Mariella Nava, cantautrice: storie di amore, lotta e speranza

Mariella Nava, cantautrice del panorama musicale italiano. Dall’incontro con Gianni Morandi, che ha segnato l’inizio della sua carriera, fino alla recente tournée teatrale con Daniela Poggi, la sua voce ha raccontato storie di amore, lotta e speranza. In questa intervista esclusiva, Mariella ripercorre i momenti salienti della sua carriera, parla delle sue collaborazioni con grandi artisti e svela i suoi progetti futuri.

a cura di Noemi Aloisi


Benvenuta, Mariella! È un piacere averti con noi. Per cominciare, ci racconti il momento in cui hai capito che la musica sarebbe stata il centro della tua vita?
È stato sfiorando i tasti di un pianoforte entrato in casa non per me, ma per mia sorella un po’ più grande di qualche anno. Lei poteva iniziare a studiarlo perché andava già alle scuole medie, mentre io avevo solo 6 anni. Ma quello strumento mi affascinò al punto da attirarmi in ogni modo.
Quando mia sorella era seduta lì per fare i suoi esercizi e la sua lezione, io le stavo intorno al punto da imitarla e fare anche io, con le mie manine, gli stessi passaggi e così l’ insegnante decise di chiedere a mia madre di provare a far studiare anche me.
Non me ne sono più staccata, sapevo da subito che sarebbe stata la mia vita.

Dai tuoi primi passi nella musica a Taranto fino al tuo debutto con Gianni Morandi, come hai vissuto questa evoluzione? Quali emozioni ricordi di quel periodo?
Ricordo come fosse adesso quella telefonata. Morandi mi disse che la mia canzone “Questj figli” l’ aveva colpito al punto che l’ avrebbe cantata al sabato sera in TV con suo figlio Marco al violino e l’avrebbe inserita nel suo album “Uno su mille”. 
Poi mi invitò a venire a Roma, alla famosa Casa discografica RCA, dove avrei conosciuto i miei produttori Roberto Davinj e Antonio Coggio, e dove avrei firmato il mio primo contratto come autrice e come artista. Non mi sembrava possibile ma era proprio vero. Quella telefonata cambiò tutto, mutò il sogno in realtà.

Hai collaborato con artisti straordinari come Renato Zero, Mina, Lucio Dalla e Andrea Bocelli. Qual è stato il progetto o l’incontro che ti ha toccato di più e perché?
Ogni incontro mi ha lasciato qualcosa di utile per la mia crescita e di importante per la mia gratificazione.
Non avrei mai pensato che “Per amore”, un brano di grande respiro melodico e molto classico dal punto di vista della struttura armonica, potesse riscuotere un così largo consenso nel mondo intero. Sicuramente  il bel canto di Andrea Bocelli ha saputo fare apprezzare le linee di quel brano e ha dimostrato che noi neanche immaginiamo il potenziale della nostra musica nel mondo. Se scritta bene non abbiamo rivali.
Altro discorso è l’ incontro con Renato Zero che mi spronó da subito a scrivere qualcosa di importante per lui, richiesta che mi fece da motivazione per sfidare me stessa e partorire un brano così importante come “Spalle al muro”.
La sua stima per me, mi permette ancora oggi di continuare a donargli canzoni per i suoi nuovi progetti.

La tua musica è spesso intrisa di impegno sociale. Da dove nasce questa attenzione ai temi umani e quale pensi sia il ruolo della musica nel promuovere il cambiamento?
Nasce dall’ osservazione della realtà, dalle urgenze, da chi chiede aiuto e non ha voce! Nasce dalla certezza che, quello che la musica riesce a trasmettere in quattro minuti di canzone, emozionalmente parlando e con l’onda che riesce ad alzare e muovere, non riuscirà ad eguagliarlo nessun bel discorso.
Basta vedere cosa succede in un concerto, tutte quelle braccia, quei cuori che battono all’ unisono e si accendono su una frase da cantare insieme. Se è vero che la società si cambia più dentro ogni singolo individuo, prima che nelle leggi, per migliorare, beh allora la musica fa …. Eccome!!!!

