Sara Brillante, scrittrice ed autrice del libro Dodici Rintocchi”, edito da Aurea Nox


Sara Brillante, originaria di Ivrea, nella provincia di Torino, ha iniziato il suo cammino professionale presso un concessionario Olivetti per poi approdare a una società gestionale nazionale come Trainer. Nonostante l’impegno nel campo tecnologico, Sara ha sempre coltivato la sua passione per la scrittura, inizialmente solo come hobby. Nel 2020, con la pubblicazione della sua biografia “Io, non mi abbandono”, ha deciso di condividere con il mondo le sue esperienze e riflessioni più intime. Da allora, ha continuato a esplorare vari generi letterari, pubblicando poesie e racconti che mescolano realtà e fantasia. Il suo ultimo libro, “Dodici Rintocchi”, edito da Aurea Nox nel dicembre 2023.

Benvenuta Sara, ci racconti le tue origini e come la tua città natale, Ivrea, ha influenzato il tuo percorso artistico e professionale?
L’arte è sempre stata parte integrante della mia vita; da bambina amavo disegnare, sono cresciuta tra matite colorate, letture di ogni genere e pagine immacolate sulle quali riportare frasi e pensieri in merito alle mie giornate. Avevo un desiderio, frequentare la scuola d’arte, ma per via della distanza ho dovuto optare per un istituto in zona diplomandomi con la qualifica di analista contabile.
È proprio in quel frangente che Ivrea, battezzata come città dell’informatica per via dell’impero creato da Camillo Olivetti, influenza il mio percorso lavorativo in positivo. Frequento corsi, apprendo linguaggi di programmazione e grazie a un incontro fortunato intraprendo la mia carriera svolgendo un lavoro che mi gratifica sin dal primo istante e per molti anni a venire.

In fondo, ideare un software equivale a pianificare il progetto, farlo nascere, vederlo crescere sino a prendere vita. Creare!

Hai iniziato la tua carriera nel settore informatico. Come sei passata dal lavorare come sviluppatore e installatore software a diventare una scrittrice affermata?
Affermata la ritengo un’ipotesi audace, in ogni caso grazie, “mai dire mai!”.
Nel 2017, precisamente alle ore quattro della mattina di un giorno estivo, in me scatta una scintilla sotto forma di pensiero, porre la parola fine a un doloroso periodo della mia esistenza, esorcizzarlo attraverso il nero dell’inchiostro mettendo a nudo il cuore e l’anima stessa. I ricordi irrompono alla mente, le immagini non si arrendono alla scrittura che fluisce dirompente.

Onestamente pensavo non ci sarebbe stato un seguito, ma mi sbagliavo, era solo l’inizio!

Nel 2020 hai pubblicato la tua biografia “Io, non mi abbandono”. Quali aspetti della tua vita hai voluto condividere con i lettori e cosa speri che loro traggano dalla tua storia?
“Io non mi abbandono” nasce dal trauma generato da un lutto irrisolto, al quale in quel preciso frangente, non riesco a fare fronte, ciò che ne consegue sono tutti i sintomi della depressione e l’ingresso nel tunnel.
Tra le pagine del libro rivivo e narro la mia travagliata odissea condividendo sia le situazioni spiacevoli che i piccoli successi; un passo indietro per farne dieci in avanti con l’unico obiettivo di vincere le ansie, sconfiggere gli attacchi di panico e liberarmi dalle ingannevoli paure, il tutto grazie alla mia ostinata determinazione.

L’ho pubblicato per donare un segno di speranza a tutti coloro, che quanto me, hanno incontrato il cosiddetto “male del secolo”; nell’oscurità vibra la luce destinata a sconfiggere le tenebre.

La tua silloge poetica “Il caos nei miei pensieri” è stata pubblicata nel 2021. Cosa ti ha ispirato a scrivere poesie e come descriveresti il caos che esprimi nei tuoi versi?
Qui è proprio il caso di affermare: galeotto fu il lockdown. A seguito dell’attivazione di un account Facebook mi sono iscritta in vari gruppi di scrittura dove primeggiava la poesia che consideravo inaccessibile essendo io priva di una formazione classica, grazie però alla mia sensibilità nel cogliere le sfumature dei sentimenti e di agire con empatia sono riuscita, gradualmente a evocare e trasmettere emozioni.

