Revman: dalla divisa al microfono, il Rap come strumento di cambiamento

Sebastiano Vitale, meglio conosciuto come Revman, è il poliziotto rapper che sta trasformando il panorama musicale e culturale italiano. Coniugando la sua professione nelle Forze dell’Ordine con la passione per il rap, Revman usa la musica come un potente strumento di dialogo, educazione e cambiamento. Il 2025 si apre per lui con l’uscita di due singoli inediti – “L’amicizia è una cosa seria” e “Legittima Difesa” – che celebrano i valori delle relazioni genuine e della resilienza contro il cyberbullismo, e con il lancio del suo primo libro autobiografico, Un Viaggio tra Legalità, Musica e Ispirazione. In questa intervista, Revman ci racconta il percorso che lo ha portato a unire legalità e rap, le esperienze che hanno forgiato la sua identità e la visione che guida ogni sua scelta artistica e personale.

a cura di Antonio Capua


Revman, come riesci a conciliare il tuo ruolo di agente di polizia con l’identità di rapper e artista impegnato?
Non è sempre facile, ma per me la musica e il mio lavoro non sono in contrasto, anzi, si completano. Fare il poliziotto significa servire la comunità, stare in mezzo alla gente, ascoltare le storie di chi incontro ogni giorno. Il rap è un linguaggio diretto, che mi permette di portare messaggi di legalità, giustizia e consapevolezza in modo autentico. Sono la stessa persona in entrambe le vesti: il mio obiettivo è creare connessione e dialogo, dentro e fuori dalla divisa.

Nel singolo “L’amicizia è una cosa seria” celebri il valore delle relazioni sincere. Cosa ti ha ispirato a scrivere questo inno all’amicizia e quale messaggio desideri trasmettere ai tuoi ascoltatori?
L’amicizia vera è rara e preziosa. In un mondo in cui spesso le relazioni sono superficiali o condizionate dai social, volevo raccontare l’importanza di avere accanto persone che ci supportano senza secondi fini. Il brano nasce dalle mie esperienze personali: ho incontrato tante persone nel mio percorso, ma solo alcune sono rimaste quando le cose si facevano difficili. Voglio trasmettere ai miei ascoltatori l’importanza di costruire legami veri, basati sul rispetto e sulla fiducia.

“Legittima Difesa” è un manifesto contro il cyberbullismo e una risposta agli haters. In che modo le tue esperienze personali hanno contribuito a plasmare questo brano?
Essere un poliziotto rapper significa essere esposto a critiche da più fronti. Ci sono persone che non accettano che io unisca questi due mondi, altre che mi attaccano solo per il gusto di farlo. All’inizio certe parole facevano male, poi ho capito che la miglior risposta è restare fedele a sé stessi. “Legittima Difesa” non è una canzone di rabbia, ma di consapevolezza: insegna a non farsi abbattere dagli insulti online e a rispondere con intelligenza, senza scendere allo stesso livello.

Il rap, spesso frainteso, diventa in te un mezzo per promuovere legalità, impegno civico e dialogo. Qual è il segreto per trasformare critiche e pregiudizi in opportunità di crescita e connessione?
Il segreto è la coerenza. Se sai chi sei e cosa vuoi comunicare, le critiche diventano solo rumore di fondo. Ho sempre creduto che il rap possa essere uno strumento potente per raccontare la realtà, ma senza glorificare la violenza o l’illegalità. Io porto un messaggio alternativo, che forse spiazza alcuni, ma che sta trovando sempre più ascolto tra chi vuole un rap che unisce, anziché dividere.

Il 2025 segna un anno importante per te, con l’uscita dei due singoli e del tuo primo libro autobiografico. Che significato ha per te raccontare la tua storia in forma scritta?
Scrivere il libro è stato un viaggio dentro me stesso. Ho voluto raccontare il mio percorso senza filtri, perché credo che condividere le proprie esperienze, con le difficoltà e le vittorie, possa essere d’ispirazione per altri. Ognuno ha il proprio percorso, ma spesso ci sentiamo soli nelle nostre battaglie. Se leggendo la mia storia qualcuno si sentirà meno solo e più motivato a credere nei propri sogni, allora avrò raggiunto il mio obiettivo.

