Nel suo nuovo romanzo “Mie magnifiche maestre”, pubblicato da Mondadori, Fabio Genovesi alza il velo su una genealogia invisibile ma potentissima: quella delle donne che l’hanno cresciuto, amato, formato. Non eroine da manuale scolastico né icone da prima pagina, ma donne comuni e straordinarie, dalla carne viva, dai gesti radicali, dalla saggezza stramba e scintillante come la vita vera.
a cura della redazione
Tra i personaggi c’è Isolina, che salva un matrimonio colpendo suo marito con una falce; Benedetta, che rinuncia alla corona da reginetta per una discesa agli inferi lucida e disperata; Gilda, che fa dei funerali delle feste di compleanno; Azzurra, etichettata come “da Sostegno” ma con lo spirito indomabile di chi non si arrende alla mediocrità. E poi Violetta, così impetuosa da frantumare ossa con un abbraccio. Anime incandescenti, lontane da ogni convenzione, maestre non ufficiali di una pedagogia del cuore e della sopravvivenza, che insegnano non con libri o lezioni, ma con la forza dei gesti e degli sguardi.
Genovesi torna nella sua Versilia – luogo mitico e insieme reale, fatto di mare, memoria e malinconia – per disegnare un racconto sospeso tra sogno e realtà, dove i morti tornano vivi nei sogni e dove il compleanno non è solo un’età che avanza, ma un passaggio, una soglia, forse un richiamo.
Le zie e le nonne defunte irrompono nelle notti del narratore, portando con sé ricordi dimenticati, rivelazioni, insegnamenti tardivi. Lo fanno con la naturalezza con cui la luna comanda le maree, come se la morte non fosse fine ma estensione della vita, e il sogno il suo proseguimento più limpido. E nel farlo, Genovesi compone una dichiarazione d’amore al femminile invisibile, alle radici emotive, alla forza dell’affetto non celebrato.
Mie magnifiche maestre è un romanzo che commuove senza retorica, che incanta senza inganni e che ci ricorda – in un’epoca che corre – quanto siano preziose le lezioni lente, strane, affettuose di chi ci ha fatto da guida, anche senza saperlo.
L’autore ci ricorda: “niente finisce morendo, niente sognando: tutto è sempre vero, e sempre vivo”.
Per saperne di più visita: mondadori.it