Marina Tripodi: una vita dedicata alla riabilitazione e alla cura della voce tra innovazione e interdisciplinarità

Marina Tripodi, logopedista, vocologa e docente universitaria, ha dedicato la sua carriera alla riabilitazione del linguaggio e delle abilità psicomotorie nei bambini, seguendo le orme del padre, il professor Vittorio Tripodi. Fondatrice del “Centro della Voce”, Marina è una delle pioniere della vocologia artistica nel Sud Italia. Con una formazione continua e un forte impegno nell’insegnamento, Marina ha contribuito allo sviluppo di approcci interdisciplinari per la cura della voce e della logopedia, lavorando anche con professionisti della voce come cantanti e attori. In questa intervista, racconta la sua carriera, le sfide affrontate e i suoi obiettivi futuri nel campo della riabilitazione e della formazione.


Benvenuta Marina, hai seguito le orme di tuo padre, il professor Vittorio Tripodi, nel campo riabilitativo. Quanto ha influenzato la tua scelta di intraprendere questa carriera e cosa ti ha insegnato lavorare al suo fianco?
In verità più che le orme di mio padre che è Pediatra, ho seguito il suo esempio: abnegazione al lavoro, continuo aggiornamento e la necessità di lavorare in team multidisciplinare. Egli mi ha orientata verso gli studi di logopedia poiché intravedeva in me un potenziale, è stato decisivo direi.

Hai sviluppato un approccio interdisciplinare per seguire i bambini durante lo sviluppo del linguaggio e delle abilità psicomotorie. Quali sono i vantaggi principali di un team multidisciplinare nella riabilitazione?
I vantaggi sono molteplici, soprattutto per i pazienti poiché avendo un approccio a 360°abbiamo la possibilità ogni  giorno di fare rete e di aggiornarci, ma soprattutto di predisporre il trattamento più efficace.

Nel 1998 hai conseguito la laurea in neuropsicomotricità e nel 2006 ti sei specializzata in Vocologia Artistica. Come bilanci il lavoro tra queste due aree e in che modo si influenzano a vicenda?
Quando si è nella relazione di aiuto si deve tener conto che bisogna creare un accesso nelle persone con ogni risorsa possibile.. soprattutto in casi più difficili, e questo lo si può fare solo se si hanno più competenze possibili. Dobbiamo  sempre tener presente che in ognuno di noi vi sono almeno 7 intelligenze l’intelligenza spaziale, l’intelligenza sociale, l’intelligenza introspettiva, l’intelligenza corporeo cinestetica, l’intelligenza musicale, intelligenza logico-matematica, intelligenza linguistico verbale: tutte presenti ma non sviluppate in ugual modo: infatti  tutte le attività svolte dal cervello si influenzano a vicenda . Altro aspetto importante è il valore che ha la musica nella vita di noi tutti e di come sia terapeutica (vedi Musicoterapia-Cantoterapia), infine non per minor importanza avere  un utilizzo consapevole della propria voce (attraverso training specifico) può migliorare la nostra vita. La voce è il nostro biglietto da visita il nostro primario canale di comunicazione con gli altri, ma soprattutto non è qualcosa che abbiamo ma che facciamo.

Hai fondato il “Centro della Voce” nel 1998, la prima struttura nel Sud Italia dedicata alla logopedia e alla voce artistica. Cosa ti ha spinto a creare questo centro e quali sono stati i principali obiettivi iniziali?
Il Centro è nato con un prestito d’onore legge 608, da una passione per il canto e per la recitazione. In quel periodo e fino al 2021 lavoravo presso il I POLICLINICO di Napoli (oggi denominata Università Vanvitelli) ed ero responsabile del laboratorio della voce. Essendo ambulatorio arrivavano artisti senza voce.. e a volte la patologia era causata da uno studio errato del canto. Quindi ho deciso di coinvolgere alcuni insegnanti di canto disponibili a voler integrare le loro conoscenze musicali con un minimo di bagaglio di fisiologia per poter prevenire le patologie vocali a cui gli artisti vanno spesso incontro, e tutto poteva essere fatto solo sotto la stessa struttura.. da qui l’idea.

Nel corso degli anni hai lavorato anche con il coro delle voci bianche del Teatro di San Carlo. Cosa ti ha colpito di più nell’insegnare e lavorare con giovani talenti artistici?
In verità, ero li in veste di angelo custode delle voci voluta fortemente dalla maestra Stefania Rinaldi che ha molto a cuore la salute vocale dei suoi bambini che sono in un’età di maturazione vocale e quindi di estrema fragilità. La cosa che mi ha colpito di più è l’energia del coro, tante voci insieme per esserne una!

Sei stata eletta Presidente della SIFEL per il biennio 2015-2017 e ora sei nel consiglio direttivo come Past President. Quali sono stati i traguardi più significativi che hai raggiunto durante il tuo mandato?
Sicuramente non far morire la Società Scientifica promuovendo corsi di aggiornamento gratuiti per i soci, l’organizzazione di convegni con ospiti  di fama INTERNAZIONALE come Mara Behlau fono audiologa BRASILIANA che ha risposto al mio invito.

Come esperta in Vocologia Artistica, quali sono le problematiche più comuni che riscontri nei professionisti della voce come cantanti e attori, e quali soluzioni riabilitative proponi per migliorare la loro performance?
L’ansia da prestazione è alla base di quasi tutte le problematiche vocali (noduli – edemi cordali – polipi) il non saper gestire l’ansia e la necessità a volte dello “spingere la voce” verso tonalità non adeguate è causa di tante patologie. Molti cantanti, soprattutto i giovani, pensano che saper cantare significa raggiungere note altissime: non  è così! bisogna cantare sempre rispettando il proprio registro vocale e propria estensione. La soluzione è metterli in condizione di ottener la miglior voce possibile anche in situazioni stressanti, insegnando loro la consapevolezza.

Sei docente di Foniatria e Logopedia in diverse università italiane. Come trasmetti la tua esperienza ai giovani studenti e quali competenze ritieni fondamentali per formare i futuri professionisti del settore?
Cerco di trasmettere passione e umiltà. La prima serve per voler saperne sempre di più, la seconda serve a mettersi in discussione sempre ed aprirsi al confronto. Non bisogna sposare metodi miracolosi o rifarsi a  didattiche troppo rigide, nel canto  la voce deve essere libera.

Hai partecipato a numerosi congressi nazionali e internazionali come relatrice. Qual è stata l’esperienza più memorabile e come questi incontri hanno contribuito a migliorare la tua pratica professionale?
Tutti in generale sono stati molto interessanti e mi hanno arricchito sicuramente l’incontro con Mara Behlau mi ha arricchito molto.

Quali sono i tuoi progetti principali in ambito riabilitativo e formativo, e quali sfide pensi che il settore della logopedia e della vocologia dovrà affrontare nei prossimi anni?
I miei progetti sono sempre tanti, spero di riuscire a realizzarli tutti… ma essendo napoletana e scaramantica preferisco tenermi per me i miei obiettivi futuri.
La sfida della figura della logopedista è entrare di diritto nelle scuole, nei teatri, nei conservatori con contratti uguali ai docenti perché il logopedista da profili professionale opera in campo preventivo, educativo e poi rieducativo. La società odierna è ancora troppo ancorata all’idea che la logopedista serva solo per rieducare il linguaggio, invece bisognerebbe pensarla come risorsa a cui ricorrere per iniziare ogni tipo di training sia in ambito cognitivo che vocale.

Grazie Marina ed un saluto dal nostro staff! Tienici aggiornati!
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