Benvenuto Michele è un piacere averti con noi per questa intervista. La tua carriera è ricca e diversificata, dalla musica classica all’opera, con competenze che spaziano dalla performance al supporto tecnico.
Raccontaci di questo percorso e di come la tua passione per la musica ti ha guidato fino ad oggi.
a cura di Noemi Aloi
Benvenuto Michele, iniziamo parlando di come ti sei avvicinato alla musica, il pianoforte è stato il primo strumento che hai suonato?
Il pianoforte è stato il primo strumento studiato da bambino, ma come ogni ragazzino curioso ero affascinato anche dalle percussioni, dalla chitarra, da vari strumenti musicali, che però non ho mai approfondito, almeno fino ad ora.
Ti sei diplomato al conservatorio con il massimo dei voti con tanto di lode e menzione d’onore, quanto ti sei impegnato per raggiungere determinati livelli?
Diciamo che il percorso accademico, soprattutto con le nuove riforme, è stato arricchito di vari corsi che rischiano di allontanarti dallo studio approfondito dello strumento scelto. Devo quindi ammettere che sono stati anni difficili, ma i giusti insegnanti, il supporto della famiglia e la motivazione intrinseca mi hanno dato una grande mano nel raggiungere gli obiettivi desiderati.
Oltre a conseguire il diploma ti sei anche abilitato all’insegnamento che cosa ti ha spinto a prendere questa decisione, hai già avuto esperienze da questo punto di vista?
Ancora non ho avuto esperienze nel campo dell’insegnamento, ma ho deciso di lasciare aperte tutte le porte, vedremo…
Oltre che un pianista sei anche maestro alle luci e maestro collaboratore alla fonica, che sono due settori fondamentali per la riuscita di una buona performance. Cosa ti affascina di questi aspetti tecnici?
Il maestro collaboratore è una figura ricca di sfaccettature diverse, ogni figura ha il proprio compito specifico, ma tutti sono fondamentali per il raggiungimento dello scopo comune, cioè la rappresentazione dell’opera lirica. Molto spesso la sinergia fa la differenza: un maestro alle luci e al reparto audio/video è sempre a contatto con light designer, tecnici del suono, ecc. e l’aspetto relazionale è molto interessante. Interagire quotidianamente con figure professionali cosi diverse e specializzate è estremamente affascinante ed è fonte di grande arricchimento professionale e umano.
A livello tecnico rimango ogni volta stupito da questo mondo un po’ “estraneo” alle note musicali, di quanto sia fondamentale e capisco quanto ci sia ancora da capire e scoprire.
Hai mai composto qualcosa di tuo o ti piacerebbe farlo?
Da bambino mi divertivo a buttar giù qualche nota, ma è un ramo della musica al quale non mi sono mai avvicinato seriamente e in questo momento artistico è qualcosa che risulta lontano dalla mia prospettiva.
Credi che proseguirai con la musica classica e antica o ti piacerebbe accostarti anche ad altri generi?
La musica classica, l’opera e il teatro stesso sono il mio tutto e il mio lavoro. Non nascondo, però, la passione per altri generi musicali, dal pop al rock, dal country alla disco music. Sono un grande appassionato e studioso del rock e del grunge, e chi sa, forse un giorno riuscirò ad avvicinarmici non soltanto come fruitore…
Per il Festival Verdi sei maestro alle luci nella produzione di un ballo in maschera del regista Daniele Menghini, come è partecipare ad un Festival di rilievo come questo?
Il FV24 è stato qualcosa di inaspettato, l’inizio di una nuova avventura in un festival importante e blasonato come questo. L’esperienza è stata stupenda, sono stato circondato da addetti ai lavori molto preparati sotto il profilo professionale e “splendidissimi”, come direbbe Daniele Menghini, sotto il profilo umano. Grazie a loro mi sono sentito subito parte di un progetto dove tutti erano valorizzati, come i tasselli di un puzzle che si incastrano alla perfezione. Non posso che ringraziare una volta di più tutti coloro che hanno fatto parte di questa bellissima squadra!
Qual’è stata una delle soddisfazioni più grandi che ti sei preso fin ora con il tuo percorso lavorativo e formativo?
La strada è ancora lunga, ma non posso non citare la prima esperienza al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, come maestro collaboratore di palcoscenico nella Carmen di Bizet, sotto la direzione del leggendario Maestro Zubin Mehta.
Attualmente stai lavorando a qualcosa di nuovo in particolare?
Al momento, dopo Parma, attendo di iniziare una produzione qui a Firenze, al Teatro del Maggio e non vedo l’ora!
Grazie Michele per il tempo che ci hai dedicato e complimenti per tutto!
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