Martina Petracca, conosciuta artisticamente come Empatia, è una cantautrice romana nata nel 2000. Con una formazione musicale iniziata all’età di 9 anni, ha coltivato il suo talento studiando canto, chitarra e pianoforte, fino ad approdare al Saint Louis College of Music, dove si è specializzata in canto jazz e songwriting. La sua musica si ispira alla vita quotidiana, alle letture e agli artisti italiani, ma anche a un profondo senso di empatia, elemento che caratterizza le sue canzoni. Martina ha partecipato a numerosi concorsi, eventi


Benvenuta tra noi Martina, hai iniziato a studiare musica a soli 9 anni, coltivando una passione che ti ha portato a esplorare diversi strumenti e generi. Qual è stato l’episodio o l’esperienza che ha acceso in te questa passione per la musica?
Penso che l’esperienza che mi abbia fatto capire veramente che nella vita volessi fare musica è stata quando da piccolina mi mettevo a sentire in cucina canzoni con mia mamma. Quelli erano pomeriggi sereni in cui cucinava dolci (che venivano sempre male) e ridevamo immerse in un’aurea di pace e che mi hanno regalato il sogno della musica perché alla base di tutto c’era lei e le sue note.

La tua formazione musicale è davvero eclettica, spaziando dal canto jazz alla composizione. Come questi diversi approcci musicali hanno influenzato il tuo stile come cantautrice?
Mi hanno dato la possibilità di conoscere me stessa e dunque, diventando parte di me, sono diventati cardini fondamentali di esplorazione tra linguaggi e melodie che mi hanno permesso di non rimanere chiusa nel mio guscio.

Il progetto “Empatia” sembra rappresentare non solo il tuo nome d’arte, ma anche un concetto chiave nella tua musica. Che significato ha per te l’empatia e come la traduci nei tuoi brani?
L’empatia è fondamentale. Non solo nella musica ma in ogni ambito delle nostre vite in quanto ci permette Di capire al di là di noi l’essere umano che abbiamo di fronte. Sono fermamente convinta che l’empatia sia la base per fare musica in quanto permette di oltrepassare l’egocentrismo e connettersi con l’altro, che infatti, deve immedesimarsi nella musica che sta ascoltando oltrepassando le differenze esecutore-ascoltatore.

Hai partecipato a numerosi concorsi e collaborato con molti artisti e maestri del panorama musicale italiano. Qual è stata la collaborazione o l’esperienza che ritieni abbia maggiormente arricchito il tuo percorso artistico?
Penso che l’esperienza che mi abbia maggiormente aiutato nel mio percorso sia stata quella di co-autorato con Renato Esposito. Con lui ho imparato davvero a scrivere e a capire come volessi scrivere io. 

“Lizzie”, il tuo primo inedito, ha riscosso molto successo. Cosa ricordi di quella fase della tua carriera e come è cambiato il tuo approccio alla scrittura e alla composizione da allora?
Ero piccola ed emozionata all’epoca, vedevo di fronte a me tutta la vita e le esperienze che avrei dovuto fare per migliorarmi ogni giorno. 
Da allora ho imparato a parlare di più di esperienze che mi hanno vista come protagonista della vicenda e che poi, scoprivo essere situazioni comuni a tutti. Il fatto che queste mie esperienze siano state riscontrate da più persone mi ha dato una grande scossa a scrivere e a cercare sempre modi diversi per un’interazione musicale col pubblico sempre più viva.

Parallelamente alla tua carriera di cantautrice, ti dedichi all’insegnamento della musica. Come riesci a bilanciare la tua crescita artistica con il ruolo di insegnante e come queste due attività si influenzano a vicenda?
L’insegnamento mi ha dato davvero molto. Sono grata di aver cominciato ad insegnare perché questa è stata l’ennesima riprova di come empatia e musica siano concetti indissolubili. Attraverso l’insegnamento ho imparato ad ascoltare ancora di più l’altro e ciò sicuramente mi ha fatto capire come scrivere brani che potessero far immergere ancora di più chiunque avesse voglia di ascoltarmi.

Nel 2023 sei stata chiamata a collaborare con grandi nomi della musica italiana, come Biagio Antonacci, e hai partecipato a diversi eventi legati al Festival di Sanremo. Cosa hai imparato da queste esperienze?
Ho imparato innanzitutto che niente è facile: anche le situazioni più belle dietro nascondono tante ombre. Inoltre ho imparato a vivere, vivere ogni esperienza come se fosse l’ultima, assaporando il più possibile ogni momento che ho potuto avere in queste occasioni.

Hai lavorato anche nel cinema, partecipando alla colonna sonora di un film Marvel e collaborando con artisti internazionali. Com’è stato lavorare in un contesto cinematografico e come si differenzia rispetto alla produzione musicale per la scena italiana?
L’esperienza Marvel è stata sicuramente molto significativa e piena di emozioni per me. Mi sono divertita tantissimo e ho capito quanto siano diverse (ma legate) Le situazioni musicali e quelle cinematografiche. 

Sicuramente nella cinematografia vi è una difficoltà maggiore per una non adatta ai lavori, tuttavia mi ha aiutato a trovare una confidenza migliore con le telecamere e gli spettatori.
La tua sensibilità per l’ambiente e l’arte si riflette anche nelle tue passioni per la pittura e la fotografia. Come queste altre forme d’arte influenzano la tua musica e il tuo processo creativo?
Mi aiutano tantissimo, perché mi permettono di dare alla realtà una forma sempre diversa. Ovviamente la possibilità di guardare le cose che ho intorno con un occhio ogni volta nuovo mi permette di scrivere con idee sempre diverse. Amo l’idea di cambiare sempre prospettiva.

Quali sono i tuoi prossimi progetti? C’è un nuovo album in lavorazione o altre collaborazioni artistiche che puoi condividere con noi?
C’è sicuramente tanta musica in lavorazione e che non vedo l’ora di far uscire quando sarà tutto pronto!

Grazie Martina per il tempo e tienici aggiornati sui tuoi progetti futuri! Complimenti per tutto!
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