Simone Piraino è una figura poliedrica nel panorama musicale italiano e internazionale. Con una formazione che spazia dalla musicologia alla composizione, passando per l’organizzazione e il management dello spettacolo, Piraino ha costruito una carriera solida e ricca di riconoscimenti. Docente presso il Conservatorio di Musica di Stato “Arturo Toscanini” di Ribera (AG), di cui è Direttore di produzione dal 2016 e Vicedirettore dal 2023; ha lavorato con alcune delle principali istituzioni musicali del territorio, oltre a essere un compositore affermato con collaborazioni internazionali. Scopriamo di più sul suo percorso, la sua visione della musica e le sfide che ha affrontato lungo il cammino.
a cura di Antonio Capua
Simone, benvenuto! Il tuo percorso è estremamente variegato, dalla composizione all’organizzazione di eventi musicali. Cosa ti ha spinto ad abbracciare così tante sfaccettature del mondo musicale?
Buongiorno e grazie per l’invito. È bello poter parlare della propria esperienza perché sono convinto che dalla storia di ciascuno di noi si possa imparare tanto e raccogliere qualcosa di positivo per se stessi. Nella mia carriera professionale, come nella vita, ho sempre seguito la realtà e ciò che la vita mi ha posto davanti, avendo chiaro, sempre, quali fossero i miei desideri. Sognavo di lavorare nel mondo della musica e, sin dai tempi dell’Università, ho abbracciato l’idea di studiare più campi possibili perché ritengo fondamentale una formazione a 360 gradi. Ho iniziato i miei studi all’Università degli Studi di Palermo, Corso di Laurea triennale in “Discipline della Musica” e poi biennale specialistico in “Musicologia”, sempre sotto la guida di Paolo Emilio Carapezza; dal 2008 ho iniziato il percorso di studi in “Composizione” al Conservatorio di Palermo, sotto la guida di Giovanni D’Aquila, per poi proseguire, all’inizio quasi casualmente, con l’Organizzazione dello spettacolo musicale, grazie ad un Master Universitario di II Livello. L’amore per lo studio e per la musica in ogni suo aspetto (tecnico-artistico, storico-musicologico e organizzativo-manageriale) mi ha portato ad abbracciare ogni sfaccettatura di questa meravigliosa arte.
La tua formazione include prestigiose istituzioni come il Conservatorio di Palermo e la Masterclass in Film Scoring con Hans Zimmer. In che modo questi studi hanno influenzato il tuo approccio alla composizione e alla musica in generale?
Credo che la composizione sia un ambito particolarmente personale e intimo ma, al contempo, accademico, nel senso più vero del termine: occorre, cioè, essere guidati da maestri (che è il principio di base della costituzione delle Università in epoca medievale). Chiunque, oggi, può scrivere musica (e in molti lo fanno senza aver studiato), ma le basi che dà la formazione accademica sono fondamentali. Non, appena, per poter comporre, bensì per poter scegliere consapevolmente che strada seguire! Che sia una commissione per un’importante orchestra, il brano per un film d’autore o la composizione personale e privata, l’approccio, per me, resta sempre legato all’espressione e all’obiettivo di una determinata partitura: “che cosa voglio comunicare?” Questa è la differenza tra una partitura vera e una partitura, pur tecnicamente strutturata, ma non “dettata” da questa domanda. Ed è una cosa che, con semplicità, si nota all’ascolto. Il pubblico è molto attento a questi aspetti; se sei sincero, il messaggio che passa attraverso la tua musica ha un valore diverso.
Sei il primo compositore siciliano pubblicato da Universal Edition, un traguardo importantissimo. Come ti sei sentito quando hai raggiunto questo riconoscimento? Cosa significa per te rappresentare la Sicilia in questo contesto internazionale?
Ringrazio molto la Universal Edition e, in particolar modo, Eric Marinitsch che, nel 2018, ne era il general editor. Fu lui che, dopo aver ascoltato il mio ‘Abun, Padre nostro in aramaico, decise di invitarmi a far parte della famiglia Universal. Conoscevo la storica casa editrice perché mostri sacri come Gustav Mahler o lo stesso Arvo Pärt, sono tra i principali compositori pubblicati dalla Universal, ma non sapevo di essere il primo siciliano: chiaramente è stata una notizia emozionante che ha avuto una eco, per certi versi, inaspettata.
