Marialuisa Perrotta: l’arte come espressione di vita tra teatro, musical e scenografia

Marialuisa Perrotta è un’artista poliedrica con un’anima profondamente legata al palcoscenico.
Attrice, cantante, ballerina e scenografa, ha trasformato la sua passione per l’arte in una carriera dinamica e ricca di sfide. In questa intervista ci racconta il suo percorso, dall’amore per il teatro nato sin dall’infanzia fino alle emozioni vissute sui grandi palcoscenici, senza dimenticare il legame indissolubile con la sua Napoli. Tra aneddoti, esperienze e riflessioni sul mondo dello spettacolo, scopriamo la storia di un talento che non smette mai di reinventarsi.

Introduzione a cura di Salvatore Cucinotta
Intervista a cura di Noemi Aloisi


Benvenuta su Che! Intervista, Marialuisa, sei un’artista poliedrica e svolgi diverse attività, come è nata la tua passione per la recitazione?
Grazie per l’accoglienza ma soprattutto per l’invito, è davvero un piacere poter rispondere alle Vostre domande. Essere definita ‘artista poliedrica’ mi lusinga ed è un onore. Mi reputo innanzitutto una persona nata nella parte fortunata del mondo, che prova ogni giorno, a piccoli passi, a concretizzare un sogno astratto che prende sempre di più forma. Credo fortemente che il talento senza lo studio non basti, se poi ci affianchi una buona dose di coraggio meglio ancora!
Comunque, fatta questa logorroica premessa adesso posso rispondere alla tua domanda. Allora, la mia passione per la recitazione nasce dall’amore incondizionato per il palcoscenico e per il teatro, inteso proprio come luogo: i camerini che lo compongono, le quinte, le luci, le americane, il foyer, le poltrone, il sipario, ma soprattutto il suo profumo inconfondibile. Questo è un sentimento che ho sviluppato con il tempo. Ho iniziato a sei anni a cavalcare diverse tipologie di palcoscenici grazie alla danza, poi in adolescenza grazie alla scenografia e poi da lì…LA SCINTILLA! Cresceva in maniera sempre più sconsiderato il desiderio di esprimermi, e le forme d’arte che al momento conoscevo non mi bastavano più, ma attenzione, non volevo eliminarle dalla mia vita, anzi, il mio scopo è da sempre stato quello di unire quanta più materia artistica possibile, in ogni qual forma si presentasse. Dopo il diploma così, decisi di iscrivermi ad un corso di recitazione, e sai con gli anni cosa ho capito? Che questa passione innata mi è stata come tramandata da mia nonna Carmela e da mio padre. I miei due attori preferiti, interpreti del più grande palcoscenico esistente: la vita. Sono melodrammatici e comici al tempo stesso, ti lascio immaginare.

Come attrice hai recitato in svariati musical, cosa ti piace di questo genere?
La bellezza del Musical sta proprio nel permettere l’unione in scena delle tre arti performative: la recitazione, il canto e la danza. Un connubio di emozioni sia per chi è interprete sia per chi è spettatore.

Tra i vari ruoli che hai interpretato ce n’è uno a cui sei particolarmente affezionata?
Ogni ruolo rende madre un’attrice e padre un attore. La prima cosa che insegnano a teatro è una regola fondamentale: MAI GIUDICARE IL PERSONAGGIO. Sai, io non l’ho mai fatto, e non lo dico per presunzione o altro ma perché questa regola per me è stata sin da subito come un comandamento divino da rispettare, da una parte, dall’altra invece perché credo che sia sempre stato il ruolo a trovare e scegliere me, e mai il contrario. Quello che intendo dire è che alla fine finisci per amarli proprio come se fossero dei figli; quando sono ancora acerbi e nel grembo inizi a farti un’idea di come potrebbero essere, poi nascono e fioriscono come boccioli, te ne prendi cura giorno dopo giorno e poi quando arriva il momento di lasciarli andare ti auguri solo di rivederli al più presto.
Ti auguri che sia sempre un arrivederci e mai un addio. MAAA…perché c’è sempre un ma, se proprio dovessi sceglierne uno ti direi “Suor Maria Lazzara”, una suora anziana rock & roll che ho interpretato all’interno del Musical “Sister Art” per la regia di Claudia Paganelli e Manuel Paruccini, con la direzione artistica del Maestro Luciano Cannito. Mi sono divertita tantissimo a recitare, cantare e ballare nelle vesti di una suora anziana e sprint. Ho amato lo studio del suo personaggio, partendo dalla modifica della sua postura, il suo modo di parlare, camminare, recitare, cantare e ballare. Lo rifarei altre mille volte!

In quale genere di spettacoli preferisci recitare?
Domanda molto interessante! A me piace spaziare. Oggi potrei dirti commedia napoletana, domani invece ti direi che preferisco il musical, dopodomani ancora potrei risponderti che il genere di spettacoli che preferisco interpretare è quello Shakespiriano. La verità è che amo variare, adoro mettermi alla prova spaziando dal dramma al comico, dall’italiano al napoletano, dalla commedia al musical theatre. Come direbbe Pirandello e come d’altra parte mi definisco, sono “una, nessuna e centomila”.

