Torna sulle scene Roberta Faccani con un singolo intenso e personale, Senza far rumore, un tributo emozionante a Giancarlo Golzi, storico batterista e fondatore dei Matia Bazar. Con una carriera che abbraccia musica, teatro e formazione, l’artista marchigiana sceglie di raccontarsi ancora una volta attraverso la musica, con un brano che è insieme omaggio, confessione e rinascita. Le abbiamo rivolto dieci domande per approfondire il senso profondo di questo nuovo capitolo artistico.
a cura della redazione
Roberta, benvenuta su Che! Intervista. Il tuo nuovo brano “Senza far rumore” è un omaggio potente e delicato a Giancarlo Golzi. Ci racconti cosa ha rappresentato per te scrivere e pubblicare questa canzone?
L’omaggio a Giancarlo è arrivato piano piano con molta attenzione verso tutti i particolari che ho inteso esprimere, dalla scrittura fino ai respiri che ho cantato… con tenerezza e quasi con sacralità, tanto volevo essere rispettosa della sua figura professionale e umana.
Ascoltando il cuore ho voluto ringraziare chi fortemente volle la mia entrata nei Matia Bazar, (insieme ovviamente a Piero Cassano e Fabio Perversi), come voce diversa dalle precedenti e chiamata proprio a scardinare certi schemi pregressi. Purtroppo, dopo la fine non preventivata né sospettata del mio percorso coi Matia, non ho più avuto occasione di parlare o incontrare Giancarlo; quando poi è improvvisamente e inaspettatamente mancato, ho sentito, ancora una volta, che fosse meglio farmi da parte non presenziando al suo funerale, per non turbare i loro nuovi equilibri. Ho sofferto molto per questo addio mancato ma il rispetto reverenziale per Golzi in primis e ovviamente per il marchio Matia, mi ha fatto fare un passo indietro senza mai un lamento, una polemica, insomma… “senza far rumore”. E senza far rumore era anche la cifra del carattere del “Capitano” Golzi, leader carismatico, uomo di poche parole ma di grande profondità di pensiero. Erano i suoi occhi a parlare per, il mio “zio Gianca”, di cui avevo quasi un timore reverenziale. A me ha dato tanti consigli preziosi che hanno contribuito a rendermi la donna forte, pragmatica e diplomatica che sono oggi. Perciò, a dieci anni dalla sua scomparsa, ho sentito che fosse la miglior occasione per abbracciarlo, salutarlo fino in cielo sempre con riconoscenza e gratitudine. Spero sia fiero di me.
Parli spesso di discrezione, rispetto e silenzio: quanto queste dimensioni ti appartengono anche oggi, nella tua identità artistica e personale?
Non ho mai amato gossip beceri e ancor meno il presenzialismo a tutti i costi. Avrei largamente potuto cavalcare il “genere”, ma i miei valori ed educazione, me lo hanno sempre impedito. Oggi poi, che sono più matura e attenta, l’unica ambizione che mi interessa soddisfare, è quella di tentare di fare “le cose per bene”, sempre preferendo la qualità alla quantità. Se non sono sincera con me stessa prima ancora che con il pubblico, meglio niente. Nel privato, mi dicono che so mantenere bene i segreti e che di me ci si può fidare perciò, penso di avere il senso del rispetto. So anche perdonare e soffro solo della ingiustizia e irriconoscenza di cui a volte sono stata vittima sacrificale. Ma volo sempre in alto con positività e eleganza. Osservo, taccio e finché posso, sto al mio posto.
“Senza far rumore” è anche un dialogo mancato, un addio che non hai potuto dare. Come hai vissuto nel tempo questa mancanza, e in che modo la musica ti ha aiutato a colmarla?
La musica mi aiuta sempre da quando ho memoria, a fare proprio tutto e cioè ridere, piangere, creare, disfare, nascere e morire ma soprattutto, è amore primordiale perché evidentemente è il linguaggio più congeniale e spontaneo che conosce il mio inconscio. Le note e la voce sono talmente qualcosa di ancestrale ed automatico in me, che quando andavo a scuola e facevo i compiti in classe, ricordo che molto spesso non riuscivo a iniziarli perché mi ronzava una canzone in testa per ore… mi chiedevo se succedesse a tutti i miei compagni e invece… ahhahaha non era così! Fortunatamente poi, mi sbloccavo perché ero abbastanza “secchiona”, ma non puoi capire che stress!!! Tornando seri, “Senza far rumore” è una canzone che ho scritto per omaggiare Giancarlo Golzi che per molti aspetti è stato fondamentale nella mia crescita umana e professionale e con cui adoravo parlare di musica, batteria anche perché avevamo gusti molto simili e poi sul palco ci univa la stessa adrenalina! Mi è mancato molto ma nel cuore mi parla ancora. La mia canzone per lui ha in qualche modo ha riunito le sue nostre anime.
