Melo Zamo, nome d’arte di Carmelo Managò, è un pioniere dell’Hip Hop nella Piana di Gioia Tauro. Attivo dal 1990 come DJ, rapper e producer, ha condiviso il palco con numerosi artisti di fama nazionale e internazionale, diventando una figura di spicco nella scena musicale underground. Oltre alla musica, ha avuto esperienze come speaker radiofonico, organizzatore di eventi e comparsa cinematografica, dimostrando una versatilità unica nel suo genere. In questa intervista, Melo Zamo ci racconta il suo percorso artistico, le sfide affrontate e i progetti futuri.
a cura di Antonio Capua
Melo Zamo, sei stato tra i pionieri dell’Hip Hop nella Piana di Gioia Tauro. Com’è stato muovere i primi passi in un movimento così nuovo per la Calabria negli anni ’90?
Ciao, innanzitutto grazie per questo “invito”, beh ti dirò, l’inizio è stato facile perché il tutto è iniziato con una carica di entusiasmo dato dal colpo di fulmine che c’è stato per la cultura HipHop che appunto non è solo musica, ma un vero e proprio modo di pensare e vivere a 360 gradi il quotidiano, dove attraverso le discipline che fanno parte di questa cultura, si rappresenta la stessa nei suoi principi e valori, e quindi i suoi messaggi, e con essi la propria persona ed il proprio vissuto, dove da quel momento tutto diviene automaticamente caratterizzato dall’essere HipHop, dall’affrontare qualsiasi argomento, evento della vita sino a al semplice bersi un caffè, o almeno è così che l’ho recepito e messo in pratica dal giorno zero, dopodiché, continuare questo cammino, vivendo in una zona come la piana di Gioia Tauro, non è stato facile man mano che l’HipHop diventava sempre più parte della mia persona, della mia personalità, della mia estetica e dei miei modi di fare le cose, per me come per tutti quelli che all’epoca abbiamo iniziato ad essere e spingere HipHop da queste parti, poiché per la gente, il come vestivamo, la musica che proponevamo, i “segni”(writing) sui muri che lasciavamo e tutto il resto che era inevitabile conseguenza di una data “evoluzione”, alimentava sempre più diffidenza e generava non sempre positive “etichette” sulla nostra persona, ma sarebbe troppo lunga scendere nei dettagli, quindi, l’inizio è stato entusiasmante ma non facile, ma ci sono stati comunque diversi altri lati positivi, come ad esempio, l’essere stati tra i primi in questa parte d’Italia, ci ha dato la possibilità di essere stati quasi subito notati dalla scena Hip Hop ufficiale nazionale, ed entrare così a farne parte con la “benedizione” ed il rispetto di molti di coloro che nell’ Hip Hop italiano erano per tutti delle “istituzioni” e/o i primi veri pionieri già da prima dei ’90, ovviamente all’epoca rispetto ad oggi non bastava essere i primi o gli unici in una determinata zona a fare quella cosa, ma dovevi anche dimostrare di saper fare, di conoscere la cultura e non solo, dimostrare che rispettavi la cultura, che studiavi, ti impegnavi nell’evolvere tecnicamente e eticamente, dimostrare che lo facevi innanzitutto perché ci credevi, per passione, per amore e contribuivi ad alimentare e diffondere la cultura, se l’intento invece era solo il farci business e ostentare il proprio ego e in più non eri bravo a fare nulla e diffondevi cavolate e falsità, beh non c’erano aspetto da figo, vestiti costosi, likes, visualizzazioni, autotune o tecnologie che ti salvavano.. eri definito un sucker e nella scena non ci entravi. Forse sono andato un po’ oltre… Ahahahah
Hai condiviso il palco con molti artisti di rilievo della scena Hip Hop e Reggae. Qual è stata l’esperienza che ti ha segnato maggiormente durante la tua carriera live?
