Martina Mazzola, giovane e talentuosa soprano palermitana, si distingue per una carriera ricca di successi e una formazione musicale eccellente. Diplomata in Musica Vocale da Camera e Canto Lirico, ha conquistato numerosi premi in concorsi internazionali e ha calcato i palcoscenici di importanti teatri italiani e internazionali. Oggi, oltre a esibirsi in ruoli d’opera e concerti, è anche dottoranda nel campo della ricerca e produzione artistica dell’opera lirica. In questa intervista, esploriamo il suo percorso, le sfide incontrate e la sua visione per il futuro dell’opera.

a cura di Antonio Capua


Martina, la tua carriera è iniziata a soli 16 anni con lo studio della tecnica vocale. Cosa ti ha spinto a intraprendere questa strada e quando hai capito che il canto lirico sarebbe diventato la tua vita?
Buongiorno, e grazie per l’invito! Beh, diciamo che a differenza di molti colleghi che hanno avuto quasi una sorta di “automatismo” nell’approccio alla musica grazie alla famiglia, i quali componenti suonassero qualche strumento o cantassero già, io ho cominciato proprio per caso. Nella mia famiglia, ne mamma o papà sono appassionati di musica classica né tanto meno opera, quindi posso dire di essere andata “fuori dai binari” … Ho cominciato a cantare per caso da piccola, ero intonata e cantavo proprio di tutto tranne l’opera. Una persona molto cara a me un giorno mi disse “Ma perché non prendi in considerazione di iniziare gli studi di canto lirico?”, gli ho dato ascolto e dopo aver raggiunto l’età giusta per cominciare uno studio serio ho conosciuto la mia prima insegnante. Mi reputo molto fortunata in questo, non è semplice trovare un bravo insegnate di canto al giorno d’oggi, soprattutto agli inizi dello studio. Lei credeva molto sul mio talento, e vedendo l’impegno di entrambe nel “costruirmi vocalmente” ho capito che probabilmente potevo avere qualche possibilità di fare del canto oltre che una passione anche un lavoro. Da lì poi, conobbi il mondo del teatro vero e proprio, e anche se molto complicato me ne innamorai, considerando il Teatro la mia seconda casa.

Hai interpretato ruoli iconici di opere come “Don Giovanni”, “Le Nozze di Figaro” e “La Serva Padrona”. Quale personaggio ti ha toccato maggiormente e cosa ti ha insegnato come artista?
Ogni personaggio è una scoperta e un regalo. Ho avuto la possibilità di iniziare proprio con Mozart che disegna dei caratteri ben specifici per ogni personaggio in base alla trama ovviamente, e in determinati periodi della mia vita sembrava proprio di ritrovarmi veramente nella situazione sentimentale o di vita quotidiana del personaggio stesso; infatti, era molto semplice sia l’approccio scenico che l’intenzione vocale. Cerco sempre d’impegnarmi al massimo per rendere speciale ogni piccola o grande donna dell’opera che porto in scena, indistintamente da quali esse siano, ma se dovessi pensare ad un personaggio specifico sicuramente sarebbe Elvira ne “I Puritani” di Vincenzo Bellini. Elvira è una donna forte, dolce, coraggiosa, fedele, pura nei suoi sentimenti e nei rapporti con gli altri personaggi e soprattutto innamoratissima; è un personaggio davvero tanto ricco emotivamente e non è proprio semplice approcciarsi a lei, ma sicuramente una grande soddisfazione oltre che musicale anche personale, perché ti lascia dentro davvero tanta, ma tanta bellezza.

Sei stata premiata in numerosi concorsi, ma c’è un riconoscimento che per te ha avuto un significato speciale?
Ho partecipato a tanti concorsi di canto lirico, e maggiormente anche in formazione cameristica. Il mio studio inizia proprio dalla Musica Vocale da Camera che è un repertorio davvero di nicchia rispetto l’opera, e di non poche difficoltà. Purtroppo, non è particolarmente valorizzato in Italia, e per me aver conquistato diversi premi in questo repertorio è stata davvero una grande soddisfazione personale.

