Mario Vitale: autore e regista de “L’Afide e la Formica” e ”Summer Limited Edition”(Giffoni Film Festival)

Nato a Lamezia Terme nel 1985, è un regista e sceneggiatore italiano contemporaneo.
Grazie alla sua versatilità e alla capacità di esplorare temi sociali e storie dal forte impatto emotivo. Laureato con lode in Saperi e Tecniche dello Spettacolo Cinematografico presso La Sapienza Università di Roma, ha iniziato la sua carriera dirigendo videoclip musicali prima di passare ai cortometraggi, ottenendo riconoscimenti in festival nazionali e internazionali. Tra i suoi lavori più noti spiccano il lungometraggio L’Afide e la Formica, acclamato dalla critica, e le docu-serie Il Segno delle Donne e Donne di Calabria, prodotte per Rai Cultura.

a cura di Salvatore Cucinotta


Benvenuto Mario hai iniziato la sua carriera realizzando videoclip musicali. Come ha influenzato questa esperienza il tuo approccio al linguaggio cinematografico nei suoi cortometraggi e lungometraggi successivi?
In realtà è stato sempre il contrario. È sempre stato il cinema a influenzarmi quando ho realizzato i miei videoclip. In ogni video musicale che ho girato c’era un’idea, uno spunto, una suggestione che, forse anche inconsciamente, proveniva dal cinema. Al contrario il videoclip mi ha insegnato a curare bene l’estetica e trovare soluzioni smart, cose che poi ho riportato nei lavori che ho fatto per il cinema e la TV.

Il tuo primo lungometraggio, L’Afide e la Formica, ha ricevuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali. Quali sono state le sfide più grandi che hai dovuto affrontare nella realizzazione di questo film e cosa ha significato per te questo successo?
Realizzare il primo film è la sfida più grande che ogni regista deve affrontare per diventare tale. La mia idea è sempre stata quella di realizzare un film con delle ambizioni che comunemente possiamo definire autoriali, ma che avesse la forza e la capacità di arrivare a un pubblico ampio. Un film che potesse coniugare profondità e intensità di temi e di stile con l’intrattenimento e un linguaggio accessibile a tutti. Ricevere riconoscimenti e attestati di stima mi fa sperare di esserci riuscito.

Nei tuoi tanti lavori come regista e sceneggiatore, spesso si notano temi di inclusività e impegno sociale. Quanto è importante utilizzare il cinema come mezzo di riflessione sociale e politica?
È importante principalmente se diventa il mezzo per esprimere se stessi, per tirare fuori quello che hai da dire, il tuo punto di vista sul mondo, sui sentimenti, sulle emozioni. Da sempre il cinema smuove le coscienze e crea senso critico. Veicolare attraverso questo mezzo dei messaggi non è mai stata la mia priorità, ma porre domande e creare riflessioni su temi che per me sono importanti, quello si.

La docu-serie Il Segno delle Donne e Donne di Calabria hanno messo in luce storie di figure femminili significative nella storia italiana. Raccontaci un po’ della loro realizzazione.
Queste due docu-serie sono prodotte da Anele, casa di produzione con cui collaboro da un po’ di tempo e pongono l’attenzione su figure femminili che, come recita uno dei due titoli, hanno lasciato un segno nella storia del nostro Paese. Molte volte sono figure che non hanno avuto il risalto mediatico che meritavano, o il giusto riconoscimento per il loro contributo culturale e sociale,  come a esempio Adele Cambria o Teresa Mattei. Altre volta sono figure nazional popolari come Liala o Luisa Spagnoli. In ogni caso è sempre bello per me raccontare queste storie.

Nel 2023 hai diretto I Cacciatori del Cielo, un film TV che ha ottenuto un ampio seguito di pubblico su Rai Uno. Cosa ha reso questo progetto particolarmente apprezzato dal pubblico italiano?
Vari fattori hanno contribuito al successo di questo film. Sicuramente raccontare la storia di Francesco Baracca, un eroe della prima guerra mondiale, e della nascita dell’Aeronautica ha toccato le corde emotive di molti italiani. Un cast di attori eccezionali e un linguaggio che coniugava diversi generi come la fiction, il documentario, il repertorio storico e i disegni animati (di Lelio Bonaccorso) hanno contribuito al successo di questo film.

La tua esperienza spazia dai cortometraggi ai lungometraggi, dalle docu-serie ai film TV. Come cambia il tuo approccio alla regia in base al formato e al pubblico a cui si rivolge?
In realtà il mio approccio non cambia. Affronto ogni progetto con lo stesso intento. Emozionarmi io per primo nel realizzarlo e cercare di far emozionare il pubblico.

La tua formazione accademica è legata allo studio del cinema di Luis Buñuel. In che modo l’influenza di Buñuel si riflette nei tuoi lavori e nella sua visione artistica?
Buñuel ha influenzato prima di ogni cosa la mia visione del mondo, il mio approccio alla vita. Il suo surrealismo su di me ha avuto lo stesso effetto del rasoio con cui Buñuel stesso tagliava un occhio nel suo “Un chien andalou”. Mi ha aperto un mondo, mi ha fatto guardare oltre. Quindi, Anche se non sempre in maniera esplicita, il mio approccio al cinema risente sempre di Buñuel  proprio come condizione di base.

Dal 2014 ad oggi, quali sono stati i momenti più significativi che hanno contribuito a definire il tuo stile come regista ed autore?
Credo che in realtà questi momenti risalgano alla mia infanzia e alla scoperta del Cinema che ho fatto a sei anni quando mio padre portò a casa un videoregistratore VHS con cui ho iniziato a sognare di fare film. Poi quando ho iniziato a realizzarli davvero, ogni lavoro fatto è stato un momento di crescita che ho convogliato nei lavori successivi.

Il panorama cinematografico italiano è in continua evoluzione. Qual è la tua opinione sullo stato attuale del cinema in Italia e quali sono, a tuo avviso, le opportunità e le sfide più grandi per i registi emergenti?
Non è un buon momento per i registi emergenti. La situazione del cinema in Italia oggi non è delle migliori e sicuramente è molto più difficile rispetto a qualche anno fa riuscire a realizzare il primo film. Lo è ancora di più realizzare i film successivi. Si sta andando sempre di più verso la preoccupante idea che siano solo i numeri a contare a discapito di storie che possano far vibrare le corde emotive del pubblico. Non si può misurare la qualità di un film solo in base agli incassi che il film è stato in grado fare mettendo in secondo piano le sue qualità artistiche.

Dopo il successo di Summer Limited Edition, presentata al Giffoni Film Festival, quali sono i tuoi prossimi progetti?
Ho in cantiere il mio secondo film scritto con Josella Porto e Francesco Governa e a breve realizzerò un nuovo docu-film su un personaggio importantissimo della cultura italiano di cui presto sentirete parlare.

Grazie Marco per questa interessante intervista. Complimenti per la tua carriera e tienici aggiornati sui tuoi progetti futuri!
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