Nel videoclip interpreti te stessa e idealmente anche Giancarlo. Com’è stato girare quelle scene, vivere quel doppio ruolo simbolico, e che tipo di emozione ha lasciato in te?
L’idea di “diventare” Giancarlo nel video, è nata dal regista Daniele “Cuk” Graziani, (anche lui peraltro, batterista), dopo avergli raccontato le mie emozioni su Gianca. Sono stata molto felice ed emozionata
quando mi ha suggerito di suonare i tamburi per cercare di rappresentare al meglio le gestualità del Capitano e a farlo, mi ha sicuramente aiutato la mia capacità attoriale. Era come averlo lì con me.
Guardando alla tua esperienza con i Matia Bazar, cosa credi di aver lasciato e cosa hai portato con te da quegli anni?
Sono sempre riconoscente e grata di quel percorso comunque e a prescindere. Mi ha insegnato tantissimo. Personalmente, ho dato tutto di me in fatto di onestà intellettuale, verità umana, cuore e devozione anche se paradossalmente, non sono stata premiata in tal senso. Umilmente ma in tutta onestà, mi permetto anche di dire che artisticamente ho rappresentato “un unicum” nella lunga storia del gruppo; in primis, non imitando nessuna delle voci a me antecedenti e secondariamente, iniziando un cammino coraggioso verso modernità, pubblico nuovo e giovane. So bene che avrei potuto dare molto ma molto di più, (e non solo vocalmente), se solo “tutto il mondo Matia” avesse creduto proprio in quell’intuizione di Giancarlo nel volere fortemente una evoluzione più contemporanea, lontana da stilemi passati più comodi da proseguire.
Hai raccontato di aver “coltivato” questa canzone come un germoglio per anni. Cosa ti ha fatto capire che era finalmente il momento giusto per farla fiorire?
La gestazione del brano è durata cinque anni e solo quando mi sono sentita sicura che il risultato fosse davvero e fino infondo un atto d’amore sincero e rispettoso verso Giancarlo, ho deciso di inciderlo. Quest’anno ricorrono dieci anni dalla sua prematura scomparsa: credo fosse ora di ricordare un grande uomo e professionista.
La tua carriera è trasversale: musica, teatro, insegnamento. In quale ambito ti senti oggi più realizzata, o quale senti che ti stia “chiamando” di più?
Nella mia carriera grazie a Dio, ho lavorato sempre “per la qualità piuttosto che per la quantità” e in tal senso, ho sicuramente realizzato già molto ma so che ho ancora tanto da dare; perciò, con caparbietà e volontà di migliorarmi, vado e andrò avanti sempre con “cuore e testa alta”, (proprio come mi ha insegnato Giancarlo Golzi), verso nuovi orizzonti, qualsiasi essi siano, basta che mi corrispondano nel rendermi felice, fiera e serena.
In un contesto discografico sempre più veloce e competitivo, qual è secondo te il valore di una ballad così intima e controcorrente?
Non mi sono posta la questione della “competitività” per il semplice fatto che l’unica contro cui “gareggio ” resta sempre e solo me stessa, nel tentativo continuo di migliorarmi, apprendere nuovi skills e non sentirmi mai arrivata! Oggi è arrivata una ballad, magari domani scriverò un “up tempo”, chi può dirlo, ma proverò sempre a cercare di fare cose degne di cui andare fiera. Come sempre poi alla fine, sarà il pubblico sovrano a decidere: di lui, ne ho un infinito rispetto!
Hai una visione molto chiara della tua deontologia artistica e personale. Quanto è importante per te rimanere fedele ai tuoi valori, anche in un ambiente come quello dello spettacolo?
Guarda, ho davvero mille difetti e anzi, a volte posso diventare persino la peggiore nemica di me stessa ma di una cosa sono certa da sempre: ho scelto una vita impregnata di valori cristiani e deontologia professionale che pur facendomi pagare tanti dazi, mi hanno resa la donna serena, forte e chiara che sono oggi. Non mi spaventa nulla, comunque vada.
Cosa possiamo aspettarci da Roberta Faccani dopo “Senza far rumore”? Ci sono altri progetti in arrivo, magari un nuovo album, tour o collaborazioni artistiche?
Come prima cosa parto questa estate in tour con la mia band per alcuni concerti in piazza dove il contatto con musicisti e pubblico resta sempre una immensa gioia. Poi continuerò a portare avanti il mio format e metodologia di canto applicato al pop e musical che ho chiamato “la Fabbrica del cantante-attore”. Ad Ancona dove vivo, ma anche in giro per l’Italia, insegno da anni tutto ciò che ho imparato sulla vocalità attraverso le mie esperienze diversificate tra discografia e musical, live e studio di registrazione, cercando di offrire professionalità e competenze, a chi vuole studiare con me.
Grazie Roberta e complimenti per la tua carriera artistica!
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