Nato ad Ancona il 30 dicembre 1963, Roberto ha vinto un concorso letterario nel 2012 con il
racconto “Il cappotto”. Da quel momento, la sua carriera di scrittore lo ha portato a collaborare con
diversi registi e a pubblicare quattro libri con Le Mezzelane Casa Editrice. Oltre a essere un
affermato parrucchiere, Roberto è un autore capace di trasportare i suoi lettori in atmosfere cupe
e ricche di tensione, unendo il mondo della bellezza a quello dell’orrore. In questa intervista,
esploreremo il suo percorso creativo, le sue ispirazioni e i progetti futuri che promettono di tenere
i lettori con il fiato sospeso.
a cura di Antonio Capua
Benvenuto Roberto, il tuo esordio letterario con “Il Cappotto” ti ha dato il soprannome di
“parrucchiere del brivido”. Cosa ti ha ispirato a scrivere un thriller e quali elementi della
tua professione di parrucchiere hanno influenzato la tua scrittura?
Sono da sempre un appassionato di thriller. “Il Cappotto” è un racconto che avevo nel
cassetto insieme a tanti altri dello stesso genere. Gli unici elementi della mia professione
che si ritrovano all’interno delle mie storie, credo siano forbici e rasoi, usati spesso come
armi da taglio.
Il successo del tuo racconto ha portato alla realizzazione di un cortometraggio molto apprezzato.
Come è stato vedere la tua storia prendere vita sullo schermo? Ci sono stati momenti in cui hai
voluto intervenire nella produzione per rimanere fedele alla tua visione originale?
Vedere una tua storia prendere vita sullo schermo è una grande emozione. I miei interventi sulla
produzione sono sempre molto limitati. Dopo essermi assicurato che il regista resti fedele alla
storia, lascio a lui la libertà di farne la sua personale versione.
Hai collaborato con registi come Pierfrancesco Campanella, Leonardo Barone e Luca Pincini.
Qual è stata l’esperienza più memorabile in queste collaborazioni? C’è un regista con cui ti
piacerebbe lavorare in futuro?
Ogni collaborazione ti arricchisce umanamente e professionalmente. La più memorabile
resta sicuramente la realizzazione del cortometraggio “Il Cappotto”. La prima esperienza in
assoluto. Poi, sicuramente, quella con Pierfrancesco Campanella. Un regista che ha diretto
grandi nomi come Florinda Bolkan, Alida Valli, Donatella Rettore e Maria Grazia Cucinotta, per
citarne alcuni. Da ragazzo vidi al cinema alcuni suoi film, e non avrei mai immaginato che un
giorno, avrebbe realizzato un cortometraggio tratto da un mio racconto. Un regista con il quale
mi piacerebbe collaborare oltre a Dario Argento è sicuramente Antonio Bido.
I tuoi racconti sono spesso descritti come intensi e inquietanti. Da dove trai ispirazione per
creare queste atmosfere cupe e ricche di tensione?
L’ispirazione viene dalla vita quotidiana. Da quello che sentiamo al telegiornale. Dai libri e
dai film, letti e visti sin da quando ero bambino. Sicuramente dalla mia fervida immaginazione.
L’ispirazione, l’idea, arriva all’improvviso, e allora prendo subito appunti per non lasciarla
fugire.
Dal 2018 pubblichi con Le Mezzelane Casa Editrice, e hai già all’attivo quattro libri. Come è
cambiato il tuo approccio alla scrittura e alla pubblicazione nel corso degli anni?
Ho iniziato auto-pubblicandomi, arrivando quindi a un pubblico limitato, fatto
principalmente di amici, conoscenti e clienti del mio negozio. Pubblicare con una casa editrice,
ti porta, oltre che a essere maggiormente preso in considerazione dagli addetti ai lavori, anche
a credere maggiormente in te stesso. Si allarga ovviamente anche il parco lettori. L’approccio
alla scrittura cambia radicalmente. Hai qualcuno che punta su di te. Non scrivi più per hobby o
per compiacimento.