Il tuo lavoro unisce performance artistiche e studio accademico, grazie al tuo dottorato in produzione artistica dell’opera lirica. Come riesci a bilanciare la parte creativa e quella accademica?
Il Dottorato è un’avventura cominciata da pochissimo. Sono davvero entusiasta di questa possibilità, e so che sarà una grandissima sfida; il programma prevede tre anni di studio, di ricerca, produzione, tutoraggio e insegnamento, e certe volte al solo pensiero penso di non esserne all’altezza! L’attività artistica e la carriera rimangono sempre il mio primissimo obiettivo, ma non escludo la possibilità di dare un piccolo contributo anche nell’ambito accademico; in questa grande avventura avrò il privilegio di collaborare con Maestri di fama internazionale che, sono sicurissima avranno il massimo interesse e la massima cura nel guidarmi al meglio nel bilanciare quanto più possibile sia la parte artistica che accademica. Il Dottorato mi ha dato l’opportunità di fare parte di una grande famiglia, quella del Conservatorio Arturo Toscanini di Ribera, tra l’altro, recentemente insignito del premio “100 Eccellenze Italiane”. Non potrei essere più felice di così.

Hai debuttato in importanti teatri, tra cui il Teatro Massimo di Palermo e il Politeama Garibaldi. Qual è stato per te il momento più emozionante su questi palcoscenici?
Sarebbe scontato dire forse che cantare nei Teatri della propria città è emozionante; Io ho cominciato con i piccolissimi spettacoli proprio dal Teatro Massimo, era tutto nuovo per me. Col passare del tempo ho realizzato che cantare a “casa” è sempre di più un crescendo di emozioni perché ti ritrovi a fare musica con amici! Le produzioni a Teatro durano davvero diverse settimane, e inevitabilmente passi la maggior parte del tempo circondata dalla bellezza; durante le prove conosci tutte le maestranze del teatro, dal reparto sartoria, trucco, maestri di palcoscenico e infine l’orchestra, che sono l’anima vera e proprio di uno spettacolo. Si costruiscono legami molto profondi, ci si scambia pareri e consigli, collaborare con chi ha visto in te col passare delle produzioni un’evoluzione nel tempo, una maturità, e riesce a riconoscerla e apprezzarla, è una delle soddisfazioni più grandi che riesce ad essere condivisa da ambo le parti, per questo il Teatro della mia città è casa.

Tra i ruoli che hai interpretato, molti richiedono una forte presenza scenica oltre che una grande tecnica vocale. Come ti prepari per entrare così profondamente nei tuoi personaggi?
La preparazione ai ruoli richiede sempre molto studio e impegno, e per studio non intendo solo quello musicale; cerco sempre di documentarmi al meglio sul periodo di composizione dell’opera così da poter capire in quale contesto e momento storico il compositore si trovava durante la stesura, quali erano le voci a disposizione in quel periodo, capire gli strumenti dell’epoca per le sonorità, e poi ovviamente ricerco una fonte quasi “diretta”, come ad esempio qualche corrispondenza epistolare con i librettisti o addirittura cantanti stessi, così da approfondire al meglio la prassi esecutiva, se penso ad esempio alle lettere di Giuseppe Verdi potrei considerarle Vangelo per noi cantanti. Dopo si passa allo studio del libretto e del personaggio, cerco di capire ogni sfaccettatura del carattere per poterla rendere al meglio con la voce, ascolto tantissime registrazioni delle grandi cantanti del passato e le confronto con quelle attuali, ogni spunto, ogni interpretazione in fase di studio è preziosa. Un contributo notevole senza dubbio lo ricevo da parte dei miei Maestri; in primis nella fase di studio tecnico, in cui capisco come voler impostare vocalmente il carattere delle mie eroine, dopo di che proseguo lo studio lavorando interamente tutte le finezze musicali richieste in partitura.