Parlaci del progetto “Suoni dall’Italia”. Come è nata l’idea di questa etichetta e qual è la sua missione principale?
Quella di trasferire ai giovani la mia stessa esperienza fatta di passione, di conoscenza, di consapevolezza, di conquista lenta e pura, di sperimentazione, di laboratorio, lasciando da parte tutto l’ effimero e la superficialità del mondo apparente.

Nel tuo percorso hai affrontato argomenti difficili come la violenza sulle donne e la sicurezza sul lavoro. Quali sono le sfide più grandi nel tradurre temi così complessi in musica?
La sfida è trovare poi dei palchi giusti dove cantare questi temi. Non è semplice oggi ottenere spazi per questo tipo di musica e di pensiero. Però io non ho mai cambiato nulla di me.
Ho messo a fuoco la mia definizione di artista da subito, da sempre. Anche quando avevo vent’ anni, intorno a me, c’ erano canzoni che erano tormentoni e successi popolari, mentre io portavo a Sanremo brani come “Fai piano”, “Gli uomini”,  “Mendicante”, non mi sono mai curata di quello che c’ era intorno, gli altri facevano la loro musica meglio di me, ma io cercavo e scrivevo e cantavo la mia, senza seguire mai le mode. 

Sei recentemente in tournée con Daniela Poggi per “Figlio non sei più giglio”. Come è nata questa collaborazione e quale messaggio speri arrivi al pubblico?<
Abbiamo unito i nostri linguaggi di donne, lei attrice ed io cantautrice, per raccontare un punto di vista mai portato in scena e mai focalizzato. La storia di una madre di un femminicida. Tradita due volte da sue figlio, come donna e come madre. L’intento è di parlare non soltanto, come è consuetudine fare, del dolore per la  vittima e di chi la piange implorando che non accada più, quanto dell’altra parte.
Quella parte che non appare mai, quella madre che si interroga e che si chiede se può avere avuto qualche piccola cellula di responsabilità nell’ educare un figlio che sembrava normale e che si è rivelato invece un assassino, per creare una diga a quel male, per fermare, se ce ne fosse qualche possibilità, quell’ennesima  mano armata di coltello e con volontà di ferire un’ altra donna.

Guardando alla tua carriera, c’è un momento in cui hai pensato: “Ce l’ho fatta”? O magari un episodio che consideri una svolta decisiva?
Sicuramente quando nel ’99, dopo un periodo di assenza dalle scene di qualche anno, tornai al festival di Sanremo con “Così è la vita”. Non pensavo che il pubblico si ricordasse di me, di tutto quello che avevo fatto e invece la sorpresa fu proprio lì, quando mi accorsi di quanto avessi seminato bene, perché la gente  mi accolse benissimo e mi votò portandomi sul podio di quell’ edizione  con un bel terzo posto!  
Compresi che non è nella ripetuta presenza che capiamo se siamo qualcosa, ma nell’ assenza, se quel posto che occupiamo è così preciso da rimanere vuoto quando manchiamo, se abbiamo cioè lasciato qualche segno davvero indelebile e “nostro” nella musica.
Lì il pubblico ci aspetterà sempre e ci verrà ad applaudire riconoscendoci il merito.

Con il progetto “Cantautrici” hai collaborato con Grazia Di Michele e Rossana Casale. Quanto è importante per te il legame con altre artiste e il sostegno reciproco nel panorama musicale?
Le collaborazioni sono sempre state al centro del mio percorso artistico. Credo che siano proficue e rigeneranti se sono spontanee, sincere, derivanti da vere amicizie e da affinità  di stile, non decise da fatti contrattuali. In un momento come questo ci si può unire più per dare forza alle nostre passioni musicali che per muovere i numeri, visto che tutto nello streaming diventa illusorio o incalcolabile.

Infine, quali sono i tuoi progetti futuri? Cosa puoi anticiparci del tuo prossimo album e quali nuovi orizzonti vuoi esplorare?
La base della mia scrittura resta la stessa, ed è  leggibile nelle mie nuove composizioni, ma pur nella mia fedeltà, è inevitabile una naturale evoluzione. Mi piace molto quello che sto scrivendo e sono desiderosa ormai di farlo venire alla luce!

Grazie Mariella per la tua intervista e complimenti per la tua carriera.
Tienici aggiornati e continua a seguirci su Che! Intervista.

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