Il tuo libro, Un Viaggio tra Legalità, Musica e Ispirazione, si propone come un diario intimo che svela le difficoltà, le vittorie e le incertezze del tuo percorso. In che modo l’atto di scrivere ti ha aiutato a riflettere e a crescere, sia personalmente che professionalmente?
Scrivere mi ha costretto a fermarmi e guardare indietro. Quando sei sempre in movimento, spesso non ti rendi conto di quanto hai costruito e di quanto hai imparato. Mettere tutto su carta mi ha aiutato a dare un senso alle esperienze vissute, a vedere i momenti difficili come tappe di crescita e a riconoscere la forza che ho trovato in me stesso. È stato un percorso di consapevolezza, che mi ha reso ancora più determinato nel mio cammino.

Sei impegnato anche in laboratori rap per i giovani nelle periferie milanesi. Come vedi il ruolo della musica come strumento educativo e di trasformazione sociale?
Il rap nasce dalla strada, è il linguaggio di chi ha qualcosa da dire e vuole farsi ascoltare. Nei laboratori vedo ragazzi che magari non hanno mai avuto voce, ma che attraverso la musica trovano un modo per esprimersi. Il rap può dare speranza, far riflettere e creare comunità. È uno strumento potente per parlare di temi importanti come il bullismo, il rispetto e le scelte di vita. Quando vedo un ragazzo che usa il rap per trasformare la rabbia in arte, capisco che il mio lavoro ha senso.

Vivere sotto la lente di ingrandimento, in quanto poliziotto rapper, comporta inevitabilmente critiche e pregiudizi. Qual è stata la sfida più grande che hai affrontato e come sei riuscito a superarla?
La sfida più grande è stata restare fedele a me stesso, senza lasciarmi condizionare da chi diceva che non potevo fare entrambe le cose. Ci sono stati momenti in cui ho dubitato, in cui mi sono chiesto se valesse la pena esporsi così tanto. Ma poi ho capito che la mia voce può fare la differenza, e questo mi ha dato la forza di andare avanti. Ora vedo le critiche come un segnale che sto facendo qualcosa di nuovo, che rompe gli schemi.

“Legittima Difesa” invita a reagire all’odio online con intelligenza e rispetto. Che consigli daresti a chi si sente vulnerabile di fronte agli attacchi digitali e desidera trasformarli in forza?
Primo consiglio: non rispondere con la stessa rabbia. Gli haters vogliono una reazione, se non gliela dai, hanno perso. Secondo: circondati di persone che credono in te e non permettere che le critiche definiscano chi sei. Terzo: trasforma quel dolore in qualcosa di positivo. Io ho scritto una canzone, ma ognuno può trovare il proprio modo di reagire, che sia attraverso l’arte, lo sport o semplicemente il silenzio. L’importante è non lasciare che l’odio di qualcuno diventi la tua verità.

Come immagini il tuo percorso artistico e personale nei prossimi anni e quali nuove sfide ti stai preparando ad affrontare?
Voglio continuare a crescere, come artista e come persona. La mia musica sarà sempre più legata ai temi che mi stanno a cuore: la legalità, l’educazione, il rispetto. Sto lavorando a nuovi progetti che porteranno il mio messaggio ancora più lontano, magari con collaborazioni e iniziative innovative.
Voglio anche trovare un equilibrio migliore tra la mia carriera e la mia vita privata, perché so che per restare autentico devo prendermi cura di me stesso. Le sfide non mancheranno, ma sono pronto a affrontarle con la stessa determinazione di sempre.

Grazie Revman e complimenti per il tuo lavoro
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