Beh si ho avuto l’onore di condividere il palco e altre situazioni, con molti artisti che ho sempre stimato, che seguivo da tempo e che non avrei immaginato di ritrovarmi assieme, o addirittura con alcune stringere vera amicizia, sono tanti, tutti possiamo dire mi hanno lasciato qualcosa di positivo, sia come soddisfazione, sia come stimoli a proseguire e migliorare, soprattutto come persona, perché l’HipHop (quello vero) stesso “dice” che bisogna evolvere prima ancora come esseri umani e poi anche artisticamente, nell’ Hip Hop è stato sempre un concetto fondamentale, dopodiché una situazione che mi ha segnato particolarmente in positivissimo è stata quando a Messina verso la fine degli anni ’90 è stato organizzato il Mission Impossible uno degli eventi HipHop più straordinari di sempre fatti in Italia, dove vi erano i maggiori esponenti della scena HipHop italiana, e in quella occasioni grazie a DjSkizo (alien armi) uno dei più importanti e bravi dj italiani nonché uno dei padri dell’hip hop italiano, che avevo avuto l’onore di conoscere ed ospitare qualche tempo prima, facendomi entrare nel backstage dell’evento mi ha dato la possibilità di conoscere la persona che ha dato vita all’Hip Hop mondiale nei primi anni ’70 a New York ovvero Dj Kool Herc e non solo l’ho conosciuto ma sono rimasto tutto il tempo seduto praticamente a fianco tra le sue valigie di vinili durante la sua esibizione/djset, beh quello mi ha segnato tanto, mi ha dato tanto, soprattutto conferme a me stesso e quanto era bello questo HipHop..
Nel tuo percorso artistico hai anche lavorato come produttore. Qual è il processo creativo dietro la creazione di un beat o di una traccia?
Anche questo, nel concepire un beat, almeno all’epoca dovevi avere la testa HipHop, e quindi acquisire anche in quell’ambito conoscenza, coscienza e consapevolezza e ovviamente cognizione nel farlo, per noi beatmaker di musica Hip Hop e molto importante innanzitutto conoscere ed ascoltare tantissima musica, il più possibile, ed è quindi stato sempre sbagliato il luogo comune che chi fa rap ascolta e diffonde solo rap, è stato sempre necessario invece spaziare su qualsiasi genere musicale, conoscere la provenienza e l’evoluzione, quindi i suoni e ciò che ci sta dietro, gli strumenti e le strumentazioni e via dicendo, dopodiché, il resto sono notti insonni alla ricerca del suono, del pensiero e dell’atmosfera che ti danno la scintilla, l’ispirazione… E quando parti, trovi il suono giusto, tutto viene da sé, era e per qualcuno lo è ancora, molto importante non usare banche dati per i suoni, ma ricercare nei brani i sample da estrapolare, e categoricamente da supporto analogico, quindi o vero strumento o da brani su nastro, vinile o a limite concesso il digitale dal CD ma originale e formato wave, quindi no MP3, no banche dati, no schifezze (ahahah) preimpostate o fredde… E poi si inizia a tagliare e mettere assieme… Partendo appunto da quel suono scovato che ti ha acceso qualcosa dentro… e via!
La tua crew, Stranimali Social Club, ha avuto un ruolo importante nella tua carriera. Come ha influenzato il tuo percorso artistico far parte di un collettivo?
Ovvio che è stato qualcosa di importantissimo ed ha influenzato la mia vita non solo artisticamente e quindi la mia “carriera” che preferisco chiamare “percorso”, perché più che crew siamo stati come una vera famiglia, perché l’amicizia e l’aspetto umano sempre prima di tutto, e come in una famiglia ci si sostiene e ci si “spinge” a vicenda, ci si dà consigli per migliorare, e tirate d’orecchio quando si sta sbagliando o facendo male qualcosa, quindi sì, è stato qualcosa di importante sotto mille aspetti, quando si dice che l’unione fa la forza soprattutto in un concetto di “famiglia” è una cosa verissima, è stato per me stimolo per crescere e fare meglio le cose, perché chi ti vuole bene, ti rispetta e ci tiene a te ti aiuta tanto con le carezze quanto con i calci nel sedere quando sbagli o non ti impegni abbastanza, quindi direi che è stato per me fondamentalmente aver avuto l’onore e la fortuna di crescere artisticamente ma soprattutto umanamente, assieme a Dj Mbató, dj Manueli, Zone, Sentenza, L-Mare, LoopLoona, KumpaKreo, FFiume e (r.i.p.) dj Marcio, ovvero gli Stranimali Social Club.
