Paolo Marraffa, 30 anni, originario di Lamezia Terme, è un giovane e promettente manager digitale con una vasta esperienza in e-commerce, web marketing e pubbliche relazioni. Oltre alla sua carriera nel mondo digitale, è autore di tre libri e appassionato di sviluppo sostenibile, temi che esplora anche nella sua attività professionale. Specializzato in discipline economiche e giuridiche, Paolo ha ottenuto un master industriale dall’Università della Calabria in collaborazione con Entopan, dove ha avuto modo di approfondire il concetto di innovazione armonica, un nuovo paradigma che sta rivoluzionando il mondo dell’impresa. In questa intervista, ci racconta il suo percorso, le sue sfide e la sua visione del futuro.
Paolo, sei un giovane manager digitale con una solida esperienza in e-commerce e web
marketing. Cosa ti ha spinto a intraprendere questa carriera nel mondo digitale?
“La propensione verso la tecnologia è qualcosa che da sempre ha caratterizzato la mia vita. I miei genitori ricordano che quando ero bambino, smanettando con il Macintosh di mio padre, cercavo di capire il funzionamento del sistema operativo. Inoltre facevo un sano utilizzo dei videogiochi. Anche il gaming, 25 anni fa, era completamente diverso rispetto ad oggi. La tecnologia odierna, a quei tempi, era vista come fantascienza. Comunque ne seguivo con piacere gli sviluppi, notando che le grandi innovazioni provenivano soprattutto dagli Stati Uniti. Ero incuriosito da tutto ciò”.
Hai scritto tre libri e curato numerose pubblicazioni. Cosa ti ha portato a esprimerti anche attraverso la scrittura e quali sono i temi principali che affronti nei tuoi libri?
“La scrittura è per me una passione. Penso che comunicare sia qualcosa di fondamentale e che la scrittura possa essere un mezzo efficace per veicolare messaggi, raccontare storie. Nel mio percorso di studi, ho letto molto sulle imprese, sulle amministrazioni pubbliche e private, sul marketing e sulle relazioni pubbliche. Senza lo studio, senza attingere da fonti scientifiche, non avrei mai potuto scrivere in modo ferrato sull’argomento. I temi principali che affronto nei libri sono: l’innovazione tecnologica, digitale, la sostenibilità e la responsabilità sociale d’impresa”.
Sei specializzato in discipline economiche e giuridiche. Come riesci a integrare queste
competenze con la tua passione per l’e-commerce e il web marketing?
“Studiando e approcciandomi alle diverse materie, ho cercato di cogliere soprattutto gli elementi condivisi. Sono conoscenze che possono essere applicate in più ambiti e su cui si basano molteplici progetti digitali. Faccio un esempio concreto: non è possibile avviare e gestire un e-commerce senza avere idonee competenze giuridiche ed economiche. Mentre senza il web marketing, l’e-commerce non può avere ritorno economico. Impossibile pretendere di avere i risultati desiderati, senza prima possedere le giuste competenze”.
Nel tuo percorso, hai seguito un master industriale promosso dall’Università della
Calabria e da Entopan. Come questa esperienza ha arricchito la tua visione sull’innovazione?
“Questa esperienza è stata preziosissima perché mi ha riempito di speranza. Come scrivo nel primo libro che ho pubblicato e intitolato “Il cambiamento possibile”, il nostro non è un territorio facile per le imprese che operano nell’innovazione. Non c’è la cultura, però quel master industriale mi ha fatto comprendere che qualcosa si sta muovendo verso il cambiamento, grazie all’impegno incessante di alcune menti brillanti. Cito Francesco Cicione, CEO di Entopan e pioniere dell’innovazione armonica”.
Hai partecipato a un innovation camp organizzato da Entopan, dove hai scoperto
l’innovazione armonica. Cosa significa per te questo concetto e come pensi possa essere
applicato nel mondo del business?
“Francesco Cicione ha già ampiamente trattato l’innovazione armonica, il nuovo paradigma che si sta affermando in Italia e nel mondo. Ha scritto infatti più libri e il mio pensiero in merito non può discostarsi dal suo che, in parte, lo ha originato. Questo concetto sfonda una porta per alcuni già aperta, mentre per altri blindata. Chi ha seguito i player dell’innovazione nel tempo non può essere più di tanto stravolto dall’innovazione armonica. Al contrario di chi è chiuso al digitale, per svariati motivi che, personalmente non ritengo validi e di chi non riesce a interiorizzare il concetto di armonia”.
Lamezia Terme, la tua città di origine, è una realtà diversa rispetto ai grandi centri tecnologici. In che modo il contesto locale ha influenzato il tuo percorso di crescita professionale?
