“Non chiamatemi Jessica Fletcher” di Alice Guerra (Rizzoli, Aprile 2025)

Un giallo brillante, una commedia umana e un atto d’amore verso la propria terra e la propria identità.
Ambientato in una Mestre sorprendente e grottesca, quasi ai confini del verosimile, il libro racconta una serie di furti inspiegabili che turbano la tranquillità della città e mettono in moto una girandola di personaggi fuori dagli schemi. Dalla zia Rosanna a Piercoglione, nessuno è al sicuro: spariscono oggetti apparentemente insignificanti ma carichi di valore affettivo. Chi può avere interesse a rubare ricordi? E perché?

a cura della redazione


In mezzo al caos, spicca la protagonista: Alice Guerra, alter ego letterario dell’autrice, influencer per caso, investigatrice per costrizione. Dopo aver “indossato” i panni dell’eroina alla Murder, She Wrote, Alice è determinata a restare sul suo divano con il muso da can ben saldo. Ma la vita ha altri piani: la riapparizione della ex migliore amica Vespasiana – abbandonata da una popstar e alla deriva – e l’inarrestabile escalation di furti la trascinano nuovamente al centro della scena.

Al suo fianco, un commissario siciliano dal fascino disordinato e dall’ansia telefonica, Salvatore Lo Cascio, che teme più una chiamata del Dalai Lama che un omicidio. Il loro rapporto, fatto di attrazione, dispetti e sottintesi, regala al romanzo una vena romantica sottile e ben dosata.

Alice Guerra mescola con abilità comicità, introspezione e mistero, costruendo una storia in cui convivono l’assurdo e il reale, il pianto e la risata, il noir e la confidenza da bar. La scrittura è brillante, ricca di regionalismi affettuosi e riferimenti al quotidiano di una generazione cresciuta tra call center e sogni frustrati. La protagonista, autentica e imperfetta, è la portavoce di un’Italia che ha smesso di fingere, ma non ha smesso di cercare: amore, verità, senso.
Dietro al mistero dei furti si nasconde il valore delle cose perdute, materiali o emotive, e il desiderio di sentirsi ancora parte di qualcosa.

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