Sei una giovane artista che ha già conquistato tanto, ma cosa significa per te essere una cantante lirica nel contesto contemporaneo? Come vedi l’evoluzione dell’opera lirica oggi?
Di sicuro i giovani cantanti non hanno vita facile al giorno d’oggi. È davvero difficile riuscire ad emergere, perché la competizione è tanta, soprattutto quando parliamo di voci femminili, soprattutto quando parliamo di Soprani! Bisogna sempre trovare un modo per farsi notare, di sicuro essere molto attivi sui social aiuta a fare vedere al mondo esterno la tua attività artistica, e da qui subentra tantissimo il fattore “lavoro porta lavoro”, poi essere creative e pubblicare contenuti interessanti anche della vita quotidiana. Viviamo oltretutto in un momento storico del mondo dell’opera in cui subiamo moltissimo il confronto con le Dive del passato; spessissimo leggendo recensioni, o semplicemente leggendo commenti del pubblico inerenti spettacoli visti i commenti sono sempre “Non ci sono più le voci di una volta…Non è la Callas o la Tebaldi” …È chiaro non reggere minimamente tale confronto, e credo che sarebbe anche inutile farlo in quanto nessuno può essere imitato, e nessuno in tal senso nasce due volte. Ogni cantante ha le sue caratteristiche, l’evoluzione sta nell’accettare il tempo che passa, senza dubbio si può prendere spunto dai grandi cantanti del passato, ma ognuno di noi deve anche far conto con le proprie capacità e mezzi.

Hai partecipato a masterclass con artisti di fama internazionale. Qual è stato l’insegnamento più prezioso che hai ricevuto e che porti sempre con te nella tua carriera?
Porto nel cuore i consigli e gli insegnamenti di tutti Maestri incontrati nel mio percorso; ognuno di loro ha saputo tirar fuori il meglio di me sotto ogni punto di vista, soprattutto umano; sicuramente quelli più preziosi sono quelli con cui continuo ancora a studiare, con cui oltre alla semplice lezione di canto posso anche rapportarmi su consigli della vita quotidiana o lavorativa.

Recentemente hai debuttato nel ruolo di Donna Anna in “Don Giovanni” a Coimbra, in Portogallo. Come è stato esibirsi all’estero e cosa hai imparato da questa esperienza internazionale?
Il debutto in Portogallo è stata una sorpresa sotto tutti i punti di vista. Non ero particolarmente convinta di portare sul palco Donna Anna, durante lo studio non riuscivo a farla mia, non la comprendevo, un personaggio davvero complesso. Il mio insegnante mi ha confortato tanto dicendomi di aver fiducia in lui e in me stessa, avevamo studiato davvero tanto. Arrivata a Coimbra il tempo per le prove era davvero pochissimo, ma ho trovato dei compagni di viaggio eccezionali. Lavorare con il direttore d’orchestra il Maestro Sergio Alapont e la registra Stefania Bonfadelli mi ha dato tanta sicurezza, i loro consigli sono stati preziosi, e finalmente sono riuscita a far nascere questa grande Donna Mozartiana, con tanta emozione e soddisfazione! Porto nel cuore ogni singola parola di questa bellissima produzione, e nei momenti di sconforto continuo a ripeterle a me stessa. Tutti hanno un po’ fretta di arrivare in questo settore, la verità è che ci vuole soltanto tempo.

Quali sono i tuoi sogni e obiettivi per la tua carriera artistica? C’è un ruolo o un’opera che sogni di interpretare?
Come detto in precedenza, in questo meraviglioso mondo c’è solo bisogno di tempo… Sono grata di aver già raggiunto importanti risultati, e sono sicura che ancora qualcuno potrà realizzarsi! Sono tante le opere che mi piacerebbe interpretare, la musica, l’opera è così bella che minimizzare ad un solo ruolo è riduttivo, ma mi piace rimanere con i piedi per terra e accogliere tutto ciò che di bello si presenterà nel corso della carriera.

Grazie per aver condiviso con noi il tuo viaggio artistico, Martina. La tua dedizione e il tuo talento sono un esempio di come l’opera possa continuare a emozionare e ispirare anche le nuove generazioni.
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