Parole e Passione: il viaggio poetico di Lucia Astarita tra scrittura e vita

L’intervista di oggi ci porta alla scoperta di Lucia Astarita, una giovane poetessa e infermiera pediatrica, che attraverso la sua pagina Instagram “vesti_poesie” condivide emozioni e riflessioni tramite versi e citazioni. Con il suo primo libro “Te lo dico con una poesia”, Lucia affronta temi universali come la crescita personale e l’amore, offrendo uno spunto di riflessione profondo e personale. Durante questa chiacchierata, esploreremo la sua passione per la scrittura e le influenze letterarie.

a cura di Noemi Aloi


Benvenuta Lucia, iniziamo subito parlando di scrittura, nella tua pagina Instagram “vesti_poesie”, pubblichi versi, citazioni o poesie che ti suscitano un’emozione. Raccontaci come è nata la passione per la poesia e per la scrittura in generale.
Ciao! Grazie mille per l’invito a questa intervista. La mia passione per la poesia nasce da piccolissima; andavo in seconda media e la mia professoressa ci fece vedere il film “il postino”, inutile dirti che suscitò tantissimo la mia curiosità e a Natale mi feci regalare da mia madre un libro di poesie di Pablo Neruda che custodisco con amore. Quindi parliamo di più di 10 anni fa ormai!

Nel 2022 hai pubblicato il tuo primo libro “Te lo dico con una poesia”, nel quale affronti diverse tematiche, come la crescita personale, la motivazione e l’amore. Nel testo inoltre comunichi con la te bambina e le dici quello che avresti voluto sentirti dire. È una bella idea e sarebbe bello poterlo fare sul serio. Dicci una cosa che ti saresti voluta sentir dire e commenta.
Che colpo al cuore questa domanda! Ci penso spessissimo, sono veramente tante le cose che direi alla me bambina, una in particolare di non vedere la sua sensibilità come qualcosa da correggere, come un atteggiamento da cambiare perché è sinonimo di fragilità e debolezza. Da piccola ho sofferto veramente tanto per questo perché non mi spiegavo il fatto che ero oggettivamente diversa dagli altri, mi sentivo veramente sola e lo ero. Le direi di avere pazienza, che un giorno capirà quale strada intraprendere e come vivere con questo dono (e condanna) di sentire tutto in modo così forte. Così come si sente in modo particolarmente intenso la rabbia, il dispiacere, la tristezza, allo stesso modo sarà forte la gioia, lo stupore, la commozione. La dedica al mio libro è proprio agli ipersensibili come me, se c’è uno scopo principale dietro quel libro è sicuramente quello di non far sentire nessuno solo e far guardare l’altra faccia della medaglia.

La scrittura è terapeutica e liberatoria, oltre a scrivere poesie, scrivi altro?
Non mi sono mai soffermata su altri generi, nonostante io legga e ami qualsiasi genere non avrei mai potuto immaginare di dire ciò che sentivo in un altro modo se non con la poesia, se esistesse un sottotitolo a “te lo dico con una poesia” sarebbe “perché non posso fare altrimenti”

Quali sono gli autori che preferisci, poeti o non, che ti hanno fatto apprezzare la lettura? Facci qualche nome.
Questa è davvero la domanda da un milione di euro, c’è Pablo Neruda che ti citavo prima, Alessandro Baricco, Murakami, Italo Calvino, Stephen King… di questi che ti ho citato di sicuro non mi manca nemmeno un libro, li ho letti tutti ma davvero tutti. Spazio moltissimo nei generi, lunedì posso trovarmi a leggere un thriller e due giorni dopo una storia surreale di Baricco! È un po’ il bello della lettura, vivere non una ma cento vite diverse.

Tu lavori come infermiera, questa scelta invece da che deriva?
Al giorno d’oggi, a vent’anni saper già cosa si vuole fare nella vita è veramente complicato, seppur io ritenga di non essere sempre stata una persona serena nella mia vita posso dire con felicità che il mio mestiere; quindi, l’infermiera pediatrica è sempre stato quello che io desideravo fare da che ne ho memoria. A 10 anni ho subito un intervento chirurgico, il mio ricordo indelebile e dolcissimo che ho di quella esperienza era la mia infermiera che mi ha seguito durante la degenza, sarà assurdo, ma nonostante siano passati quasi 15 anni io ricordo perfettamente il suo profumo e il suo sorriso gentile. Chiesi a mia mamma che mestiere facesse quella signora e mi disse che era una infermiera, capii immediatamente che avrei voluto fare anch’io quel lavoro per poter essere ricordata anche io un giorno dai miei bambini come io ricordo della mia amata infermiera. Ho sempre desiderato poter tornare in quell’ospedale, magari trovarla e poterglielo dire. Chissà, magari un giorno.

