Paola Corradi, scrittrice: Un viaggio tra sentimenti e scrittura.

Paola Corradi è una scrittrice che, attraverso le sue opere, intreccia sentimenti, mistero e riflessione. Originaria di Santo Stefano Lodigiano, piccolo paese della bassa Lombardia, Paola ha saputo trasformare esperienze di vita e osservazioni quotidiane in racconti intensi e romanzi coinvolgenti.
Dopo aver esplorato il delicato tema della violenza di genere nel suo primo libro “La Panchina Rossa”, con il suo nuovo romanzo “Il Diario di Nicole” ci conduce in un noir introspettivo dove i segreti si svelano lentamente, rivelando la complessità dell’animo umano.
In questa intervista, cerchiamo di scoprire di più sulla sua visione e sul percorso che l’ha portata a diventare una voce unica nel panorama letterario contemporaneo.

Su Che! Intervista ospitiamo Paola Corradi, conosciamola meglio…

Benvenuta Paola, come è nato il tuo percorso di scrittrice? Cosa ti ha portato a trasformare la tua passione per la scrittura in una vera e propria carriera letteraria?
Ho sempre amato scrivere. Con la scrittura riesco ad esprimere ogni mio pensiero, più che a voce alta. Avevo tentato di abbozzare un Romanzo a 20 anni, mai terminato. Sicuramente i tempi non erano ancora maturi. Presa dalla vita frenetica, divisa tra lavoro, famiglia, affetti, ho accantonato per diverso tempo questa mia segreta passione. Fino a quando, durante un periodo  “faticoso” personale, si è risvegliato prepotentemente il desiderio di abbozzare storie di vita e da lì è nato il mio primo Romanzo “La Panchina Rossa”, che ha ottenuto una Segnalazione Speciale di Narrativa Edita – Premio letterario Victoria 3.0. Questo mi ha spronato a continuare, partecipando a Concorsi letterari con Racconti e Poesie trattando temi importanti come violenza, bullismo, autismo, e riflessioni. Non mi considero una vera scrittrice: la strada da percorrere è ancora molto lunga. Il mio scopo è trasmettere, tramite la scrittura, un po’ del mio “io” interiore. Trovo quindi prematuro parlare di carriera letteraria.

Sei una scrittrice che ha esplorato temi delicati come la violenza sulle donne nel tuo primo romanzo “La Panchina Rossa”. In che modo questi temi hanno influenzato la tua visione del mondo e la tua evoluzione come autrice?
Non ho conosciuto donne che hanno subito violenza fisica, ma una donna a me molto cara, che ha subito una violenza psicologica e ne ha portato conseguenze fino alla sua dipartita. Anche di quel tipo di violenza si parla nei miei Romanzi.  Quando ho incominciato la stesura de “La panchina rossa”, ho pensato di dare “voce” a tutto quel dolore  e di quanto sia importante avere accanto una persona che ti aiuta ad uscirne. E se per la violenza psicologica ne ho tratto spunto da una esperienza reale, trovare le giuste “sfumature” per descrivere una tentata violenza fisica è stato difficile. Cosa si prova durante un tentativo di stupro? Sono tematiche che si ascoltano distrattamente alla televisione, perché purtroppo, fanno parte del nostro quotidiano. Non è stato facile descrivere quello che si prova durante un atto così orribile. Ho cercato di immedesimarmi io stessa in quella situazione, e piano piano, dopo diverse bozze mi pare di aver centrato l’obbiettivo.  Chi ha acquistato questo Romanzo si aspettava la storia improntata solo sulla violenza fisica, ma la trama è ben diversa. Si “sfiorano” argomenti diversi, in un susseguirsi di colpi di scena che coinvolgono a tal punto il lettore da sentirsi “parte” di quei luoghi e provare i medesimi sentimenti dei protagonisti Paola e Roberto. In tanti mi hanno chiesto, visto che la protagonista si chiama come me, se fosse la mia storia. Ho sempre risposto che il nome l’ho scelto perché lo amo. Certo è che in alcuni stati d’animo e comportamenti la protagonista molto mi somiglia, come la descrizione di situazioni di forte impatto, sono state da me provate in circostanze diverse.

