Rosa Abete: dalla passione per l’arte alla riscoperta della scrittura

Rosa, giovane autrice e appassionata di arte e letteratura, ci racconta il suo percorso formativo, che l’ha portata a scegliere di studiare Archeologia e Storia dell’Arte, e la riscoperta della scrittura come strumento di rinascita. In questa intervista, approfondiamo le sue scelte di vita, i dubbi che ha affrontato lungo il cammino, e il ruolo fondamentale che la scrittura ha avuto nel permetterle di esprimere e condividere le emozioni più profonde. Con la pubblicazione della sua raccolta di poesie “Costellazione di Sogni“, Rosa ci parla del suo amore per la complessità umana e del suo prossimo grande progetto: un romanzo fantasy per adulti.

a cura di Noemi Aloisi


Benvenuta Rosa, dopo aver conseguito il diploma al liceo psico-pedagogico, ti sei iscritta alla facoltà di Archeologia e Storia dell’Arte. Da che deriva questa decisione?
Ciao! L’arte ha sempre avuto un grande fascino su di me, ma è stato proprio durante il quinto anno di liceo che decisi di studiarla a fondo: conobbi per la prima volta le opere di Amedeo Modigliani e m’innamorai a tal punto da iscrivermi a questa facoltà e studiare tutta l’arte, dall’epoca greca fino ad oggi. Mi ha insegnato e lasciato tanto.

La psicologia è una tua passione, posso chiederti perché non hai proseguito gli studi in questo senso?
Onestamente, a quel tempo, pensai che ci avrei impiegato troppo. Avrei dovuto fare i test d’ingresso per la triennale, laurearmi, test d’ingresso per la magistrale, laurearmi e fare gli esami di stato per iscrivermi all’Albo. Ho visto una strada troppo lunga di fronte a me e mi ha spaventato; con il senno di poi posso dire che il tempo è passato lo stesso, e che non avrei dovuto farmi influenzare. Successivamente, credo che io abbia una sensibilità molto alta e non so se, inserita nella quotidianità del lavoro in ambito psicologico, possa diventare un problema. In ogni caso, mai dire mai, lo studio della psicologia (anche se solo per comprendere meglio gli esseri umani) sarà sempre qualcosa che vorrò approfondire, quindi chissà per il futuro.

All’inizio della magistrale in Storia dell’arte, hai avuto diversi dubbi su quali fossero i tuoi obiettivi per il futuro, mettendo tutto in discussione. Vuoi raccontarci qualcosa su quel periodo?
Certo. L’aver terminato la laurea triennale in tempo e con il risultato che volevo mi ha completamente drenato di forze ma, nonostante ciò, non mi sono ascoltata né ho dato a me stessa del tempo per capire come volessi avanzare nella vita: questo ha portato a seguire la strada più “logica” piuttosto che quella che davvero sentivo nel cuore; quindi, mi sono subito iscritta alla magistrale nella stessa università della mia triennale. Un enorme e grande errore, poiché avevo bisogno del cambiamento e quella stessa università, sebbene la materia generale resti sempre una mia passione, non mi stimolava più. Oltre ciò, nel periodo post-laurea triennale mi sono accorta di come il mondo lavorativo dell’ambito culturale sia un completo disastro ed anche questo, ovvero: eterni colloqui, poche risposte, scarse possibilità e a volte sfruttamento mi hanno fatto capire che non avrei dovuto continuare in questa direzione. Oramai avevo già dato tutto e stavo provando a tirare fuori qualcosa che non c’era più, ripetendomi che fossi sbagliata io.

Dopo un momento buio, sei riuscita a rinascere, ad aiutarti è stata soprattutto la scrittura, che hai riscoperto. Molti sostengono che scrivere sia una valvola di sfogo, cosa significa per te scrivere?
Scrivere per me significa vivere. Significa dare vita a ciò che provo, a quello che sento e a quello che aspiro d’essere, significa conoscermi davvero avendo tolto via ogni strato superfluo: scrivere è tutto ciò che rimane quando si elimina ciò che non serve. Scrivere significa comunicare, prima di tutto con sé stessi, e connettersi con altri: raccontare storie personali che possano ispirare gli altri che si sentono come te, raccontare storie di finzione e immergere i protagonisti in determinate situazioni in cui solo il tuo aiuto può salvarli, e donargli tutti gli attributi che abbiamo o che vorremmo noi. Credo che non ci sia nulla che leghi o divida più delle parole, ed io farò sempre sì che le mie creino più connessioni possibili. A volte ci si sente incompresi, poi capita di leggere un libro o una poesia e ci si accorge che qualcuno già si è sentito o si sente come te, così capisci che andrà tutto bene e finalmente ti senti compreso: aspiro ad essere questo e scrivo per questo.

