Nicola Concettini: il mio viaggio musicale, tra radici profonde e la libertà del jazz

Nicola Concettini, sassofonista originario di un piccolo paese del Molise, ha iniziato il suo percorso musicale all’età di otto anni, ispirato dalla tradizione bandistica che caratterizza la sua comunità da oltre un secolo. Da quel momento, la passione per il sassofono non lo ha mai lasciato, trasformandosi in una brillante carriera che lo ha portato ad esibirsi in prestigiosi festival jazz e a fondare il “Borgo in Jazz“. In questa intervista, Nicola ci racconta il suo amore per il jazz, le sue esperienze come musicista e insegnante, e i progetti che ha in cantiere per il futuro.

a cura di Noemi Aloisi
introduzione di Antonio Capua


Benvenuto Nicola, sei un sassofonista e hai iniziato a suonarlo all’età di otto anni, come è nata questa passione che non ti ha mai lascito?
Provengo da un piccolo paese del Molise con una forte cultura bandistica che si tramanda di generazione in generazione da oltre cento anni.
Trascinato dalla tradizione musicale, che caratterizza ancora oggi la comunità locale, mi sono ritrovato a frequentare i corsi di musica e successivamente ad intraprendere lo studio del sassofono (strumento individuato casualmente in quanto strumento suonato da mio zio precedentemente).
Seguiranno le prime esperienze con la banda musicale, i primi gruppi e gli studi presso il Conservatorio “L.Perosi” di Campobasso e “N.Piccinni” di Bari prima di entrare in via definitiva nel mondo professionale della musica.
Un processo che ha tramutato un’attività di arricchimento culturale e formativo in una vero e proprio lavoro, da circa venti anni sono impegnato nella mia attività professionale in campo musicale.

Il genere in cui ti sei specializzato è il Jazz, cosa ti affascina di questa corrente?
La formazione musicale che ha accompagnato il mio percorso di crescita artistico e anagrafico si basa sulla musica classica; ultimato il diploma e la specialistica in ambito classico ho deciso di sperimentare il linguaggio moderno e lo studio del jazz.
L’esigenza che percepivo e che avverto tutt’oggi è quella di esprimere la mia personalità musicale nella maniera più libera cercando di essere quanto più possibile unico e originale: la possibilità di interpretare brani di repertorio e composizioni originali secondo il mio gusto e l’estetica personale motiva la mia ricerca stilistica e incentiva la crescita artistica.
La passione per il jazz è maturata gradualmente di pari passo con la scoperta dei grandi interpreti: coloro che con la propria visione artistica sono stati in grado di istituire un linguaggio idiomatico ed innovare la tradizione socio-culturale nel corso della storia.

Oltre al sassofono hai mai suonato altri strumenti?
Durante il mio percorso di formazione ho affrontato lo studio del pianoforte (come materia complementare al sassofono) mentre da qualche anno sta crescendo sempre di più la passione per il clarinetto basso e clarinetto soprano; strumenti, questi ultimi, che suono in big band e altri organici orchestrali in aggiunta al mio strumento principale.

Dopo una formazione invidiabile con lode al Conservatorio, attualmente sei iscritto al corso di composizione Jazz a Roma. Come ti trovi con questa nuova attività? Hai già avuto modo di comporre qualcosa di tuo?
Negli anni mi sono concentrato molto sugli aspetti tecnici ed espressivi legati al mio strumento andando a fondo a tutte le potenzialità che lo strumento è in grado di offrire, solo di recente è nata l’esigenza di iniziare a scrivere musica e approfondire il discorso legato alla composizione, l’arrangiamento e l’orchestrazione.
Malgrado gli impegni professionali e didattici ho pensato che il percorso accademico potesse darmi la giusta motivazione e lo stimolo nel maturare una mia identità compositiva.
Tolte le difficoltà nel coordinare gli impegni professionali e didattici posso ritenermi felice e soddisfatto del percorso fin qui intrapreso, merito anche di ottimi docenti che hanno saputo dare risposte alle necessità e curiosità.

Come sassofonista hai anche un gruppo di cui fai parte?
Attualmente faccio parte di diverse formazioni (da piccole formazioni in trio a grandi organici come la Big Band), contemporaneamente mi esibisco con il mio quartetto e sto lavorando per estendere il progetto in quintetto con organico: sassofono, pianoforte, chitarra, contrabbasso e batteria.

Nel 2014 hai fondato il festival Borgo in Jazz, un progetto attivo ancora oggi. Di cosa si tratta?
Il Festival Borgo in Jazz nasce da un concerto organizzato nel Comune di Cercemaggiore (CB) nel 2014, la buona riuscita dell’evento mi ha spinto a proporre lo stesso spettacolo nel mio Comune d’origine; al terzo anno i Comuni aderenti all’iniziativa erano ben tre.
Fu l’anno in cui prese vita l’identità del Festival Borgo in Jazz: l’dea era quella di riunire quanti più Comuni possibili sotto un unico filo conduttore: il jazz.
Negli anni il progetto ha esteso la propria rete ad undici Comuni, altrettante Associazioni Turistiche Pro-Loco e ONLUS, enti di formazione, istituti scolastici di primo e secondo grado, le Università e le Fondazioni, Festival similari e organizzazioni operanti nella sfera artistica-culturale del territorio italiano. Il Festival ha istituito rapporti con soggetti del panorama culturale e artistico su scala nazionale, beneficia di riconoscimenti da parte dei Comuni, della Regione Molise e del Ministero della Cultura.
Accanto alla promozione artistica legata strettamente al jazz, il progetto intende promuovere il territorio, vivacizzare l’economia e l’impatto turistico locali, rivalutare gli angoli più caratteristici di ogni borgo.

