Milena Bonvissuto, scrittrice, giornalista e attivista, ha costruito una carriera ricca e diversificata nel mondo della cultura. Dopo gli esordi in radio e come giornalista culturale, ha pubblicato il suo primo romanzo “La paura di rincasare tardi“, seguito da opere come “Maria Regina senza regno” e “Il principio di Benedetto“. Con un forte impegno nelle questioni sociali e una passione per la promozione degli autori emergenti, Milena è oggi una figura attiva nella scena letteraria italiana, collaborando come book influencer e partecipando a salotti letterari. In questa intervista, ci racconta il suo percorso, le sue ispirazioni e i progetti futuri.
Benvenuta Milena, hai iniziato la tua carriera come conduttrice radiofonica e poi come giornalista culturale. Quanto queste esperienze hanno influenzato la tua scrittura e la tua capacità di raccontare storie?
Hai citato due aspetti della mia vita ed evoluzione lavorativa che senza dubbio hanno lasciato traccia in ogni opera. La fantasia, l’entusiasmo ma soprattutto l’empatia verso ogni storia trattata nascono dal periodo trascorso in radio. L’eleganza e la ricerca di particolari invece derivano proprio dalla passione per la cultura e l’arte in generale che per molto tempo ho avuto modo di curare e vivere.
Il tuo primo romanzo, “La paura di rincasare tardi”, ha ottenuto un discreto successo. Cosa ti ha ispirato a scrivere questo libro e quali sono i temi principali che volevi affrontare?
Alla tenera età di sedici anni la visione della vita ha un sapore acerbo ed a tratti ribelle. Attraverso il racconto della crescita e della voglia di riscatto dei personaggi raggiungo una parte dello scopo dell’opera: rivendicare la modernità e la capacità di evolvere del mio luogo, descritto da altri autori, originari del mio stesso paese natale, come retrogrado e lontano dal progresso sociale. E per finire, tratto l’antica questione meridionale attraverso la lotta di questi giovani costretti a lasciare la terra natìa per realizzare i propri sogni.
Nel corso della tua carriera hai sempre mostrato un forte impegno sociale. Come questo tuo impegno si riflette nella tua scrittura e nei personaggi che crei nei tuoi romanzi?
Chi mi conosce da tempo sa che sono sempre stata presente nella comunità, fra la gente, per dare il mio contributo alla risoluzione di tanti problemi che affannano il mio territorio, questo fa parte di me. Da ogni storia, da ogni difficoltà, forse soprattutto da quelle non superate, traggo la linfa per dare vita al carattere dei miei personaggi ed agli avvenimenti che li coinvolgono.
Nel 2019 hai pubblicato “Maria Regina senza regno”, una fiction storica. Cosa ti ha attratto della storia che hai raccontato e quanto è stato complesso intrecciare realtà storica e finzione narrativa?
In realtà non è stato difficile fondere i due aspetti perché riguardano la storia delle mie radici, Licata, il mio paese. Ad affascinarmi è stata la devozione verso il popolo, a cui ho voluto affiancare la storia di amore che porterebbe ad agire con egoismo, creando la lotta fra sentimento e razionalità, per arrivare alla scelta ponderata di curare il bene altrui. In “Maria, Regina senza regno” ho voluto intersecare eventi storici del Regno delle Due Sicilie con la storia di ognuno di noi, uno specchio dei sentimenti dell’essere umano.
Il tuo romanzo “Il principio di Benedetto” affronta temi di introspezione. Quanto c’è di autobiografico in questo libro e quali riflessioni hai voluto condividere con i lettori?
Il libro è una sorta di biografia dove il protagonista adulto si scontra con il suo io fanciullo, in una continua rincorsa fra i due alla ricerca dell’unico sogno: la realizzazione personale. Ambientato nel dopoguerra, mette a confronto la nuova ambientazione delle città e la nascita dell’arte in stile Liberty, come quella di Basile. Il protagonista durante i suoi racconti cita spesso la frase “ogni cosa al suo posto ed un posto per ogni cosa” per risaltare la ricerca continua dell’essere umano riguardo al proprio posto nel mondo.
