Michela Zanarella, scrittrice e giornalista

Michela Zanarella, nata a Cittadella (PD) e residente a Roma dal 2007, è una scrittrice e giornalista pubblicista. Autrice di molti libri, tra poesie, romanzi e saggi. Le sue opere sono state tradotte in oltre dieci lingue, confermandola come una voce autentica e profonda. Presidente della Rete Italiana per il Dialogo Euro-mediterraneo e dell’Associazione “Le Ragunanze”, Michela si distingue anche per il suo impegno nel dialogo interculturale. Tra i suoi lavori più recenti, figura la collaborazione al romanzo
“La ragazza di Roma Nord” di Federico Moccia, il romanzo “Quell’odore di resina” e il suo primo saggio dedicato al parco più grande di Roma, Villa Doria Pamphilj.

Benvenuta Michela, la tua carriera come scrittrice e giornalista è stata lunga e piena di successi. Puoi raccontarci cosa ti ha spinto a intraprendere questo percorso creativo?
Nel 2026 raggiungo vent’anni di scrittura, non so se sia giusto definirla “carriera”, mi sembra una parola troppo grande, diciamo che ho scritto e pubblicato molto, forse troppo, ho superato i venti libri, ma sono abbastanza soddisfatta del percorso intrapreso. Ho iniziato a scrivere le prime poesie dopo aver superato un evento particolarmente doloroso e difficile. Sono sopravvissuta ad un incidente stradale e da quel momento la mia vita è cambiata. La poesia è entrata a far parte della mia quotidianità come un dono inaspettato, non avevo mai scritto poesie o altro in precedenza. Mi sono ritrovata in una realtà da esplorare e conoscere con stupore e prudenza. Non conoscevo nulla del mondo editoriale, mi sono affidata e ho cercato di capire come affrontare questa esperienza con entusiasmo e impegno. Ho iniziato pubblicando le prime poesie nei forum di poesia, ne esistevano diversi in passato, ora sono stati sostituiti dai social. Sono arrivate le prime soddisfazioni con alcuni riconoscimenti dai concorsi letterari, nel tempo ho incontrato persone del settore che mi hanno guidato con consigli e suggerimenti. Non sono mancate le critiche, ma le ho accolte con il desiderio di migliorare. Se dovessi fare un bilancio posso considerarmi fortunata, la scrittura mi ha dato tanto, è stato un arricchimento non economico, ma interiore, ed è questo aspetto che per me conta più di qualsiasi altra cosa. L’affetto costante dei lettori mi ha sorpreso, rassicurato, e spinto a continuare.

Hai pubblicato venti libri tra poesie, romanzi e saggi. Quale di queste opere senti più vicina a te, e perché?
Ovviamente tengo a tutte le mie opere. Sono parte di me, non posso escluderne alcune a scapito di altre, perché in ogni caso esprimono ciò che sono. Ma se proprio dovessi fare una scelta sicuramente citerei “Meditazioni al femminile” uscita nel 2012 con una realtà editoriale che non esiste più, Sangel Edizioni. Quella raccolta contiene la prefazione di Donatella Bisutti e del giornalista Giuseppe Neri e segna un punto di rottura con il mio percorso iniziale, c’è un cambiamento di stile, una sorta di maturità di espressione. La stessa raccolta è stata scelta per essere tradotta in inglese da Leanne Hoppe, che mi ha permesso di uscire negli Stati Uniti nel 2018 con Bordighera Press. Essere letta fuori dai confini nazionali è stato un bellissimo traguardo. Nel 2017 è arrivata la raccolta “Le parole accanto” con Interno Poesia, una realtà editoriale che oggi è tra le più apprezzate nel panorama letterario. Sperimentai la pubblicazione attraverso il crowdfunding, ovvero attraverso il sostegno dei lettori, che mi hanno permesso con un preordine del libro di vederne realizzata la stampa. Sono seguite poi altre pubblicazioni in arabo, spagnolo, rumeno. Ho cercato di sperimentare e di non limitarmi esclusivamente alla poesia, nel 2009 ho pubblicato un piccolo quaderno di racconti brevi “Convivendo con le nuvole”, solo nel 2024 è arrivato il romanzo “Quell’odore di resina”, tenuto nel cassetto per ben quindici anni. Mai avrei pensato di pubblicarlo con Castelvecchi.

