Attore di teatro, cinema e televisione, ma anche DJ appassionato di musica elettronica: Manuel D’Amario è un artista che vive la scena con autenticità e dedizione. Dai primi passi mossi per superare la timidezza fino ai set internazionali, la sua carriera è un viaggio fatto di passione, disciplina e continua sperimentazione. In questa intervista ci racconta come il teatro gli abbia cambiato la vita, cosa ha significato partecipare alla serie evento “M. Il figlio del secolo”, il legame profondo con la sua terra, l’Abruzzo, e la sua visione dell’arte come spazio aperto, vivo, a contatto costante con il pubblico.
Intervista a cura di Noemi Aloisi
Introduzione a cura di Salvatore Cucinotta
Benvenuto su Che! Intervista, Manuel. Sei un attore di cinema, televisione e teatro. Come è nata la passione per la recitazione?
Il mio primo vero contatto con l’arte è arrivato grazie alla musica house. Da adolescente ascoltavo le audiocassette di mio fratello e sentivo che dentro di me si muovevano delle corde profonde. Quella musica mi ha fatto intuire che possedevo una sensibilità grezza, da portare alla luce e raffinare. Poi, in un momento in cui mi sentivo molto timido e complessato, ho preso una decisione audace: salire su un palcoscenico. È stato un gesto istintivo, nato da un forte desiderio di riscatto personale e sociale. Quella sfida ha cambiato tutto, mi ha dato ragione, e oggi il teatro è diventato la mia vita.
Fare teatro secondo la tua esperienza è stato un valore aggiunto rispetto a chi recita solo davanti alla camera?
Assolutamente. Il teatro è una scuola di vita. Ti educa alla disciplina, al sacrificio, alla capacità di fare tanto con poco. Lì impari a rimboccarti le maniche, ad adattarti, a resistere. Devo tantissimo al mio maestro Giancarlo Sepe, che mi ha fatto debuttare e che mi ha insegnato a sentire il teatro come mestiere e come vocazione. Il teatro ha anche un aspetto magico, artigianale, che resta unico.
Sei reduce dalle riprese della serie TV di Luca Marinelli “M. Il figlio del secolo”, molto apprezzata dal pubblico e dalla critica. Come è stato prendere parte a quest’opera?
Prendere parte a “M” è stato un viaggio straordinario. Un’esperienza lunga, intensa, durata sei mesi, che mi ha dato tantissimo. Ho lavorato fianco a fianco con attori straordinari, con un regista di spessore come Joe Wright e con Luca Marinelli, che ha dato al progetto una potenza rara. Ogni reparto del set era un’eccellenza: dalle scenografie ai costumi, tutto era curato in modo meticoloso. È stato come vivere in un’accademia: osservare, studiare, imparare ogni giorno. Sarò per sempre grato di averne fatto parte.
Hai recitato in diverse produzioni cinematografiche. Per un attore il cinema è il massimo?
Il cinema è sicuramente un sogno per tanti, ma per me il “massimo” dipende dal progetto, non dal mezzo. Ogni esperienza ha il suo valore. Ho avuto la fortuna di lavorare anche con registi come Joe Wright, Harmony Korine, Lucio Pellegrini, e ogni volta ho portato a casa qualcosa di unico. Quello che conta è cosa ti lascia un lavoro, cosa ti insegna, cosa ti fa scoprire di te e degli altri.
Sei un artista poliedrico: infatti hai partecipato a spot, pubblicità e videoclip musicali. Ti sei divertito in questi contesti?
Moltissimo. Sono contesti dove l’energia è diversa, ma altrettanto viva. Ricordo con piacere il videoclip Avrai ragione tu di Caparezza. Sul set si è creato uno scambio bellissimo: abbiamo parlato a lungo di musica elettronica, ed è stato un dialogo autentico e profondo. Ho avuto la fortuna di collaborare anche con artisti e creativi di grande valore in spot e campagne pubblicitarie. Ogni volta mi porto dietro incontri umani, oltre che professionali.
Un’altra passione è la musica: come DJ ti piace sperimentare con la musica elettronica e in particolare con la house music. Raccontaci le caratteristiche delle tue performance.
Quando suono, mi presento come Ani Manuel. Il mio sound lo definisco fluid house music perché è fluido, in continua trasformazione, si adatta al contesto e al pubblico. Ogni performance è un viaggio diverso. Mi piace costruire un flusso che racconta qualcosa, che accompagna e sorprende. La musica è la mia eterna amante: è sempre lì, anche quando il resto si ferma. È uno spazio di libertà totale, dove posso esprimere tutto.
Sei originario dell’Abruzzo: che rapporto hai con la tua terra d’origine?
L’Abruzzo per me è la mia forza. È il mio sangue. Anni fa era qualcosa di lontano, che ho dovuto riscoprire. Ma oggi so che quella terra ha plasmato ciò che sono e ciò che sarò sempre orgoglioso di essere. Ci torno spessissimo, quasi ogni fine settimana, anche perché porto avanti diversi progetti musicali lì che stanno crescendo molto bene. È una terra autentica, che ti richiama, ti radica e ti dà energia.
Attualmente vivi a Roma: come ti trovi nella Capitale?
Il mio rapporto con Roma è cambiato nel tempo. Quando sono arrivato, quasi diciotto anni fa, ero entusiasta. Oggi la città, purtroppo, sta attraversando un periodo di stagnazione. È una città un po’ ferma, che ha bisogno di una scossa. Mi auguro che possa tornare a vibrare, a risplendere come merita. Nonostante tutto, continuo ad amarla. Roma ha una luce unica, un clima, un’anima che ti resta dentro.
Sia come attore che come DJ spesso sei a contatto con la gente: come vivi l’impatto con il pubblico?
Il pubblico è tutto per me. È il motore, il senso del mio lavoro. Quando preparo uno spettacolo o un set, penso sempre al pubblico: è il mio punto di riferimento costante. Quando sono solo, senza nessuno davanti, faccio più fatica. Io non sono un artista che medita per sé stesso. Il sapere è importante, certo, ma io sono più per il dare che per l’accumulare. Sono un artista a disposizione del pubblico, non un artista riflessivo e chiuso nel proprio sapere. Il pubblico è la metà che completa la mia urgenza espressiva. Ed è anche ciò che mantiene vivo in me lo spirito del gioco, della scoperta, della sperimentazione.
Al momento sei al lavoro con dei nuovi progetti: che ci vuoi anticipare?
Ci sono progetti importanti in arrivo, ma per motivi di riservatezza non posso ancora parlarne. Posso però raccontare che ho appena girato un cortometraggio da protagonista, ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale. Racconta la storia vera di Giuseppe Monaco, un eroe abruzzese che salvò il suo paese, Monteodorisio. Un progetto autentico, toccante, che mi ha lasciato un segno profondo.
Grazie Manuel e complimenti per la tua carriera artistica!
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