Oltre alla composizione, ti sei dedicato con passione all’organizzazione di eventi e concerti. Come riesci a bilanciare il lato creativo della musica con quello gestionale e organizzativo?
Ho iniziato ad organizzare eventi quasi casualmente: non essendo uno strumentista d’orchestra, volevo essere partecipe del “concerto”, dunque ho iniziato a collaborare all’organizzazione con piccole associazioni. Da questo punto di vista, fondamentali sono state le borse di studio per “l’organizzazione delle attività concertistico-orchestrali” che ho vinto, al Conservatorio di Palermo, dal 2012 al 2015, nonché la mia esperienza da Manager e Direttore di produzione all’Orchestra Mediterranea, compagine che ho fondato nel 2020, insieme al Direttore d’orchestra Alberto Maniaci, come prosieguo dell’esperienza dell’Orchestra Giovanile Mediterranea già presente nel territorio dai primi anni 2000: ho fatto una gavetta che ritengo fondamentale, occupandomi inizialmente dei compiti più manuali e finendo per realizzare interamente l’evento, la stagione o le grandi tournée. Chiaramente, il lato organizzativo all’interno del contesto musicale, è solo uno degli aspetti possibili; il lato artistico è lo sbocco naturale dei miei studi e mai, in tutti questi anni, ho smesso di dar credito al mio desiderio artistico, pur riuscendo a lavorare, sempre con più soddisfazioni e incarichi (tra Fondazione Teatro Massimo, Conservatorio di Palermo e di Ribera, Orchestra Mediterranea, Orchestra Nazionale Barocca, e altre istituzioni del territorio), con l’organizzazione dello spettacolo.
Hai lavorato a colonne sonore per film distribuiti su piattaforme come Amazon Prime, Mubi e YouTube. Quali sono le principali differenze che incontri nel comporre per il cinema rispetto alla musica da concerto?
La musica da film è un ambito più libero dove il compositore ha un ventaglio più ampio di possibilità per sperimentare soluzioni che, nella musica “seria”, difficilmente adotti. Hans Zimmer, probabilmente il più noto compositore di musica da film del nuovo Secolo, nelle sue lezioni rimandava spesso a questo concetto puntando, tuttavia, sul consapevole utilizzo delle tecniche di composizione per film, di una tavolozza sonora data dalle migliaia di virtual instruments ormai disponibili sul mercato e, in particolare, sull’utilizzo di determinate soluzioni destinate all’espressione di un’emozione legata alla scena cinematografica. Sono due mondi separati ma, nell’espressione di se stessi e di ciò che si ha nel cuore, molto vicini.
C’è una collaborazione in particolare che ha lasciato un segno importante nel tuo percorso?
Certamente! Sono profondamente legato alla Fondazione Teatro Massimo, il teatro della mia città! Da giovane, passeggiando nei pressi del Teatro, scherzosamente dicevo “ci vediamo domani a lavoro!” Era un sogno che però, inaspettatamente, si è avverato e tutti i sacrifici sono stati premiati. Sono stato notato al Conservatorio di Palermo e, grazie alle attività organizzative e artistiche compiute nel territorio in quegli anni, sono stato chiamato a lavorare per il Teatro Massimo. Dapprima, nel 2015, come “Maestro collaboratore ai sovratitoli”, un lavoro relativamente giovane, nato nei primi anni del nuovo millennio, ma oramai fondamentale per la fruizione in un Teatro d’opera: creavo il file e lo sincronizzavo, manualmente, durante gli spettacoli: è stata l’occasione per vedere e ascoltare, dal vivo, orchestra, coro e solisti professionisti ma, soprattutto, poter apprezzare in tutte le sue sfumature le musiche di Puccini, Verdi, Rossini, Mozart, Donizetti, Bellini, Wagner e tutti i compositori d’opera. Contestualmente, dal 2017, sono stato “Responsabile organizzativo della Massimo Kids Orchestra”, la formazione giovanile guidata da Michele De Luca, che