Il tuo lavoro come Presidente della Rete Italiana per il Dialogo Euro-mediterraneo ti mette in contatto con culture e realtà diverse. In che modo questo influisce sulla tua scrittura e sul tuo approccio artistico?
Presiedo La Rete Italiana per il Dialogo Euro-mediterraneo dal 2018. L’associazione non governativa di utilità sociale riunisce enti e associazioni del terzo settore e cerca di promuovere iniziative nel quadro della cooperazione allo sviluppo e della solidarietà internazionale, favorisce il dialogo tra i popoli e le realtà culturali, all’insegna delle rispettive identità e della reciprocità, con particolare attenzione all’area euro-mediterranea. Tra le priorità ci sono l’incontro, il coordinamento e la cooperazione, lo scambio di buone pratiche. Sono onorata di farne parte perché da giornalista e autrice mi sento parte attiva di un progetto collettivo ambizioso e importante. Ho bisogno di confrontarmi con culture diverse, perché la diversità è ricchezza, risorsa interiore fondamentale.

Le tue poesie sono state tradotte in oltre dieci lingue. Qual è stata la reazione più sorprendente che hai ricevuto da lettori internazionali?
La poesia italiana è molto apprezzata all’estero. Ascoltare le proprie liriche in lingue diverse è un privilegio.  Ho ricevuto dei bellissimi messaggi di stima da persone che vivono in luoghi che non ho mai visto, è come se i confini non esistessero, nonostante le distanze. Ci si sente compresi, amati, accolti. Sono emozioni indescrivibili. Ricordo una lettrice americana, mi scrisse che si riconosceva nelle mie espressioni poetiche, sembrava che la mia poesia riflettesse le sue esperienze, i suoi sentimenti. Non si può desiderare altro.

Nel 2020 hai collaborato con Federico Moccia alla stesura del romanzo “La ragazza di Roma Nord”. Come si è sviluppata questa collaborazione e cosa hai imparato da questa esperienza?
Tutto è nato da un contest letterario lanciato da Federico Moccia in collaborazione con la casa editrice SEM. Veniva chiesto ai lettori e fan di Moccia di partecipare con poesie o brevi racconti per poter essere inseriti nel suo nuovo romanzo, dopo una attenta selezione. Solo otto avrebbero fatto parte del progetto. Mai avrei pensato di rientrare nella scelta su oltre mille partecipanti. Ricordo che venni contattata dalla casa editrice e restai incredula. Poi mi chiamò Federico. Non era uno scherzo, era tutto vero. Diventai uno dei personaggi del libro e all’interno fu inserita una mia poesia d’amore. E’ stata un’esperienza indimenticabile. Ho avuto l’opportunità di fare qualche presentazione insieme a Federico a Roma e di leggere insieme a lui, è una persona molto generosa, ama la poesia, mi ha sostenuto e incoraggiato a proseguire. Essere apprezzati da chi ha un percorso di successo, è gratificante.

Il tuo primo romanzo, Quell’odore di resina, affronta tematiche particolari. Come è nata l’idea di questa storia e qual è il messaggio principale che volevi trasmettere?
Ho atteso a lungo prima di decidere se pubblicare questo libro. Sono trascorsi quindici anni. Ho scelto di farlo leggere solo a un editor di cui mi fido, Michele Caccamo. Gli ho chiesto di essere sincero e spietato, se il romanzo fosse stato da cestinare lo avrei lasciato nel cassetto. Il suo commento è stato abbastanza positivo, mi disse che avremmo dovuto lavorarci, ma che la storia non era da buttare. Grazie ai suoi consigli lo abbiamo reso più fluido, incisivo. Credo sia un lavoro discreto. Sono sempre molto critica con me stessa. Raccontare la storia di Fabiola non è stato facile, perché in parte racconto molto del mio vissuto. Parlo di vita e di morte, precarietà lavorativa, solitudine, esclusione sociale, violenza, tradimenti, ma anche di amicizia, amore, sogni e speranze. Non manca l’ironia, perché la protagonista cerca di non perdere la spensieratezza e la gioia di vivere. E’ un libro che parla di una giovane donna alla ricerca della sua identità, rivolto a chiunque voglia compiere un viaggio di esplorazione e conoscenza dei luoghi anche interiori.

