Luisa De Capola, classe 1994, è un’autrice indipendente che si definisce non figlia d’arte ma “figlia dell’arte”. Cresciuta nella provincia di Napoli in una famiglia dove le parole erano radici e ali, ha fatto della scrittura un percorso espressivo sincero, emozionale e senza compromessi editoriali. Dopo essersi avvicinata con intensità alla poesia nel 2021, ha dato vita a un prosimetro che unisce prosa e versi in un’unica voce. Il suo ultimo lavoro, “Ancora”, pubblicato il 22 febbraio 2025 su Amazon, è un racconto intenso di incontri, separazioni e trasformazioni emotive. In occasione della presentazione del libro del 22 giugno a Curti, Luisa si racconta in questa intervista esclusiva.
a cura della redazione
Luisa, benvenuta su “Che Intervista!”. Partiamo da Ancora: cosa rappresenta per te questo libro e quale momento della tua vita racchiude?
Ciao e grazie per questa opportunità. Ancora racchiude per me un finale dolce ma anche un addio silenzioso, dove soltanto il mio inchiostro ha avuto il potere di poter racchiudere tutte le mie parole.
Non è una storia d’amore, ma di un incontro”: con queste parole introduci Ancora. Che tipo di legame si crea tra Luce e Raf, i protagonisti della tua narrazione?
Succede sempre per caso, incontriamo persone che senza un vero perché entrano sotto la nostra pelle, scovano la nostra anima e ci sembrano così simili da rendere naturale e sincero. Ed è quello che succede ai due protagonisti. Il loro legame forte, pulito, sincero, basato sull’essere semplicemente un uomo e una donna connessi dal primo sguardo.
Hai scelto ancora una volta la forma del prosimetro. Cosa ti attrae di questa struttura e perché è quella che senti più vicina al tuo modo di scrivere oggi?
La forma del prosimetro non era nei miei piani, ma la sua forma ammetto che ad oggi è quella che mi fa sentire libera. Con l’unione della prosa, dell’immersione narrativa e della poesia mi sento al sicuro nel poter raccontare e lasciare il messaggio che desidero nel modo più diretto.
Il tema dell’addio attraversa profondamente il tuo libro. In che modo hai trasformato questo dolore in parola, e soprattutto in gesto di resilienza?
L’addio è forse la forma di amore che meno è capita dall’essere umano. Da questo concetto e dal bisogno di affrontare una situazione spiacevole, ho lasciato che il dolore arrivasse in ogni singola parte di me, sono quasi riuscita a dargli una forma -sebbene astratta-per poi trascrivere per trovare persino una soluzione dolce all’addio stesso.
Santa Maria Capua Vetere e ora Curti: che rapporto hai con questi luoghi e come influenzano la tua creatività?
Non sono mai stata avvezza ai cambiamenti, queste città mi hanno accolto oramai quasi cinque anni fa e talvolta confesso di sentirmi un pesce fuor d’acqua, fuori dalla mia mia vera zolla gemella. Ma mi hanno dato la possibilità di poter iniziare un percorso di crescita, prima con l’estraniarmi che ha portato ad una crescita anche di scrittura e poi relazionale.
Pubblicare in modo indipendente è una scelta coraggiosa. Quanto è importante per te conservare la piena libertà artistica e come vivi il contatto diretto con i tuoi lettori?
Dal 2019, con l’uscita del mio libro sentivo che pubblicare in maniera indipendente mi avrebbe lasciato appunto la libertà di connessione verso me stessa, verso la mia penna e verso i lettori che cerco di incontrare in ogni modo possibile. Creare connessioni è stato non facile, partire da zero con i social, mostrare che non era solo una ‘passione momentanea’ è stata la cosa più bella però che ho fatto. Ho conosciuto anime simili alla mia, ho creato porte che non erano nemmeno nei miei piani ed ho capito che con un pizzico di coraggio tutto è possibile, anche da indipendente.
Il titolo Ancora è breve ma potentissimo. Perché questa parola e quale significato segreto porta con sé?
Perché Ancora è la richiesta silenziosa di una donna che vuole tornare ad essere felice. È arrivata veloce davanti ai miei occhi, forse è proprio questo il significato segreto di questa parola. Quella sera ricordo che ero persa nella scrittura, c’era Cocciante in sottofondo che mi elogiava in qualche modo a buttar giù questa storia in maniera più definita.
Scrivere è per te anche una forma di esorcismo emotivo? Che ruolo giocano le paure e le incomprensioni nei tuoi testi?
Scrivere mi tiene a galla, sono una donna che ad oggi sa di sentire troppo. Le proprie emozioni e quelle esterne che talvolta dovrei farmi scivolare ma è il destino forse di un’anima come la mia. Talvolta faccio fatica a sentirmi un singolo, a non far sentire la mia voce nella quotidianità e sicuramente tutte le mie emozioni –comprese le paure- trovano sfogo nell’inchiostro.
Nei tuoi libri, e soprattutto in questo, la parola sembra il vero personaggio principale. Qual è, secondo te, il potere delle parole giuste dette al momento giusto?
Durante proprio questa stesura, mi sono resa conto che le parole giuste, dette al momento giusto, diradano le nuvole. Quello che sembrava difficile, riesce ad apparire per magia più facile e la persona avverte quel messaggio fino in fondo, aiutandola anche a sentirsi più leggera.
Guardando oltre Ancora, cosa possiamo aspettarci da Luisa De Capola? Hai già nuovi progetti letterari in cantiere?
Da qualche mese, sto lavorando intensamente ad un progetto teatrale che sarà dedicato soltanto alle donne dal titolo ‘Mi sono riscritta piano’ e il 22 Giugno a Curti presenterò una parte di un monologo che farà parte di questo progetto.
Grazie Luisa e complimenti per la tua carriera artistica!
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