Sara Voltaggio: passione e successi dal palcoscenico italiano a Londra

Sara Voltaggio è una giovane e talentuosa performer che ha trasformato la sua passione per il teatro musicale in una carriera ricca di emozioni, sfide e traguardi. Dall’amore per “Grease” nato da una videocassetta consumata, ai duri anni di formazione tra l’Italia e Londra. Sara ci racconta i suoi primi passi nel mondo dello spettacolo, l’impatto della pandemia sulla sua carriera e le straordinarie esperienze di studio e lavoro, come l’avventura londinese presso l’ICMT e la sua partecipazione a musical di rilievo come Shrek.

intervista a cura di Noemi Aloisi
introduzione a cura di Salvatore Cucinotta


Benvenuta su Che! Intervista, Sara! Sei una performer, come è nata la passione per il musical?
Ciao! In maniera molto naturale in realtà. La mia mamma aveva questa videocassetta di Grease e mi ricordo che me ne innamorai! La vidi talmente tante volte che si ruppe! E da lì mi sono appassionata sempre di più.

Nel tuo lavoro canti, balli e interpreti, c’è una di queste attività che preferisci o ti piacciono tutte allo stesso modo?
Sicuramente esercitare tutte e tre le discipline è il massimo! Però posso dirti con grande sicurezza che fra le tre prediligo il canto e la recitazione! Non mi definisco una ballerina, però una “mover” possiamo tenercelo come termine? Dai, diciamo di sì! 😉

Hai studiato all’AIDM, l’Accademia internazionale del musical di Enrico Sortino, come è stata questa esperienza formativa e cosa ti ha lasciato?
È stata un’esperienza importantissima per me dal punto di vista anzitutto umano. Ho avuto la possibilità di studiare discipline come la recitazione, con dei maestri meravigliosi: Andrea Pangallo, Ramona Nardò, Marta Meneghetti, Simone Barraco, ne cito solo alcuni. L’importanza del qui ed ora scenico, del corpo in uno spazio, dell’ascoltarsi fra colleghi in scena! Non vi dico quante lacrime e sudore in quelle sale (soprattutto sudore! 😉 ), ma ho dei ricordi speciali legati a quei due anni. Alcuni dei miei ex colleghi sono tutt’ora dei miei carissimi amici. Alcuni miei ex insegnanti sono miei mentori artistici. Mi sento di menzionare in particolare Silvia di Stefano e Adriano Scappini.

Il periodo del Covid è stato buio per tutti, da artista come lo hai vissuto?
È stato particolarmente pesante. Sicuramente ci siamo fermati tutti e in questa staticità, rimanere comunque in movimento a livello mentale e fisico non è stato semplice, soprattutto per me che ancora studiavo in accademia e facevamo lezione in DAD. Molte altre accademie hanno cercato di mantenere la didattica come meglio era possibile. Rimanere “accesi” senza spegnersi è stata dura, ma sicuramente rimanere stimolati a livello artistico aiutava a non buttarsi giù! A me, ad esempio, ha dato la spinta per fare l’audizione in quella che è stata l’accademia dei miei sogni a Londra.

Hai avuto l’opportunità di formarti anche all’ICMT International College of Musical Theatre di Londra, sotto la direzione di Kenneth Avery Clark. Come è stata questa nuova avventura?
Indescrivibile e tostissima. Sicuramente molto diversa a livello umano da quell’approccio didattico che c’è in Italia, ma quello è direi normale dal momento che stiamo parlando di culture completamente diverse. Noi italiani siamo molto passionali, veraci. Gli inglesi decisamente più contenuti e “freddi”. Ma vi garantisco che è stata una delle esperienze più belle della mia vita! Studiavamo tutte e tre le discipline con dei ritmi serratissimi, oltre a preparare esami, showcase, mock auditions (audizioni simulate). Finite le lezioni, capitava molto spesso che andavamo a vedere spettacoli nel West End, e nel weekend, non contenta, andavo alla Pineapple (scuola di danza che ospita lezioni sindacali di qualsiasi genere). Londra è una città che va a duemila, dunque per una studentessa offre tantissime opportunità, piena di stimoli, etnie, culture. Insomma, è tutt’ora la mia seconda casa, quella del “cuore”.

Tra le varie esibizioni che hai fatto ce n’è una in particolare che ricordi con più piacere?
Sicuramente il mio primo spettacolo professionale come performer! Infatti, dopo circa un annetto di audizioni, la mia prima esperienza grande inizia con il musical I tre porcellini di Stiles e Drewe con “Chi è di scena” in collaborazione con Compagnia della Rancia. Non so descrivervi l’emozione! Mettere i miei primi passi nel mondo del lavoro proprio con Rancia, con un ruolo per di più, è stato un colpo al cuore. Ne approfitto per salutare di cuore Gioacchino Inzirillo, che ne ha curato la regia, oltre ad averne fatto parte insieme a me in questa mia prima avventura professionale!

Svolgi il ruolo di docente in varie scuole, tra cui la DAREC Academy dove insegni canto. Ti piace ricoprire questa figura, e cosa speri di trasmettere ai tuoi allievi?
Sicuramente insegnare è quella chiave che permette di metterti in gioco ed in discussione come figura professionale. A tutti i miei allievi dico quello che mi sarei dovuta ripetere di più mentre studiavo in accademia: ovvero di credere di più in me stessa e nelle mie capacità e di non perdere mai il perché mi piace questo mestiere!

Lavori anche per diversi eventi in dinnershow, come cantante. In generale, come vivi l’impatto con il pubblico?
Adoro fare gli eventi! Soprattutto perché ogni direttore artistico ha la sua visione distinta di come vuole strutturare lo spettacolo o il dinnershow. È come se ognuno di loro avesse un paio di occhiali ed ognuno vedesse con delle lenti speciali come e cosa creare in quel momento. È bellissimo il contatto con il pubblico, e sicuramente molto reale, dato che spesso è un pubblico che viene per l’evento e magari non si aspetta l’esibizione in sé per sé. Come cantante, sicuramente è adrenalinico e dà modo di godersi al pieno l’esperienza attraverso anche l’economia dell’evento: dal costume, al corpo di ballo, alla scenografia, ecc.

Hai studiato e vissuto a Londra per un periodo. Attualmente la tua base è in Italia?
Al momento sì, perché ho la fortuna di lavorare qui in Italia. Per motivi legati ad un aspetto burocratico, chi ha vissuto a Londra post-Brexit deve avere una working visa e una serie di burocrazie infinite che ti risparmio di spiegarti. Quindi ora come ora è da escludere. Ma, anche se amo Roma, non escludo l’estero come possibilità, dato che lavorativamente ne offre. Vediamo cosa riserverà il futuro!

Al momento stai lavorando a qualcosa in particolare che ci vuoi anticipare?
Al momento mi trovo in quello che è il mio secondo lavoro professionale, ovvero il musical di Shrek, con la regia di Graziano Galatone e le coreografie di Debora Boccuni. La mia prima esperienza di ensemble! Siamo attualmente in tournée in tutta Italia! Ed oltre allo spettacolo a livello professionale, sono felice come non mai di potermi trovare in un cast con un gruppo di persone, umanamente, meravigliose.

Grazie Sara del tuo tempo e complimenti per tutto!
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