Il tuo legame con Santo Stefano Lodigiano e con l’Ospedale di Codogno ha segnato la tua vita e il tuo percorso professionale. Quanto di questa realtà quotidiana entra nei tuoi racconti e nelle tue poesie?
Lavoro come amministrativa in Ospedale, non a contatto con il pubblico, ma a volte si viene a conoscenza di storie dolorose e devastanti che ti toccano il cuore. In particolare, nel periodo del Covid, diversi colleghi hanno perso famigliari, e alcuni sanitari portano ancora oggi profonde cicatrici psicologiche. Il legame invece con il mio paese dove risiedo fin dalla nascita è veramente forte. Qui sono nata, cresciuta, frequentando la Scuola Materna, le Elementari, e l’Oratorio. Le prime amicizie, i giochi, la serenità del periodo più bello e spensierato dell’infanzia. Le Medie e le Superiori le ho praticate nella vicina Piacenza, incontrando una realtà molto diversa da quella di un piccolo paese agricolo. Qui c’è la storia dei miei nonni, dei miei genitori e la mia. Questo amore per questa terra l’ho tramutato sia in poesia che in un racconto, entrambi dal titolo: “Magico Paese”. Un piccolo aneddoto: quando il Racconto è stato inserito nell’Antologia: “I Segreti della Lombardia”, ho pensato di donarlo al Presidente della Regione Lombardia affinché conoscesse questo piccolo borgo di 1.800 anime. Il Presidente in persona mi ha omaggiato con un biglietto di ringraziamento, autografato.  Per citare alcune meraviglie di Santo Stefano Lodigiano oltre a enormi distese di verde, paesaggi rurali nella bassa Pianura Padana, vicino al fiume Po, si può ammirare la Chiesa, da noi denominata il Duomo della Bassa, per la sua maestosità e bellezza, e una  fornitissima biblioteca, che contiene  circa 11.000 testi, che, a mio avviso, dovrebbe essere valorizzata maggiormente. Nella mia seconda Opera, descrivo in un capitolo, la nostra amatissima Chiesa, e mi ha fatto molto piacere che alcuni lettori l’abbiano riconosciuta.

“Il Diario di Nicole” è un romanzo ricco di descrizioni coinvolgenti e colpi di scena. Come lavori sul ritmo narrativo e sulla costruzione della suspense per mantenere vivo l’interesse dei lettori fino all’ultima pagina?
Ogni autore ha il proprio modo di scrivere. Io ho sempre cercato uno stile con una scrittura fluida, ma coinvolgente che cattura a tal punto il lettore tanto da sentirsi catapultato nella storia, sentendosi parte dei paesaggi descritti e spettatore presente. E dalle recensioni che ho ricevuto, mi pare di aver raggiunto l’obbiettivo. Da appassionata di film e libri gialli, d’azione e fantascienza, e con la mia fervida immaginazione, cerco di mantenere un buon “ritmo” nel susseguirsi emozioni e colpi di scena, in modo che il lettore sia curioso di proseguire nella lettura per sapere cosa accade nel capitolo successivo. Tutto mi viene naturale. Forse posso essere presa per pazza, ma ho sempre sostenuto che i protagonisti e una prima bozza della trama la decido io inizialmente, poi mentre scrivo sono  i personaggi che “guidano” la mia mano “dettandomi” la loro storia. Divento quindi anch’io spettatrice e sono solo il tramite tra loro e il lettore.

La partecipazione alla Fiera del Libro di Torino e Napoli con il tuo ultimo romanzo segna un passo importante nel tuo percorso letterario. Come vivi il rapporto con i lettori e quali sono le reazioni che ti hanno colpito di più?
Arrivare con un mio Romanzo nel Tempio della Fiera del Libro prima di Torino in presenza, e poi quello di Napoli, è stato un susseguirsi di emozioni inspiegabili e la realizzazione di un sogno. Ringrazio la casa editrice ATILE EDIZIONI, in particolare Elita Di Girolamo e la mia editor Francesca Ghiribelli, che hanno avuto tanta pazienza e fiducia in me. Devo dire che fino ad ora ho ricevuto diversi complimenti e qualche critica costruttiva, perché ritengo che c’è sempre da imparare  per migliorarsi. Ricordo in particolare un lettore del mio primo Romanzo, che mi ha scritto: “Ho pianto per Paola la protagonista”. E’ bellissimo per un autore suscitare tali emozioni, soprattutto in un uomo. 