posso dire con grande soddisfazione di aver contribuito a realizzare insieme ad un team di professionisti guidati dall’allora Sovrintendente, Francesco Giambrone, figura fondamentale nella storia del Teatro Massimo; dal 2018 al 2023 sono stato “Responsabile dell’Archivio Musicale”, il motore di un Teatro d’opera: tutto ciò che viene suonato, cantato e studiato, passa dall’archivio musicale che organizza e prepara il materiale che poi, effettivamente, verrà utilizzato; infine, nel 2024, sono stato “Responsabile dell’Orchestra e dei Servizi Musicali”, un ruolo particolarmente importante e astruso: avere la responsabilità di una compagine orchestrale professionale e di alto livello, come quella del Teatro Massimo, è un lavoro tanto bello quanto complicato: si ha a che fare, personalmente, con ciascuno dei professori d’orchestra organizzando, in tutte le sfaccettature, il lavoro quotidiano, mensile e la progettazione annuale. In questi ruoli ho avuto la possibilità incredibile di lavorare a stretto contatto con direttori come Riccardo Muti, Daniel Oren, Omer Meir Wellber e tanti altri, ma soprattutto, negli ultimi anni, ho avuto il grande piacere di lavorare con il Sovrintendente Marco Betta, maestro e amico che guida la Fondazione Teatro Massimo e la guiderà nei prossimi anni. Tutto ciò, certamente, ha contribuito più di ogni altro aspetto alla mia formazione “organizzativa”. Senza dimenticare che al Teatro Massimo, e mai l’avrei sognato, è stata eseguita musica da me scritta appositamente sia per l’Orchestra e il Coro (come le opere didattiche La Fiaba di Tristano e Isotta, Il mio Amico Amadé e Il meraviglioso Circo della Luna) sia per le formazioni giovanili. Anche qui, la dualità sempre presente nella mia vita tra lato organizzativo e artistico, ha avuto sbocchi inimmaginabili prima. Sono grato alla vita per questo e sarò grato, sempre, a chi mi ha dato fiducia al Teatro Massimo e in tutti i luoghi ove lavoro o con cui ho collaborato.
Da musicologo, hai pubblicato articoli e monografie su diversi temi, tra cui il minimalismo e la musica corale russa. Come il tuo lavoro di ricerca ha arricchito il tuo modo di comporre e di vivere la musica?
Ciascuno, scrivendo, si immedesima nella propria esperienza umana e musicale, dunque è naturale che, nelle nuove composizioni, si odano echi delle musiche più amate. Così nella mia musica si incontra naturalmente Arvo Pärt, Henry Gorecki, Max Richter e i tanti compositori minimalisti che ho studiato sia da musicologo che durante il corso di Composizione; impossibile, poi, non citare la coralità, sempre presente nella mia vita, sia a livello musicologico (la mia tesi universitaria triennale è stata su I Vespri di Sergej Rachmaninov, lavoro poi pubblicato da ABEditore, Milano, 2012), sia a partire dall’incontro col Coro di Comunione e Liberazione di Palermo che ho ascoltato la prima volta nel 2004 e che tutt’ora dirigo, e quindi con la polifonia sacra di Palestrina, Da Victoria, Mozart e di compositori meno noti ma non per questo meno “intensi”. Nella composizione, ne sono certo, entra tutto ciò che è l’uomo compositore: dunque, se nella mia esperienza umana ho “incontrato” determinate musiche, ma anche determinate esperienze positive o negative, tutto rientra, perché la vita è una e unica. L’importante è che, come scriveva Beethoven nell’epigrafe alla sua Missa Solemnis, “dal Cuore possa ritornare al Cuore”: dal mio Cuore, dai miei desideri profondi, affinché la mia musica possa arrivare al Cuore di chi ascolta. Se ciò dovesse avvenire, anche solo con un ascoltatore, sarei felice!
Il tuo lavoro presso il Conservatorio di Ribera ti vede impegnato sia come docente che come Vicedirettore. Quali sono le sfide e le soddisfazioni più grandi nel formare le nuove generazioni di musicisti?
