, della musica di Pino Daniele, di Massimo Troisi. Abbiamo una culla culturale vastissima e dalla quale cerco di “rubacchiare” sempre qualcosina.
Essendo così giovane e con un’esperienza già solida, come riesci a bilanciare il tempo tra studio universitario, accademia e set cinematografici?
È molto complicato, devo ammetterlo hahahah. Però sentivo la necessità di colmare alcuni tempi morti che fanno parte della carriera un po’ di tutti e lo studio mi sta aiutando tanto a restare concentrato sul mio futuro. Nel momento in cui arriverà una nuova proposta cinematografica, vi rimando l’intervista con qualche informazione in più!!
Qual è stato il momento più emozionante o significativo che hai vissuto finora durante la tua carriera sul set?
Ne ho diversi a cui sono molto legato, il più recente riguarda l’esperienza di “Mixed by Erry”. Enrico Frattasio (quello vero) mi prese sottobraccio e mi confessò che gli ricordavo molto lui alla mia età e mentre mi raccontava ciò, si commuoveva. Lì, per l’ennesima volta, ho capito a quanto potente sia lo strumento del cinema e della recitazione.
Quali sono i tuoi obiettivi principali? C’è un regista o un progetto particolare che sogni di realizzare nei prossimi anni?
Non ho degli obiettivi principali nello specifico, il sogno è chiaramente quello di essere candidato nella cinquina finale dei David di Donatello come miglior attore (protagonista possibilmente) ma la strada per arrivarci è ancora molto lunga. In generale però, posso dire che qualsiasi tipo di set è linfa vitale per me e quindi sarei felicissimo di ogni opportunità, ma visto che mi avete chiesto di sognare, mi piacerebbe tanto avere la fortuna di lavorare su un set straniero, magari con Cillian Murphy e diretto da Todd Phillips.
Grazie Luigi ed un grosso in bocca al lupo per il tuo futuro professionale.
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