La tua passione per la natura si riflette anche nel tuo saggio su Villa Doria Pamphilj, il parco più grande di Roma. Cosa ti ha ispirato a scrivere su questo luogo e quale significato ha per te?
Il saggio non è altro che un atto d’amore per un luogo che amo profondamente. Villa Doria Pamphilj è il mio rifugio, quando posso vado lì a contemplare bellezza e a nutrire lo sguardo e l’anima di meraviglia. E’ lì che spesso raduno pensieri e nel silenzio scrivo poesie. Questo lavoro è nato grazie alla guida di mio marito, Giuseppe Lorin, che da anni si dedica allo studio della storia di Roma. Ha pubblicato diversi saggi che sono la testimonianza di chi vive con orgoglio sulla sponda destra del Tevere. Ho appreso da lui come fare ricerca e raccogliere materiale, cercando di strutturare un percorso ricco di aneddoti e informazioni. Il volume contiene foto a colori di Paola Panatta. Spero possa essere apprezzato non solo da chi non conosce il parco, ma anche da chi lo vive abitualmente.

Come giornalista, scrivi per diverse testate. In che modo bilanci il tuo lavoro giornalistico con la tua produzione letteraria?
Il giornalismo richiede uno stile di scrittura diverso dalla poesia, è un altro linguaggio. Sono mondi lontani, ma questo non significa che non si possano trovare dei punti di contatto. Entrambi richiedono attenzione, studio, costanza. Cerco di migliorarmi continuamente, leggendo molto, ascoltando e osservando ciò che mi circonda.

Hai un ruolo di leadership in diverse associazioni culturali. Qual è la missione principale che porti avanti con “Le Ragunanze” e la RIDE-APS?
Attraverso le associazioni che presiedo cerco di promuovere il dialogo e il rispetto, credo siano aspetti essenziali. Con “Le Ragunanze” organizziamo da dieci anni un concorso letterario che abbraccia le arti: poesia, narrativa e pittura. La cerimonia di premiazione avviene nel Parco di Villa Doria Pamphilj. Invitiamo gli autori e gli artisti a esprimersi sia a tema libero sia su tematiche ambientali, cercando di valorizzare il territorio e la natura. Tutto parte dal termine barocco “ragunanza” che significa “raduno”. Ci siamo ispirati alle ragunanze di Cristina di Svezia, che radunava gli artisti con la sua Arcadia. Non abbiamo fatto altro che ripristinarli in chiave moderna, mantenendo gli stessi ideali e valori. La libera espressione, la creatività attraverso i quattro elementi che regolano la vita sulla terra.

Guardando al futuro, quali nuovi progetti hai in mente sia come scrittrice che come promotrice culturale?
Sto già lavorando a una nuova raccolta di poesie, continuerò a promuovere il romanzo e il saggio. E’ uscita da poco in Argentina una raccolta bilingue spagnolo/italiano “La experiencia de la mirada” Arte Sin Aduanas con le traduzioni di Elisabetta Bagli. Avrò modo di farla conoscere ai lettori di Mar del Plata attraverso una serie di presentazioni. Ringrazio di questa preziosa opportunità l’editrice Daniela Tomè che ha apprezzato e sostenuto il mio lavoro. Non mancheranno gli incontri letterari a Roma, in particolare nel salotto culturale di Chiara Pavoni, Interno 4, con cui collaboro da anni. Poi lascio che sia la vita a sorprendermi.

Grazie Michela della tua intervista e continua a seguirci su Che! Intervista.

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