Rinascere dal dolore: un viaggio tra fragilità e coraggio. Hilda Mirabile, autrice de “Il Lupo e Luna”

Hilda Mirabile, torinese classe 1983, ci racconta la storia dietro al suo romanzo d’esordio Il Lupo e Luna. Un libro che parla di rinascita, di traumi e della forza nascosta che ci permette di superare gli abissi della vita. Dopo anni di interesse verso le patologie psicosomatiche e i disturbi comportamentali, Hilda ha tradotto questa sensibilità in un racconto emozionante, in cui due giovani, Luna e Christian, si ritrovano a lottare contro i propri demoni per costruire un futuro migliore. In questa intervista, Hilda si apre sui temi che l’hanno ispirata, sul processo creativo e su come la sua vita personale abbia influito sulla nascita di questo romanzo.

a cura di Antonio Capua


Benvenuta su Che! Intervista.
Hilda, nel tuo romanzo “Il Lupo e Luna”, i protagonisti affrontano esperienze traumatiche che li segnano profondamente. Ti sei ispirata a situazioni vissute o osservate?

In passato, sono venuta a contatto con il mondo delle malattie neurologiche. Da allora, ho cominciato a interessarmi all’argomento. Il romanzo è un parto della mia fantasia, contaminato da temi che hanno avuto un certo peso nella mia vita, ma non è stato pensato o scritto allo scopo di esternare disagi o “sensibilizzare”. Diciamo che sono un tipo che ascolta e s’informa e penso che la storia sia nata proprio a causa di questa mia caratteristica: indagare l’animo umano. La verità è che l’ispirazione è stato un processo durato anni, fatto di situazioni in cui mi sono imbattuta, spesso non intenzionalmente. Insomma, per me l’importante era raccontare questa storia nata nella mia testa della quale mi sono innamorata, e non poteva essere diversa da così, perché i temi che affronta sono quelli che mi hanno sempre coinvolta emotivamente.

Luna e Christian sono due personaggi che, a modo loro, cercano di sopravvivere al dolore. Credi che esista un “manuale” per superare i traumi o ogni persona deve trovare il suo percorso?
Penso non ci siano percorsi prestabiliti grazie ai quali si superano i traumi. Come ho cercato di comunicare nel romanzo, a mio parere il cammino verso la rinascita ha a che vedere con il carattere e la forza di volontà. L’atteggiamento di Christian è propositivo, quello di Luna apparentemente passivo.

Affrontano i loro demoni in maniera molto diversa, ma fondamentalmente il risultato finale è lo stesso: l’uscita dal tunnel della paura di vivere.

Il tema delle malattie psicosomatiche e dei disturbi comportamentali è centrale nel romanzo. Cosa ti ha avvicinato a questi argomenti e come hai tradotto questa conoscenza nella creazione dei personaggi?
Nel corso degli anni, ho vissuto situazioni in cui mi sono ritrovata a fare ricerche su temi come le malattie psicosomatiche per comprendere la mia realtà e quella delle persone intorno a me. I personaggi sono nati spontaneamente, non sono stati progettati a tavolino. Semplicemente, hanno preso forma e io ho dato loro struttura e coerenza. Luna è sicuramente il risultato del mio interesse verso i traumi e lo stress post traumatico, mentre il tema centrale che ha ispirato Christian è il riscatto a seguito di errori che non devono per forza pregiudicare tutto il resto della propria vita. Anche la rabbia di Christian è, in un certo senso, una malattia psicosomatica dovuta a un profondo disagio interiore.

Nel romanzo, Luna ritrova la sua voce solo quando non sente più il bisogno di rifugiarsi nel silenzio. Cosa ti ha spinto a esplorare il potere della parola, o della sua assenza, nel processo di guarigione?
In principio, Luna era solo una ragazzina dal carattere ribelle che non vuole piegarsi alle convenzioni, e vuole sempre fare di testa sua. Sulla base di queste sue caratteristiche, ho valutato che il modo in cui può farsi valere è proprio smettere di rivolgere la parola a chi l’ha delusa. Il silenzio è un trattamento punitivo che un soggetto un po’ egoista e immaturo può mettere in atto per destabilizzare. E’ una forma di manipolazione psicologica. Quando ricomincia a parlare, Luna è maturata e comincia a comprendere che forse non è infallibile e perfetta come pensava. Lei rompe il silenzio perché si ammorbidisce, comprende che forse anche gli altri dicono cose giuste, e non la vogliono solo prevaricare e privare della sua libertà dandole consigli.