Hai partecipato a progetti come Dj, rapper, produttore e persino organizzatore di eventi. Come riesci a bilanciare questi ruoli diversi all’interno del panorama musicale?
Sono stati e sono diversi modi per me per diffondere, rappresentare, contribuire, amare e fare crescere la cultura hip hop dal mio piccolo, e me stesso come persona e poi come artista. Dunque, ognuno di questi ruoli sono stati rivestiti senza uno schema o strategia di sorta, ma sono venuti da un’esigenza di dare all’Hip Hop, alla gente e a me stesso un qualcosa come contributo positivo al fine di evolvere e trovare bellezza, pace e amore nel tempo che abbiamo a disposizione su questo mondo… quindi ogni ruolo è stato più che altro un modo di fare e di dare qualcosa di mio e di HipHop, agli altri e a me stesso.
Hai collaborato con il collettivo RapPirata e con l’etichetta ZeroMoneta Records. Cosa significa per te lavorare con collettivi e realtà indipendenti nella scena musicale?
Sono tutte state belle esperienze, che aiutano e stimolano, RapPirata è stato un progetto che ha coinvolto molti artisti di tutta Italia da un’idea di Inoki uno degli esponenti e veterani più noti e di rilievo del panorama e della storia dell’HipHop in Italia, e mio amico. Purtroppo, il progetto RapPirata è durato poco ma era una bella idea con molto potenziale per fare cose buone e giuste… Anche collaborare con l’etichetta ZeroMoneta dell’amico producer e esperto di Studio Recording e tutto ciò che ci sta dentro, è stata una bella esperienza con lui nel suo studio professionale ho contribuito con le mie produzioni musicali all’album del mio amico e talentuoso rapper Calabro proveniente da Varapodio (RC) ed è stata appunto una bella esperienza.
Negli ultimi anni, hai aperto diverse tappe del tour di Dj Jad. Come hai vissuto l’esperienza di esibirti accanto a un nome storico dell’Hip Hop italiano come quello degli Articolo31?
Si ho aperto diverse tappe di un suo tour prevalentemente in diverse città siciliane assieme, facendo da dj al rapper catanese Picciotto, il quale nei suoi album molte produzioni sono proprio di DjJad, persona squisita e vero artista, perché se lo conosci si evince palesemente quanto ama la musica, quanto ne sa di musica e quanto sia stacanovista e capace, quindi aver avuto questo onore e opportunità mi arricchito moltissimo e non solo artisticamente.
Hai organizzato eventi come il FreeMusicFest e il Body&Soul Ritmi Vitali Festival. Qual è l’importanza per te di creare spazi dove la cultura Hip Hop e Reggae possono esprimersi?