Hai partecipato a diverse Masterclass, raccontaci l’esperienza con Stefano De Martino.
L’esperienza con Stefano De Martino è stata principalmente uno stage di danza moderna. Ricordo l’emozione che provavo nonostante la mia tenera età, avevo circa dieci anni. De Martino è proprio così come lo vediamo in televisione: talentuoso, spontaneo e alla mano (oltre ad essere napoletano come me). Conservo ancora nel cuore i ricordi di quel pomeriggio in sala di danza trascorso in sua compagnia, tra coreografia e risate.

Attualmente sei in tournée con la compagnia “Ma Dove Vivono I Cartoni”, con lo spettacolo “Inside You”, parlaci di questo progetto.
Sto vivendo una delle esperienze lavorative più belle svolte fino ad oggi. Unire le tre arti performative in scena mi fa sentire viva e appagata! Attualmente stiamo girando diverse regioni italiane e nonostante la moltitudine di repliche l’emozione rimane sempre la stessa.
Parlando nello specifico del progetto “Inside You” della compagnia Ma Dove Vivono I Cartoni, si tratta di una commedia musicale inedita che unisce i due cartoni di Inside Out e il cortometraggio della Dream Production, in più ci sono diversi personaggi inventati, tra cui la mia Dana Dj. Un ruolo carismatico, sempre vivo sul palco, per quasi tutta la durata dello spettacolo è infatti sempre in scena. L’unica dei 17 personaggi che ha l’abilità di poter rompere la quarta parete con il pubblico ed interagire direttamente con lo stesso. Speaker, dj, cantante, ballerina. Se dovessi definirla direi che si tratterebbe di una multi-potenziale Pin-up che non può fare a meno della sua console e delle sue amate cuffie! Colgo l’occasione per ringraziare in particolar modo Francesco Chiaiese, Ivan Improta e Aurora Manuele per la fiducia e la stima nell’essersi fidati e per aver affidato a me questo incredibile ruolo.

Come scenografa di cosa ti sei occupata?
Sono diplomata in scenografia teatrale, quindi principalmente mi sono occupata di quello. In particolar modo nel 2018 insieme ad altri colleghi abbiamo curato la scenografia dello spettacolo “Filumena Marturano” della compagnia FSSL. Per adesso ho accantonato questo aspetto artistico, ma chissà, un giorno riprenderò a lavorare anche in veste di scenografa!

Che ruolo hanno i social media nel tuo lavoro?
I social media hanno un ruolo importante nel mio lavoro. Avere la possibilità di farmi conoscere, esprimere la mia arte anche attraverso i vari social network è sicuramente determinante nel mio settore. Di fatti, non nego che diverse chiamate lavorative sono arrivate proprio grazie alla diffusione di alcuni miei contenuti social sfruttando al meglio il potere degli stessi, in particolar modo utilizzando Instagram. Sfruttare dunque le abilità e la potenza del cellulare per i propri obiettivi è sicuramente l’altra faccia della medaglia dell’internet attuale. Dico questo perché, d’altra parte, sono parecchio in disaccordo sul progredire di certe tecnologie avanzate. Parlo dell’intelligenza artificiale che continua a sottrarre sempre più lavoro al settore dello spettacolo, parlo per la figura del doppiatore e degli stessi attori. Decisamente too much!”

Sei napoletana, che rapporto hai con la tua terra?
Napoli è per me croce e delizia, odi et amo. La paragono alla leggenda del monaciello: O t’arricchisce o t’appezzentice (tradotto significa che potrebbe darti tutto come niente).
Quello che provo verso la mia terra è amore puro e sviscerale. Mi piace definirla “teatro a cielo aperto”. Sono spesso tentata di andar via e tornare a Roma, dove l’altra parte del mio cuore risiede, ma gira e rigira torno sempre qui, “dove si è stati bene”. Non so perché, forse Napoli mi ama così come io amo lei. Di tutte le incertezze che pervadono la mia testa, di una cosa però sono certa: se non fossi nata e cresciuta qui non sarei l’artista che ogni giorno cerco di essere.

Ci sono altri progetti a cui ti stai dedicando che ti vedranno occupata a breve?
Prossima domanda? Scherzo! Quando ho deciso di abbracciare questo settore, sin dagli studi, l’ho fatto stringendo la consapevolezza che i SI sarebbero stati sempre meno dei NO e delle porte in faccia. Questo per dirti che non ci si ferma mai, io non mi fermerò mai. Per adesso continuo a lavorare con diverse compagnie con le quali collaboro da un anno e mezzo circa, in contesti teatrali, Itinerant Show e matinée. Al tempo stesso insegno dizione e recitazione, continuo a mettermi in gioco facendo provini e soprattutto continuando a studiare, perché come in ogni settore non si smette mai d’imparare e di migliorare sé stessi!

Grazie per il tuo tempo Marialuisa! Complimenti per la tua carriera artistica!
M.P. Grazie per l’invito, è stato un piacere!”

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