In qualità di autrice di racconti e poesie, come è stato il passaggio alla stesura di un romanzo complesso come “Il Diario di Nicole”? Quali sono le sfide principali che hai affrontato e superato?
Ne “Il Diario di Nicole” ritroviamo gli stessi e anche nuovi personaggi de “La Panchina Rossa”. Dopo l’uscita del primo Romanzo, anche se terminava lasciando la possibilità di un eventuale proseguo, avevo deciso di scrivere solo Racconti e Poesie. La richiesta continua da parte di alcuni lettori e soprattutto l’insistenza di mia madre, mi hanno spinto ad iniziare il secondo Romanzo. Purtroppo mia madre è venuta a mancare a metà dell’opera, e pur di mantenere la promessa fatta, l’ho concluso e a lei dedicato. L’identità dei personaggi ormai era tracciata ed erano a me familiari, ma la trama doveva essere ancora più accattivante della prima: di solito il remake di un’opera rischia di cadere nel banale. Ho quindi deciso di scrivere un Romanzo che raccontasse una storia “parallela” a “La panchina Rossa” e mi ritengo abbastanza soddisfatta. La mia pignoleria e autocritica sono a volte eccessive. Lascio però il verdetto ai miei lettori.

Il tema della memoria e dei segreti nascosti emerge con forza nelle tue opere. Cosa ti affascina di più nell’indagare il lato oscuro e le zone d’ombra dell’animo umano?
Tutti abbiamo dei segreti che solo noi conosciamo o pochi intimi, e che possono condizionare positivamente o negativamente la nostra vita. Improvvisamente, per fatalità o per eventi non previsti, questi segreti escono prepotentemente dal cassetto della memoria, e condizionano il nostro modo di agire e il rapportarsi con gli altri. Questa è la vita. E nei miei Romanzi si parla di quotidianità, a volte “forzata” da avvenimenti “forti” creati dalla mia creatività. Ma sono pur sempre pagine di vita.

Nel tuo secondo romanzo “Il Diario di Nicole”, esplori il confine tra ciò che sappiamo e ciò che resta nascosto. Cosa ti ha ispirato a raccontare questa storia di segreti e riflessioni esistenziali?
Quante volte abbiamo pensato che una persona fosse in un certo modo e poi abbiamo scoperto “sfumature” per noi inattese? E perché non trarne spunto per un Romanzo?

Nicole è una protagonista che, pur essendo assente fisicamente, domina l’intera narrazione attraverso il suo diario. Come è nato questo personaggio e quale messaggio vuoi trasmettere attraverso di lei?
Nicole era già stata solo nominata nel primo Romanzo. La panchina rossa, che dà il titolo al Romanzo, era presente nella storia: dedicata dal fratello a Nicole, morta prematuramente, uccisa dalla mano di colui che le giurava eterno amore. Ne “Il Diario di Nicole”, la stessa Nicole all’inizio viene poco menzionata, ma successivamente, diventa con il suo diario la giusta chiave di lettura per avvenimenti tragici che si susseguono nel maneggio dei suoi genitori, svelando anche segreti inimmaginabili su di lei. Nicole era la classica ragazza romantica, e anche sognatrice che si fida pienamente del suo prossimo a tal punto da perdere la vita. Tante donne, ragazze o persone adulte si fidano di individui incapaci di amare veramente,  che usano la violenza non accettando un semplice rifiuto: la cronaca nera ahimè ne è piena. Bisogna parlarne, si deve parlarne… e i miei Romanzi trattano anche queste realtà.

Guardando al futuro, quali nuove storie hai in serbo per i tuoi lettori? Possiamo aspettarci altri noir introspettivi o ti vedi esplorare generi e temi diversi?
Ormai penso che il noir introspettivo faccia parte del mio modo di scrivere. Ho già in mente una nuova trama completamente “slegata” dai personaggi dei precedenti Romanzi. Ora sto partecipando ancora ad altri Concorsi con Racconti e Poesie. Vedremo… Solo il tempo saprà dare una risposta.

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