Si, diciamo che ci ho provato, ovviamente non da solo, ma assieme a diversi amici come associazione artistica soprattutto in quegli eventi più “grossi”, dare spazio alle varie culture, alla musica, agli artisti, a qualcosa di alternativo, e quindi anche al pubblico, per me è stato sempre qualcosa di importante, soprattutto in territori come il sud Italia, la cultura HipHop è nata soprattutto per dare riscatto sociale a territori e situazioni difficili, di disagio sociale, dove vi è più arretratezza, chiusura e violenze di vario tipo, e portare più cultura e un certo tipo di musica e di espressioni artistiche, può essere un modo e/o un’alternativa, e questo era il nostro principale intento e non assolutamente il lucro, purtroppo in alcuni casi, non è andata per niente bene, non c’è stata partecipazione, comprensione, sostegno e apertura… Pensa che in un paio di questi eventi sono venuti da mezza Italia, ma pochissimi di gente del posto, preferendo stare in piazza, o a fare le solite cose, ascoltare la solita musica commerciale bombardata dai media e addirittura criticando o etichettando come “le cose degli sballoni” senza nemmeno avere la curiosità di appurare… Tutto questo ci è dispiaciuto molto, perché l’intento era quello di condividere una bellissima situazione e contribuire ad una crescita culturale e turistica del territorio, ma all’epoca non siamo stati compresi e accolti, e non volendoci guadagnare nulla economicamente ci ha fatto perdere tantissimo e questo ci ha tagliato le gambe, l’umore e la voglia di continuare ad organizzare cose.
Oltre alla musica, hai avuto esperienze come speaker radiofonico e comparsa cinematografica. Come queste esperienze hanno arricchito la tua carriera artistica?
Penso che tutto ciò che riguarda il mondo dell’arte e dello spettacolo, per chi segue e ci cresce in qualche modo dentro, arricchisca, non per forza poi nel proprio ambito di pertinenza e appartenenza, ma in generale… In qualche modo sono state utili anche quelle esperienze, soprattutto in ambito radiofonico, più vicine alle mie cose… ovvero, la musica, in certi casi quindi è allenamento, tutto fa brodo, finché non ti svendi a scemenze e compromessi poco nobili, ben vengano.
Dopo oltre 30 anni di attività, cosa ti spinge ancora a produrre musica e a esibirti? Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
In generale, continuare con la musica, in ogni modo e con ogni mezzo, a fare qualcosa per chi è come me, è un’esigenza interiore, sono spinto quindi dall’amore per la musica ed è ciò che dopo i miei figli, la mia famiglia, i miei più cari amici, le persone che amo, mi fa sentire vivo, mi dà un senso e forza per andare avanti il più possibile, e farmi stare un po’ meglio dinnanzi alle brutture di questo mondo e alle difficoltà della vita e di eventi spiacevoli che purtroppo inevitabilmente ne fanno parte. Dal 2009/2010 mi sono più che altro dedicato alla diffusione della musica come dj/Selecta, o come dj da live per artisti di musica rap, reggae e black music in generale, le mie selezioni nei djset prediligono la diffusione di musica Reggae, R’n’B, Funk e Rap, ma soprattutto molto Reggae nelle sue varie “sfumature”, dancehall, roots, dub ecc. Proprio di recente un progetto che ho appena iniziato, ancora in “work in progress”, consiste in una collaborazione che sta partendo con l’impostazione di dei live Showcase con tanto di djset, assieme ad una bravissima artista emergente con tanto potenziale e talento che si chiama J’Adelle, che è compositrice, musicista, autrice, cantante e rapper, insomma artista completa ed ecclettica, nata a Reggio da madre calabrese e padre etiope, entrambi musicisti, quindi nata e cresciuta dentro la musica, ragazza che parla molte lingue e sta per prendere la terza laurea, e persona molto sensibile e umile, insomma ha tutti i “numeri” quelli giusti però non quelli comprati sulle piattaforme musicali da pseudo artisti per ingannare il pubblico e passare che sono bravi, ma se gli togli l’autotune sembra che ragliano… Ahahahah con tutto il rispetto! Poi ognuno ascolta e fa ciò che gli pare… Ma ogni tanto imparare a distinguere le cose vere e buone non farebbe male… Comunque, il mio progetto è questa collaborazione con J’Adelle, nei live, per poi proseguire con delle produzioni o simili, e in mente vi spoilero che ho pure intenzione di riprendere carta, penna e microfono… stay tube, dunque, non si sa mai! Ok, dai! Adesso vi saluto, un grande abbraccio a tutti voi della redazione e a chi leggerà… Grazie! Pace, amore e musica!
Grazie Melo per la tua intervista e complimenti per la tua carriera artistica.
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