“Lamezia Terme, così come le altre città del Sud, non può essere considerata come un polo d’innovazione ma qualcosa sta cambiando. La città non si è mai rassegnata. Basta pensare ad Entopan, la società fondata proprio da un lametino. Francesco Cicione è stato vicesindaco della città, poi in Entopan ci sono pure Gianni Speranza e Pasqualino Scaramuzzino che sono stati sindaci di Lamezia. Il mio percorso di crescita è stato nel territorio lametino, poi anche a Roma e a Catanzaro. Spero che Entopan possa contribuire a rendere non solo la città di Lamezia, ma tutto il Sud più competitivo a livello tecnologico”.
Sei appassionato di sviluppo sostenibile. In che modo cerchi di integrare i principi della sostenibilità nel tuo lavoro come manager digitale?
“Tutto ciò che facciamo può essere più o meno sostenibile. La sostenibilità non è qualcosa che riguarda soltanto la professione di manager digitale o comunque il management digitale. Riguarda la nostra vita, le nostre azioni quotidiane. Quando andiamo a fare la spesa al supermercato, ad esempio, possiamo premiare i prodotti sostenibili o meno. Sappiamo che ad essere sostenibili poi, non sono solo i prodotti ma anche i processi. Quindi bisogna documentarsi per comprendere chi è davvero sostenibile e chi invece no. L’imprenditore che sfrutta i propri dipendenti o che fa bossing non è sostenibile, per fare un altro esempio. Quindi per essere sostenibili bisogna prendere le distanze anche da ciò che sostenibile non è”.
In un mondo in continua evoluzione digitale, quali ritieni siano le sfide principali per chi opera nell’e-commerce e nel web marketing?
“Chi opera nell’e-commerce e nel web marketing partecipa alle sfide globali. Le sfide principali sono le stesse narrate nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Più nello specifico, sarebbe opportuno che i manager e i CEO adottino strategie aziendali conformi agli obiettivi dell’ONU. Quando poi le risorse umane progettano, programmano, sviluppano, sono chiamati a supervisionare e indirizzare il loro lavoro con criterio. Anche la rendicontazione deve avvenire tenendo atto delle sfide globali e bisogna comunicare il valore aggiunto dell’impresa. Il solo profitto non basta, che tristezza osservare che nel mondo delle imprese tanti sono i dirigenti d’impresa che lavorano solo per massimizzare il profitto”.
La tua carriera spazia tra diversi ambiti, dalle pubbliche relazioni al marketing. Qual è
stata finora la sfida più grande che hai affrontato in questi settori e come l’hai superata?
“La sfida più grande che ho affrontato e che sto affrontando è questa: comunicare l’innovazione armonica. Ancora non è una sfida che ho superato, perché il progetto è in itinere. Spero di poter supportare al meglio il CEO di Entopan in questa impresa. Stiamo attendendo tanto tempo per vedere il cambiamento e più passa altro tempo, più aumenta il desiderio. Le imprese hanno bisogno e necessità di un nuovo ecosistema in grado di poter valorizzare la cultura, il digitale, la sostenibilità e l’armonia”.
Guardando al futuro, quali sono i tuoi obiettivi sia nel campo della scrittura che nella tua attività di manager digitale?
“Vorrei rispondere a questa domanda conclusiva con uno stralcio del pensiero di Papa Francesco per gli imprenditori, rilasciato lo scorso anno”.
“Oggi uno dei modi più importanti per partecipare al Bene comune è la creazione di posti di lavoro, di impiego per tutti, in particolare per i giovani — abbiate fiducia nei giovani: ne hanno bisogno e voi avete bisogno di loro. Una delle crisi più gravi del nostro tempo è la perdita di contatto dell’imprenditore con il lavoro della sua impresa, e dunque con i suoi lavoratori, che diventano “invisibili” (Pierre Y. Gomes). Il primo capitale della vostra azienda siete voi: il vostro cuore, la vostra coscienza, le vostre virtù, la vostra voglia di vivere, la vostra giustizia. Questi capitali umani, etici e spirituali valgono più dei capitali economici e finanziari. Voi potete vivere il vostro lavoro come una vocazione, come un compito morale, come un destino esistenziale. Ma un’impresa non basta, l’economia è troppo poco per voi: la vostra creatività e la vostra innovazione sono altrettanto necessarie nella società civile, nelle comunità, nella cura del creato. Senza nuovi imprenditori, la nostra terra non resisterà all’impatto del capitalismo. Fino ad oggi avete fatto delle cose, alcuni di voi ne hanno fatte molte: ma non è abbastanza. Viviamo un periodo d’urgenza, di grande urgenza: dobbiamo, dovete, fare di più: i bambini vi ringrazieranno, e io con loro.“
Grazie Paolo per la tua intervista e le informazioni interessanti che hai condiviso con noi!
Continua a seguirci su Che! Intervista.