Nata a Salerno nel 1994, Maddalena Califano ha trasformato la sua passione per la recitazione in una carriera ricca di esperienze e sfide. Dalla timidezza dell’adolescenza alle luci del palcoscenico e della televisione, Maddalena ha esplorato ogni aspetto del mondo dello spettacolo, dalla recitazione alla regia, passando per l’insegnamento e l’organizzazione di eventi culturali. Con un percorso che la porta ora tra Roma, Napoli e Salerno, Maddalena è un esempio di determinazione e creatività. In questa intervista, scopriamo il suo cammino artistico e le sue aspirazioni future.
a cura di Antonio Capua
Benvenuta, Maddalena! È un piacere averti qui. Come ti senti in questo momento della tua carriera e quali emozioni stai vivendo mentre affronti nuovi progetti?
Ciao grazie mille, anche per me è un piacere e un grande privilegio avere l’opportunità di parlare di chi sono e cosa faccio. Beh, cominci con una domanda tranquilla eh? Diciamo che, a mio avviso, per un’artista o qualcuno che persegua un progetto artistico non c’è mai una risposta semplice a questo quesito. Onestamente, in questo momento della mia carriera, che è solo all’inizio, sento che di fronte a me ci sono tante sfide e non tantissime opportunità (anche a causa del forte momento di crisi che il cinema sta vivendo). È per questo che cerco di cogliere al volo ogni occasione di crescita professionale e umana che mi si presenti. La mia routine è fatta di lezioni a scuola e nei laboratori, provini e progetti artistici nati da conversazioni con il mio coinquilino o con i miei amici e colleghi. Sto vivendo un momento di grande incertezza, come molti miei coetanei, mi chiedo dove mi porterà il futuro, ma questo mi dà anche lo stimolo ad andare avanti e coltivare i miei interessi perché quando non c’è niente di certo, tutto può accadere.
Hai scoperto la tua passione per la recitazione all’età di 16 anni. Cosa ti ha spinto a partecipare a quella prima lezione di teatro e quali sono stati i cambiamenti più significativi che hai notato in te stessa da allora?
Tutto è cominciato per gioco, ho seguito un mio amico ad una lezione di prova in un laboratorio amatoriale. Prima di allora mi piacevano il teatro e il cinema, ma mi sentivo troppo timida e insicura. La recitazione mi ha aiutata ad uscire dal mio guscio, mi ha posta davanti ad una sfida più grande di me: accettarmi per quella che ero e mostrami agli altri senza corazza. Sono stati anni di grande crescita quelli in cui ho frequentato quel laboratorio teatrale a Cava de’ Tirreni (città in provincia di Salerno in cui vivevo).
Il tuo percorso è stato segnato da una serie di esperienze teatrali e cinematografiche. Come hai trovato il coraggio di passare dal teatro amatoriale alla recitazione professionale, e quali sono state le sfide più grandi in questo passaggio?
Ci ho messo un po’ di tempo a capire che volessi fare l’attrice nella vita. Fino ai 20 anni mi sono accontentata di fare teatro amatoriale (anche se facevamo 4/5 spettacoli in un anno, perciò, l’impegno era molto). All’età di 21 anni ho iniziato a frequentare la scuola di cinema e fotografia Pigrecoemme di Napoli. Lì ho studiato recitazione cinematografica. Le lezioni erano due volte a settimana e io le alternavo con lo studio universitario. Nel 2020 quando è scoppiata la pandemia, ho preso la laurea magistrale, poi, andando controcorrente rispetto ai tempi, dato che tutti i lavoratori dello spettacolo, purtroppo, erano rimasti a casa senza lavoro, ho deciso di dedicarmi completamente alla recitazione. Mi sono trasferita a Roma dove ho frequentato l’accademia di arti performative Stap Brancaccio.
Hai recentemente conseguito il diploma all’accademia di arti performative Stap Brancaccio. Quali sono le competenze e le conoscenze che hai acquisito lì e come pensi possano influenzare la tua carriera futura?
Alla Stap, oltre alle materie classiche da Accademia di recitazione ho studiato anche regia, drammaturgia e videomaking, il che mi ha aiutato ad avere uno sguardo più ampio, io dico a 360 gradi, su ciò che significa fare cinema e teatro (non per forza stando sul palco).
La regia sembra essere un interesse crescente per te, specialmente dopo il tuo progetto per il teatro dell’infanzia. Quali sono le difficoltà che hai incontrato nel dirigere un gruppo di attori e come hai affrontato queste sfide?
