Qualcuno di noi, il nuovo romanzo di Pietro Grossi, Mondadori, 2025

Attraverso una narrazione densa di interrogativi esistenziali, Pietro Grossi ci conduce dentro un vortice di esperienze e stati d’animo, in un viaggio tanto intimo quanto universale.
Uno dei temi centrali di Qualcuno di noi è la natura sfuggente della verità. Mentre il protagonista si addentra nei meandri della propria esistenza, il lettore si trova costantemente spiazzato da cambi di prospettiva, rivelazioni che si contraddicono, riflessioni che si smentiscono da sole. Il romanzo diventa così una riflessione sul senso stesso del raccontare: la narrazione è un tentativo di dare ordine al caos o non fa altro che amplificarlo?

a cura di Salvatore Cucinotta


Il protagonista, che ci viene incontro in prima persona, racconta di sé con un tono che oscilla tra confessione e osservazione distaccata. L’infanzia privilegiata, l’apprendimento della menzogna come strategia di sopravvivenza, l’adolescenza dominata da eccessi, violenza e sentimenti fuori controllo: il romanzo ci catapulta in una formazione interiore frastagliata e tormentata.

Ma il cuore del libro non è solo un’autoanalisi: nel corso della narrazione, l’io si espande, si moltiplica, dando vita a una sorta di coro interiore. Un noi che assume il peso delle contraddizioni e delle scelte, che si muove tra i deserti degli allucinogeni e le metropoli americane, che oscilla tra il desiderio di conoscenza e il rischio di perdersi nel flusso caotico della giovinezza. Il protagonista diventa quindi un’entità plurale, dove ogni voce reclama spazio, ogni esperienza si stratifica in una costante rielaborazione della realtà.

L’autore costruisce il romanzo come un organismo in movimento, un’onda narrativa che travolge e scuote. Il suo stile, raffinato e al tempo stesso viscerale, alterna momenti di riflessione profonda a sequenze di pura azione emotiva. Il lettore è chiamato a lasciarsi trascinare nel flusso della coscienza del protagonista, in un susseguirsi di immagini potenti e dialoghi che sembrano riecheggiare nella mente come echi lontani.

L’architettura del romanzo richiama quella di una nave in piena navigazione, con personaggi che salgono sul ponte, prendono la parola, litigano, dibattono.

Una vera e propria sessione parlamentare della memoria, dove il passato e il presente si rincorrono e il futuro viene ipotecato da un’instabilità esistenziale che appare al tempo stesso ineluttabile e necessaria.

Per saperne di più visita: mondadori.it

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