Christian è una figura complessa, segnata da rabbia e cicatrici profonde. Cosa desideravi che i lettori cogliessero attraverso il suo personaggio e il suo legame con Luna? Quali sfumature del loro rapporto hai voluto mettere in luce?
Innanzitutto, volevo che si cogliesse il suo profondo desiderio di essere d’aiuto e la sua costante ricerca di affetto. Luna non poteva che destare il suo interesse. Se n’è innamora perché capisce che è la sua medicina, nonostante lei non ne sia affatto cosciente. Presto comincia ad apprezzare il modo in cui la ragazza esprime il suo attaccamento verso di lui, non convenzionale, ma autentico. L’amore di Christian non si ferma al classico sentimento di un ragazzo che si innamora e vuole essere fidanzato o amante, ma si tratta un legame molto più profondo e incontaminato. La schiettezza di Christian è l’unica possibile risorsa per ammorbidire il caratteraccio di Luna, e la sua forza è lo scudo che la protegge. Ho voluto mettere in risalto le loro differenze e poi, piano piano, mostrare quanto sono simili. Lui non smette di amarla e supportarla, nonostante lei non gli dia quello che desidera. E’ tentato di superare certi limiti, ma l’attenzione verso il benessere della ragazza prevale e rimane sempre al primo posto.

Il legame tra Luna e Christian va oltre le definizioni classiche dell’amore. Cosa pensi dell’amore incondizionato come quello che racconti nel tuo libro? È un sentimento che trovi realizzabile nella vita reale?
È indubbiamente il sentimento più puro che c’è. Agire per il bene, senza averne nulla in cambio. L’amore di una madre per il figlio si avvicina molto alla mia idea di amore incondizionato. Ad ogni modo, credo che il fondo di egoismo che caratterizza tutte le relazioni sia piuttosto umano e comprensibile. Non era mia intenzione parlare di un’utopia. Il mio intento era che il lettore sognasse. Volevo parlare d’amore, però a modo mio, dando importanza ai valori che, secondo me, costruiscono un legame positivo. Non parliamo di un amore perfetto, ma di un sentimento pulito e anticonvenzionale non contagiato dai soliti vecchi cliché.

Il Lupo e Luna” sembra un romanzo che parla soprattutto di rinascita. Cosa significa per te rinascere e come hai cercato di raccontarlo attraverso i tuoi personaggi?
Rinascere per me vuol dire abbattere un muro, superare il confine, andare oltre. Guardare al futuro con fiducia. Comprendere che la sofferenza e le sfide rafforzano. A Luna, non interessa rinascere, non sente alcuna esigenza di sbloccare qualcosa in se stessa, va bene così com’è. . Non vuole darla vinta a chi si aspetta da lei proprio questo cambiamento.

Alla fine, però, Luna rinasce davvero. La prima parola che esce dalle sue labbra sancisce la sua rinascita a nuova vita, lei sta imparando di nuovo a parlare, come una bambina. Scaturisce da una presa di coscienza: il mondo non è un luogo così negativo e buio.

Christian, invece, è determinato fin dall’inizio a migliorare la sua esistenza, e fa di tutto per costruirsi una nuova vita e risolvere il suo problema di gestione della rabbia. La rinascita è la sua vittoria, dopo mille sforzi e una continua ricerca di sé stesso.

Quali sono stati i momenti più difficili del tuo processo di scrittura e quali le emozioni più intense che hai provato durante la stesura di questo romanzo?
Dal momento che si tratta del mio primo romanzo, il momento più difficile è stato quando ho iniziato a scrivere il primo capitolo. Ho dovuto programmare tutto dalla A alla Z, costruire uno “scheletro” della storia e vincere un primo leggero senso di inadeguatezza. L’emozione più intensa l’ho provata dopo aver scritto i primi due o tre capitoli, quando ho capito che ero in grado di portare a termine il mio lavoro: nonostante la mia inesperienza, mi era sempre più chiaro che avevo la capacità di concretizzare la mia fantasia in qualcosa di tangibile e coerente.

Quali nuovi temi ti piacerebbe approfondire nei tuoi prossimi lavori e quale messaggio o emozione desideri lasciare nel cuore dei lettori attraverso le tue future opere?
“Il Lupo e Luna” nasce come prima parte di una trilogia. Il mio obiettivo è scrivere la seconda parte. Credo che il finale lasci aperta una porticina: il lettore potrebbe voler sapere come si evolve il rapporto particolare fra Luna e Christian, nel momento in cui lei rompe il silenzio. Ci si domanda quale piega prenderà, e come si evolverà. Mi piacerebbe continuare a “raccontare” le loro vite, perché entrano in una nuova fase entrambi e il loro percorso non è di certo giunto al termine. Il mio desiderio principale è far sognare e riflettere al tempo stesso. Sorridere e un momento dopo provare indignazione o angoscia. Una combinazione fra dramma e leggerezza, in cui il lieto fine è dietro l’angolo.

Grazie Hilda per il tempo che ci hai dedicato. Non vediamo l’ora di leggere i tuoi futuri lavori e continuare a seguirti in questo viaggio letterario!

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