Quello di Scenario Infanzia è stato un primo esperimento che mi ha messo di fronte alla difficoltà di dirigere un gruppo di attori ed esprimere in modo chiaro la mia visione. Gli attori con cui lavoravo erano alcuni dei miei ex compagni di accademia, ci conoscevamo tutti benissimo, cosa che ha dei pro e dei contro. Mi sono poi resa conto che non sempre quello che ad un regista sembra chiaro e lampante, viene percepito ugualmente dallo spettatore. Ad ogni modo, la regia è un ambito che voglio ancora indagare tanto (anche a livello cinematografico).
Hai debuttato in tv nella soap “Un posto al sole” interpretando un ruolo significativo. Cosa hai imparato da quell’esperienza e come ti ha influenzato nel tuo percorso artistico?
Ti ringrazio, in realtà era un piccolo ruolo (interpretavo l’amante del boss Torrente), ma da ogni esperienza si impara qualcosa. Di questa esperienza mi porto la disponibilità della regista che mi ha diretta in modo molto chiaro, dandomi consigli preziosi. Inoltre, mi sono divertita moltissimo. Sul set c’era una bellissima atmosfera, la troupe era molto gentile, e poi si girava per le strade di Napoli! Il calore e la spontaneità delle persone che mi hanno fermata e fatto i complimenti è qualcosa che non dimenticherò mai! Pochi giorni dopo l’uscita della puntata sul Mattino di Salerno è stata pubblicata un’intervista che è stata accolta con molto affetto dalle persone della mia città e da chi mi segue, per cui sicuramente questa risonanza ha influenzato il mio percorso.
Insegnare inglese nei licei è un altro aspetto della tua vita. Come riesci a bilanciare la tua carriera di attrice con l’insegnamento, e cosa ti ha insegnato questa esperienza sul mondo dei giovani di oggi?
È molto difficile (ride). È da un paio di anni che sono supplente e lavoro nei licei come insegnante di inglese. È un lavoro di grande impegno perché conquistare la fiducia e l’ascolto dei ragazzi è una sfida e poi comporta responsabilità perché le giovani menti sono facilmente influenzabili per cui bisogna sempre scegliere con cura ciò che si dice in classe. Nonostante ciò, è molto stimolante per me confrontarmi costantemente con le nuove generazioni, mi dà la possibilità di imparare tanto sugli chi è diverso da me e sull’evoluzione della nostra società.
Hai partecipato a molti workshop, tra cui quelli con il regista Edoardo De Angelis. Qual è stata l’esperienza di apprendimento più rilevante che hai avuto e come ha contribuito alla tua crescita professionale?
Durante questi anni ho preso parte a diversi cortometraggi, videoclip e spot, laboratori di stand up, teatro danza, recitazione e critica cinematografica. Ogni esperienza mi ha arricchita in modo diverso. Quella con De Angelis (che ho incontrato in due occasioni), ad esempio, mi ha aiutato a crescere nello studio del personaggio e nella recitazione di fronte alla macchina da presa e anche nell’analisi della sceneggiatura cinematografica, facendo uno studio dal testo alla messa in scena molto approfondito e pratico.
Il tuo coinvolgimento nel festival di musica, arte e cultura di Cava de’ Tirreni mostra il tuo impegno per la comunità. Qual è il valore di queste iniziative per te e come pensi possano arricchire la scena culturale locale?
Sono una persona che ha sempre bisogno di nuovi stimoli, per questo da qualche anno collaboro come volontaria all’organizzazione di un festival di musica arte e cultura il “Macfest” che si tiene nella città di Cava de’ Tirreni. Mi occupo di alcuni aspetti legati a La48H (una sezione cinematografica dedicata ad i talenti emergenti che possono mettersi alla prova realizzando un cortometraggio in sole 48 ore). Credo che impegnarsi nella creazione di eventi culturali per la comunità sia dovere di qualunque cittadino abbia un talento artistico o interessi intellettuali. Specialmente nelle realtà di provincia non è facile organizzare eventi di questo genere perché i fondi destinati alla cultura e all’arte sono sempre troppo pochi e spesso si privilegiano attività che portano un profitto maggiore. L’organizzazione di questo festival (che è completamente no profit) è un tentativo di dare, attraverso eventi musicali e cinematografici, workshop e mostre, un’opportunità di socializzazione, confronto e crescita alle persone che vivono il territorio.
Infine, guardando al futuro, quali sono i tuoi sogni e obiettivi artistici? Come vedi il tuo percorso nei prossimi anni e quali progetti ti piacerebbe realizzare?
Ovviamente mi piacerebbe lavorare sempre di più come attrice. Non escludo, però, la possibilità di lavorare a qualcosa di mio come regista, magari in campo audiovisivo. Il percorso me lo aspetto sicuramente accidentato, ma chiunque scelga di fare questo lavoro mette in conto questa difficoltà.
Io spero solo di riuscire a portare avanti tutti i miei interessi e coltivare ciò che mi fa stare bene e mi rende felice. Grazie.
Complimenti Maddalena ed un grosso in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri
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