C’è qualcosa del tuo lavoro che ti ha ispirata nella scrittura? Magari la storia di qualche bambino che hai seguito?
Mi sono laureata un anno e mezzo fa, avevo già pubblicato il libro all’epoca, non c’è stato modo di poterlo fare e ti dirò, probabilmente non lo avrei nemmeno fatto. Si instaura un legame particolare tra infermiera e bambino, infermiera e mamma, non ho mai sentito l’esigenza di scrivere a riguardo perché per certi legami probabilmente non ci sarebbero parole adatte o valide abbastanza.

Da quando hai aperto la tua pagina nel 2020, sono successe cose che forse neppure ti immaginavi, hai pubblicato un libro, stretto collaborazioni e rilasciato interviste. Attualmente stai lavorando a qualcosa di scritto?
Per ora no! Diciamo che nell’ultimo anno ho un po’ allentato la presa. Io amo leggere, amo scrivere, amo stare a contatto con chi mi segue ma il lavoro per me è la priorità. Com’è che si dice?prima il dolore e poi il piacere! È un po’ quello che sto facendo per ora.

Hai deciso di aprire la tua pagina “vesti_poesie”, proprio nell’anno della pandemia, come hai vissuto quei giorni, e come hanno influito in questa decisione?
La pandemia è stato un colpo non indifferente per me. Ero una tirocinante infermiera a casa, vedere stremati quelli che sarebbero stati i miei futuri colleghi mi destabilizzò tantissimo. Mi serviva un modo per riempire le mie giornate con qualcosa che mi piacesse fare, ma non volevo bombardare i miei amici di stories con poesie, libri, frasi e così mi sono decisa ad aprire la pagina (per diversi mesi nessuno sapeva chi ci fosse dietro). Improvvisamente ci fu un’impennata di persone che iniziavano a seguirmi, io non me lo sarei mai e poi aspettato, è stato tutto naturale, per niente calcolato. La community è meravigliosa, mi seguono e interagiscono persone buone, sensibili, simpatiche, intelligenti, pronte all’ascolto quando mi sono raccontata nel corso degli anni, sono diventati miei amici. Mi ritengo molto fortunata per questo.

Nel tuo profilo TikTok affronti un tema importante, parli di DCA, che consigli ti sentiresti di dare ad una persona che ne soffre?
Da quando ho ricevuto la diagnosi del mio disturbo alimentare a gennaio del 2022, mi promisi di sensibilizzare le persone a questo tema così delicato. Io non avevo idea che i nei atteggiamenti disfunzionali derivassero da un disturbo alimentare catalogato come minore di cui non sapevo nemmeno l’esistenza. Ho scoperto questo disturbo alimentare “minore” durante l’esame di dietistica applicata all’università, mi resi conto di avere tutti i sintomi e il mio professore con il quale parlai mi consigliò di attenzionare questa cosa ma non ebbi il coraggio perché non ero pronta ad accettare l’idea che probabilmente avevo un disturbo alimentare. Dopo 7 mesi mi misi in contatto con un terapeuta cognitivo comportamentale per iniziare il percorso che dura tutt’ora anche se sono in remissione. Io non parlo di medicina, diagnosi, segni su TikTok, ci tengo a precisarlo perché non sono un medico e non spetta a me farlo perché potrebbe diventare pericoloso, ma normalizzo le paure, i pensieri, le difficoltà del percorso. Il mio consiglio è: se si ha il minimo dubbio, se il cibo non viene vissuto con serenità ma diventa una sfida ogni pasto, consultate un terapeuta che potrebbe aiutarvi. A volte anche solo accettare di avere una difficoltà è un grandissimo punto di partenza, nonostante sia un percorso duro e doloroso, c’è sempre la luce in fondo al tunnel.

Attualmente vivi in provincia di Napoli, hai mai pensato di trasferirti?
Abito in provincia di Napoli e come ogni napoletana non vorrei andare via, nonostante il mio lavoro mi porta a prendere decisioni importanti in cui la maggior parte degli infermieri vanno via, proprio in queste settimane sto iniziando ad abbracciare l’idea pur non volendo. Come dicevo però, il mio lavoro viene prima di qualsiasi cosa, quindi se il prezzo da pagare è allontanarmi, lo farò e se proprio non dovessi riuscire proverei ad avvicinarmi.

Grazie e complimenti per la tua carriera artistica e professionale.
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