Hai contribuito a vari progetti culturali, tra cui la promozione di autori emergenti. Cosa ti affascina di più nel sostenere nuovi scrittori e quali caratteristiche cerchi in un autore che ti colpisca particolarmente?
Il motivo per cui mi dedico agli autori emergenti è la curiosità. La voglia di scavare oltre ciò che si vede a primo impatto di uno scrittore che decide di creare un’opera, scoprire cosa lo ha spinto a raccontare certi fatti e cosa desidera trasmettere a chi leggerà le pagine dei suoi libri. Le live che tengo con loro si trasformano quasi subito in una conversazione confidenziale durante la quale avvengono quasi delle confessioni, e magari ci si ritrova a scoprire sfumature del proprio essere in maniera totalmente libera e naturale, dimenticando la classica “promozione” dell’opera, coinvolgendo invece chi ci segue e portandolo nel mondo letterario senza nessuna forzatura.
Collabori come book influencer con case editrici come Atile Edizioni e Rupe Mutevole. Come affronti il ruolo di promuovere la letteratura online e quali sono le sfide principali di questa attività?
Ogni live viene studiata in ogni parte senza tralasciare mai nessun aspetto, con ritmi ben precisi e diversi di volta in volta in base a chi dovrà intervenire. Ho la necessità di entrare in fusione con l’autore per capire cosa vuole comunicare al suo pubblico. Affronto questa attività con la consapevolezza che i nuovi mezzi di cui possiamo fruire raggiungono migliaia e più persone nel medesimo istante, e in questa realtà frenetica, dedicare un’ora di qualità trattando vari generi letterari credo sia un buon modo per promuovere la cultura in ogni sua forma.
Nel 2021 hai pubblicato “Suspira un bacio sospeso”. Quali sono le emozioni e i messaggi centrali che hai voluto trasmettere con quest’opera?
Suspira è un erotic romance/psicologico dove tutti sono protagonisti, come tessere del domino ognuno risulta essenziale per l’altro, e l’altro ancora. Ogni individuo nasconde storie che lo hanno forgiato, custodisce desideri forse proibiti, porta segreti dentro di sé che solo in un preciso momento della propria esistenza rivelerà persino a sé stesso. Ecco il messaggio principale: affrontare i demoni che ci fanno compagnia ed accogliere la propria natura è il primo passo per liberarsi da quella parte oscura che spesso non accettiamo di possedere dentro noi.
Hai una grande passione per il teatro e le rappresentazioni storiche. Cosa ti spinge verso questa forma d’arte e quali sono le differenze tra scrivere per il teatro e scrivere un romanzo?
Il pathos che si crea su un palcoscenico è unico ed irripetibile, ad ogni replica nulla è uguale rispetto alla precedente. Tutto questo non può che affascinarmi: l’emozione di veder prendere vita ai personaggi non ha eguali. La regola, e se vogliamo anche la sfida, rispetto alla stesura di un libro, si racchiude nella capacità di sintesi per creare l’essenza della storia da regalare in un tempo breve al pubblico di un teatro.
Quali sono i tuoi prossimi progetti letterari? Ci sono nuovi generi o tematiche che vorresti esplorare nei tuoi prossimi libri?
Ho appena terminato la scrittura di un libro di genere fantasy, in collaborazione con un collega e caro amico, che ha fatto emergere una vena che non credevo di avere.
In veste di semplice “comunicatore” ho anche pubblicato da pochissimo un libro intitolato “Made in Alikata”, dedicato alla cultura e tradizioni del mio paese, in cui riporto descrizioni di feste popolari e leggende tramandate fin ora solo a voce. Non amo guardare troppo oltre il tempo presente, ogni finestra che si apre è un’occasione per nuove esperienze letterarie, e preferisco stupirmi di tutto ciò che questo mondo può offrire in qualsiasi momento.