L’utopia diventa realtà ed entra di diritto a fare parte integrante del mio caos, un mondo imperfetto, sofferto ma schietto.

Il tuo ultimo libro, “Dodici Rintocchi”, sembra avere una struttura molto particolare. Puoi spiegarci come hai concepito l’idea dei “rintocchi” e cosa rappresentano per te?
L’amore sconfinato verso il mondo digitale mi ha condotta a creare un videogioco a tutti gli effetti, all’interno del quale il tempo è scandito dall’oscillante ritmo di un vecchio pendolo; la peculiarità di tale contesto consiste nella messa in scena dell’avatar di me stessa, sotto sembianze di guerriera dal cuore di ghiaccio nonché anima nera, abile nel neutralizzare il nemico entro e non oltre i dodici rintocchi onde evitare di andare in game over, perdendo così la possibilità di accesso al livello successivo. Lo scopo finale è di salvare una vita in gioco.

Un filo sottile lega tra loro ciò che amo definire “Rintocchi” e non semplicemente racconti: lo sguardo del tempo color verde smeraldo.

In “Dodici Rintocchi” parli di un viaggio attraverso un gioco virtuale e realtà parallele. Quanto c’è di autobiografico in queste storie e quanto invece è frutto della tua immaginazione?
L’elemento che funge da comune denominatore è la mia stessa vita, l’essere fragile come fine seta ma al contempo guerriera, colei che non rinnega le proprie cicatrici e risorge tra le ardenti braci come fenice. Alcuni dei personaggi che si intrecciano sono reali, altri immaginari tanto quanto le ambientazioni, anche se a volte, nulla è così come appare.

Il tema del dualismo tra fiaba e realtà è centrale nel tuo ultimo libro. Come riesci a bilanciare questi due aspetti nella tua scrittura e quale dei due senti più vicino alla tua visione del mondo?
Mi appartengono entrambi, sono complementari; descrivo la realtà sulle ali della fantasia.

Hai collaborato con altri autori per alcuni dei tuoi libri. Come influenzano queste collaborazioni il tuo processo creativo e quale pensi sia il valore aggiunto di lavorare con altri scrittori?
Si è rivelata una bella opportunità, l’ho colta con piacere, mi ha aiutata a stimolare e sviluppare quella creatività già insita in me, ma proseguire avrebbe impedito alla mia essenza di esprimersi al meglio.

Puoi raccontarci qualche leggenda o realtà del tuo territorio che hai inserito nei tuoi racconti e che ha un significato particolare per te?
Dopo aver riesumato gli inquietanti spiriti di una Torino magica, mi sono divertita a vestire i panni di Violetta, vezzosa Mugnaia e protagonista indiscussa del nostro storico carnevale.
Seppur figlia di un umile mugnaio, eroina per eccellenza; nel dodicesimo secolo dopo Cristo pur di non sottostare alla “ius primae noctis” colpisce a morte il malvagio Marchese e termina l’opera decapitandolo con la sua stessa spada, per poi uscire sugli spalti del forte mostrando alla folla la testa mozzata in segno di conquistata libertà.

Nel 1858 la fanciulla di bianco vestita con tanto di fascia tricolore fa il primo ingresso nel carnevale d’Ivrea e da quel tempo la realtà in leggenda si rinnova di anno in anno.

Guardando al futuro, quali progetti hai in cantiere? C’è qualche nuovo libro o progetto artistico che i tuoi lettori possono aspettarsi nei prossimi anni?
Si! Esiste un progetto al quale in tempi brevi potrò apporre la parola fine, però lo vorrei preservare per pura e semplice scaramanzia. Dopodiché la successiva idea è pronta in cantiere.

Grazie Sara per la tua intervista e complimenti per tutto!
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