Andrea Tommaso Sciuto, scrittore, filosofo e insegnante di Religione, ci invita a riflettere su temi profondi attraverso la sua prima opera, Nostalgia. Come origine e approdo. Con una solida formazione in Teologia, Filosofia e Storia della Filosofia, Sciuto esplora il significato della nostalgia come sentimento che ci guida nel viaggio della vita, dall’uomo alla persona. In questa intervista, Andrea ci parla delle sue passioni, del significato della nostalgia e del suo percorso personale. Tra sport e letteratura, emerge un ritratto autentico di un uomo che ha fatto del pensiero e della crescita personale il suo cammino.
a cura di Antonio Capua
Benvenuto Andrea, hai una formazione accademica molto ricca. Come sei arrivato a scegliere la “nostalgia” come tema centrale del tuo libro? È un sentimento che hai vissuto personalmente o una riflessione nata dal confronto con i tuoi studenti?
È un sentimento che nasce dal mio desiderio di essere profondamente felice e appagato. La ricerca e il desiderio sono categorie innate, atteggiamenti del nostro ‘essere umani’. Il problema è cosa cerchiamo?
Nel libro parli di nostalgia come sentimento ancorato all’origine della nostra identità, ma proteso verso l’approdo. Cosa significa per te questa dualità tra origine e futuro? Come la vivi nella tua vita quotidiana?
La felicità cui aneliamo è connessa a un destino che in qualche modo ci attrae e che vogliamo realizzare sulla scorta di una consapevolezza, di un legame, sia pure sbiadito, con la nostra origine spirituale. Ecco perché a mio avviso origine e destino sono collegati.
Sei insegnante da più di dieci anni. Quanto i giovani studenti con cui ti confronti ogni giorno hanno influenzato la tua visione della nostalgia e del viaggio interiore?
Ciò che i miei studenti mi hanno aiutato a capire è che senza amore non si va da nessuna parte e, in fondo, non si raggiunge alcun obiettivo.
Hai esplorato il pensiero di Simone Weil, una filosofa profondamente legata ai diritti sociali. In che modo le sue idee hanno ispirato il tuo percorso di vita e come le integri nel tuo insegnamento?
Diciamo che se si crede in una qualche forma di salvezza sia pur terrena o spirituale essa non può che darsi insieme agli altri. Non esistono salvezza individuali o egoistiche.
Oltre a essere uno scrittore e insegnante, sei anche un atleta di Triathlon e running. Come il movimento fisico ti aiuta a riflettere e trovare equilibrio tra mente e corpo? C’è una connessione tra il correre e il tuo modo di pensare e scrivere?
A molti la corsa potrà sembrare un gesto meccanico, inutile, finanche banale ma a me piace definirlo primordiale. Il gesto più vicino all’atavico umano conflitto tra il limite e il suo superamento perché la corsa è dentro la storia di ognuno, talvolta, nella strenua lotta, è pure sensazione di debolezza, di abisso, di caduta, persino di morte, ma tal’altra è esperienza di rinascita, di superamento, di risurrezione. In un momento stai lì, nel baratro di te stesso, del tuo limite, un attimo dopo non senti più la fatica, è una nuova efflorescenza delle forze, nuovo vigore. La corsa è un viaggio, ma soprattutto dentro te stesso, è un punto di incontro tra corpo e spirito, una grande metafora della vita.
La nostalgia spesso evoca malinconia o senso di mancanza. Nel tuo libro, però, sembra avere una sfumatura diversa, quasi positiva. Qual è il messaggio che vorresti lasciare a chi vive la nostalgia in modo doloroso?
Che non è il vero significato di ciò che intendo con Nostalgia, ecco forse c’entra di più con quell’altro termine che è malinconia.
Hai una formazione teologica, filosofica e storica. Come riesci a bilanciare questi diversi campi del sapere nel tuo modo di insegnare e scrivere? Pensi che si completino a vicenda nel creare una visione più completa della vita?
Assolutamente si. Sono stato fortunato.
Il tuo percorso professionale e personale ti ha portato da Catania a Velletri. Come ha influenzato questo cambiamento geografico il tuo modo di vedere la vita e il senso di appartenenza? C’è un luogo che per te rappresenta più di altri l’idea di “approdo”?
Io ritengo che fondamentalmente noi non stiamo dove ‘stiamo’ ma dove amiamo. Se ami sei già nel tuo luogo. Anche perché se non ami anche un luogo paradisiaco può sembrare un inferno.
Nel libro parli di come, attraverso le relazioni e le esperienze, costruiamo la nostra identità. Qual è la relazione o l’esperienza che più ha segnato il tuo percorso di crescita personale?
Oltre all’esperienza legata alla scoperta di un assoluto che non mi ha ‘gettato’ in questo mondo perché mi ha voluto, certamente l’esperienza della paternità mi ha segnato positivamente in modo profondo.
Guardando al futuro, hai altri progetti in mente? Quale sarà il prossimo “approdo” dopo questo viaggio nella nostalgia?
Sinceramente spero di poter scrivere una prosa, un romanzo che possa farmi sentire soddisfatto dal punto di vista espressivo.
Grazie per il tempo e tienici aggiornati!
Per saperne di più visita
Instagram | Facebook | TikTok | Amazon