Intanto voglio ringraziare chi, in questi anni, ha guidato il Conservatorio di Ribera: Mariangela Longo (attuale Direttore) e Riccardo Ferrara. Hanno avuto grande forza, determinazione, pazienza e bravura nell’affrontare una situazione drammatica che ha portato alla possibile chiusura del Toscanini, e l’hanno trasformata totalmente a favore del Conservatorio, in un processo lungo quasi 10 anni e costellato da vittore e straordinari momenti di rinascita; esperienze che hanno portato il Conservatorio Toscanini di Ribera alla Statalizzazione e a diventare uno dei poli di eccellenza sia per la didattica che per la produzione. Personalmente credo che l’insegnamento, ad oggi, sia lo strumento educativo più importante: l’unico modo di avvicinare le nuove generazioni è mostrare una realtà viva, ovvero un uomo che vive ciò che insegna e ne ha passione; non, semplicemente, una teoria da memorizzare o un aspetto al di fuori della vita. Credo molto, difatti, nell’insegnamento come missione e, come dico spesso agli amici, se non si ha la “vocazione”, è meglio lasciar perdere e dare la possibilità a chi ha il desiderio di trasmettere conoscenze, cultura, etica e gusto del bello ai giovani!
La tua discografia include lavori recensiti da riviste prestigiose come Classic Voice e Amadeus. Come affronti il processo creativo quando inizi un nuovo progetto discografico? C’è un rituale o un metodo che segui?
Al di là dei progetto discografici già fatti o di quelli che verranno, è l’approccio alla nuova composizione l’aspetto più determinante della scrittura musicale: “perché scrivo? Che voglio esprimere? Chi voglio incontrare? Che messaggio voglio dare?” Questo mi guida nella composizione e, posso dirlo fieramente, i miei brani sono chiari sotto questo aspetto che, personalmente, ritengo più importante di quello meramente tecnico. Sin dagli esordi, difatti, la mia musica, spesso volutamente semplice all’esecuzione (meno semplice nella resa), viene legata ad una tensione verso l’Infinito che probabilmente – anzi certamente – è naturale conseguenza della mia religiosità, aspetto fondamentale del mio essere compositore, musicista e uomo. L’American Recording Guide, recensendo il mio album “Verso la Luce”, scrive che la mia musica “ti costringe a rallentare e a prendere ogni momento più seriamente di quanto sei abituato”, o ancora il musicologo Andrea Milanesi: “La musica come tensione verso l’Infinito e la creatività come ricerca profonda di significato”. Questo è il metodo: che esprima chi sono, che esprima l’uomo compositore, i miei desideri, le mie ferite e soprattutto la mia tensione verso l’Infinito.
Infine, quali sono i tuoi sogni e i progetti che ti piacerebbe realizzare? Dove vedi il tuo percorso artistico nei prossimi anni?
Non mi pongo particolarmente il problema. Nella mia carriera ho già avuto molto di più di quanto potessi lontanamente immaginare. Desideravo insegnare Storia della Musica sin dai tempi dell’Università e, dopo tanti anni e numerose esperienze lavorative, insegno Storia della Musica in Conservatorio; desideravo che la mie composizioni venissero eseguite, ed è accaduto, anche professionalmente: immaginare che negli USA, in Norvegia, in Russia, in Inghilterra, in Libano e in alcuni tra i principali teatri d’Italia abbiano eseguito un mio brano è incredibile! Desidero tante cose, ma non per questo mi aspetto che tutto ciò che desidero, si avveri… troppo comodo! Sono certo, e questa è la base della mia letizia, che c’è un disegno buono per me (e per ognuno di noi), quindi ho la certezza che dovunque sarò guidato, quello sarà il posto giusto per me. Magari scriverò la colonna sonora di film importanti o di produzioni minori, oppure la mia musica verrà eseguita da altre grandi orchestra del panorama internazionale o da ensemble composti da amici; magari, invece, continuerò il mio lavoro di ricerca storico-musicale, approfondendo la meraviglia di questa materia per poterla comunicare maggiormente ai miei studenti; o magari non accadrà niente di tutto questo: amen, così sia, nel senso più vero e di affidamento del termine: così accada. L’impegno primario, in questo momento, è con la vita: quindi, sì, la musica, ma anche la famiglia, l’amore, la mia piccola Sofia che è nata 9 mesi fa e ha stravolto la mia vita, gli affetti e gli amici; il bene per me, per chi mi sta accanto e per il prossimo. Questo è l’impegno più importante: se ciò si trasforma in arte o emerge nella mia professione, sarò felice. Ecco il mio progetto più importante: essere felice!
Grazie Simone e complimenti per il tuo lavoro
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