Il tuo libro “La bambina delle violette” è stato trasformato in un mediometraggio. Quali sfide hai
affrontato nell’adattamento del romanzo al formato cinematografico e come hai lavorato con il team
per superarle?
“La bambina delle violette” è nato in modo diverso dai precedenti. Il regista Riccardo Di Gerlando
mi ha inviato una sua sceneggiatura di una decina di pagine, per avere un mio parere da “esperto”.
Dopo averla letta e dato al regista alcuni suggerimenti, gli ho proposto l’idea di farne un romanzo. A
lui l’idea è piaciuta. Il romanzo è stato arricchito di personaggi e di elementi horror non presenti nella
sceneggiatura , pur restando fedele alla stessa. Infatti il mediometraggio ha come titolo “Violetta
Resti”, che è quello della sceneggiatura originale e si basa principalmente su quella. Di conseguenza,
il mio apporto alla versione cinematografica è stato praticamente ridotto al minimo.
La tua ultima opera, “Cinema assassino”, ha già riscosso un buon successo. Puoi raccontarci
qualcosa del processo creativo dietro questo libro? C’è un messaggio particolare che vuoi
trasmettere ai tuoi lettori?
Si è vero. “Cinema assassino” ha avuto veramente un grande successo. Per alcune settimane è
stato al primo posto dei saggi di cinema più venduti su Amazon. Non avrei mai pensato di
raggiungere un simile traguardo. Desideravo da tempo fare questo libro. Io sono un grande
appassionato del cinema thriller e horror Italiano. Mario Bava, Dario Argento, Lucio Fulci, Antonio
Bido, solo per citarne alcuni, hanno influenzato la mia adolescenza e cultura cinematografica.
Fare questo saggio è stato per me rivivere quell mondo. Omaggiarlo. La cosa più bella, è che
alcuni di questi grandi nomi, mi hanno dato il loro apporto per la realizzazione del libro. Nel
saggio, scrivo sia del passato di questo cinema, ma anche del presente, dando spazio ai tanti
giovani registi indipendenti, che con i loro lavori, cercano di tenere vivo questo genere
cinematografico. Un messaggio ai lettori direi di no. Una conoscenza piuttosto.
Riesci a conciliare con facilità la tua carriera di parrucchiere con quella di scrittore? Ci sono
momenti in cui l’una professione influenza l’altra?
Concilio facilmente le due cose. Io scrivo la sera. Oppure nei giorni di Domenica o lunedì,
quando il negozio è chiuso. Nessuna influenza fra le due attività.
Hai mai pensato di scrivere un libro che si allontani dal genere thriller e horror? Quali altri generi ti
incuriosiscono o ti piacerebbe esplorare come autore?
Ho scritto una volta un racconto d’amore, anche se la protagonista era in realtà un fantasma, e ho
vinto il primo premio a un concorso. Chissà? Magari un giorno scriverò un romanzo di altro genere.
Mai dire mai. Il thriller e l’horror però, fanno troppo parte di me.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Dobbiamo aspettarci nuove collaborazioni cinematografiche o
nuove opere letterarie in cantiere?
Sto collaborando nuovamente con Luca Pincini. Stiamo girando il seguito di “La tigre veste di
nero”, che invece di un mediometraggio sarà un film vero e proprio. Puntiamo alla sala
cinematografica. Il titolo è “La tigre veste di rosso”. Abbiamo scritto insieme il soggetto e la
sceneggiatura. La nostra intenzione è fare una trilogia. Il terzo e ultimo colore sarà il giallo. Nero,
rosso e giallo, I tre colori che simboleggiano questo genere cinematografico. Da parte mia, sto
scrivendo invece il romanzo “Il nascondiglio della tigre”, che racchiuderà la trilogia in un unico libro.
Grazie Roberto, in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri. Complimenti!
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