Maria Grazia Calandrone è poetessa, scrittrice, giornalista, drammaturga, insegnante e conduttrice Rai. Con la sua carriera, che abbraccia la poesia, la prosa, il giornalismo e la divulgazione culturale, Maria Grazia ha saputo costruire un percorso unico, caratterizzato da un impegno costante nella promozione della letteratura e dell’arte. Autrice di numerosi libri e curatrice di antologie ha ricevuto numerosi riconoscimenti, il suo lavoro si distingue per un profondo impegno sociale e una costante ricerca artistica.
Su Che! Intervista abbiamo il piacere di ospitare Maria Grazia Calandrone…
Benvenuta Maria Grazia, la tua carriera spazia dalla poesia alla prosa, dal giornalismo alla drammaturgia, fino alla conduzione televisiva e radiofonica. Come riesci a mantenere un equilibrio tra queste diverse espressioni artistiche e professionali?
Bentrovati a voi e grazie. Quello che unisce tutte le attività che mi diverto a svolgere è la ricerca della musica interna alle parole, atteggiamento che vale anche per l’interpretazione vocale dei testi, sia essa teatrale o radiofonica. Si tratta di cercare di restituire alle parole il proprio suono originario, simile a una musica che – così pare – conoscevamo e abbiamo dimenticato, ricordiamo soltanto a lampi
Nel tuo libro “Dove non mi hai portata”, affronti temi personali e universali con grande intensità. Come è stato il processo creativo dietro questo lavoro e cosa ti ha ispirato a raccontare questa storia?
In realtà è stata la vita stessa a portarmi a compiere questa indagine, che avevo rimandato per decenni. Ero andata in televisione, nel programma di Serena Bortone, a presentare il romanzo su mia madre adottiva e, nel farlo, ho accennato al motivo per il quale sono stata adottata, cioè il suicidio dei miei genitori. Al ritorno a casa ho trovato messaggi di persone che avevano conosciuto Lucia, mia madre naturale, e volevano parlarmi di lei. Così, mi sono messa sulle sue tracce, ho raccolto testimonianze e documenti. Non sono partita con l’intenzione di scrivere un libro su Lucia, ma la sua storia, le vicende della sua vita, mi sono sembrate così emblematiche della condizione femminile in quegli anni che ho deciso di raccontare la sua storia, insieme a quella della mia ricerca, la ricerca di una figlia che dopo tanti anni scopre la vita della propria madre.
Come membro di prestigiosi premi nazionali, qual è la tua visione sulla poesia contemporanea in Italia e quali pensi siano le sfide più grandi per i poeti emergenti oggi?
La sfida più grande è contribuire a far uscire la poesia dal cono d’ombra nella quale la realtà la spinge, perché la poesia è un controcanto alla finanza, all’utile che governa il pianeta. È inutile e, proprio per ciò, indispensabile. È una figura della libertà. Ma nelle scuole viene insegnata male, con metodi antiquati, analisi del testo e delle figure retoriche che non credo rivestano alcun interesse per i ragazzi. I ragazzi dovrebbero semplicemente aver chiaro che la poesia parla di loro, dei loro pensieri, dei loro sentimenti, della loro vita. Della vita di tutti.
Hai curato diverse antologie e introdotto opere classiche come l’Antologia di Spoon River. Qual è l’importanza di riscoprire e presentare al pubblico contemporaneo le opere della tradizione poetica e letteraria?
Appunto quella di comprendere la trasversalità e l’atemporalità di certi sentimenti, reazioni e pensieri umani, così da scavalcare l’isolamento, il frazionamento individualista verso il quale la contemporaneità ci spinge sempre di più. Lo Spoon River, ad esempio, sorprende per la sua messa in scena di meschinità e ideali che appartengono a tutti, ancora.
La tua attività di divulgazione della poesia su RaiRadio3 e in altri contesti pubblici è molto apprezzata. Credi che la poesia possa ancora avere un impatto significativo sulla società odierna, e se sì, in che modo?
La radio è un mezzo magnifico attraverso il quale portare la poesia nelle case, col contocanto che la poesia comporta, come ho scritto qui sopra. La poesia allarga gli orizzonti interiori, ci parla della nostra radicale uguaglianza.
Hai lavorato a progetti documentaristici come “I volontari” e “Viaggio in una guerra non finita”. Cosa ti ha spinto a dedicarti a temi così delicati e quale messaggio speri di trasmettere attraverso questi lavori?
Lo stesso della poesia. Diciamo che quel tipo di attività è una sorta di “poesia attiva”, di sguardo poetico pratico, messo in pratica nella realtà. Del resto, la poesia nasce dalla realtà ed è giusto che incida sulla realtà. Non è mai una fuga, è un’indagine.
Il tuo impegno come docente e la tua attività nei laboratori scolastici e carcerari dimostrano una profonda attenzione per l’educazione e l’inclusione sociale. Come queste esperienze hanno influenzato la tua visione della poesia e dell’arte?
Mi hanno fortunatamente confermato tutto quanto ho scritto fin qui. Molti detenuti hanno scoperto la memorabilità della poesia nelle loro celle. In quel caso, sì, potremmo parlare di poesia come “evasione”, ma evasione non tanto in senso di fuga dalla realtà quanto di libertà interiore.
Nel corso degli anni, hai collaborato con numerosi artisti e musicisti. C’è una collaborazione che ritieni particolarmente significativa per la tua crescita artistica e professionale?
Quella con Sonia Bergamasco, perché siamo amiche, abbiamo un rispetto assoluto l’una del lavoro dell’altra e andiamo avanti nella vita insieme.
La tua biografia poetica di Alda Merini è stata molto apprezzata. Qual è stata la sfida più grande nel raccontare la vita e l’opera di una figura così complessa e affascinante?
Con Merini la sfida è smerinizzarla, metterne a fuoco intelligenza e ironia, mentre di lei si conosce quasi solo poesia sentimentale, versi buoni per essere aforismi. In realtà era una donna molto concreta, che soffriva perché di lei era conosciuta più la drammatica storia personale che la poesia. Merini, dopo aver usato i media anche come riscatto privato, cominciava a soffrire il proprio personaggio, perché il suo lavoro poetico veniva oscurato dalla fame di scandalo dei giornalisti, specie di quelli televisivi.
Guardando al futuro, quali sono i tuoi prossimi progetti e in quale direzione pensi di orientare la tua ricerca artistica nei prossimi anni?
In questo momento sto mettendo a punto il libro di poesia che ho scritto mentre scrivevo i romanzi. In seguito, come sempre, andrò dove l’urgenza del momento mi guiderà. Mi fido dell’intuito e dell’ispirazione, mi lascio guidare.
Grazie Maria Grazia per questa interessante intervista e complimenti per la tua carriera artistica e professionale. Noi di Che! Intervista ci auguriamo di risentirti presto con altre belle novità!
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