Fin da quando eri piccola scrivevi romanzi, che tematiche affrontavi ai tempi, e che tematiche affronti ora?
I primissimi romanzi che ho scritto sono stati verso i tredici anni, ed a quel tempo ero davvero innamorata dei thriller e dei polizieschi a cui, devo dire, sono legatissima ancora adesso. Le mie tematiche sono sempre state molto profonde, volendo toccare con le mie storie delle realtà a cui spesso è difficile dare voce: agli incompresi, alle persone sole, a chi sente di essersi smarrito. Non c’è un limite di cose di cui mi piace trattare, perché non c’è un limite alle sensazioni ed emozioni umane: narrare di tutta la bellezza della complessità umana è ciò che voglio davvero.

Un’altra passione sono le poesie, da cosa ti lasci ispirare quando le scrivi?
Sempre dalla mia vita e dalle mie esperienze personali; talvolta troppo. Ma questo è ciò che dico sempre: quando si scrive una poesia ed essa viene divulgata e pubblicata, non è più mia, né tratta più della mia vita: diventa un riflesso delle emozioni umane, in cui chiunque si senta così riesca a specchiarsi.

Ci sono dei periodi in particolare che ti portano a scrivere di più? Nel senso, il tuo stato d’animo come influenza la scrittura?
Onestamente sì, più di quanto voglia ammettere! Così come sono una lettrice che legge a seconda del suo stato d’animo (posso leggere quattordici libri in una settimana e zero in due mesi), così scrivo: ci sono giorni in cui non riesco a mettere via la penna perché devo scrivere rapidamente affinché le parole non scivolino via dalla mia mente e giorni in cui mi sforzo ma di fronte a me ho solo qualche frase. Lavorerò di più sulla disciplina, fondamentale nello scrivere i romanzi.

Con la casa editrice Controluna, quest’anno hai pubblicato “Costellazione di Sogni”, parlaci di quest’opera.
Costellazione di Sogni è il mio slancio verso il futuro, è il primo passo che compio in questa terra verso la vita che voglio. Si tratta di una raccolta di poesie in versi liberi, divisa in due parti: la prima parla della bellezza dell’amore, la seconda parte parla delle difficoltà della vita. L’amore e la sofferenza credo che siano i motori della nostra vita, il carburante che ci permette di crescere e non solamente di invecchiare. Sono due aspetti opposti, eppure complementari. Nella gioia e nel dolore non bisogna mai smettere di sognare e mai perdere la speranza, questo è il messaggio che manda il mio libro e le mie poesie.

Attualmente stai puntando tutto sulla scrittura o ti occupi anche d’altro?
Attualmente sto provando a puntare tutto sulla scrittura, ma sento anche il grande bisogno di continuare ad imparare (che, secondo me, non finirà mai) e quindi continuerò lo studio con una laurea magistrale, ma ho così tante cose che vorrei realizzare e tante storie da raccontare che nuove idee spuntano fuori ogni giorno ed è difficile stare al passo, e credo che mai ci riuscirò. Farò ciò che mi fa stare bene: scrivere, creare e imparare.

Ci sono dei progetti a cui stai lavorando che ci vuoi anticipare?
Oltre ad un nuovo libro di poesie, c’è un meraviglioso progetto a cui sto lavorando e pensando: un romanzo fantasy per adulti (in cui, in realtà, riescano a rivedersi un po’ tutti) con una grande protagonista al centro ed i valori di sensibilità, coraggio, emotività e superare le proprie paure. Ho molti progetti in mente e nel cuore, ma spero presto che diventino realtà come lo è stato Costellazione di Sogni.

Grazie per il tuo tempo.
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