Da qualche anno all’attività del musicista hai affiancato anche quella della didattica, sei insegnante di sassofono e musica d’insieme in diversi istituti pubblici e privati. Cosa vorresti trasmettere ai tuoi allievi?
Da qualche anno ricopro incarichi di docenza nelle istituzioni pubbliche come docente di sassofono presso la scuola media e il liceo ad indirizzo musicale e come direttore e maestro concertatore di un ensemble di studenti dell’ateneo universitario Roma Tre.
Con l’organico universitario facciamo lezioni-concerto nelle scuole, concerti nell’ambito di rassegne musicali, eventi universitari e manifestazioni.
La missione è quella di trasmettere la passione per la musica e l’importanza che la stessa ha nella la crescita personale e sociale, l’obiettivo è instradare i ragazzi in un percorso di arricchimento culturale e artistico che si possa proseguire, anche a livello amatoriale, negli anni a venire o nella vita.
L’arricchimento interiore e lo sviluppo di una particolare sensibilità favorisce il miglioramento dell’individuo , di riflesso, dei suo atteggiamenti a beneficio dell’intera società.
L’obiettivo primario è vedere crescere gli allievi sotto il profilo umano e aiutarli a diventare persone migliori attraverso lo studio della musica oltre a diventare bravi musicisti.

Nel corso della tua carriera hai partecipato a vari festival ed eventi, c’è un’esperienza che ricordi con più piacere?
Negli anni ho avuto la fortuna di vivere tante fantastiche esperienze in diversi contesti musicali tra i quali i festival di musica classica prima e jazz successivamente.
Le esperienze più interessanti che hanno inciso nella mia carriera sono i primi concerti con l’Ensemble di Sassofoni del Conservatorio “L.Perosi” di Campobasso nell’ambito di rassegne nazionali in diversi teatri italiani, spettacoli impreziositi da attori di grande prestigio come Michele Placido e Sergio Rubini.
Da solista mi sono esibito per il festival internazionale “Suona Francese” racchiuso in uno scambio culturale tra le due nazioni e in rassegne concertistiche organizzate dal Conservatorio di Campobasso.
Seguono esperienze nei festival jazz, per citarne alcuni: Umbria Jazz, Eddie Lang, Casa Del Jazz, Fossombrone Jazz, Jazz In Campo, JazzIdea, JazzMi, Monfrà Jazz Festival, Sessa Jazz.
Gran parte dei concerti sono stati realizzati in collaborazione con grandi artisti del panorama nazionale ed internazionale come: Joe Magnarelli, Fabrizio Bosso, Flavio Boltro, Daniele Scannapieco, Giovanni Amato, Roberto Gatto, Rosario Giuliani, Maurizio Giammarco, Nicola Stilo.

Ti piace improvvisare durante le tue esibizioni?
La musica che più di tutte mi rappresenta si contraddistingue per l’ampio spazio riservato all’improvvisazione e all’interplay con i componenti del gruppo.
L’improvvisazione e il dialogo con gli altri musicisti accresce la possibilità di esprimersi nella maniera più completa e libera possibile; se consideriamo anche l’interazione che si istaura con i musicisti, in fase performativa, la musica può intraprendere dei viaggi esplorativi in grado di trascinare con se le emozioni degli ascoltatori.
Sebbene l’improvvisazione debba mantenere un punto di contatto con la trama della composizione e le peculiarità del brano volute dall’autore, ogni improvvisatore di jazz (o altri linguaggi espressivi) ha la possibilità di parafrasare il tema principale ed esprimere il proprio pensiero musicale sull’idea compositiva, interpretare il pensiero del compositore ed arricchirlo sotto il profilo stilistico e strutturale.
Ciò consente al musicista di imprimere il proprio linguaggio musicale all’interno della composizione: questo è ciò che più mi affascina della parte improvvisata.

Ci sono progetti ai quali stai lavorando che vuoi anticiparci?
Attualmente stanno prendendo forma delle idee nella mia mente con sviluppi in via di consolidamento ma che necessitano, inevitabilmente, di tempo prima di essere concretizzate in via definitiva: come ogni progetto si basa sulle esperienze musicali che hanno segnato il recente passato e che hanno maturato una nuova visione musicale.
Accanto al linguaggio idiomatico della tradizione jazz non mancheranno contaminazioni di diversi generi, sperimentazioni elettroniche, ricerche timbriche e stilistiche dell’ensemble.

Grazie Nicola per il tempo che ci hai dedicato. Un grosso in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.
Continua a seguirci su Che! Intervista

Per saperne di più visita
Instagram | Facebook | borgoinjazzfestival.it

Richiedi un’intervista esclusiva!

Copy link